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Autore: LaMusaCalliope    16/09/2016    1 recensioni
|AMBIENTATA NELLA 1X06| Nessuno sa cosa sia accaduto quando Alec è rimasto da Magnus per aiutarlo con Luke. Ecco quello che ha partorito la mia assurda mente, spero vi piaccia!
DAL TESTO: "Alec prese l’elegante bicchiere che gli stava porgendo lo Stregone. C’era qualcosa in Magnus che attirava il giovane Shadowhunters a conoscerlo meglio. Era strano che qualcuno si interessasse a lui, di solito erano attratti dalla chioma bionda e dal sorriso furbo di Jace, non di certo dal carattere schivo e sempre sulla difensiva di Alec."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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SOSPESO
«Resta per un altro drink» aveva detto Magnus con quella sua espressione criptica «e poi decidi.»
Alec prese l’elegante bicchiere che gli stava porgendo lo Stregone. C’era qualcosa in Magnus che attirava il giovane Shadowhunter a conoscerlo meglio. Era strano che qualcuno si interessasse a lui, di solito erano attratti dalla chioma bionda e dal sorriso furbo di Jace, non di certo dal carattere schivo e sempre sulla difensiva di Alec.
«Grazie» gli disse, cercando di frenare il tremolio alle mani che gli era preso non appena le sue dita avevano sfiorato quelle ingioiellate di Magnus. Si portò il bicchiere alle labbra e sentì di nuovo quello strano sapore amaro che bruciava mentre gli scendeva giù per la gola.
«Un po’ forte» disse infatti Alec, poggiando il cocktailsu un tavolino il più lontano possibile.
«Preferisci qualcosa di più leggero, magari un caffè?» gli chiese allora Magnus. Sembrava insicuro, nonostante il forte trucco e l’abbigliamento eccentrico che gli conferivano un’aria da duro. Alec si chiese se, in realtà, non rappresentassero un’armatura con cui si difendeva da qualsiasi cosa uno stregone come Magnus Bane volesse essere protetto.
«Penso sia meglio che io vada. Mia madre mi sta aspettando» disse Alec controllando il telefono, ma Magnus non lo stava ascoltando, aveva lo sguardo fisso verso la grande finestra che offriva uno skyline di New York di notte da mozzare il fiato.
«Amo questa città di notte. Ci vivo da molto tempo e conosco i molteplici strati che la costituiscono, le barriere che la proteggono – molte le ho innalzate io stesso, al giusto prezzo – eppure, ogni sera, mi sorprendo a guardarla e a stupirmi di quanto questa cambi, col passare del tempo. Una città mutante sotto un cielo apparentemente immobile.» Alec si era avvicinato anche lui alla finestra, e osservava il panorama luminoso che si offriva ai suoi occhi; il suo sguardo catturò però qualcosa di bello quanto i grattaceli illuminati e il fiume Hudson: il riflesso di Magnus.
Assorto come era nei suoi pensieri, non si era accorto che Alec lo stava fissando attraverso il vetro e lo Shadowhunter ne approfittò per studiare i particolari di quel viso che, nonostante si conoscessero da poco, era diventato così familiare ai suoi occhi. Esaminò il suo volto ambrato, soffermandosi sugli occhi scuri, circondati come sempre da un trucco marcato e pieno di glitter; accarezzò con lo sguardo gli zigomi alti e fermandosi per troppo tempo sulle labbra rosee. Lo Stregone se ne accorse e Alec non fece in tempo a distogliere gli occhi o a scusarsi che quelle labbra, che fino a un attimo prima erano oggetto della sua attenzione, furono premute contro le sue con estrema delicatezza. Il giovane Shadowhunter, inizialmente sorpreso da quel gesto improvviso, rispose al bacio con tutta la sua inesperienza e con tutta la dolcezza di cui era capace.
I guerrieri erano abituati a gettarsi da piani alti e poi atterrare come se non fosse successo nulla, conoscevano bene quella sensazione di vuoto allo stomaco che arrivava non appena la terra spariva sotto i loro piedi, sostituita dall’atmosfera e dalla forza di gravità che li portava sempre più velocemente verso il fondo. Alec avrebbe dovuto conoscere quella sensazione di sospensione, eppure, non appena le loro labbra si erano sfiorate, l’avvertì all’improvviso e gli sembrò di cadere dalla cima dell’Empire State Building. Ma quando le mani di Magnus erano finite a intrecciargli i capelli dietro la testa, fu come se avessero rallentato la sua caduta, mantenendolo sospeso in aria, con New York che si stendeva sotto e sopra di loro, ancora stretti in quel tenero abbraccio.
   
 
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