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Autore: BibyD95    14/09/2016    1 recensioni
"Lucy? Vieni Lucy, seguimi..."
Davanti a lei la bambina sorrideva. I capelli castano chiaro cadevano in morbidi boccoli sul corpetto rosso.
Lucy fece un passo avanti e lei le tese la mano. 
"Vieni con me..."
"Chi sei?"
La bambina si girò e iniziò a correre. 
La seguì mentre la nebbia densa si trasformava in una strada e intorno a loro si innalzavano ricchi palazzi signorili....
“...c'è una storia che devi sapere...”
 
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cristina Calfucci, Federico Auditore, Lucy Stillman, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAP 5 - IL GIOCO DEL DESTINO

 

Furono dei passi sopra di lui a svegliarlo.  

Sul comodino accanto al letto brillava ancora una piccola fiammella semisommersa da quello che restava della candela. 

Federico si mise a sedere con cautela. Aveva ancora dolori sparsi qua e là, ma tutto sommato si sentiva bene.  

Forse era la fatica per tutto quello che aveva passato negli ultimi tempi a fare si che, ogni volta che si addormentava, il suo sonno fosse estremamente pesante e profondo.  

Non ricordava nemmeno quando era stata l’ultima volta che aveva sognato ma forse, in fondo, questo era un bene… 

Si alzò e si avvicinò alla piccola finestrella all’angolo tra il muro e il soffitto: fuori era buio, ma non doveva mancare molto all’alba. Un minuscolo frammento di cielo stellato faceva capolino tra i palazzi. 

Mentre cercava di scrutare un po’ meglio fuori, il cigolio della porta lo fece voltare. 

- Ah sei già in piedi, buongiorno…- 

Cristina era sulla porta della cantina.  

Era già vestita: indossava un corpetto verde chiaro ed una lunga gonna azzurra stretta in vita da una fascia di seta verde scuro annodata da un lato. La camicia bianca fuoriusciva in sbuffi dalle maniche dello stesso colore della fascia e, a completare il tutto, al collo aveva un girogola azzurro che lasciava intravedere una catenina d’oro cui era appesa una piccola perla rosa. 

La ragazza entrò nella cantina e lasciò sulla sedia un grande involto - …non ricordavo fossi così mattiniero…- 

- Non lo sono: a quest’ora normalmente vado a dormire…- rispose lui alzando le spalle. 

- Immaginavo. Piuttosto, come va il braccio…- 

- Oh meglio. Molto meglio: non mi fa quasi più male...-   

Sotto la camicia la ferita doveva essersi rimarginata completamente, perché mentre la massaggiava non gli diede alcuna fitta. 

- Benissimo - Cristina mise le mani sui fianchi soddisfatta - Dunque: catino, acqua e sapone sono sulla cassapanca mentre i tuoi vestiti sono in quel pacco sulla sedia. Ho cercato qualcosa che non desse nell’occhio, spero di averci azzeccato coi tuoi gusti…-  

- Ehm…non credo di essere nella condizione di poter fare lo schizzinoso sul mio abbigliamento Cristina…- scherzò lui. 

Lei rise. Questo era il Federico che conosceva: vedere che c’era ancora nonostante tutto, le scaldava il cuore. 

- Ti aspettiamo di sopra…dobbiamo essere sul carro all’alba…- disse mentre iniziava a salire le scale. 

  

Non ci mise molto a prepararsi.  

Salì le scale e si ritrovò nel grande corridoio d’ingresso avvolto nella penombra.  

Aveva intravisto l’interno della casa solo un paio di volte, tuttavia faticò a far coincidere i suoi ricordi con ciò che lo circondava.  

Nella luce azzurra che iniziava ad entrare dalle finestre, si rese conto di quanto fosse vuota: restavano solo pochissimi mobili coperti da teli, mentre le pareti, un tempo tappezzate di arazzi e tele, ora erano completamente spoglie.  

Tutto trasmetteva un senso di velata malinconia. 

A ricordare lo splendore restava solo il raffinato intaglio sulla balaustra della scalone e una specchiera, sulla quale era appoggiata una piccola lampada ad olio. 

Il ragazzo si fermò un momento a guardare il suo riflesso. Non erano certo gli abiti da nobile cui era abituato, ma gli stavano bene. Il grigio scuro del farsetto faceva risaltare i dettagli rossi e la camicia bianca. Ebbe un sussulto quando si accorse di quanto evidenti fossero ancora i segni intorno al suo collo. Distolse lo sguardo e cercò di chiudere il più possibile il colletto, mentre si dirigeva verso una delle stanze, dalla quale proveniva una voce sommessa. 

Aveva la terribile sensazione che quello visto nello specchio fosse un fantasma…                           

  

La cucina si trovava alla fine di un piccolo corridoio con numerose finestre dalle ante chiuse, collegata a quella che doveva essere la sala da pranzo. Non c'era una vera e propria porta, ma un grande arco di mattoni a vista oltre il quale si vedeva l'interno della stanza.  

Mentre si avvicinava, Federico potè osservare meglio la governante che, intenta ad armeggiare sul fuoco e a canticchiare, non lo aveva ancora sentito. 

L’autoritaria Matilde Andriani era l'ombra di Cristina e la accompagnava quasi sempre in giro per la città, al punto che lui, nei primi tempi, la aveva soprannominata “Il Cane da guardia”. 

Forse per questo non le aveva mai realmente prestato attenzione.  

Guardandola meglio ora si accorgeva che era meno anziana di quanto immaginasse: anzi, probabilmente doveva essere anche più piccola di sua madre.  

I capelli che sfuggivano dalla cuffietta candida erano grigi, ma molte ciocche mantenevano ancora una tonalità color legno ben visibile nella luce calda del focolare che creava strani giochi di luce sugli zigomi alti e sul volto squadrato. Per qualche motivo oscuro, Matilde era invecchiata troppo in fretta, tanto che forse il suo viso non se ne era ancora reso conto, e lasciava intravedere ancora qua e là, sprazzi di giovinezza. 

Stando a ciò che Ezio gli aveva raccontato, il suo ruolo era ben diverso da quello di semplice guardiana: la donna era arrivata a Firenze insieme alla moglie di Antonio e serviva in Casa Vespucci da ormai più di vent’anni. Aveva praticamente cresciuto Cristina in seguito alla morte della madre e, per questo, la ragazza le era molto legata, vedendo in lei quella figura che era venuta a mancarle così all’improvviso… 

  

- Buongiorno… - disse timidamente mentre attraversava il grande arco. 

La donna si voltò verso di lui e sorrise - Oh buongiorno Federico, come ti senti oggi?- 

- Benissimo…credo non mi faccia più male nulla…- 

- molto bene, ma io starei comunque attento fossi in te: hai un paio di costole incrinate…- 

Federico stava per rispondere ma fu interrotto dall'arrivo di Cristina, annunciato dal sonoro rumore di passi nel corridoio. 

-Matilde hai visto per caso il pacchetto che ho portato ieri dal mercato?- 

- no bambina mia, non lo ho visto  

La ragazza lo superò, poi si voltò verso e lo squadrò – mi credi se ti dico che vestito così sembri davvero un corriere bolognese? – 

-è quello che spero…- 

-Sta tranquillo: tu non attirare l’attenzione e non guardare negli occhi nessuno.  

Cristina era tranquilla. Troppo per quella situazione. E questo non faceva che agitarlo. 

Sapeva che finché non fossero usciti dalla città non sarebbero stati al sicuro. 

Fecero colazione velocemente e poi lui la seguì nel grande ingresso dove erano riposti i bagagli, mentre Matilde finiva di mettere in ordine e di preparare le ultime cose. 

La ragazza si chinò su uno dei bauli per cercare qualcosa. 

- Ecco dov’era!- esclamò soddisfatta. 

Prima che Federico potesse accorgersene gli mise in testa un elegante basco di velluto rosso, orlato di una tinta più scura. 

-ti sta bene!- 

Il ragazzo si guardò nella specchiera perplesso. Non era abituato a portare cappelli, ma tutto sommato non gli dispiaceva il suo riflesso: il basco si armonizzava perfettamente con il resto dell’abbigliamento, tuttavia gli dava un aspetto diverso rispetto al suo solito. Non avrebbe detto che non si sarebbe riconosciuto ma probabilmente, chi lo avesse visto di sfuggita , magari per strada, difficilmente avrebbe pensato subito si trattasse peroprio di lui… 

-…grazie ma… non capisco quale sia la sua utilità…- 

Cristina sbuffó e gli aggiustó il cappello per coprirgli il viso 

- Renderti meno riconoscibile…spero…- 

- Lo sai che non sarà minimamente sufficiente vero?- 

Lei ncrociò le braccia seccata 

- Tra te e Matilde non saprei chi è più negativo!- 

- Non sono negativo: sono realista Cristina…- 

- Oh ti prego! E poi scusa, non eri tu quello che tutti dicevano essere tremendamente fortunato? 

- Certo: specialmente negli ultimi tempi guarda…- 

Gli sembrava che la ragazza non volesse vedere l’estremo pericolo in cui si trovavano: il suo ottimismo e la sua fiducia iniziavano a dargli seriamente sui nervi. Anche perché non capiva da dove scaturissero. 

Forse Cristina non si era ancora resa conto che nemmeno il suo titolo e i soldi di suo padre avrebbero potuto salvarla dalle guardie se gli avessero scoperti… 

Un rumore di zoccoli sul selciato davanti al portone attirò l’attenzione di entrambi. 

-Questo deve essere Guglielmo- 

Matilde era sbucata dalla sala da pranzo e si accingeva ad aprire il portone di ingresso. 

Fuori tutto era già illuminato da un chiarore grigiastro.  

Sul selciato si fermò un carro da viaggio trainato da un cavallo pezzato. 

Con felina agilità il guidatore saltò giù ed andò a salutare calorosamente la donna.  

Era un ragazzo sulla ventina, non troppo alto e abbastanza robusto. Sotto il pesante mantello vestiva di verde e portava un cappello marrone a falda sui ricci scuri che gli incorniciavano il volto illuminato da due vispi occhi castani. 

- Si chiama Guglielmo Soldieri, è il figlioccio di Matilde…- Cristina si era appoggiata allo stipite del portone - …ci accompagnerà a Bologna -  

Federico continuò a guardare fuori con aria poco convinta: non gli sembrava di averlo mai visto e il fatto che lei lo conoscesse non bastava a tranquillizzarlo.  

- Non farà questioni per un passeggero in più se è per farle un piacere, e poi è completamente ignaro di qualsiasi cosa sia successa a Firenze negli ultimi cinque anni almeno…-  

Il ragazzo scosse la testa e fece un profondo respiro: l’unica cosa che poteva fare era fidarsi. 

La guardò e lei sorrise alzando le spalle, per poi uscire e dirigersi verso il carro, mentre lui restava sulla soglia. 

  

- Cristina! L’ultima volta che t’ho vista eri una bambina!- 

Il nuovo arrivato la abbracciò per poi prenderle le mani. 

-Andiamo Guglielmo, sono cambiata tanto?- 

-…soltanto in meglio- 

Cristina rise e gli diede una pacca sul braccio 

-Tu invece sei identico a come ti ricordavo: forse solo più ruffiano…- 

Stavolta rise anche lui - Matilde mi ha detto che non siamo più solo in tre a partire…-  

- No infatti: Guglielmo, lui è Federico - 

Federico fece qualche passo e si avvicinò a loro stringendo la mano che Guglielmo gli aveva teso fiero.  

-Guglielmo Soldieri, lieto di fare vostra conoscenza Federico…?- 

-Au…- 

-Andriani! E’ mio nipote…- 

Sia Federico che Cristina guardarono straniti Matilde che aveva risposto prontamente. 

La donna li guardava come se fosse la cosa più ovvia del mondo. 

- Davvero? Perché non me lo hai detto subito?- la voce allegra di Guglielmo fece trasalire entrambi. 

- Perché tu non me lo hai chiesto caro…- la governante parlava con disarmante naturalezza, mentre i due ragazzi si rendevano conto di quanto provvidenziale fosse stato il suo intervento: va bene che Guglielmo non aveva idea di chi lui fosse e di cosa fosse successo a Firenze, ma usare il cognome di una famiglia ricercata e condannata non era proprio il massimo della furbizia… 

- Benissimo allora: scusa se adesso non mi dilungo troppo con le presentazioni, ma avremo tre giorni di viaggio per fare conoscenza e io voglio essere in strada prima che sorga il sole…mi dai una mano a caricare i bagagli?-  

Federico annuì seguì il ragazzo nell’ingresso, mentre le due donne iniziavano a sistemarsi sul carro. 

  

- Ci siamo tutti? Su Guiscardo, si parte!-  

Guglielmo fece schioccare le redini e il cavallo iniziò ad avanzare tirandosi dietro il carro. 

Firenze era ancora addormentata nella ormai chiara luce grigiastra dell’alba che illuminava perfettamente la via. 

Federico, seduto con la testa appoggiata ad uno dei finestrini, guardava fuori. 

Le case, le vie, le botteghe, le piazze che fino a poche settimane prima erano state il suo mondo adesso scorrevano veloci davanti ai suoi occhi, immerse in quella luce evanescente che dava loro un aspetto surreale, quasi onirico.  

Stava scappando e non sarebbe più tornato. In fondo lo sapeva.  

Sapeva che quella visione sarebbe stata l’ultima che avrebbe avuto di quei posti: avrebbe ricordato la sua città come il ricordo di un sogno.  

  

Raggiunsero la porta Nord e Guglielmo diede alla guardia i documenti per il controllo. 

Stavano per ripartire quando un’altra guardia gli intimò di fermarsi. Veniva da un drappello appostato poco distante ma non erano semplici guardie cittadine: due di loro erano giganteschi colossi dell’armatura dorata, mentre gli altri due, più esili, portavano degli elmi con un pennacchio. Tra di loro Federico riconobbe il  terzo uomo che la sera dell’arresto gli aveva tirato il pugno nello stomaco. 

L’aria gli mancò e cercò di nascondere il più possibile il viso sotto il basco, mentre il cuore iniziò a martellargli in petto, minacciando di schizzare fuori da un momento all’altro. 

La guardia analizzò il foglio poi diede un’occhiata torva al carro e ai suoi passeggeri. 

- Posso sapere perché qui vedo quattro persone mentre qui ci sono scritti solo tre nomi?- 

Chiese infine serio. 

Cristina sbiancò e si voltò verso Federico terrorizzata. 

- Oh bè messere…in realtà è una storia lunga…- Matilde si era affacciata al finestrino e si era rivolta alla guardia con un candido sorriso - …vede, la sorella della zia della madre di mio nipote, con cui lui viveva, è morta due settimane fa. Ha preso la febbre pover’anima, che Dio l’abbia in gloria…e quindi lui povera stella è rimasto completamente solo, e abbiamo deciso di portarlo con noi. Sa, con quello che sta succedendo a Firenze oggigiorno! E’ stata una cosa improvvisa, ci dispiace aver dimenticato di farlo aggiungere…- 

Seguì un silenzio di tomba: Matilde aveva detto tutte quelle parole ad una velocità pazzesca tanto che anche la guardia era rimasta intontita. 

L’uomo elaborò le informazioni senza staccare gli occhi dal foglio, probabilmente ponderando cosa fare, poi rivolse a Federico un’occhiata interrogativa cui lui annuì vigorosamente senza alzare gli occhi.  

Accanto a lui Cristina, tratteneva il fiato e aveva le unghie conficcate nel sedile di legno.  

La guardia infine annuì e riconsegnò i documenti a Guglielmo - Non si preoccupi, potete andare…ma state attenti: ci sono un mucchio di tipi poco raccomandabili in giro. Per questo abbiamo dovuto intensificare i controlli madonna…- 

-Oh ma certo…arrivederci!- 

  

Fu solo quando il carro si mosse di nuovo per attraversare la porta che i due ragazzi seduti nel retro tornarono a respirare. 

Matilde gli guardò entrambi: Federico era bianco al pari del colletto della camicia, mentre Cristina aveva le guance totalmente rosse nel volto cinereo. 

in realtà, se avesse potuto guardarsi allo specchio, si sarebbe accorta di essere avvampata anche lei.  

Se non fosse stato per il suo sangue freddo probabilmente a quell’ora sarebbero stati già in carcere o peggio. 

Chiuse gli occhi e si appoggiò pesantemente alla spalliera.  

-Non dite una parola…o non sarò responsabile delle mie azioni…- disse a bassa voce. 

Cristina espirò profondamente chiudendo gli occhi e portando entrambe le mani a coppa davanti al viso mentre Federico accanto a lei si accasciava sul sedile. 

- Grazie…- dissero piano quasi all’unisono. 

Matilde rispose con un silenzioso sorriso. 

  

Cristina appoggiò la testa al finestrino e guardò indietro la città si allontanava pian piano. 

Federico seduto accanto a lei faceva lo stesso. 

Sapevano che quello era un addio. 

Non alla città, ma alla vita che ci lasciavano. 

Una vita che era cambiata, contro il loro volere tanto, troppo in fretta. 

Cristina rimase a guardare ancora, mentre lui abbassò lo sguardo. 

Aveva perso tutto: le sue certezze, la sua famiglia la sua intera vita erano state spazzate via dal gioco del destino, e adesso, l’unica ragione per cui andava avanti era ritrovarli. 

Sua madre, Ezio e Claudia erano da qualche parte e prima o poi sarebbe tornato da loro. 

Lanciò un’ultima occhiata alla città che già iniziava a sparire dietro la collina. 

Non avrebbe mai perdonato la sua città per aver permesso tutto quello che era successo. 

Firenze aveva tradito lui, non il contrario. 

 

  

L’AngoloDiBibi
Be dai, sto migliorando: siamo passati da 3 mesi a 20 giorni tra un aggiornamento e l'altro: è un inizio no? Scherzi a parte, la tesi mi sta letteralmente assorbendo e non ho (ne avrò, almeno fino a fine ottobre) tempo nemmeno per respirare :(. 

Dunque: salutiamo Firenze e galoppiamo allegramente verso Bologna (anzi, per ora verso gli Appennini, dato che non siamo Ezio che si sposta in un click da una parte all'altra dell'Italia è.é).

Descrivere la malinconia di Casa Vespucci vuota ha fatto salire il magone anche a me: tra depressione e ansia questo capitolo mi sembra un corridoio universitario prima di un esame. 

In realtà anche la sconfinata positività di Cristina è solo il modo che lei ha per nascondere la sua paura: farsi prendere dal panico o dallo sconforto non serve a nulla e negatività attira cose negative u.u. Quanto al buon Federico, insieme alla sua città lascia anche suo cognome ufficiale, ma non la sua sete di risposte: diciamo che ciò che lo spinge ad iniziare la sua storia adesso, è ritrovare la sua famiglia, come Cristina parallelamente, parte per ritrovare l'uomo che ama. 

Per quanto riguarda il nuovo arrivo, Guglielmo è praticamente modellato, almeno nell'aspetto, sul mitico Guglielmo Scilla (aka WillWoosh, lo youtuber/attore/showman): l'ho sempre immaginato con la sua faccia e la sua parlantina; per ora accompagnerà i ragazzi, ma resterà con loro anche in futuro :D.

Piccola curiosità sulla tremenda fortuna di cui parla Cristina: nelle mie storie, Federico ha sempre (o quasi) la sua buona stella che gli fa andare bene le cose. E' il tipo di persona che troverebbe un assegno in bianco per terra o vincerebbe una partita a poker con una scala reale di cuori contro una di picche per intenderci. Una sorta di Gastone Paperone cinquecentesco, anche se non a livelli inverosimili sia chiaro.

Detto ciò, passo ai Ringraziamenti: un grazie grande quanto una casa (e anche più) va a _Anaiviv per aver messo la storia nelle seguite e per le recensioni ^-^  grazie grazie grazie :*

e grazie anche a tutti gli altri lettori silenziosi che passano comunque a dare un'occhiata ;)

Spero di aggiornare entro fine mese (questo capitolo era già fatto, per questo l'ho postato :C ) ma non posso promettere nulla T.T 

Volo via su una scopa come le streghe che sto studiando: fatemi gli auguri XD.

Alla prossima!
Bibi

  
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