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Autore: ImperioMagicum    14/09/2016    2 recensioni
Imperio Magicum , dopo anni di paure canalizzategli contro dagli Educatori , decide di fuggire e di far cadere la dittatura che governa Sila. L' Infallibile , il leader del governo , dopo aver promesso di togliere il paese dalla guerriglia e l'instabilitá ha infatti ha spinto l'intera popolazione ad una guerra con i territori del nord , al solo scopo di distrarre il popolo. Per sconfinggere il regime è necessario possedere un'arma , più potente di tutto il potenziale bellico della dittatura , ed Imperio è forse l'unico in grado di trovarla.
Le origini e le vicende di un personaggio a me molto caro , rimasto sepolto nella mia mente fin dall'infanzia.
Accetto volentieri commenti e critiche.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 9:

I mostri della nebbia

Desclaimer: Questo capitolo è un po' più pesante e crudo degli altri. Se siete impressionabili saltate le descrizioni scritte in caratteri più piccoli.

 

Grida. Urla. Tutto intorno ad Imperio vorticava. Vedeva ombre, mostri e strane creature accerchiarlo. Un fumo denso e rossiccio offuscava la sua vista e sembrava volerlo ucciderlo soffocandolo. I polmoni gli bruciavano, piangeva disperato chiedendo pietà. Non sapeva dove si trovava, sapeva solo di essere solo e senza amici. Non aveva la forza di difendersi, gli esseri sembravano volerlo aggredire da un momento all'altro. Lo strano fumo aumentava, come una fiamma infernale e sembrava ustionarlo. Le mani gli bruciavano. Le guardò, quelle di un bambino di dieci anni, piccole e senza forza. 

< Basta così! > Disse una voce potente. Un uomo alto, coperto da una giacca scura, gli fece scudo ed i mostri sparirono. Ma la nebbia non si dissolse. Imperio vedeva ancora sfocato < Ricorda che tu sei piccolo e debole! > gli disse l'uomo, da dietro un paio di occhiali oscurati. < Non hai nessuno a proteggerti. Solo io posso insegnare a difenderti. > Il terrore di Imperio non si era affievolito, aveva solo cambiato causa. < Io sono il tuo unico alleato. > L'uomo lo guardava in modo particolare, con un misto di severità e qualcosa che sembrava compassione. Imperio però non si fidava, qualcosa gli diceva di non farlo. < Devi solo chiamarmi. > L'uomo scomparve in pochi secondi ed i mostri tornarono insieme alle grida.

Imperio si svegliò di soprassalto, sudato ed impaurito. Il sogno era stato orribilmente realistico, soprattutto perchè non era un sogno. Ma non ebbe tempo di pensarci. 

Le urla erano reali. Sembravano provenire da più persone, erano potentissime, le sentiva anche dal rifugio di Mary. Si rimise i vestiti e si precipitò all'esterno. Il suo sogno sembrava essersi realizzato: il paesino era coperto dal fumo rossiccio, le grida non mancavano ed esprimevano puro terrore: < I terroristi! I terroristi! > < Vogliono ammazzarci! >. 

Un'attentato? Peggio, una guerriglia improvvisata.

< Mary! > Imperio, ignorando la paura, si gettò in mezzo al fumo. Ne vide alzarsi altro, stavolta grigio. Proveniva da una casa, andata in fiamme. Si sentivano spari, vetri rotti. Imperio non vedeva quasi nulla,massimo a tre metri di distanza. Non capiva che ora fosse, doveva essere mattina, probabilmente l'alba. Cercò di stare vicino alle case e camminare con cautela per non farsi rintracciare. Era comunque un bersaglio facile per chiunque, per i terroristi e per i paesani, che avrebbero di certo cominciato a sparare a qualunque cosa si muovesse. 

Gli sarebbe costata molta fatica, ma non aveva scelta: prese un respiro, contraette i muscoli e la sua staturà calò. Da un metro e sesantacinque, arrivò al metro e venti. Non era molto, ma almeno era più difficile da colpire a distanza. Frugò nella sua bisaccia e ne trasse una sfera di vetro, piena di liquido trasparente ed una miccia. Era una piccola bomba arigianale, che aveva prodotto lui stesso. Piccola e facilmente trasportabile, creava un muro di fiamme per pochi secondi, senza però rischiare di produrre incendi. Una spece di mini-molotov a tempo.

Continuò a muoversi con cautela, verso la piazza del mercato. Per fortuna il paesino era piccolo, o in mezzo a quella foschia orientarsi sarebbe stato impossibile. 

Improvvisamente sentì delle voci: < Muoviamoci a saccheggiare, dobbiamo andarcene prima che chiamino aiuto. > Strada chiusa, pensò Imperio. Ma era certo che Mary fosse in piazza, magari nascosta, e non poteva rinunciare. Imbucò allora un vicolo e riuscì ad evitare altri brutti incontri. 

La piazza del mercato appariva ora deserta. Le cassette di frutta, la verdura, i salumi, i vestiti, era stato tutto rovesciato a terra e calpestato. Le bancarelle erano distrutte, i loro tendoni crollati. A terra si vedevano schizzi di sangue, lembi di vestiti, cartucce di proiettili. Improvvisamente vide un uomo, disteso a terra. Era morto. Il volto era insanguinato. Gli avevano sparato alla nuca, mentre fuggiva, come dei codardi. Imperio trattenne i conati vomito per la scena ed andò oltre.Altri corpi, tutti morti. Nessun ferito, solo morti. Le nuvole di gas rosso fuoco erano più dense. Probabilmente li in mezzo vi erano le bombole o le granate dalle quali provenivano.

Il ragazzo cominciò a sentire dei lamenti, provenivano nel lato ad ovest della piazza. Lo stesso in cui vi era il banco di frutta e verdura del nonno di Mary. Corse in quella direzione, ignorando gli altri cadaveri riversi a terra, tutti di persone adulte. Ora i lamenti erano accompagnati dal pianto soffocato di qualcuno, una ragazza.

Il bancone era crollato, il tendone di plastica ricopriva i suoi resti. Imperio lo scostò e vide Mary in lacrime, mentre tentava di liberare il nonno da una colonna di legno, che fungeva da sostegno al tendone. Non c'era nulla da fare, la colonna gli aveva probabilmente rotto la colonna vertebrale. Il suo respiro rantolante voleva dire che i polmoni funzionavano a fatica. Probabilmente un'emorraggia interna li avrebbe presto riempiti di liquido soffocandolo. Ogni sforzo di per aiutarlo sarebbe stato inutile e pericoloso. I terroristi sarebbero potuti arrivare a breve e sparare sia a lui che a Mary. 

< Mary...vieni con me...ci possiamo nascondere nel tuo rifugio finchè non saranno andati via. > < Non voglio abbandonarlo! > disse lei con la voce tremolante < è mio nonno. > Imperio tento di metterle una mano sulla spalla, ma lei si scostò infastidita e tornò a cercare di sollevare la trave. < Vattene...per favore...ha ragione... > disse flebilmente il nonno < Ti prego, portala via. > supplicò Imperio. Mary si bloccò. Accarezzò il nonno e lo baciò sulla guancia: < M-mi dispiace... non posso salvarti... >

< Scappa...t-ti voglio bene...> Imperio prese Mari per mano e la trascinò via, mentre il nonno chiudeva gli occhi per non riaprirli più.

Correndo a perdifiato riuscirono ad allontanarsi in fretta dalla piazza. Mary era nella più completa disperazione e continuava a piangere. Imperio sentiva il suo dolore ed era terrorizzato, perchè la realtà di quel momento gli faceva rammentare orribili incubi.

Nella fretta di fuggire, non avevano prestato attenzione. Senza rendersene conto, incontrarono un gruppo di terroristi. Erano mascherati con delle sciarpe dei cappucci o con dei passamontagna e portavano dei fucili di grosso calibro. Furono sorpresi anche loro di incontrare due ritardatari e non ebbero il tempo di sparare. Mary e Imperio sfrecciarono davanti a loro ed il ragazzo getto la sua bomba artigianale. 

Una grossa ed abbagliante fiammata creò un muro tra loro e gli uomini armati, che , dopo un attimo di spavento, cominciarono a sparare alla cieca. Ma le fiamme erano fitte e sembravano destinate a bruciare in eterno. I due ragazzi riuscirono a fuggire ed a raggiungere il rifugio. Una volta al sicuro, Mary non potè fare altro che piangere tra lke braccia di Imperio.

   
 
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