Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: Arwen297    16/09/2016    5 recensioni
[ SEGUITO DI "IL VENTO DELLA LIBERTA']
Presente la coppia Seiya x Michiru
Sono passati 13 lunghi anni da quando Haruka è partita per gli USA nel tentativo di salvare la famiglia dalla rabbia della famiglia Kaioh, la sua carriera ha preso il volo e ormai è famosa nell'ambito delle corse. Il suo rientro in territorio nipponico per la laurea della sorella Usagi le donerà un incontro sperato per tutto il tempo passato lontana da casa.
Michiru ha una carriera ormai solida a fianco di suo marito, Seiya, con il quale si esibisce in concerti di musica moderna senza abbandonare le sue composizioni classiche.
Le due si troveranno a fare i conti con il loro passato e i loro sentimenti più forti e prorompenti che mai, entrambe ne usciranno cambiate e segnate e anche per Seiya non si prospetta nulla di buono, entrambe dovranno lottare per trovare la loro felicità.
Genere: Erotico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Mamoru/Marzio, Michiru/Milena, Seiya, Usagi/Bunny | Coppie: Haruka/Michiru, Mamoru/Usagi
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note dell'autrice: Ciao a tutti, ho alcune cose da dire su questa fanfiction, la più importante è che visti gli argomenti trattati ho dovuto censurare alcune scene per rispettare il regolamento di EFP, mi dispiaceva tuttavia eliminarle completamente quindi ho deciso che le pubblicherò in contemporanea con i vari capitoli sulla mia pagina FB sottoforma di note. Quindi vi consiglio di seguirla, clicca qui per visualizzare la pagina.

 

Riguardo alla storia, voglio specificare che ogni riferimento a fatti o episodi realmente esistiti e totalmente casuale, è tutto frutto della mia fantasia. 

 

Tutta colpa del destino

Idea di Arwen297 – Personaggi di Naoko Takeuchi


 

Capitolo 1: La scuola di musica

 

 

Una breve melodia di pianoforte riempì la stanza della piccola villetta nella periferia di Kyoto. Il suono del nobile strumento fu seguito da un leggero sbuffo spazientito. Era quasi un mese che lavorava all'unione di quei due pezzi per crearne uno solo, tuttavia c'era sempre qualcosa che le sfuggiva e che non la soddisfava a pieno nella parte che aveva scritto per il pianoforte. Quella per il violino nonostante i diversi dubbi la riteneva ormai completata.

Unire l'Inverno di Vivaldi con Let it go del cartone animato Frozen era stata un'idea sua, le sembrava un buon modo per avvicinare le persone alla musica classica che al contrario di altri generi raccoglieva pochi appassionati intorno a se. Fin da subito sapeva che non sarebbe stata un'impresa particolarmente semplice, tuttavia non avrebbe mai immaginato che avrebbe avuto tanto filo da torcere.

«Sto ultimando le ultime modifiche, il brano sarà pronto massimo all'inizio della prossima settimana come avevo detto non ti preoccupare, si sa piuttosto chi sarà il pianista con cui devo duettare? La scuola ha comunicato il nominativo? Sarebbe bene saperlo al più presto se riesci a fare qualcosa di concreto Lisa mi faresti un favore vorrei in qualche modo mandargli entrambi i brani prima di iniziare le prove». Esclamò innervosita. Organizzare un evento musicale non era mai stato semplice, fin da quando era una ragazzina aveva sentito palpabile in casa il nervosismo e la tensione dei suoi genitori nel momento in cui la macchina organizzativa si metteva in moto. All'epoca era troppo piccola per occuparsene lei, e solo in momenti come quello comprendeva a pieno lo stato d'animo dei suoi genitori in passato.

Aveva bisogno di una buona tazza di té con i biscotti, doveva staccare la spina per poi riprendere a lavorare e cercare di concludere tutto entro sera. Doveva anche rimettere a posto un pò le camere. Per sua scelta al momento di andare a vivere da sola non aveva voluto nessun tipo di servitù. Sebbene questo non fosse stato ben apprezzato dai suoi genitori, era riuscita tuttavia a rendere la casa come l'aveva sempre sognata da ogni punto di vista.

Così sei anni prima, quando aveva appena compiuto il terzo anno dopo i venti, era riuscita ad andare via di casa e a iniziare un altro capitolo della sua vita ponendo fine a quello tutt'altro che felice dell'infanzia e dell'adolescenza.

«Amore tutto a posto?». La voce dell'uomo che amava le solleticò l'udito dolcemente, costringendola a voltarsi nella sua direzione . «Sei tanto stressata in questo periodo, dovresti cercare di prendere l'organizzazione di questo evento più serenamente... non rovinarti la salute e il buon umore per queste cose" la riprese apprensivo accarezzandole una spalla con la mano destra.

«Siamo indietro rispetto alla tabella di marcia, tra un mese e mezzo ci sarà il concerto e ancora non si hanno i nominativi dei ragazzi che duettano con noi. Tolto questo ancora non si ha certezza sulla location perché non mi hanno ancora confermato, come posso stare tranquilla?». Gli rispose. Non poteva proprio, mancavano ancora troppe cose che non dipendenvano da lei ma da altri e quindi erano fuori dalla sua possibilità di controllo. Una situazione del genere era nel suo elenco di esperienze da non fare. Peccato servisse a poco averlo inserito mentalmente in una di quelle caselle. Una volta ricevute le conferme da chi di dovere doveva mettere in moto la parte decorativa, cercare un fiorista una gastronomia per il buffet e tanto altro. Ne sarebbe uscita morta, lo sapeva già.

«Lo so tesoro che siete tremendamente indietro, ma vedrai che si risolverà tutto e tra qualche giorno avrai i nominativi e tutto il resto, riposati un pò ora. Riprenderai più tardi altrimenti ti verrà un esaurimento nervoso fino all'ultimo». Le disse.

Si limitò a guardarlo senza rispondere prima di bere dalla tazza e prendere un altro biscotto, si erano fidanzati alla fine di un lungo e difficile periodo che aveva attraversato quando era appena una sedicenne. Periodo iniziato d'estate, per caso e andato a finire nel peggiore dei modi, aveva sofferto molto nei mesi successivi. Ma aveva dovuto scegliere se andare avanti e lottare per uscirne o lasciarsi andare definitivamente, Seiya nonostante la sua iniziale voglia di sparire aveva lottato con lei aiutandola su qualsiasi cosa. Le era ancora grata per quello che era riuscito a fare. Nonostante tutti gli epiteti poco carini lanciati contro di lui, ingiustamente, da parte sua che all'epoca non si era di certo risparmiata. I suoi genitori avevano fin dall'inizio approvato la loro unione, e non avevano fatto alcun problema quando anni più tardi avevano comunicato la loro intenzione di andare a convivere per conto loro. Ancor meno problemi erano stati sollevati la sera in cui, davanti alle rispettive famiglie, avevano comunicato loro che avevano deciso di sposarsi.

Tuttavia dentro di se sapeva che aveva solo relegato le esperienze passate in un angolo remoto della sua coscienza, senza superarlo del tutto. D'altronte come avrebbe potuto superarlo, senza aver avuto le dovute spiegazioni dalla persona direttamente interessata? Sarebbe stato impossibile per chiunque.

Forza Michi, non ci pensare più ormai fa parte del tuo passato. Seiya è il tuo presente, non puoi farti influenzare ancora da quella storia come stai facendo. Insieme a lui stai ponendo le basi per il vostro futuro e non solo.

Si stiracchiò ben bene prima di alzarsi e mettere la tazza nel lavandino: l'avrebbe lavata più tardi.

«Grazie, ma è meglio che riprendo ora a mente sveglia, così posso andare a dormire un pò prima stasera se finisco tutto». Gli rispose. Sapeva che lui l'avrebbe capita, anche se non approvava la sua decisione di andare avanti senza prendersi una pausa seria dalla composizione.

«Come vuoi, torno di la a lavorare allora, così riesci a concentrarti meglio» le sorrise il bruno. «Se hai bisogno di qualcosa però chiamami che così te la porto».

«Certo non ti preoccupare! Se mi serve qualcosa ti chiamo senz'altro, grazie mille». Si alzò leggermente sulle punte per dargli un leggero bacio sulle labbra.

Arrivata vicino al pianoforte corresse nuovamente con gomma e matita il punto che non la convinceva, sostituendo due tre note con alcune di mezzo tono più basse, rendere fluido il passaggio tra una melodia e l'altra era un grosso problema.

Per fortuna che l'altro brano è una cover già esistente e non devo modificare nulla. Speriamo di finire sta tortura prima di stasera.

Aveva bisogno di svagarsi e se riusciva a liberarsi prima di cena avrebbero potuto andare a mangiare fuori qualcosa di veloce.

 

***

 

Era stata fuori dal Giappone per quasi tredici anni, rientrando solo per le feste e i compleanni delle persone a lei care. A ogni rientro l'impatto con la cultura giapponese era stato sempre più complesso: se pur con qualche difficoltà era diventata una cittadina americana a tutti gli effetti. Nonostante gli attriti causati dalla mentalità americana che ormai permeava la sua mente, respirare l'aria di casa era piacevole anche per lei.

Fin dal suo arrivo negli Stati Uniti si era concentrata sulle corse e aveva scalato le classifiche. Aveva avuto modo di incontrare diverse giovani donne con cui poter intraprendere relazioni serie, ma dopo quella storia finita male aveva deciso che, al massimo, erano adatte a una scopata di una notte.

L'arrivo delle sue valigie la riportò alla realtà, aveva portato con se tutto il necessario per stare li per i tre mesi successivi. Usagi si sarebbe esibita per la prima volta in un concerto di una certa rilevanza, dopo un mese avrebbe raggiunto uno dei traguardi più importanti della sua vita: la Laurea.

Da sorella maggiore era molto fiera di lei, nel periodo liceale era maturata molto. Se prima odiava lo studio, nei cinque anni di percorso aveva imparato ad amarlo tanto da decidere di iscriversi all'Università. Contro ogni sua aspettativa iniziale lei e Mamoru stavano ancora insieme, e sia lei che sua madre aspettavano il giorno in cui avrebbero dato loro la notizia che si sarebbero sposati.

«Pianeta Terra chiama Marte, mi sentite?». La limpida voce della biondina dai buffi codini riempì le sue orecchie: immersa com'era nei suoi pensieri non aveva notato per niente la coppia che la stava aspettando.

Fissò la ragazza da dietro le lenti scure, il corpo acerbo da ragazzina aveva lasciato posto al corpo di una giovane donna con tutte le curve al punto giusto.

«Sorellina, scusa ma ero immersa nei miei pensieri». Le rispose sorridendo, era felice di vederla. Usagi era ciò che più le era mancato in America, a seguire c'erano Setsuna, Hotaru e Rei.

«Ciao Mamoru» gli strinse la mano cordialmente senza abbandonare il sorriso.

«Hai viaggiato bene?». Chiese la sorella senza smettere di abbracciarla, Usagi era fatta così: se ti voleva bene non lo mascherava. Tutto il contrario era sempre stata allegra ed espansiva.

« Molto bene, sono solo un pò scombussolata per il fuso orario». Si limitò a rispondere, la verità era che nonostante avesse promesso a se stessa di non pensare, la mente viaggiava ai ricordi di tredici anni prima. E alla ferita ancora aperta che le faceva male, più per le cose lasciate in sospeso che altro.

Si limitò a seguire i ragazzi verso l'uscita dell'edificio, avrebbe dormito a casa di sua madre per quella prima notte. Aveva deciso così, il giorno seguente avrebbe riaperto l'appartamento che aveva acquistato all'epoca, quando aveva scelto di andarsene via di casa. Non era ancora sicura di essere emotivamente pronta a tornare li, sapendo che i ricordi di quella sera sarebbero stati ancora più vividi nei suoi pensieri. Tornare a dormire in quel letto, che aveva condiviso con lei anche se solo per poche ore sembrava un qualcosa di insopportabile da sostenere. Era stata l'unica ragazza oltre ad amiche e sorella a varcare quelle mura, non poteva far finta di nulla.

«Sei sicura di stare bene? Sei più silenziosa del solito». Era sua sorella a parlarle.

«Si Usagi non ti preoccupare. Solo stanchezza, piuttosto hai saputo con chi duetterai al concerto della scuola?». Domandò a sua volta per cercare di sviare il discorso.

« Non ancora, sembra che ci siano ritardi notevoli nell'organizzazione. Spero che per domani mi arrivi a casa la lettera, manca solo un mese quasi all'esibizione e se mi capitano musiche mai suonate mi serve tempo per memorizzarle». In cuor suo sperava di duettare solamente con una persona di quelle nella lista dei musicisti affermati che aveva avuto modo di leggere il giorno in cui il suo maestro le aveva comunicato che aveva scelto lei insieme ad altri studenti meritevoli. Dall'altro però sperava di non dover aver molto a che fare con quella persona, non voleva che sua sorella stesse ancora male a causa sua e del comportamento che aveva tenuto in passato, trovarsi a lavorare in sua compagnia per molte ore avrebbe causato sicuramente l'incontro tra le due. Haruka aveva sofferto troppo, proprio come lei del resto, e altre sofferenze voleva evitargliele.

«Vedrai tesoro che è solamente questioni di giorni e ti comunicheranno tutto ciò che ti servirà sapere». Intervenne Mamoru, rincuorandola.

 

***

 

«Piccola hai finito finalmente?». La voce di Seiya interruppe le sue elecubrazioni mentali, erano quasi le nove di sera e proprio come si era prefissata aveva finalmente concluso di comporre il pezzo.

«Si, ma domani se non ti dispiace devi aiutarmi a provarla completamente prima che io vada da Lisa» mormorò stanca. La mano alle tempie a cercar di arginare un leggero mal di testa. Tutto sommato era normale: era da quella mattina che si era messa sugli spartiti, le meningi erano fuse ormai da ore.

«Certo, basta chiedere... ora però stacca e vatti a preparare andiamo a mangiare fuori sei stanca e non mi sembra giusto farti cucinare». Le disse lui. Gli occhi blu scuro puntati nei suoi, lo amava per quelle piccole attenzioni che le riservava. Essendo lui stesso il compositore del gruppo con i suoi due fratelli, sapeva alla perfezione l'impegno mentale che richiedeva specie se come in quel caso c'erano delle scadenze definite a priori da rispettare.

«Ma...». Provò a protestare dopo aver realizzato ciò che volevano dire le parole di lui, non riuscì a terminare la frase che lui intervenne nuovamente.

«Tranquilla ho pensato anche a questo mentre componevi, ci pensa mio fratello per stasera». Capì al volo cosa lei gli volesse dire. Oltre al lavoro quella era la maggior preoccupazione di sua moglie, la vide sorridere prima di alzarsi lievemente dalla sedia per baciarlo.

«Grazie, pensi sempre a tutto è per questo che ti amo». Le era immensamente grata per come aveva organizzato tutta la serata.

Devo capire come ha fatto a fare tutto senza che mi accorgessi di nulla, le telefonate le avrà pur dovute fare, probabilmente ero davvero troppo concentrata sulla melodia per sentire tutto.

Fu il pensiero di lei mentre si alzava dal pianoforte per andare a prepararsi. Arrivata in camera da letto aprì le ante dell'armadio alla ricerca dei vestiti adatti alla serata. Decise alla fine di indossare un paio di leggins neri, abbinati a una maglia dello stesso colore e a un maglione grigio lungo fino a metà coscia. Prese poi degli stivali grigi col tacco e una borsa nera. Si diresse dunque in bagno e arrivata davanti allo specchio sciolse il chignon entro cui aveva confinato i capelli per tutta la giornata. Li domò con alcune leggere spazzolate eppoi passò al trucco: optò per un trucco leggero sui toni del grigio e del perla per gli occhi, e un rossetto rosso per le labbra.

Direi che sono pronta. Una delle rare volte in cui non impiego ore a prepararmi oserei dire. Osservò soddisfatta la sua immagine nello specchio.

«Pronta?». Lo vide comparire nello specchio della stanza, indossava già la giacca che lei amava di più. Forse perché assomigliava tanto ad una giacca simile, ma indossata da qualcun altro. Incontrato anni e anni prima.

Non fare la stupida. Non puoi pensare ancora a quella storia, hai una vita tua. Sei andata avanti non tornare indietro solo per aprire ferite senza una motivazione.

Cercò di scacciare via i vecchi pensieri, in tutti quegli anni nei momenti più disparati la sua mente l'aveva sempre condotta in quella direzione. Ed era sempre stata una lotta per non affondare nuovamente.

«Direi che sono pronta e che possiamo andare». Esclamò allegra, in fin dei conti non poteva farsi rovinare la serata da un pensiero piombato nella sua testa così per caso senza una motivazione valida. Perchè una giacca di modello simile non era una motivazione.

 

***

 

Dopo aver sistemato i bagagli e una doccia veloce per recuperare un pò delle energie perse a causa del fuso orario di comune accordo con sua madre, Usagi e Mamoru avevano deciso di andare tutti fuori a cena. Approfittando della sua presenza la scelta era caduta su un locale molto rinomato alla fine del lungo mare cittadino. Per non avere troppi problemi con la gente aveva deciso di indossare i suoi soliti ray-ban scuri, da quando aveva lasciato la città la sua popolarità era cresciuta notevolmente e quello era uno degli innumerevoli risvolti negativi della medaglia.

Posò la forchetta nel piatto: era alla fine della seconda portata, un buonissimo arrosto con salsa al tartufo nero. Usagi alla sua sinistra invece era ancora alle prese con un piatto misto di uramaki, ossomaki e sushi. Mancava solo lei, e sarebbero finalmente passati al dolce.

Era stata una serata molto piacevole, ma la stanchezza del viaggio si iniziava a far sentire e non vedeva l'ora di poter posare le membra distrutte sul suo letto. Sua mamma era un pò invecchiata dall'ultima volta che l'aveva vista, ma tutto sommato era in grandissima forma. Lo studio di Mamoru aveva acquisito nuovi clienti e al suo futuro cognato la laurea in legge gli stava fruttando più che bene, ed era contenta per lui. Più che altro per sua sorella: meritava di essere felice dopo tutto ciò che aveva passato durante l'infanzia.

«Ecco, ho finito». La bionda dai lunghi codini allontanò il piatto spingendolo verso la parte centrale del tavolo rotondo. Era piena come un uovo, ma non poteva certamente rinunciare al dolce, al costo di farselo uscire successivamente dalle orecchie.

«Hai finito e anche se hai fatto fatica non rinunci di certo al dolce, vero?». La prese in giro il suo fidanzato, conoscendo Usagi fin troppo bene per sbagliare.

«Ovvio, al dolce non rinuncio mai!» sottolineò ella.

«Attenta Usa-chan, che poi se ingrassi a letto sarà un problema!». L'occhiataccia di sua madre arrivò nel giro di un secondo, facendola sorridere di gusto. Specie perché i due fidanzatini al suo tavolo arrossirono entrambi visibilmente « Eddai mamma, non fare queste facce ormai Usagi è grande e vaccinata è normale che si dia alla pazza gioia dopo quasi tredici anni di relazione poi..hanno tutti il diritto di farsi una sana scopata». Rincarò la dose, godendosi il color popora sulle facce dei diritti interessati.

«Haruka!». Odiava sua sorella quando la metteva in imbarazzo in quel modo, non aveva certamente tutti i torti ma su quelle cose lei era sempre stata molto molto riservata anche nei confronti delle sue amiche. Mamoru era stato fin dal principio come lei, se non peggio: per quanto ne sapeva lei nessuno dei suoi vecchi compagni di Università erano a conoscenza delle loro prestazioni sotto le lenzuola.

La motociclista era già persa altrove a osservare il grande salone del ristorante, la maggioranza delle persone che lo frequentavano erano benestanti e tra i tavoli sembrava di assistere a una sfilata di moda, una gara a chi sfoggiava il vestito più costoso. Riconobbe senza problemi dei capi di Guggi, Armani, Burberry e altre marche famose. Era proprio impegnata a radiografare il locale, nella speranza di individuare qualche donzella da provare ad avvicinare per la sera successiva momento in cui poteva ospitarla a casa sua, quando il suo campo visivo fu interrotto da una giacca di pelle seguita da un paio di gambe femminili che attirarono immediatamente la sua attenzione. I suoi occhi verdi percorsero la figura longilinea che si stava dirigendo al tavolo prenotato appositamente, e si scontrarono con una chioma fluente che ricordava vagamente le onde del mare.

Il suo cuore perse un battito.

Non essere stupida non può essere lei, sicuramente è una che le assomiglia non è mica l'unica ad avere i capelli di quel colore. O forse era davvero lei, ma non aveva il coraggio di ammetterlo a se stessa?

 

***

 

Si tolse il leggero cappotto e lo appoggiò sulla spalliera della sedia del ristorante, tutto il lavoro fatto durante il giorno le aveva provocato una gran fame. Si sedette al tavolo apparecchiato per due con una rosa bianca al centro, decise di mettersi a fianco del moro e non di fronte per avere una visione completa della sala ed essere anche più vicina a lui.

«Hai già in mente cosa prendere?». Le chiese lui dopo aver intrecciato la sua mano a quella di lei.

«Si, direi una bella frittura di pesce con insalata per contorno e il dolce senza ombra di dubbio». Esclamò «Forse anche un antipasto di mare, perché ho una fame da lupi, oggi mentre eri al lavoro non ho praticamente pranzato» ammise con aria colpevole, sapendo che lui non ne sarebbe stato particolarmente contento.

«Michiru, quante volte ti ho detto che devi mangiare senza saltare i pasti non ti fa bene fare così». La riproverò lui con sguardo leggermente severo.

«Non sono mai morta per questo lo sai» cercò di giustificarsi sorridendo, sapeva di giocare sporco con il sorriso. Lui non sarebbe riuscito a resisterle.

«Amore non è vero che non hai rischiato mai, ricordatelo». Mormorò lui, improvvisamente più triste al ricordo di anni addietro.

«Potevi anche evitare di far riferimento a quello». Esclamò contrita. Sapeva benissimo che per lei ripensare a quel periodo era sempre molto doloroso, era a conoscenza di ciò che aveva passato perché lui era già li con lei in quel periodo. Eppure a volte senza nemmeno rendersene conto ne riportava a galla segmenti più o meno grandi. Una cosa era certa: le aveva rovinato la serata.

Mi è passato pure l'appetito a ripensare a quello che è stato.

«Buona sera signori, cosa desiderate ordinare?». La voce del cameriere in smoking si intromise tra loro.

«Per me carpaccio misto di pesce e una frittura di pesce mista». Rispose la violinista.

«Frittura di totani con gamberi per me, e come antipasto porti un insalata di mare» rispose Seiya «da bere un vino bianco e dell'acqua naturale». Nonostante avesse mangiato abbondantemente a pranzo, anche lui iniziava a sentire i morsi della fame che incalzavano. Decise dunque di aprire uno dei pacchi di grissini a sua disposizione. «Oltre al concerto della scuola di musica, ne hai altri in programma per l'inizio della stagione estiva?»

«Molto probabile di si, ma se ne occupa Lisa dell'organizzazione per fortuna. Seguire l'organizzazione di più concerti non riuscirei proprio». Non sapendo cosa fare nell'attesa del piatto si mise a scrutare la sala, conosceva molto bene quel locale e sapeva anche il genere di commensali che lo frequentavano; spesso gente che conosceva per altri motivi.

 

«Mentre aspettiamo la frittura, io vado in bagno» esclamò dopo aver finito di mangiare il carpaccio di pesce. Pesce spada, tonno e salmone erano stati marinati in una salsa con limone, sale e sesamo. Complice anche la fame da cui era tormentata lo aveva divorato in un batter di ciglio. Il moro seduto al suo tavolo annui per non parlare con la bocca piena di insalata di pesce, un sostanzioso piatto con cozze, seppie, polpo, patate e prezzemolo. La seguì con lo sguardo fino a quando non svoltò diretta al bagno delle signore, potè constare così per l'ennesima volta la perfezione del lato B di sua moglie. Quel pensiero gli provocò una strana sensazione al basso ventre: era tanto, troppo tempo che non si concedevano un pò di intimità.

 

***

 

Poteva essere una buona occasione per mettere a tacere i dubbi che la stavano tormentando da una buona mezz'ora. Vide la ragazza oggetto del suo interesse dirigersi verso quello che doveva essere il bagno, poteva tranquillamente sondare li dentro il terreno. Sentiva la necessità di poter capire se la donna dai capelli di quel colore così strano faceva parte del suo passato oppure no. Poteva essere l'occasione buona per chiarire con lei e magari riprendere da dove tutto era finito anni e anni prima.

«Haru cosa prendi per dolce?». Era Usagi che la stava fissando con gli occhi di chi aveva appena visto un alieno. Per quanto tempo si era quasi estraniata dal contesto? Non si era nemmeno accorta di farlo.

«Penso i dorayaki con crema di azuki». Le rispose, era un dolce molto simile ai pancake americani, ma preferiva senza ombra di dubbio la versione giapponese del dolce. «Credo che andrò un attimo in bagno, dopo il dolce devo andare a pagare e ne ho proprio bisogno».

Si alzò quindi dal tavolo non curante, sistemandosi per bene gli occhiali scuri anche se non vi era la minima traccia di un raggio di sole, dopo tutto erano di sera. Si incamminò dunque verso il bagno delle signore, sperando di non attirare su di se sguardi indiscreti o peggio ancora strilli di donne che lo scambiavano per un depravato.

Decise di lavarsi le mani con molta traquillità mentre aspettava che colei per cui era li uscisse, non aveva intenzione di parlarle. Non sapeva nemmeno se lei l'avrebbe riconosciuta e non poteva prevederne la reazione dopo tutto quello che era successo, l'attesa la stava innervosendo parecchio.

Devo darmi una seria calmata, sembro un adolescente alle prime cotte amorose incapace di far godere una donna.

Alle sue orecchie giunse il rumore della porta che si apriva, e con lei aumentò innaspettatamente anche il battito del suo cuore.

 

***

 

«Parecchia gente in bagno?». si sentì chiedere non appena raggiunse il suo posto al tavolo.

«No guarda era tutto completamente libero, perchè me lo chiedi?». Quella domanda la incuriosiva e non poco, sembrava visibilmente preoccupato e gli occhi scuri di lui la fissavano quasi accusatori.

«Così, hai impiegato più tempo del solito e pensavo ci fosse la coda» mormorò il bruno.

«No e che ho impiegato qualche minuto per aggiustarmi il trucco, era un pò fuori posto ho fatto di fretta prima e sai che io a queste cose tengo molto». Spiegò, anche se sapeva che le domande di lui miravano ad altro. Sicuramente aveva paura che fosse andata in bagno per un motivo ben preciso, come più volte si era ridotta a fare in passato. «Non... non sono andata a vomitare se è quello che pensi». Preciso un po' irritata. «Sai benissimo che ne sono uscita da un bel pò» deglutì nervosa.

«Hai ragione scusami, sono uno sciocco». Lei aveva ragione, ormai era acqua passata ma non poteva fare a meno di preoccuparsi. La osservo ringraziare con un gesto il cameriere arrivato a portare le rispettive fritture e spremere graziosamente il limone sul pesce. Era cambiata molto, da fragile insicura l'aveva vista trasformarsi in una giovane donna che sapeva il fatto suo e che, spesso e volentieri, gli dava filo da torcere tenendogli facilmente testa.

Decise di non preoccuparsi troppo, e di concetrarsi sulla parte restante della cena.

«Fa niente, tanto ormai è inevitabile alla prima occasione tiri sempre fuori questa storia». Controbattè secca. Sapeva che lui non lo faceva apposta, o quanto meno lo sperava.

«Ma dai, ora non esagerare non è affatto vero quello che dici». La forchetta corse alle labbra con un grosso boccone. Poi afferrò la bottiglia di vino bianco e la versò nel bicchiere.

«Non so chi è che dice scemate tra i due, ma non fa niente dai non ho voglia di litigare anche con te. Ci manca solo, è un periodo stressante e altre preoccupazioni oltre a quelle che purtroppo ho e abbiamo già non me ne servono». Chiuse così il discorso prima di bere un sorso dal bicchiere che lui le aveva riempito.

Il suono di un cellulare che squillava interruppe il loro silenzio, Michiru afferrò la sua borsa riconoscendo la suoneria che riempiva quell'angolo del locale.

Il bruno le rivolse uno sguardo interrogativo, chi poteva chiamarla a quell'ora? Solamente una persona. Era dunque successo qualcosa di grave?

«E' Lisa, non è tuo fratello». Rispose alla domanda muta, in fondo anche lei aveva avuto paura di leggere un altro nome su quello schermo. Come già era successo altre volte «Pronto».

«Michiru scusami per l'orario, ti disturbo per caso?». La violinista a sentire la voce dell'altra tirò un grosso sospiro. Si la disturbava, sopratutto in quel momento.

« Figurati Lisa, non disturbi dimmi pure. Se mi hai chiamata è senz'altro importante». Mormorò stanca, sperando che non fosse una cosa lunga.

«Si Michi, ho appena aperto la casella di posta e mi hanno mandato l'elenco dei ragazzi che hanno scelto, con email e numero telefonico». La felicità nel darle quella notizia era palpabile.

Era ora, potevano aspettare ancora un pò per mandare questo elenco.

«Benissimo, mandami il nominativo dello studente che duetta con me via email con tutti i relativi contatti e fai uguale con tutti i musicisti che accettano di partecipare a questa manifestazione. Chiedi anche di comunicarmi i brani che hanno scelto per il duetto il prima possibile per definire una scaletta che abbia senso e che non sia fatta totalmente a caso e aver tempo di curare anche la grafica dei volantini che saranno distribuiti al pubblico con il programma del concerto. Grazie Lisa, buona notte». Spiegò professionale prima di chiudere la conversazione.

«Ci sono novità?». Fu la domanda di Seiya mentre lei riponeva lo smartphone nella borsa.

«Si, finalmente ha ricevuto la lista degli studenti per il concerto, mi avvisava di questo e del fatto che mi gira l'email entro la fine della serata». Gli spiegò.

«Signori desiderate un dolce?». Il cameriere ritornò al tavolo dopo aver portato via gli ultimi piatti.

«No grazie, basta così può portarci il conto». Aveva già in mente che tipo di dolce dare alla sua amata, e ciò che aveva in mente non era sicuramente nel menù del ristorante.

«Perché hai detto no? Io lo avrei preso molto volentieri». Protestò leggermente la ragazza, senza pensare al tipo di risposta che poteva ottenere a quel suo segnale di protesta.

«Amore questa sera il dolce voglio dartelo io» la voce improvvisamente più vellutata, nel leggero sussurro che le solleticò le orecchie. Arrossì leggermente, anche se ormai era una donna adulta le allusioni la mettevano sempre un certo imbarazzo. «Sei troppo tenera quando ti imbarazzi così. Vedrai che non te ne pentirai»

A sentirlo pronunciare quelle parole sentì un leggero brivido alle vertebre, l'intesa sessuale tra loro due era stata forte fin dal primo momento, ed era uno dei lati che le piacevano di più nel loro rapporto. Sebbene avesse avuto pochissime esperienze prima di lui, era convinta che nessuno sapeva toccarla come il bruno durante quei momenti.

E' tantissimo che non riusciamo a trovare un momento libero per coccolarci. Troppi erano gli impegni di lavoro di entrambi.

Si limitò a stringergli la mano, mentre il suo pensiero già volava al momento in cui sarebbero entrati in casa.

 

***

 

Aveva aspettato svariati minuti col cuore in gola nel bagno del ristorante, attesa che le era sembrata durare un'eternità. Le orecchie erano tese a captare qualsiasi momento prodotto al di la della porta chiusa. Alla fine però l'occupante del servizio igienico si era rivelata una signora anziana, e nemmeno aveva i capelli del colore che stava cercando. Si era perciò convinta che in quel ristorante c'era più di un bagno delle donne e lei aveva sbagliato a sceglierlo.

Tanto sicuramente non era lei, sarà semplicemente una che ha la passione per quel colore e si è tinta i capelli.

La delusione che cercava di non amettere nemmeno verso se stessa però era molta. Anche se per pochi minuti, aveva creduto al fatto che finalmente l'aveva ritrovata. Aveva creduto alla possibilità di chiarire con lei le cose che avevano lasciato in sospeso.

«Haru tutto a posto? Sei strana da quando sei tornata dal bagno, avrai per caso mangiato troppo?». Era sua sorella che la guardava perplessa.

«No figurati, sono solamente molto stanca e avrei voglia di andare a dormire». Mormorò lei. Anche se sapeva che difficilmente l'avrebbe data a bere a sua sorella. Gli occhi verdi vagarono per la sala alla ricerca del solito tavolo che aveva notato non appena era stato occupato.

La donna che aveva attratto la sua curiosità ancora non era tornata.

«Se sei stanca direi che è l'ora di andare a casa a riposare, così domani sarai fresca per il rientro a casa tua». Questa volta era sua madre a parlare, e non aveva nemmeno tutti i torti.

«Direi di si, altrimenti rischio di addormentarmi qui e svegliarmi poi è un casino». Rise «Vado a pagare, offro io per tutti stasera e possiamo andarcene».

 

 

***

 

Posò il mazzo di chiavi sul mobile dell'ingresso, era salita in casa mentre Seiya portava la macchina in garage, appositamente per controllare la casella di posta sul portatile Apple che aveva dimenticato acceso da quella mattina sul tavolo della cucina. Sfilò tranquillamente il cappotto e lo appese all'appendi abiti alla sua destra. Vista l'ora tarda decise di togliersi anche le scarpe per non fare un eccessivo rumore coi tacchi.

Ancora un ultimo sforzo per oggi, e la giornata finalmente giungerà al termine. Desiderava solo potersi abbandonare tra le lenzuola in compagnia del marito, da troppo tempo non vivevano più momenti simili e sia la mente, sia il corpo li bramavano più di ogni altra cosa.

Mosse leggermente il mouse e lo schermo del computer si illuminò sotto il suo sguardo, il programma della casella di posta era già aperto. Lo aveva dimenticato così dopo aver fatto colazione. In grassetto in cima all'elenco vide l'email di Lisa. Ci cliccò sopra mentre si sedeva sulla sedia. Come aveva immaginato l'elenco era tutt'altro che corto, ma per fortuna era in ordine alfabetico e quindi trovò facilmente il suo nome nella lista. I suoi occhi blu lessero il nome tra gli altri. E il suo cuore perse un battito.

No non è possibile che sia lei. Sarebbe troppo meschino il destino.. Usagi Tenou. Quel nome non le era affatto nuovo, apparteneva al passato che con tanta difficoltà stava cercando di dimenticare e lasciarsi alle spalle. Improvvisamente avvertì due labbra appoggiarsi sulla pelle candida del collo. Sobbalzò lievemente.

«Amore sono io». La voce vellutata di lui le solleticò le orecchie. Il respiro leggermente accelerato causato dalla lettura di quel nome sullo schermo era quasi impercettibile. «Arrivata la lista dei nomi?».

«Si». Mormorò voltandosi leggermente. «Non ti ho sentito entrare in casa, mi hai fatta spaventare».

«Con chi devi duettare?». Mormorò mentre le lasciava una scia di baci sulla spalla. Uno dei punti che sapeva piacerle di più. Sentì il suo respiro interrompersi appena sotto le sue avances.

«Non importa adesso, non ho voglia di parlare di lavoro...pensiamo un pò a noi ora». Sussurrò prima di mordergli dolcemente il labbro, gli occhi fissi in quelli di lui improvvisamente ardenti.

«E a cosa vuoi pensare, spiegami». La provocò, sapeva che in quel modo l'avrebbe messa in imbarazzo. Ma sapeva anche vederla arrossire era qualcosa di tremendamente sensuale ai suoi occhi. In tutta risposta la osservò piegare la testa di lato, come se la risposta fosse la più ovvia del mondo. La vide avvicinarsi per baciarlo ancora, questa volta con più trasporto del leggero morso di pochi istanti prima. Sentì le dita di lei intrecciarsi dietro alla sua nuca per non farlo allontanare. La fece dunque alzare per poi farla sedere sul tavolo, prima di riprendere a baciarla, deciso a comunicarle con quell'unione tutto il bisogno che aveva di lei. Di amarla, di possederla.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Arwen297