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Autore: _hell_inside_    16/09/2016    1 recensioni
"Le lame fendevano l’aria, la aprivano in due, prima di squarciare la carne degli innocenti. Gli ordini dei centurioni risuonavano secchi e truci nella notte, e il rumore di centinaia di armature e sandali chiodati battevano sulla terra del villaggio e delle capanne, mentre si mischiavano agli urli di chi stava venendo bruciato vivo nelle proprie case. Qualcuno pregava che la Dea li salvasse, ma quella notte, era cieca, bendata e oppressa dal dolore, esattamente come lo era il suo popolo. "
L'oppressione romana in Britannia, bardi, sacerdotesse, druidi, guerrieri e clan. Una storia d'amore e una guerra che sembra impossibile vincere
(Cambiamento di titolo: prima era "Resistono i frammenti")
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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CAPITOLO SECONDO

 

Aodh fissò attentamente la ragazza distesa sul pagliericcio. Doveva aver fatto una bella caduta, per procurarsi le ferite che aveva alle gambe. E doveva aver avuto parecchio coraggio e forza d’animo per riuscire a scappare con una ferita da lancia al fianco; lui aveva visto uomini grandi e grossi morire per una ferita lontanamente più leggera di quella. La capiva benissimo per essere semi svenuta dal dolore. Era solo poco più di una bambina.

-Sei decisa a vivere, vero bambina?- le rimboccò le coperte per tenerla al caldo, facendo attenzione a non toccarle la ferita al braccio. Eppure, quel contatto, se pur minimo, le fece digrignare i denti dal dolore.

-Tranquilla, qui sei al sicuro. Non ti verrà fatto alcun male- le accarezzò la tesa con la mano in maniera delicata. Il bardo restò lì a guardarla, pensando che sì, avrebbe cambiato il destino di tutti, quella piccola anima.

 

-Dove sta il bastardo? Dove sta? Dove sei, bastardo? Vieni fuori se ne hai il coraggio!- le urla di Glyn, il figlio del fabbro, svegliarono l’assonnato villaggio. Il ragazzo era armato di tutto punto, scudo e ascia in mano, e puntava alla capanna di Idwal e Arlinna il suo sguardo omicida.

-Allora bastardo?- urlò ancora e, questa volta, sulla porta comparve la figura di Gwyn. Era stato svegliato da quel frastuono e non aveva ancora ben capito ciò che stava accadendo, intontito dall’idromele della sera prima. Aveva i capelli neri scarmigliati dal sonno e la camicia slacciata.

-Cosa vuoi, poppante?- sogghignò. Sapeva di far imbestialire l’altro, chiamandolo così. Non aveva ancora compiuto le diciassette estati, nonostante fosse alto e robusto almeno il doppio di Gwyn. Aveva i capelli rossi e la barba dello stesso colore e il temperamento da attacca brighe.

-Hai guardato mia sorella ieri-

-E anche se fosse?-

-L’hai osata toccare-

-Mi hai svegliato solo per dirmi cose che so già?-

-No, bastardo. Ti ho svegliato per lavare via l’offesa col tuo sangue-

-Addirittura? Non ti sembra un tantino eccessivo?-

-Scegli la tua arma e combatti, bastardo- disse Glyn, soppesando con facilità l’ascia. Gwyn indietreggiò fino alla soglia della capanna dell’amico, senza mai dare le spalle all’avversario, e facendo chiudere le sue dita attorno al suo fidato bastone. Istintivamente, cercò la scarsella e strinse la pietra tonda della fanciulla della trappola per cinghiali tra le mani, quasi a cercare forza.

Glyn saltò totalmente il rituale degli insulti prima di un duello, preferendo lanciarsi contro l’avversario con tutta la forza che aveva, sicuro di vincere in fretta. In fondo, era più massiccio del moro, dotato di più forza fisica e stringeva tra le mani un’arma capace di aprire in due un toro con un colpo solo. Cosa voleva fare Gwyn con solo un bastone? Eppure, vedendo arrivare il colpo, il più grande non si preoccupò di parare, ma si limitò a spostarsi di lato, facendo scivolare in avanti l’avversario, spinto dal peso di un colpo a vuoto. Gwyn colse l’occasione per piantargli il retro del bastone tra le spalle e poi assestargli un colpo di piatto alla schiena, facendogli perdere la stretta dell’ascia, che si piantò a terra.

Glyn recuperò a fatica la posizione frontale, pronto a un combattimento corpo a corpo, nel quale avrebbe avuto sicuramente la meglio. Così, grugnendo, si spinse in avanti per atterrare il moro, ma il bastone fu più veloce, abbattendosi implacabile sul suo collo. Gwyn riuscì a tenere lontano il giovane per un paio di colpi, finchè non si decise a passare all’attacco. Non appena Glyn ebbe recuperato il minimo di forze per provare a lanciarsi sull’altro, questo gli piantò il bastone sotto la gola, facendolo cadere.

Gli salì a cavalcioni sul petto e gli tirò un pugno secco al naso, spaccandoglielo.

-Adesso basta. Smettila Gwyn- a parlare era stata una voce grave, profonda ma roboante: Aengus, il capo villaggio. Era giunto fin lì attirato, probabilmente, dalla folla di curiosi –Ha imparato la lezione. Se osi infierire ancora su di lui, verrai punito-

Gwyn lo fissò con uno sguardo d’odio, ma gli ubbidì. Non tanto per paura di una punizione, quanto per rispetto nei confronti del capo clan.

-E comunque, mucchio di sterco di pecora, io tua sorella non la guarderei nemmeno. Io le bambine non le tocco- disse, sputando in direzione di Glyn e scomparendo nella capanna.

 

-Silenzio! Un po’ di silenzio, per favore!- le urla di Aengus zittirono persino gli uomini più chiassosi –Possiamo continuare l’assemblea?-

Gli uomini lo guardarono senza proferire parola. Il capo clan aveva proclamato l’assemblea solo il giorno prima, anche per decidere la sorte della fanciulla trovata da Gwyn e Idwal. Intanto, però, si stava cercando un modo per far placare le ire di Glyn. Quasi tutto il clan aveva preso posizione e sarebbe stato impossibile portare pace tra i due.

-Personalmente, credo che la questione sia conclusa. Così come è finita. Gwyn ap neb, per tre lune ti sarà impedito di avvicinarti a Samia, figlia di Owain. Glyn, figlio di Owain, se sfiderai ancora a duello Gwyn ap neb, verrai punito. Ora parliamo di cose più serie- Aengus comunicò all’assemblea la sua decisione e fissò tutti gli uomini del clan come se cercasse qualcuno contrario, poi sospirò e continuò –So che le voci girano. Due notti fa, in quasi tutti i villaggi sulla costa, principalmente vicino a Santuari e all’Isola Sacra, sono stati massacrati druidi, bardi e sacerdotesse. E, ieri mattina, Idwal figlio di Urien e Gwyn ap neb, hanno trovato una fanciulla in una fossa per la caccia ai cinghiali. Adesso è affidata alle cure di Aodh, è viva, ma incosciente. Sempre secondo Aodh, si tratta della figlia di un bardo e probabilmente è riuscita a scampare al massacro, nonostante le ferite. Questa mattina, ho parlato con il bardo. Abbiamo deciso che dovrà essere affidata alle cure di una famiglia. Qualcuno che la sorvegli finchè non sarà guarita. Qualcuno?-

Immediatamente, Gwyn alzò la mano.

-L’ho trovata io. Me ne posso prendere cura-

-Gwyn ap neb, tu vivi solo grazie alla generosità di Idwal. Non sai badare a te stesso, vuoi davvero farci credere che la sapresti trattare come si deve?- a parlare era stato Owain, il fabbro, un’omone enorme con i capelli lunghi e gli occhi chiarissimi.

-Allora ci penserò io- disse Idwal

-Idwal figlio di Urien, badi già a tua moglie e al tuo fratello di latte. Sei sicuro di poterti prendere cura anche di un’altra persona?- a parlare era sempre Owain –Se mi è concesso, me ne vorrei prendere cura io. La mia casa è grande e calda. Starà bene-

Aengus si grattò la barba, pensoso: -Credo che sia una decisione saggia, Owain ap Elwel. La fanciulla verrà affidata alle tue cure. L’assemblea è finita-

Ma Gwyn non fece nemmeno in tempo a sentire l’ultima frase che già era uscito dalla capanna del capo per andare a grandi passi verso il fiume. Arrabbiato, deluso e frustrato. Avrebbe volentieri ucciso Owain e tutta la sua famiglia. Per cosa, poi? Una fanciulla. Cosa aveva poi di speciale per farlo sentire così?

-Gwyn. Immaginavo di trovarti qui- disse il bardo sedendosi con delicatezza sulla riva –Sei prevedibile, sai?-

L’altro rispose con un grugnito, tirando una pietra nel fiume e osservando i cerchi concentrici che aveva formato.

-La volevi, vero?-

-Io… non lo so. Era come se non volessi lasciarla. Volevo tenerla tra le mie braccia finchè le ferite non si fossero richiuse, proteggerla dal mondo-

-Ah, credimi. Una come lei non riusciresti mai a proteggerla-

-Cosa vuoi dire?- il discorso lo stava incuriosendo

-È una creatura selvatica. Non riusciresti mai a proteggerla, perché lei sarebbe capace di combattere al tuo fianco. Ora comprendi perché la sentivi diversa?-

-Non permetterò che le facciano del male. Mai.- giurò Gwyn

-Questo promettilo a lei. Quando verrà il momento. Ma poi non essere tu il primo a farle del male-

-Come potrei solo pensare di farle del male? Così indifesa, fragile…- mormorò il giovane

-Non è indifesa, per niente. La proteggono gli dei e è la figlia di un bardo. È strano che i romani se la siano fatta scappare… Forse la Dea voleva che vi incontraste- disse Aodh, alzandosi e dirigendosi il villaggio –Ah, credo che tu abbia qualcosa di suo, Gwyn-

Il moro fissò il bardo con uno sguardo interrogativo, a cui rispose Aodh: -una collana, penso-

-Non potrebbero averla presa i romani?-

-Se le avessero preso ciò che lei portava al collo, l’avrebbero uccisa- Gwyn mise mano alla scarsella e strinse la collana della fanciulla –No, non darla a me. Dalla a lei, quando sarà il momento-

-E quando sarà il momento?-

-Quando saprai perché lei sarà diventata così speciale per te- rispose il bardo andandosene. Gwyn si perse a guardare la pietra, per la prima volta. Pietra lascia, forse di fiume. Da un lato, però, c’era un’incisione. Una runa, pensò. Sicuramente qualcosa di protezione, nonostante ai suoi ricordi, la runa di protezione sembrasse molto più elaborata di due linee incrociate. Ci passò le dita sopra, come a imprimersi ogni particolare nella memoria. Come a cercare qualcosa di lei nella quotidianità.


NOTE DELL'AUTRICE: un paio di cosine sull'ambientazione storica. Il massacro con cui si apre il primo capitolo, è stato parte della storia britanna, perpetuato pochi anni dopo la nascita di cristo, in cui morirono la maggior parte dei druidi, delle sacerdotesse e dei bardi. Per la geografia, non mi sono attenuta propriamente alla geografia ufficiale, ma ho ambientato la storia nell'odierno Galles sud-occidentale (l'Isola sacra dove avvenne il massacro è da qualche parte nella odierna Cornovaglia). Che dire di altro? I personaggi sono tutti esistenti veramente e sono tutte persone che conosco veramente perchè sono appunto ispirate a "amici" in carne e ossa, per ora ho inventato solamente Samia. 
Spero di non fare troppi scivoloni storici, se no mi butto dalla finestra (o mi cacciano dal clan di rievocazione storica) e ringrazio vivamente chiunque abbia letto nell'ombra, se volete lasciate una recensione prendendo a esempio Tremorchrist (Bice ti amo, anche se hai già lo spoiler
)

Tenebra

   
 
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