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Autore: Bluemoon Desire    16/09/2016    0 recensioni
Dopo le mille vicissitudini della terza stagione, Guido e Azzurra sono tornati di nuovo insieme, pronti a conquistare quel lieto fine che troppo a lungo hanno inseguito senza mai raggiungerlo. Scontrandosi con nuovi crucci e difficoltà di percorso, si renderanno conto che la vita vera è ben lontana dall'idillio perfetto di una favola e che a volte...beh, a volte può essere racchiusa tutta in un attimo. Un istante imprescindibile e sfuggente in grado di influenzare e perfino riscrivere il futuro...nel bene e nel male.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Azzurra Leonardi, Davide Corsi, Guido Corsi, Suor Angela, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                             Capitolo 5 - Stay 

"So change your mind
And say you're mine.
Don't leave tonight
Stay."


[Ospedale di Fabriano - Sala Operatoria]

"La pressione sta calando rapidamente, Dottore..."
"Dannazione, ha l'addome duro come un masso!"
"Emorragia interna?"
"Temo di sì. Dobbiamo intervenire immediatamente, o rischia uno shock emorragico..."
"Avverto i suoi parenti? Stanno aspettando notizie in sala d'attesa"
"Sarà meglio che li prepari al peggio, Elsa. Qui ci vuole davvero un miracolo!"
"E' una fortuna, allora, che con loro ci sia anche una suora..."

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La fatidica telefonata li aveva raggiunti poco dopo le tre del pomeriggio, mentre erano ancora tutti riuniti all'Angolo Divino per l'irrinunciabile pausa caffé post-pranzo. L'infausto ruolo di "ambasciator porta pene" del gruppo era toccato alla povera Suor Costanza, logisticamente più vicina alla postazione telefonica e dunque la prima persona ad aver risposto alla chiamata della polizia. 
Neanche a dirlo, la povera donna aveva rischiato seriamente di fare "zac" quando la voce del poliziotto aveva accennato ad un grave incidente d'auto, accostando a quella terribile notizia il nome di Azzurra.
La LORO Azzurra. 

Tempo cinque minuti ed erano già tutti a bordo del pulmino di Suor Angela, diretti al vicino ospedale di Fabriano, dove Azzurra era stata trasportata urgentemente dall'ambulanza che l'aveva soccorsa sul luogo dell'incidente. 
Durante l'intero tragitto che separava il convento dall'ospedale, nessuno dei presenti aveva osato aprire bocca, troppo preoccupati (o forse troppo spaventati) all'idea di ciò che avrebbero potuto trovare al loro arrivo. Rosa non si era staccata un solo istante dalla mano di Margherita, gli occhi di entrambe visibilmente arrossati e colmi di lacrime trattenute, mentre Davide si era impegnato ininterrottamente per riuscire a raggiungere telefonicamente Guido...purtroppo senza ottenere risultati. 

Oltrepassata la soglia dell'ospedale, la situazione non era affatto migliorata.                              
Non una sola anima in quel posto era stata in grado di fornire aggiornamenti utili sull'incidente o sullo stato di salute di Azzurra e, punto peggio, tutti gli agenti della polizia locale coinvolti nelle indagini risultavano impegnati altrove e non li avrebbero raggiunti prima di qualche ora. 

"Ma quand'è che si decideranno a dirci qualcosa?!" sbraitò improvvisamente Nina, scattando in piedi neanche l'avessero catapultata a forza giù dalla sedia della sala d'aspetto del Pronto Soccorso "E' più di un'ora ormai che siamo seduti qui e nessuno si è ancora degnato di venire a darci notizie! E' assurdo!"

Erano le prime parole che pronunciava da quando avevano messo piede in ospedale e, a giudicare dallo sguardo di fuoco rivolto ad un paio d'infermiere di passaggio, doveva aver quasi raggiunto il limite massimo di sopportazione. 

Suor Angela le fece segno di calmarsi. 

"So che sei preoccupata, Nina, lo siamo tutti" la redarguì con tono pacato "Margherita ha appena inviato un messaggio sul cercapersone di Carlo per chiedergli notizie...aspettiamo che sia lui a sondare il terreno con i medici e poi vedrai che ci farà sapere qualcosa. Dobbiamo solo avere un altro po' di pazienza. E pregare che Azzurra stia bene..."

A queste parole, Davide saltò giù dalla sedia con un guizzo irritato e sfrecciò via attraverso il corridoio sotto lo sguardo interdetto di Suor Angela e delle altre ragazze. Ignorando volutamente i loro ripetuti richiami, proseguì la sua corsa senza mai rallentare o voltarsi indietro...almeno fino a quando le lacrime non gli annebbiarono così tanto la vista da costringerlo a fermarsi. 

Respirava affannosamente, le gambe pesanti come macigni e il sangue che gli pulsava nelle orecchie ad un ritmo preoccupantemente accelerato. Eppure non era quella fastidiosa sensazione a farlo star male.                                                     
La verità era che detestava gli ospedali. 
Odiava quel continuo via vai degli infermieri lungo i corridoi, quell'odore perenne di alcool e malattia che sembrava impregnare l'aria circostante e soprattutto detestava il modo in cui il dolore e la morte riuscivano sempre a penetrare dietro ognuna di quelle porte, pronti a scagliare il loro colpo di grazia. Accadevano sempre cose brutte e tristi alle persone ricoverate in ospedale e lui aveva perso già troppi cari per poter affrontare di nuovo tutto quel dolore. Prima sua madre, poi Emilio...quell'orribile posto sembrava più che mai determinato a separarlo dalle persone che amava! Il solo pensiero di perdere anche Azzurra, così come aveva perso sua madre, gli faceva venire voglia di piangere...o di prendere a pugni qualcosa. 

"Davide..." 

La voce di Suor Angela lo fece trasalire bruscamente.
Doveva averlo seguito fin lassù senza che lui se ne accorgesse.
Tipico di lei.
Tutti sapevano che le improvvisate a sorpresa rientravano proprio in quel genere di cose in cui Suor Angela mostrava un'invidiabile abilità, eppure in quel momento avrebbe preferito poter rimanere lì da solo ad inveire contro l'ingiustizia della vita ancora per un po'.
Con le dita serrate convulsamente attorno alla ringhiera, si voltò lentamente a guardarla, sforzandosi con tutto se stesso per riuscire a trattenere le lacrime. 

"...sto bene." affermò con decisione, reggendo fieramente il suo sguardo senza mai batter ciglio. 

Non voleva che lo vedesse piangere, e soprattutto non voleva che pensasse che fosse ancora così vulnerabile.
Non era più un bambino e non desiderava altro che poter essere d'aiuto in quel momento così difficile.
Soprattutto ora che suo padre era lontano. Chissà per quale strambo scherzo del destino, nell'esatto momento in cui il suo pensiero sfiorò Guido, il suo cellulare cominciò a vibrare energicamente nella tasca anteriore dei suoi jeans.
Gli bastò lanciare un rapido sguardo allo schermo del telefono per entrare nel panico. 

"E' papà!" esalò in un soffio, rivolgendo a Suor Angela un'occhiata agghiacciata. 

[ Intanto a pochi chilometri di distanza...]

Rivoli di sudore freddo gli scorrevano giù lungo le tempie, scivolando rapide attraverso la pelle fin sotto il colletto della camicia.
Erano ore ormai che guidava ininterrottamente, senza neppure fermarsi per prendere una bocca d'aria fresca o sgranchirsi le gambe.
Non poteva perdere altro tempo prezioso, doveva assolutamente raggiungerla...parlarle...CAPIRE.
Da quando si era imbattuto in quell'assurdo messaggio registrato da Azzurra sulla sua segreteria telefonica, non aveva fatto altro che pensare e ripensare a ciò che lei aveva detto, al tono della sua voce...ogni singola cosa suonava a dir poco incomprensibile alle sue orecchie.
Per dirla tutta, non riusciva proprio a capire di cosa accidenti stesse parlando! L'idea che potesse trattarsi di uno scherzo di pessimo gusto avrebbe anche potuto sfiorargli la mente, se solo non avesse percepito dell'autentica sofferenza nella sua voce. 

Aveva già provato mille volte a richiamarla, ma il suo cellulare risultava continuamente staccato e, punto peggio, tra quelle sperdute strade di montagna quel dannato telefono che aveva acquistato a metà prezzo a Berlino riusciva a stento ad agganciare il segnale per non più di qualche minuto, mai tanto a lungo da potergli dare l'occasione di contattare il convento per chiedere notizie. 
Fu soltanto quando imboccò lo svincolo per Fabriano che il suo cellulare venne letteralmente inondato di notifiche di chiamate perse e messaggi di testo, chiaro segnale che finalmente la linea aveva ripreso a funzionare a pieno regime. 
Erano tutti da parte di Davide.                
Allarmato da tanta apprensione, si affrettò a contattarlo per saperne di più.              
Magari suo figlio sapeva che fine avesse fatto Azzurra. 

"Davide, che succede?" esordì con fare apprensivo, non appena la persona all'altro capo del telefono rispose alla sua chiamata "Il telefono aveva una ricezione pessima in mezzo alle montagne e ho ricevuto le notifiche delle tue chiamate soltanto adesso..."

"Guido..."

L'inaspettata voce di Suor Angela bastò a metterlo subito in allarme. 

"Suor Angela?" fece con una nota interrogativa nella voce "Come mai ha risposto lei al telefono di Davide? Lui sta bene? Gli è successo qualcosa?"

"Davide sta bene, stai tranquillo" lo rassicurò prontamente Suor Angela, ma qualcosa in quel suo tono di voce basso ed intermittente lasciava presagire l'arrivo di un preoccupante 'ma' a conclusione della sua frase "Abbiamo provato a contattarti per tutto il pomeriggio...è successa una cosa, Guido. Si tratta di Azzurra."

Ecco fatto, pensò Guido tra sé e sé,
Azzurra doveva aver spifferato ogni cosa sul  presunto tradimento, scatenando il panico generale al convento. 
Tipico di lei.

"Suor Angela, mi ascolti, Azzurra ha totalmente equivocato la situazione...io non ho fatto assolutamente niente e appena riuscirò a parlarle a quattr'occhi vedrà che risolveremo ogni cosa! Ancora cinque minuti e sarò finalmente al convento, poi potr--"

"Non siamo in convento, Guido" lo interruppe a quel punto Suor Angela.

"Che significa? Dove siete?" domandò lui, confuso. 

"Siamo all'ospedale di Fabriano" spiegò brevemente Suor Angela, aggiungendo altra ansia a quella che già provava "C'è stato un grave incidente stradale e Azzurra era--..."

Un lungo silenzio seguì le sue parole.

"...sarà meglio che ti sbrighi a raggiungerci qui, Guido. Ti spiegherò tutto di persona."

E mentre le prime ombre della sera cominciavano a calare silenziose sulle stradine semideserte di Fabriano, un solo orribile pensiero s'affacciò prepotente alla sua mente, rendendogli insopportabile perfino respirare. Già una volta nella sua vita era arrivato troppo tardi per dire addio alla donna che amava, e se solo fosse accaduto di nuovo... non se lo sarebbe mai perdonato. MAI. 

[Ospedale di Fabriano - Sala d'Aspetto]

Niente sembrava vivere o muoversi in quei freddi e silenziosi corridoi che separavano la sala d'aspetto dalla vicina sala operatoria.
Perfino i loro stessi respiri sembravano disperdersi silenziosi nell'aria, mescolandosi confusamente senza lasciare la minima traccia.
Si sentivano sospesi in una sorta di bolla di sapone, lontani da tutto e da tutti, circondati da un silenzio a dir poco irreale che non faceva altro che aggiungere ulteriore tensione a quella già presente. I loro sguardi si aggrappavano gli uni agli altri per riuscire a restare a galla tra le onde tumultuose di quell'inesorabile attesa, mentre la preoccupazione saliva vorticosamente ad ogni movimento delle lancette lungo il quadrante dell'orologio.
Erano le 18 quando finalmente Guido apparve in fondo al corridoio, la ventiquatt'ore che sballottolava selvaggiamente su un fianco ad ogni suo passo e l'espressione sconvolta di chi ha appena attraversato l'inferno pur di arrivare fin lì. 
Una metafora più che azzeccata vista la situazione. 

"Lei dov'è? Come sta?" esordì con il fiato corto, pallido ed agitato come non mai "L'avete già vista?"

Davide abbandonò all'istante la sua postazione e gli corse incontro, stringendogli le braccia attorno ai fianchi in una stretta serrata e disperata che suo padre ricambiò con affetto. Era evidente che ne sentivano entrambi un gran bisogno.  

"Quando siamo arrivati in ospedale, l'avevano già trasportata in sala operatoria perciò non siamo riusciti ad incrociarla neppure per un secondo" riferì Margherita con voce tremante, prendendo la parola prima di tutti gli altri "Ho mandato dentro Carlo per dare un'occhiata e raccogliere qualche informazione...ormai dovrebbe già essere di ritorno..."

"Ma si può sapere che cos'è successo?" 

"La polizia è stata piuttosto vaga al telefono, ma hanno parlato di un'invasione di corsia da parte di un altro veicolo" spiegò Suor Costanza, la sola tra tutti loro ad aver ascoltato il breve resoconto della polizia sull'incidente "Sembra che l'auto di Azzurra abbia sterzato bruscamente per evitare l'auto che aveva invaso la sua stessa corsia e che poi abbia slittato sull'asfalto bagnato di pioggia, e--..."

Il suo racconto fu però interrotto dall'improvviso sopraggiungere di Carlo nell'affollata sala d'aspetto.
Al suo fianco, un'infermiera bionda sulla cinquantina dall'aria piuttosto provata ma comunque giovanile. 

"Siete i parenti di Azzurra Leonardi?" li apostrofò quest'ultima con una nota d'incisiva professionalità nella voce. 

Il gruppo annuì silenziosamente. 

"Sono l'infermiera Elsa Ansaldi. Non vi mentirò, signori, la situazione di Azzurra è molto grave..." proseguì la donna, spostando alternativamente lo sguardo dall'uno all'altro "...le numerose lesioni interne provocate dal violento impatto hanno richiesto un intervento operatorio tempestivo e anche se per il momento siamo riusciti ad arginare l'emorragia addominale, temiamo che sia ancora troppo presto per dichiararla fuori pericolo..."

"L'operazione è terminata, dunque?" intervenne Margherita, impegnata come non mai a memorizzare il maggior quantitativo d'informazioni utili per riuscire a farsi un'idea chiara delle condizioni di Azzurra.

"Sì, l'operazione è terminata ed è riuscita perfettamente" confermò l'infermiera annuendo lievemente con la testa "Dovrà trascorrere questa notte in Terapia Intensiva, sotto continuo monitoraggio, e se domani mattina le sue condizioni generali saranno migliorate, allora verrà trasferita in reparto. In questi casi, la tempestività è tutto...non ci resta altro da fare che darle del tempo per riprendersi e sperare di essere stati--"

"Mi scusi, ma non capisco..." la interruppe bruscamente Guido, entrambe le braccia incrociate sul petto in un atteggiamento polemico "...ha appena detto che l'operazione di Azzurra è andata a buon fine, giusto? E allora perché non potete ritenerla fuori pericolo? Rischia ancora la vita? Se ci state nascondendo qualcosa, io--..."

L'infermiera si concesse un lungo momento di silenzio prima di rispondere.
Il Dr D'Antona si era raccomandato caldamente con tutti i membri della sua equipe affinché nessuno divulgasse ulteriori notizie cliniche sulla paziente prima di aver costruito un quadro sufficientemente completo della situazione e rispondere alla domanda di quell'uomo avrebbe potuto portarle un bel po' di guai, questo era poco ma sicuro. Ma doveva pur dirgli qualcosa. 

"Non posso riferirle più di questo, mi dispiace" disse alla fine, con manifesta seppur tenue vergogna "Ciò che posso dirle, però, è che al momento attuale sono le condizioni del bambino a preoccuparci...molto più di quelle della madre."

Sei paia d'occhi virarono con evidente sconcerto in direzione di Guido, alla ricerca di una diretta conferma da parte sua...che però non arrivò. 
Pallido come un cencio e con il corpo rigido ed immobile come quello di uno stoccafisso, Guido non sembrava più neppure in grado di respirare autonomamente. Si sentiva stordito e confuso, come se qualcuno lo avesse appena ficcato in una centifuga gigantesca, shakerandolo a volontà. Quell'involontaria - e decisamente inaspettata - rivelazione dell'infermiera continuava a ronzargli nella testa, ancora e ancora, mentre mille domande si addensavano rapide tra i suoi pensieri. Non riusciva a pensare ad una sola ragione plausibile per nascondergli una simile notizia, eppure era accaduto. 

"La gravidanza..." bisbigliò infine, riuscendo a malapena ad emettere un fiato "...a che punto è la gravidanza?"

L'infermiera si schiarì la voce, in evidente imbarazzo per l'accaduto.  

"Almeno otto settimane" 

"Otto settimane" ripeté Guido, passandosi nervosamente una mano tra i capelli "Ma perché Azzurra non me l'ha detto?"

La sua domanda rimase sospesa nell'aria, senza ottenere alcuna risposta.
Ma d'altronde nessuno dei presenti avrebbe potuto dire qualcosa di utile...o almeno questa era la convinzione generale. 

"Angela, tu ne sapevi qualcosa?" soggiunse d'un tratto Suor Costanza, concentrando improvvisamente l'attenzione di tutti sulla sua consorella, divenuta sospettosamente silenziosa dopo la "grande rivelazione". 
Con aria indubbiamente colpevole, Suor Angela abbassò rapidamente lo sguardo, evitando di incrociare quello accusatorio di Guido. 

"Lei sapeva...sapeva ogni cosa e non mi ha detto niente!" la accusò bruscamente il giovane avvocato, il tono di voce inasprito che preannunciava fulmini e saette. 

"Non era mio compito, Guido" ribatté Suor Angela, sulla difensiva "L'ho aiutata a fare chiarezza nel suo cuore, questo sì, ma il resto del lavoro toccava a lei. Sai bene quanto fosse difficile per lei affrontare l'argomento 'figli', ma Azzurra voleva venire a Roma da te per raccontarti tutto...aveva solo bisogno di un po' di tempo per riflettere e abituarsi all'idea del bambino...non aveva alcuna intenzione di ferirti, Guido."

"E' per questo che detesto le bugie!" ruggì Guido, furente, colpendo la parete alle sue spalle con un possente calcio "Se solo mi avesse raccontato tutto, io non avrei mai partecipato a quello stupido convegno, lei non sarebbe stata costretta a raggiungermi a Roma e non si sarebbe creato quel dannato malinteso che--..."

"Ma di quale malinteso stai parlando?" lo interruppe Nina con espressione dubbiosa. 

"Azzurra crede che io l'abbia tradita con una mia collega" tagliò corto Guido, un sorriso amaro stampato sulle labbra "Mi sembra tutto così assurdo...non riesco ancora a crederci..."

E pensare che, fino a poche ore prima, la prospettiva di affrontare un ennesimo scontro verbale al vetriolo con Azzurra rappresentava la sua paura più grande. Ora invece avrebbe preferito poter litigare con lei all'infinito, piuttosto che starsene lì con le mani in mano, sperando di non perderla per sempre.  

"Quando sono rientrato in albergo verso l'ora di pranzo, la receptionist mi ha riferito che una ragazza mora, piuttosto esuberante e ben poco accomodante, era venuta a cercarmi e che lei l'aveva indirizzata alla mia stanza...il problema è che la sera prima avevo scambiato la stanza registrata a mio nome con quella di un mio collega che voleva intrattenersi privatamente con la sua nuova fiamma. Non so che cosa Azzurra abbia visto o sentito lì dentro, ma qualunque cosa fosse, deve aver pensato che ci fossi io in quella stanza, con quella donna...e così..."

"Oh, Signore Benedetto..." esalò Suor Angela, portandosi le mani al petto in un gesto di sincera preoccupazione. 

"...mi ha lasciato un messaggio sulla segreteria del cellulare dicendo che tra noi era finita per sempre, che mi lasciava libero e quando l'ho ascoltato ho cercato in ogni modo di contattarla per spiegarle l'equivoco, ma non mi ha mai risposto! Era così furiosa e...ferita. Non l'avevo mai sentita così! E' tutta colpa di quello stupido convegno...non avrei mai dovuto lasciarla qui da sola, avrei dovuto capirlo che qualcosa non andava...avrei dovuto--"

"Non è colpa tua, Guido"
intervenne Margherita, posandogli una mano sulla spalla in un gesto di conforto "Certe cose nella vita avvengono anche quando non vorremmo e spesso sono fuori da ogni nostro controllo...io lo so bene. Azzurra ti ama e lo dimostra il fatto che abbia guidato da sola fino a Roma soltanto per raccontarti del bambino. Avrebbe potuto aspettare il tuo ritorno, ma ha deciso di farlo subito...e se la conosco bene, non vedeva l'ora di dirtelo! Ora non pensare a quello che è stato, o al motivo per cui non te l'ha detto subito...pensa solo a lei e al bambino. Stalle vicino e parlale...voi potete ancora ripartire da zero, Guido. Io non ho avuto questa fortuna con Emilio. Tutto il resto si risolverà con il tempo, devi credermi..."

Un terzo camice verde fece il suo trionfale ingresso nella sala d'attesa, calamitando l'attenzione dei presenti.
Emanava una possente aura di potere, quel genere di "importanza professionale" che spetta solo alle grandi menti.
L'infermiera gli riservò uno sguardo carico di reverenziale rispetto e si fece prontamentre da parte per lasciarlo interagire con il gruppo. 

"La signorina Leonardi è stabile, la stiamo trasferendo ora in Terapia Intensiva" li informò il chirurgo con tono austero e professionale, liberandosi con un gesto secco del camice operatorio che aveva indosso "Continueremo a monitorarla per tutta la notte e speriamo che la situazione generale migliori in breve tempo...soprattutto per il bene del bambino. I primi mesi di gravidanza sono sempre i più critici e l'incidente ha rischiato seriamente di danneggiare il feto. Dai nostri primi accertamenti non abbiamo riscontrato problemi, fortunatamente, ma non appena la paziente starà meglio, la sottoporremo ad un'ecografia di controllo più approfondita per accertarci che tutto vada bene e dissipare ogni dubbio. Probabilmente rimarrà priva di coscienza ancora a lungo a causa dei medicinali che le abbiamo somministrato, perciò non allarmatevi. Ovviamente, chiunque faccia parte della sua famiglia potrà--...

"Sono io la sua famiglia" s'intromise prontamente Guido, ancora prima che il medico potesse ultimare le classiche raccomandazioni di repertorio "...sono il padre del bambino" si affrettò poi ad aggiungere in risposta allo sguardo interrogativo lanciatogli dal chirurgo.

Fu sorprendente perfino per lui sentire quelle parole uscire dalla sua bocca. 
Per la prima volta da quando aveva appreso della gravidanza di Azzurra, riusciva realmente a vedere se stesso nei panni di padre di quel bambino e quel piccolo, semplice pensiero lo faceva sentire...bene.
Incredibilmente bene. 
Margherita aveva ragione. Certe questioni finivano solo con l'avvelenare il cuore e nient'altro.
Tutto quello che desiderava in quel momento era poter stringere la mano di Azzurra nella sua e sperare che lei e il bambino potessero riprendersi il prima possibile.
Il resto non importava. Non in quel momento. 




ANGOLO DELL'AUTORE: Ed eccoci arrivati finalmente al momento della "grande rivelazione"...il segreto che Azzurra ha custodito per tutto questo tempo. Una bella bomba, eh?!
Il confronto decisivo tra Guido ed Azzurra sta per arrivare...STAY TUNED! 

Le parole che accompagnano l'inizio di questo capitolo sono tratte dalla bellissima "Stay" degli HURTS. 



   
 
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