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Autore: defyingravity13    14/09/2016    0 recensioni
Eleonor e Adam, sono al termine della loro relazione. Cosa sta per separarli? Un'offerta lavorativa irrinunciabile e i chilometri che separano l'Australia dagli States. In queste righe, il loro ultimo incontro, che ripercorrerà parte del loro tempo insieme.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Cold and frosty morning, there's not a lot to say about the things caught in my mind and as the day was dawning, my plane flew away with all the things caught in my mind and I don't wanna be there when you're coming down I don't wanna be there when you hit the ground"


Mi avevano fatto credere che nella vita avrei potuto raggiungere qualsiasi cosa desiderassi. Mi avevano detto che sarebbe bastato il mio impegno, e a quel punto ogni gradino sarebbe risultato più semplice. Purtroppo però, nessuno aveva fatto menzione del fatto che alcune cose non sei tu a controllarle. Sentimenti, occasioni, partenze, incidenti di percorso, sono tutti eventi a sè. Sei lì, ne osservi il corso, ti rendi partecipe, ma non ne sei padrone.
In quelle ultime settimane , dopo aver appreso la notizia che Adam sarebbe partito, mi ero sentita proprio come una marionetta in mezzo ad un turbine di coincidenze. Una società statunitense gli aveva offerto un posto di tutto rispetto nella loro compagnia. Un ufficio tutto suo, un bell'appartamento, uno stipendio considerevole. Insomma tutto quello a cui un qualsiasi uomo aspira nella propria carriera. Quando la notizia era giunta io ero proprio lì con lui. Nonostante fossimo insieme non era riuscito a contenere la tanta felicità. Aveva ottenuto qualcosa che poteva rendergli giustizia, qualcosa che gli avrebbe permesso anche di aiutare economicamente i suoi fratelli. Forse, dopo che le parole gli erano giunte dall'altro capo del telefono, non aveva nemmeno pensato a me, non ci era arrivato. Come biasimarlo d'altronde! A me però la lampadina era scattata subito. Cosa ne sarebbe stato di noi? Era passato parecchio tempo dall'ultima volta che mi ero legata così tanto ad una persona. Adam era giunto nella mia vita inaspettatamente. Ci eravamo incontrati per forza del destino in Grecia, quando per sbaglio il proprietario dell'appartamento che avevo affittato, aveva confuso i nostri arrivi. Avevamo vissuto per tanto tempo al campus universitario senza mai incontrarci, e solo allora, a chilometri e chilometri da casa avevamo fatto l'uno la conoscenza dell'altro. Non ci siamo piaciuti da subito. Forse il nostro inizio non è stato molto promettente, a dirla tutta. Ero rimasta sulla difensiva per quasi tutta la durata della vacanza, ma lui mi aveva dato l'impressione di essere così superficiale e irritabile! Non riuscivo a togliermi dalla mente la leggerezza con cui mi aveva tirata fuori dal mio mondo rigido, il quale mi aveva tolto anche la facoltà di riprendere a scrivere con semplicità. Adam mi aveva fatto riscoprire un lato quasi infantile e privo di schemi, un lato che non sapevo neppure di avere. Chiaramente non fu tale soltanto nel breve periodo in cui soggiornammo in Grecia. Quando facemmo ritorno al camp, il nostro rapporto, non era cambiato di una virgola. Ero la figlia del rettore Crawford, ma lui non si faceva molti scrupoli a farsi vedere in giro con me. Era pur vero che all'epoca non era ancora scoccato nulla tra noi, ma io avevo già iniziato a fidarmi. Mi sentivo così legata a lui, che alla notizia della pubblicazione del mio primo libro, ero corsa proprio al suo appartamento. Fu il primo a cui lo dissi, un pò perchè sentivo che era anche per merito suo se alla fine ero riuscita a portare a termine quel lavoro, e un pò perchè volevo che fosse così. Adam accolse la notizia con l'entusiasmo che meritava, e mi fu accanto durante tutti gli step che portarono alla sua realizzazione. Ogni giorno che passava sentivo che anche dal suo canto qualcosa stava cambiando. La strada però non era in discesa. Io e Adam provenivamo da mondi paralleli, e questo ci ha comportato non pochi battibecchi. La pensavamo in modo diverso su tutto, il nostro stile di vita era inconcepibile, ma presto o tardi l'attrazione ha avuto la meglio. In una giornata di dicembre, Adam ha fatto capolinea in casa mia, e quel punto non ho potuto fare a meno di uscire allo scoperto. Mi ero innamorata di lui. Mi ero innamorata di una storia che era fuori da ogni convenzione. Nessuno al campus si sarebbe aspettato che una così ligia alle regole come me, avrebbe finito per infrangerle tutte. Adam era infatti il giovanissimo coach della squadra di nuoto, e in linea teorica non avrebbe potuto intrattenere rapporti con le sue studentesse. Certo quello era stato l'ultimo dei suoi pensieri quando finalmente aveva potuto posare le sue labbra sulle mie, baciare il mio collo, sfiorare la mia schiena. Strano a dirsi, ma nemmeno io mi ero preoccupata del contorno. Volevo lui, e al diavolo qualsiasi paletto! Ora però, non c'era molto che potessi fare. Nonostante fossi una fan delle storie romantiche, sapevo che una relazione a distanza non avrebbe mai funzionato. Per giunta una relazione intercontinentale sarebbe stata impossibile. Adam non lo aveva capito subito, si sa che gli uomini sono molto meno perspicaci delle donne. Per lui era semplice. Ogni due mesi sarebbe tornato lui In Australia, e ogni tre sarei partita io per gli States. Poi però gli impegni, i nuovi incontri, la distanza, i mi manchi trattenuti, avrebbero avuto la meglio. Le chiamate su skype sarebbero diminuite, gli sms divenuti più radi, e così via fino al silenzio. Per quanto dolorosa potesse essere quella scelta, era meglio finirla lì, renderci liberi sin da subito. Adam non era stato mai d'accordo, ma io ero rimasta così ferma su quella idea in quelle settimane che alla fine l'avevo convinto. Sarebbe partito senza il pensiero di lasciare me qui senza lui. Gli avevo alleggerito di gran lunga il carico! I giorni in cui si preparava a partire mi erano sembrati quasi sfuggenti. Cercavo di stare con lui ogni volta che ne avevo occasione, ma era una vera e propria corsa contro il tempo. In men che non si dica il momento dei saluti era giunto. Mi ero ripromessa che non sarei andata in aeroporto con lui, e così feci. Preferii dirgli addio prima, al camp. Era pomeriggio inoltrato quando giunsi al suo appartamento. Avevo fatto quella strada tantissime volte, ma ora mi sembrava incredibilmente nuova. Cercavo di memorizzare ogni pezzo, perchè sapevo che una volta che il nuovo coach avrebbe preso il suo posto, non sarebbe stata più la stessa. Fuori la porta c'erano le ultime valigie accantonate. Gli scatoloni erano già partiti qualche settimana prima. Salii i tre gradini che conducevano al porticato e bussai alla porta. Adam mi aprì quasi subito. Era in una mise comoda, con l'ultima camicia che aveva lasciato fuori dai bagagli.
«Sei passata a darmi l'estremo saluto?» Non ce la faceva proprio ad essere serio. A volte ero io che non sapevo stare allo scherzo, ma lui era un caso a parte.
«Fosse stato per mio fratello Klaus saresti morto già molto tempo fa » risposi decidendo di stare al suo gioco. Adam dovette apprezzarlo, perchè mi rivolse un sorriso quasi di ringraziamento. Si spostò leggermente dalla porta e mi permise di entrare. Adam non si era mai impegnato per "personalizzare" il suo appartamento, ma ora mancavano anche le poche cose che solitamente lasciava in giro. Le foto con sua sorella Meylor, suo fratello Sam e tutta la sua famiglia. Non c'era più niente. Cercai di non farci caso mentre mi sedevo su uno degli sgabelli del suo piccolo angolo cottura.
«Spero che tu non mi abbia scritto uno di quei discorsi strappalacrime dei tuoi libri» il tono di Adam continuava ad essere leggero, quasi fossimo due amici che si incontrano il venerdì sera al bar.
«Mi dispiace per te ma la mia penna non ha toccato foglio in questi giorni»
«Molto meglio» Adam mi raggiunse in piedi davanti allo sgabello su cui ero seduta. Avevo capito cosa voleva, e lo volevo anche io. Sarebbe stata l'ultima volta. Avrei sentito il suo profumo, la sua pelle e i suoi capelli, per l'ultima volta. In quel momento non riuscivo a capire la vera entità della parola "ultima", ma ne ero cosciente, così evitai di parlare come facevo spesso. Lasciai che Adam mi prendesse tra le sue braccia e mi baciasse con la consistenza di una fine. Sentii le sue mani farsi più insistenti e per il tempo successivo cercai di non pensare a nient'altro che non fossimo noi. Avevamo fatto l'amore tante volte in quella stanza, ma ora mi sembrava diverso. Forse era semplicemente il fatto che non ci fosse quasi più niente di lui lì dentro. Eravamo rimasti solo noi, ma ancora per poco.
Il sole era tramontato da un pezzo quando mi alzai dalle lenzuola bianche e recuperai i miei abiti sparsi sul pavimento. Adam mi scrutava restando beatamente sdraiato, poi quando ebbi rimesso su tutta la mia mise, si alzò anche lui. Indossò i pantaloncini che aveva quando ero arrivata nel suo appartamento, e mi raggiunse dall'altro lato del letto. Con un gesto dolce mi spostò i capelli dal viso.
«Mi mancherai» mi disse con la voce piena di sincerità. Dovetti mordermi le labbra per non scoppiare a piangere. Stavo provando così tante cose in quegli attimi, da non riuscire nemmeno a distinguerle.
«Vorrei che restassi, ma so che non sarebbe giusto» Quella fu la mia risposta. Era razionale, era giusta, corretta, ma non era quello che desideravo. Per la prima volta nella mia vita una cosa logica non era quella che faceva per me. Non avrei mai potuto chiedere ad Adam di restare e di rinunciare a tutto ciò che gli avevano offerto. Sarebbe stato un gesto egoistico, che avrebbe finito col rendere la nostra relazione insostenibile. Al primo litigio sarebbe stata subito la cosa che mi avrebbe rinfacciato con facilità. Si dice che se ami qualcuno devi lasciarlo libero, ma in realtà non è poi così semplice come ti fanno credere. Per quanto cerchi di immedesimarti nei voleri altrui è sempre il tuo io a ragionare di per sè.
«Possiamo sentirci, vederci con skype qualche volta.. »Nemmeno Adam era convinto di ciò che stava dicendo, e infatti lasciò cadere la frase a metà.
«Va bene così» mi affrettai a rispondere. Era inutile dilungare quel discorso. Ormai ero al capolinea, e restare lì con lui avrebbe soltanto ingrandito il nodo che avevo allo stomaco. Feci qualche passo indietro per allontanarmi da Adam. Capendo il mio gesto mi fece strada verso la porta. Quando la aprì un venticello fresco mi colpì il viso. Era un'atmosfera piacevole, completamente stonata con il momento che stavo vivendo.
Allora buona fortuna! esclamai con un mezzo sorriso. Non so che tipo di espressione si aprì sul mio viso, ma di sicuro non doveva essere uno spettacolo di dolcezza. Speravo sul serio che la sua vita potesse decollare. Qualunque cosa gli serbasse il futuro, gli auguravo sempre il meglio. Forse avrei voluto condividere con lui le future gioie che quella nuova esperienza gli avrebbe portato, ma lo avrei fatto in disparte, lontana migliaia di chilometri.
«Grazie El!» Quelle furono le ultime parole che vidi uscire dalla bocca di Adam. Ci stavamo lasciando come due adulti coscienti che il loro futuro ha un posto preminente. Sembravamo quasi freddi a tratti, ma almeno nel mio caso, stavo soltanto cercando di trattenere tutto quell'uragano che avevo dentro. Sarebbe esploso da un momento all'altro, lo sapevo, ma volevo che fossi solo io ad osservare quello spettacolo. Un ultimo sorriso e voltai le spalle alla porta dove Adam era sull'uscio. Camminai piano sotto il porticato e lungo il vialetto, ma non mi voltai nemmeno una volta. Proseguii diritta lasciando ogni tentazione di voltare la testa verso ciò che stavo lasciando.
  
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