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Autore: Anduril_    16/09/2016    0 recensioni
Le nuvole si trascinavano a brandelli verso ovest, gridando.
Il sole tentava di afferrarle ma invano: cadeva giù, sempre più giù, oltre la collina.
[...]
''Poi si rivolse, e parve di coloro
che corrono a Verona il drappo verde
per la campagna''
Una fitta nebbia grigia fluttuava sulle acque agitate dell'Adige, inghiottendo ogni forma di vita.
Disperazione. Rimpianto.
Solo, con le scarpe che battevano sull'asfalto, Leo continuava a correre.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Infin che ’l mar fu sovra noi richiuso.

 

Le nuvole si trascinavano a brandelli verso ovest, gridando.

Il sole tentava di afferrarle ma invano: cadeva giù, sempre più giù, oltre la collina.

Leo camminava veloce quando la luce rossastra del tramonto lo assilì: sembrava così spessa e densa che in un attimo lo avvolse, rimbalzando qua e là sulla giacca invernale.

Non un suono si udiva, né un fischio o una voce, solo le onde del fiume che ruggivano contro la corrente.

Si alzò il vento e la città di Verona si fece di vetro: il ghiaccio rifletteva gli ultimi raggi del sole mentre la prima neve ricamava i tronchi degli alberi.

Leo si mise a correre più veloce che poteva, lottando contro il freddo: non doveva tardare. Era la sua ultima occasione.

Ponti, strade, auto, vicoli... Il ragazzo non prestava attenzione a ciò che aveva intorno: erano solo ombre fugaci alle quali volava accanto, alla velocità della luce.

Sembrava volesse battere ogni record Leo, gli occhi color nocciola appannati per lo sforzo.

 

 

 

Poi si rivolse, e parve di coloro
che corrono a Verona il drappo verde

per la campagna

 

 

 

Una fitta nebbia grigia fluttuava sulle acque agitate dell'Adige, inghiottendo ogni forma di vita.

Disperazione. Rimpianto.

Solo, con le scarpe che battevano sull'asfalto, Leo continuava a correre.

 

***

 

Poco mancava alla sua meta quando raggiunse Piazza Dei Signori.

Sospirò affranto, piegandosi sulle ginocchia, e una ciocca bionda gli cadde ribelle sulla fronte.

Aria dentro, aria fuori... facile. Perché non poteva essere tutto così facile?

 

Nulla lo era più ormai.

Da quando LEI aveva detto che l'avrebbe lasciato un vortice di nulla aveva preso il posto del suo stomaco. Troppi ostacoli si erano frapposti tra loro: parole non dette, speranze inaudite, un carattere tanto volubile quanto pungente... Segreti così aggrovigliati che, ora, come fili di un gomitolo, gli serravano la gola rincorrendosi tra loro.

Leo non credeva che si sarebbe mai potuto innamorare. Non credeva nell'amore.

Quello esisteva solo nelle favole.

Le ascoltava attentamente, le favole, quando era piccolo ma il famoso 'E vissero per sempre felici e contenti' lo lasciava sempre insoddisfatto... Che succedeva dopo?

Di una cosa però era sicuro: la felicità non dura, prima o poi qualcuno te la porta via. Per questo motivo si circondava di ragazze che gli piacevano fisicamente ma che non stimava...Non voleva essere ferito, deluso.

 

Camminando tra le basse nuvole del suo pessimismo, Leo viveva ormai da anni in una bolla di ghiaccio: sempre all'erta e attento a non affezionarsi ad anima viva.

Un giorno però, deciso a frequentare un corso di fotografia, il suo piccolo mondo asettico venne stravolto: due grandi occhi dorati si incatenarono ai suoi e si era trovato prigioniero di un amore improbabile.

 

Lei si chiamava Beatrice, l'unica persona che era riuscita ad andare oltre le apparenze e a non additarlo per ciò che era e faceva, l'unica che era riuscita ad infrangere la bolla gelida.

Con lei poteva essere tutti e nessuno... Non lo giudicava e non voleva cambiarlo.

 

Purtroppo, la convinzione che la felicità non fosse una risorsa rinnovabile lo portò ad allontanarsi. Come Beatrice si avvicinava, lui fuggiva... Come sarebbe andata a finire? Quanto sarebbe durata? Davvero lo amava per com'era?

Tutto divenne ancora più difficile quando si accorse che lei era il suo pensiero fisso: niente aveva il completo controllo della sua mente se non Beatrice.

 

Confuso dalla profondità del suo sentimento, il ragazzo cominciò a commettere sciocchezze dalla mattina alla sera, promettendo che sarebbe stata l'ultima volta per tutto quanto: l'ultima sbronza, l'ultima sigaretta, l'ultima scommessa.

 

***

 

Accartocciato su se stesso, in mezzo alla piazza e sotto lo sguardo marmoreo della statua di Dante, avrebbe voluto piangere o urlare... ma non poteva. Era colpa sua.

Aveva trovato l'unica persona in grado di salvarlo e adesso la stava perdendo.

Leo strinse i pugni e digrignò i denti come una bestia feroce: di scomparire dalla sua vita non ci pensava nemmeno.

Con la rabbia che gli fremeva dentro, il giovane alzò il capo e si guardò intorno: alcuni turisti scattavano le ultime foto della giornata, mentre altri entravano veloci nei ristoranti.

Notò un gruppetto di persone infreddolite attendere l'accensione dei lampioni.

 

Le piccole lampadine gialle si fecero aspettare pochi minuti, poi, si infiammarono all'improvviso, illuminando la piazza, come fiamme che pulsavano ardenti nell'aria della sera.

Leo credeva di aver ormai toccato il fondo quando pensò 'Che inferno'.

 

 

 

di tante fiamme tutta risplendea
l’ottava bolgia, sì com’io m’accorsi
tosto che fui là ’ve ’l fondo parea.

 

 

***

 

Non ci volle molto per raggiungere l'edificio più alto di Verona, Torre dei Lamberti.

Con sguardo vacuo, il ragazzo la guardava ergersi possente sotto la luna ed ebbe l'impressione di non aver mai visto ostacolo più grande.

 

 

Cinque volte racceso e tante casso
lo lume era di sotto da la luna,
poi che ’ntrati eravam ne l’alto passo,

quando n’apparve una montagna, bruna
per la distanza, e parvemi alta tanto
quanto veduta non avea alcuna.

 

 

***

 

 

Una volta entrato, il giovane percepì un brivido corrergli lungo la schiena.

Per un attimo rimase immobile, incerto.

Voleva essere salvato o no? La risposta era semplice.

Con la certezza di aver preso la decisione più saggia della sua vita, Leo fece un profondo respiro, raccolse tutto il suo coraggio e, spinto da una forza che non sapeva di avere, si buttò a capofitto su per le scale per incontrare Beatrice e l'ignoto.

 

 

misi me per l’alto mare aperto

 

 

***

 

Lei osservava affascinata la luna pallida, avvolta in un pesante cappotto verde. Il cielo era nero come il suo umore.

Leo era dietro di lei, gli occhi rivolti alla notte e alla ragazza.

Sembrava una bambina con quelle guancie arrossate, le labbra screpolate e gli occhi lucidi che splendevano più delle stelle.

I suoi capelli ricci e selvaggi danzavano al vento.

 

-Torna a casa, Leo- disse ad un tratto.

Leo non si mosse.

Rimasero così per un po' fino a che Beatrice non colmò le distanze, fermandosi a pochi centimetri dal suo viso.

Si fissarono negli occhi: le iridi di lei brillavano.

-Non c'è più nulla per te, qui.-

Le parole fluttuarono per un po' nell'aria prima di raggiungere le orecchie del ragazzo.

-Beatrice, per favore...- cominciò a dire, ma capì in fretta che le suppliche servivano a poco. L'esito della storia sarebbe stato sempre lo stesso.

La ragazza era un tipo determinato, sapeva quello che voleva. E non voleva Leo, non più.

Molto lentamente, Beatrice si alzò sulle punte dei piedi e gli fiorò le labbra.

Sapevano di sale. Disperazione. Rimpianto.

Lui rimase fermo, i piedi incollati al pavimento.

Lei si girò e scomparve nella notte.

Leo si accorse solo allora di avere le guancie bagnate delle sue stesse lacrime.

Dagli occhi appannati e gonfi vedeva il mondo tremolare e distorcersi.

 

ché le lagrime prime fanno groppo,
e sì come visiere di cristallo,
riempion sotto ’l ciglio tutto il coppo.

 

***

 

Mi chiamo Leo e ho perso tutto. Mi chiamo Leo e ho dimenticato tutto. Tutto, tranne il sapore di quel bacio.

 

 

infin che ’l mar fu sovra noi richiuso.

 

***

 

 

 

 

salve a tutti coloro che sono rimasti a leggere fino alla fine! Mi fa molto piacere :) voglio aggiungere solo poche parole: i versi in grassetto non sono opera mia (purtroppo!) ma del mitico Dante Alighieri. Se questa breve storiella vi è piaciuta, recensite; se non vi è piaciuta, recensite; se non sapete cosa fare e siete nel dubbio... Recensite! Scherzo, solo se vi va :) accetto felicemente consigli di qualsivoglia genere... Addio!

   
 
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