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Autore: Lady I H V E Byron    14/09/2016    0 recensioni
[Infamous: Second Son]
Prima della sua battaglia contro Augustine, capo del D.U.P, Delsin Rowe ha perso suo fratello maggiore Reggie, deceduto nel tentativo di salvarlo; in realtà, Reggie è più vivo che mai e scopre di essere diventato improvvisamente un Conduit primario!
Ma il fatto di essere un Conduit sarà l'ultima cosa a cui Reggie dovrà pensare: il D.U.P. è stato sgominato con la morte di Augustine, ma Seattle, ormai, è governata dai Conduit e il capo dei Conduit è proprio Delsin, che ha avviato una vera e propria tirannia dei Conduit. Non sembra più lui. Reggie dovrà aiutare il fratello a ritrovare il senno e riportare la pace a Seattle.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell'autrice: in questo capitolo tornerà un personaggio alquanto... noto nella saga di Infamous...


 
Der Sandmann





Attendevano tutti Delsin.
I Conduit una volta rinchiusi a Cudun Cay.
Erano riuniti nella stessa piazza in cui uno degli angeli di Eugene aveva salvato Delsin da Augustine.
Appena videro il loro nuovo capo, iniziarono gli urli e gli applausi.
Fetch non era con lui: era rimasta nella stanza, ma spiava l’esterno dalla porta socchiusa.
Delsin fece loro cenno di fare silenzio.
-Miei cari fratelli Conduit…- disse, con lo stesso affetto di un generale verso i suoi soldati fidati, o quello di un padre verso i figli –Non “amici”, proprio “fratelli”, perché noi siamo molto più di un gruppo di persone con una cosa in comune: siamo una famiglia. E come tale ci stiamo aiutando a vicenda per affrontare tutti coloro che sono ancora contro di noi, tutti coloro che ci vedono ancora come mostri. Augustine e il D.U.P. ci hanno sempre disegnati come mostri, solo per il fatto di avere poteri. Il primo Conduit, Cole McGrath, disse che non sono i poteri che devono essere temuti, ma chi si cela dietro ai poteri. L’importante non è avere i poteri, ma come li usiamo. Ma Seattle, per colpa di Augustine, non ci da l’opportunità di usare i poteri per fare del bene: preferiscono piuttosto vederci ancora come mostri! Vogliono i mostri? Bene, allora è quello che daremo loro!-
Improvvisamente, guardò in alto, e il resto dei Conduit lo imitarono: una scia bianca, nel cielo, si stava avvicinando alla piazza, veloce quanto un jet.
Ma non era un jet.
Reggie atterrò in mezzo alla piazza sulle ginocchia, come un supereroe. I Conduit si erano spostati per non essere travolti.
Gli sguardi dei due fratelli Rowe si incrociarono.
Delsin non apparve minimamente turbato: sorrise in modo strano e alzò le braccia.
-Gioite, fratelli Conduit!- esclamò –E accogliamo con noi mio fratello Reggie, che ci onora della sua presenza e magari si unisce alla nostra causa!-
L’uomo si osservò intorno, sia spaventato sia prudente: le persone intorno a loro erano tutti i prigionieri di Curdun Cay, imprigionati da chissà quanti anni, forse persino più di quelle persone imprigionate e schiavizzate nei lager nazisti. Come era ovvio, avevano visto in Delsin il loro salvatore, in quanto li aveva liberati da Augustine e dal suo progetto folle. Alcuni gli erano grati a tal punto da giurare di seguirlo fino alla morte, altri, forse, lo seguivano solo per timore; probabilmente avevano inteso che era cambiato poco o nulla dai tempi del D.U.P.
Fece un lungo respiro e incrociò nuovamente lo sguardo del fratello minore.
-Delsin…- cominciò, con tono determinato –Mi dispiace per le parole che ti ho detto. Ero molto spaventato, soprattutto confuso. Ti prego, abbandona questo progetto folle! Insieme potremo risolvere tutto!-
Il ragazzo ascoltò tali parole, mostrando indifferenza. Ma dentro, nel suo cuore, il dubbio aveva già cominciato ad albergarvi, dal momento in cui aveva scoperto che il fratello era ancora vivo.
Celando tale pensiero, rispose alla proposta.
-L’unica cosa da fare, Reggie…- mormorò, allungando una mano verso di lui –E’ di unirti a noi per la liberazione di Seattle. No… di tutto il mondo!-
Reggie indietreggiò di un passo, scuotendo la testa.
-Mi dispiace, fratellino… Non mi unirò alla tua causa. Non vi rendete conto che state uccidendo degli innocenti?! Dite di liberare Seattle dall’influenza del D.U.P., ma state ripetendo gli stessi mezzi di Augustine per eliminare il pericolo! No! Non vi permetterò di attuare uno sterminio di massa!-
Si mise in posizione di battaglia, serrando le labbra.
Delsin, come risposta, strinse la mano a pugno, ed assunse lo stesso sguardo del fratello.
-In tal caso…- sibilò, deluso –Se non sei con noi, sei contro di noi!-
Fetch, nel frattempo, era rimasta nella stanza. Non se la sentiva di uscire. Osservava il tutto dalla porta socchiusa.
Lo stupore che provò nel vedere Reggie ancora vivo le provocò una sincope, forse per sorpresa, forse per invidia. Avrebbe tanto voluto che anche Brent fosse stato un Conduit…
-Un Conduit si sta ribellando contro i suoi simili, fratelli!- annunciò Delsin, rivolto a tutte le persone ivi presenti –Mostriamo a questo traditore cosa vuol dire mettersi contro di noi! Jackson! E’ tutto tuo!-
Reggie si preparò psicologicamente a quanto sarebbe succeduto: dagli spalti più alti cadde un omone muscoloso, alto un metro e novanta circa.
Essendo Conduit, la caduta non gli nocque.
Non sarebbe stato facile batterlo.
Delsin osservò i due contendenti.
“Ora vediamo che potere detiene il mio fratellone…” pensò, sorridendo in modo strano “Magari avrò un altro potere da aggiungere alla mia collezione…”
Il resto dei Conduit si stava quasi esaltando per il combattimento a venire.
Reggie studiò attentamente il suo avversario, attendendo una sua mossa e scoprire quale potere controllasse.
Ma il pugno che schivò era normale, umano, senza il ricorso di alcun potere. Dall’urlo che aveva emanato l’omone doveva essere molto potente. Per fortuna, Reggie era riuscito a schivarlo in tempo, girando, o non sarebbe sopravvissuto al colpo, anche da Conduit.
Come risposta, eseguì un calcio a martello sullo stomaco.
Quanto avvenne subito dopo lo lasciò a bocca aperta: la gamba gli era passata attraverso.
Quando la ritrasse, della sabbia era presente sui pantaloni.
Jackson non era più di carne, da quando ottenne i poteri.
-E così il tuo potere è la sabbia, eh…?- domandò, sorridendo per un breve periodo –Quando Delsin ed io eravamo piccoli, nostro padre, una sera, ci ha letto “L’uomo di sabbia”. La classica storiella per spaventare i bambini e ammetto che faceva paura anche a noi.-
Stava parlando a voce alta, in modo che anche Delsin potesse ascoltare.
-Ma tu non mi fai paura. So che la debolezza della sabbia è l’acqua. Ma l’acqua non è il mio potere, però ho qualcosa di egualmente utile per sconfiggerti, ragazzone.-
Concentrò i suoi poteri al centro dei palmi delle mani e spinse in avanti, scatenando un’onda d’urto che fece barcollare Jackson.
Anche alcuni Conduit sugli spalti barcollarono a causa della folata di vento.
Il combattimento sembrava non avere una fine: Jackson restava fermo al centro della piazza, lanciando senza sosta sfere di sabbia verso Reggie, che le schivava volando.
Non era possibile uno scontro ravvicinato: appena l’uomo si avvicinava, l’avversario si tramutava in sabbia, scompariva per il terreno e compariva un istante dopo alle sue spalle, colpendo con i ganci sulla mandibola.
In quegli istanti, Reggie comprese di non essere ancora abbastanza forte da sostenere un incontro con un suo simile, un Conduit primario.
La cosa migliore, per lui, da fare, era tenere un’adeguata distanza da Jackson ed eseguire attacchi a lungo raggio.
Ma il Conduit di sabbia riusciva sempre a raggiungerlo.
L’ultima mossa che tentò fu una presa, proprio sulla gola di Reggie, sollevandolo da terra.
Delsin, dal punto più alto della piazza, stava osservando il combattimento, alternando l’espressione da indifferente a preoccupato, senza farsi scoprire.
Nonostante fossero divenuti nemici, il ragazzo teneva ancora molto al fratello maggiore. Dopotutto, era l’unica vera famiglia che aveva, non i Conduit.
“Non morire, Reg… ti prego…” pensava spesso.
Fu proprio nel momento della presa che si lasciò sfuggire, involontariamente, un preoccupato: -No!-
Reggie fu l’unico a sentirlo.
Ne era felice.
Aveva ottenuto la risposta al suo unico dubbio e a quello di tutti gli abitanti di Seattle.
C’era ancora del buono dentro Delsin.
E quel buono era lui.
Le dita di Jackson premevano con forza contro la sua giugulare.
Se non avesse fatto qualcosa, sarebbe morto soffocato.
Forse il fratello non glielo avrebbe permesso, forse glielo avrebbe concesso, per non farsi mostrare, agli occhi dei Conduit ivi presenti, come un traditore.
Era giunto il momento di svelare, veramente, il suo potere.
Aprì una mano, proprio di fronte al volto di Jackson.
Stringendo i denti, concentrò in quella mano tutto il potere possibile.
Un vento forte improvviso disperse il volto dell’omone, che si frantumò in tanti piccoli granelli di sabbia, che si dispersero nell’aria.
Spaventato, Jackson lasciò Reggie, e mise le mani di fronte al vuoto, in direzione del luogo in cui, pochi istanti prima, vi era il volto.
I Conduit presenti, compresi Delsin e Fetch (ancora nascosta), si stupirono.
“E quindi hai il potere del vento, eh, fratellone…?” pensò il primo, con aria incuriosita “Proprio quello che mi mancava…”
Nel frattempo, il Conduit di sabbia, ancora privo della propria testa, continuava a girarsi senza sosta, cercando l’avversario, che si stava muovendo quasi silenziosamente, elaborando, nella sua mente, il prossimo attacco.
Puntò il suo sguardo sulle sue mani, che continuava ad agitare, nella speranza di colpire Reggie.
Quest’ultimo non ricorse al suo potere, per disintegrarle: gli bastarono un paio di calci diretti al centro dei palmi, per tramutarli in due grandi mucchi di sabbia.
Sapeva bene che non poteva distruggerlo, ma almeno gli aveva privato dei suoi due punti di forza.
O almeno, lo credeva.
Dopotutto, il suo potere era il vento, non l’acqua.
I mucchi di sabbia tornarono ad essere le grandi mani di Jackson e i granelli di sabbia che componevano la testa non erano dispersi così lontano dal corpo. Non avevano raggiunto nemmeno il mare.
Il Conduit di sabbia si ricompose.
Mosse il collo, facendolo crocchiare.
Reggie si morse il labbro inferiore, preoccupato e nervoso insieme.
-Merda…- mormorò.
Senza pensarci due volte, Jackson colpì il suo avversario con un altro gancio, il più forte che avesse eseguito in quel combattimento, diretto allo stomaco, e lo scaraventò lontano, facendogli eseguire un volo da due metri, prima di rotolare per cinque metri.
Reggie, appena di fermò, batté la testa contro il cemento.
Sputò sangue, tossendo.
Cercò di aprire gli occhi, soprattutto mettere a fuoco, ma invano: vedeva solo macchie sfocate, che si muovevano in modo ondeggiante, accompagnato da suoni sordi, come se avesse avuto dei pezzi di ovatta nelle orecchie.
E il colpo ricevuto gli impedì di rialzarsi, nonostante il fattore autorigenerante dei Conduit.
Ciononostante, notò qualcosa che si stava avvicinando a lui con passo pesante, e sapeva bene che si trattava di Jackson.
Qualcosa lo bloccava.
Reggie non riusciva più a muoversi.
Non immaginava che un solo colpo lo avesse sfinito in quel modo.
Tuttavia, mentre riceveva il pugno, non sapeva come, ma aveva percepito rabbia, tantissima rabbia e rancore. Tutti sentimenti che, in realtà, provava per il D.U.P., specie dopo quanto aveva dovuto subire con Augustine.
L’omone era ormai vicino, e si scrocchiò le ossa delle mani, in attesa del colpo finale.
Il pubblico, compreso Delsin, restò con il fiato sospeso. Quest’ultimo, preoccupato per la vita del fratello.
Nessuno udì la frequenza dei suoi respiri.
Reggie non aveva la forza di scostarsi. Ne aveva a malapena per osservare il suo avversario.
-E’ giunta la tua ora, uomo vento…- sibilò Jackson, alzando un pugno –Dovevi unirti a noi quando ne avevi l’occasione. Che dispiacere hai recato al capo…-
L’uomo, temendo per la sua vita, chiuse gli occhi ed urlò, come ultima parola, prima di morire: -DELSIN!-
Il ragazzo avrebbe tanto voluto interrompere lo scontro per salvare il fratello.
Era persino pronto a farlo, ma qualcos’altro catturò la sua attenzione e quella dei presenti: una scia di carta aveva colpito Jackson sul volto, spingendolo a guardarsi intorno.
Poi, un altro colpo, che lo fece barcollare e allontanare da Reggie, che fu stupito quanto l’avversario.
Successivamente, un turbine di carta lo circondò, nascondendolo alla vista del resto dei Conduit.
L’uomo continuava a guardarsi intorno, più sorpreso che spaventato.
Celia, con la sua maschera di carta da coniglio apparve di fronte a lui, porgendogli una mano.
-Reggie, presto! Dobbiamo scappare!- esclamò, frettolosa.
Non aveva tutti i torti: all’esterno del turbine, i Conduit si stavano preparando, sotto ordine del loro capo, ad un attacco, per abbatterlo.
-Cosa…?-
-Presto! Non resisterà a lungo! Dobbiamo andarcene da qui!-
-D’accordo! Reggiti a me, Celia!-
La vista della ragazza fece recuperare immediatamente a Reggie l’energia necessaria per volare via dalla piazza.
Stringendo Celia per il punto vita, infatti, il Conduit del vento decollò come un missile, formando una piccola crepa sul punto del decollo.
Delsin si mise proprio al centro, osservando in alto e digrignando i denti dalla delusione.
-Celia…- mormorò, furioso –Per quanto tempo continuerai a mettermi i bastoni tra le ruote…?-
Mezz’ora dopo, Celia e Reggie raggiunsero un vicolo cieco, abbastanza lontano dagli occhi dei Conduit.
L’uomo era seduto sulle sue ginocchia, ansimando.
Stava cercando di recuperare tutte le sue forze che aveva impiegato nel combattimento e, poi, nel volo.
-Ti avevo detto che non era una buona idea affrontare quei Conduit da solo…- mormorò la ragazza, scuotendo la testa.
-Ma dovevo farlo!- fu la risposta, decisa.
-Avrebbero potuto ucciderti!-
-Non sarebbe mai accaduto. Delsin non lo avrebbe permesso.-
-Sei ancora convinto che ci sia del buono dentro di lui?-
-Io SO che c’è ancora del buono in lui!- ribatté Reggie, osservando la ragazza con aria severa –Io sentivo che era preoccupato per me! Lo vedevo che si affliggeva per me! Celia, mio fratello può essere ancora salvato! Io ho fiducia in questo!-
Celia storse la bocca, scettica.
In quel momento, una terza persona si unì a loro: era un uomo che aveva dai trenta ai quarant’anni, corporatura grassa, altezza media, barba appena accennata, collo taurino, capelli tirati indietro con un gel e occhi piccoli nascosti dietro ad un paio di occhiali scuri.
Sembrava un camionista.
Parlò a Reggie con una voce quasi roca e con tono apprensivo.
-Ehi, amico, ti serve per caso un medico?- domandò, porgendogli una mano, per aiutarlo ad alzarsi.
-Ecco un alleato, Reggie.- annunciò Celia, sorridendo, sollevata.
Il Conduit osservò l’uomo dalla testa ai piedi, con aria incuriosita, come un poliziotto quando osserva un sospettato, ma strinse ugualmente la mano porta.
-Zeke Dunbar, al tuo servizio!- si presentò l’altro.
Reggie, mentre si alzava, aiutato da lui, si illuminò.
-Aspetta! Io ti conosco!- esclamò, sgranando gli occhi -Tu sei l’amico di quel Conduit… come si chiamava…? Ah, Cole McGrath!-
-Wow… la mia fama mi precede, a quanto pare…- fu la risposta, con tono tra il differente e il divertito, come se, per lui, quella frase non gli suonasse nuova -E tu devi essere Reggie Rowe, il fratello maggiore di Delsin. Celia mi ha parlato di te. A quanto mi risultava, tu dovresti essere morto.-
-Beh… è una storia lunga e dettagliata da raccontare… Figurati che non so neppure io come sia successo…- concluse Reggie, mettendo la mano dietro la nuca, imbarazzato.
-Zeke è a capo della ribellione contro i Conduit, Reggie.- spiegò Celia.
-Sì, ma di questo ne parleremo al campo. Qui non è sicuro.- tagliò corto Zeke, invitando i due Condui a seguirlo.
-Un campo?- domandò il Conduit maschio –E se i Conduit vi scoprissero?-
-Abbiamo cambiato più volte postazione, infatti.- spiegò l’uomo, senza voltarsi –Ma stavolta abbiamo scelto un luogo sicuro. Verrai a conoscenza di molte cose, mio caro…-
Nel frattempo, nella piazza in cui si era svolto il combattimento tra Jackson e Reggie, l’atmosfera si stava facendo molto pressante.
Delsin, per la prima volta, si sentì in difficoltà. Gli capitava ogni volta che non aveva la situazione sotto controllo.
Era necessario prestare estrema cautela, o lui avrebbe fatto ricorso ad uno dei poteri per eliminare uno dei Conduit.
-Boss, stai bene?- domandò una ragazza, appena fu vicina a lui.
-PER NIENTE!- tuonò Delsin, voltandosi verso i presenti –Ascoltate tutti! Ho una missione importante da darvi: a salvare mio fratello è stata Celia, la Conduit che lavora per la Ribellione, rinnegando tutti noi! Quindi è possibile che a quest’ora il capo stia cercando di portare Reggie dalla loro parte! La vostra missione, pertanto, è: trovate mio fratello. E, se possibile, trovate la nuova postazione della Ribellione e distruggetela, compresi i ribelli. Ma badate: mio fratello lo voglio VIVO, chiaro?! Guai a voi se osate torcergli un capello!-
I Conduit presenti fecero un inchino e poi misero i pugni sui propri cuori.
-AGLI ORDINI!- risposero, prima di dividersi per la caccia al Conduit e ai ribelli.
Fetch, dalla scomparsa di Reggie per opera di Celia, aveva chiuso la porta, ma aveva ugualmente udito quanto ordinato da Delsin.
Stava perdendo il senno. E i Conduit fuori non avevano il coraggio di farlo riflettere sulle sue azioni.
Doveva essere lei fare qualcosa.
Delsin l’aveva aiutata nella sua lotta contro gli spacciatori, salvandola da se stessa, ora toccava a lei salvare il ragazzo da se stesso.
Prese un cellulare e, con dita tremanti, per timore che lui rientrasse da un momento all’altro, compose un numero particolare.
-Eugene!-
-Fetch! Ho visto uno strano turbine provenire là da voi! E’ successo qualcosa?-
-Se te lo dico, non ci crederesti…-
   
 
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