Jorah Mormont è di pietra.
Il morbo grigio lo consuma, e con la lentezza di una lasciva amante, corrompe tutto ciò che di buono c’è in lui.
La sente, sente l’assenza, come di qualcosa che poco a poco svanisce e lascia il posto a delle catene, clangori ferrei che bloccano le sue capacità motorie, ingabbiano la sua volontà nel corpo forte che appassisce poco a poco, grigio e freddo dove dovrebbe essere caldo e rosso.
Rosso per tutte le spine che lo hanno punto nel deserto, rosso per tutto il vino scivolato per l’ebbrezza, rosso per tutto il sangue di cui dovrebbero essere intrise, rosso come lo scintillio della sua spada che non riesce più a stringere.
Non ha più niente da offrirle.
A lei, che di quelle mani fredde e grigie è il tormento.
Lei, che degli occhi, ultimi a morire, è il sole.
Lei, per la quale la sua vita è stata consacrata.
Eppure Jorah sa, che se toccasse quella pelle di neve, le mani tornerebbero a sentire, lo sa.
Sa che perdere sé stesso nel corpo di lei, nei capelli di platino, negli occhi di ametista, è l’unico modo per ritrovarsi, per riacquistare la forza, la volontà perduta che ogni giorno cede, cade, lascia spazio al marcio che solidifica invece di rammollire, il castigo che gli dèi hanno ideato per lui. La durezza interiore esce serpentina allo scoperto, ingabbiando dentro di sé tutto ciò che di buono, di dolce, di ciò che vale la pena di essere amato, ha da offrirle.
Può offrirle tutto, ora.
«Va’, e cerca una cura. Quando l’avrai tornata, torna da me nei Sette Regni.»
Jorah allungherebbe la mano per accarezzarla, per ringraziarla, per sfiorarle la pelle con un bacio, eppure quel legame è troppo forte per spezzarlo, lo sguardo troppo penetrante per essere abbassato.
Jorah tornerà.




Angolo di Feniah:
Auguri Alix <3 Spero di averti allietato il compleanno, ti voglio tanto bene <3