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Autore: _MartyK_    17/09/2016    1 recensioni
#markson
Mark Tuan è un hikikomori: da quando aveva sedici anni vive rinchiuso nella sua stanza, non curandosene del mondo esterno e della realtà. E' timido, perennemente imbronciato e un tantino scontroso con chiunque gli rivolga la parola. I suoi genitori hanno provato a farlo convivere con alcune ragazze in affitto, ma purtroppo non ha funzionato, così chiedono l'aiuto di un... ragazzo.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mark Tuan sapeva di non essere un ragazzo normale.
Sì, insomma, chi è il folle che decide di sprecare gli anni più belli autosegregandosi in una minuscola camera da letto?
In effetti, se ci pensava, pareva strano anche a lui.
Ma la verità è che la situazione era diventata insostenibile, suo padre Raymond non faceva altro che inculcargli nella mente l'idea di completare gli studi, di diventare un medico o un avvocato, di fare carriera eccetera. Per carità, era un buon augurio, ma la sua era un'ossessione: al mattino, prima di andare a lavoro, leggeva un quotidiano a caso, beveva caffè e incominciava ad esprimere le proprie opinioni a riguardo.
Mark non ne poteva più, e sua madre Simone non era di certo d'aiuto. La sua paura più grande, essendo poco loquace e insicuro di per sè, era proprio di non riuscire a raggiungere gli obbiettivi fissati dal padre.
La realtà era un posto brutto, la scuola era noiosa e i compagni erano malefici e spietati con quelli come lui. Sempre se esisteva qualcuno come lui. Anche i suoi gusti erano strani: adorava i programmi scientifici, detestava la musica pop, preferiva un bel maglione caldo ad una T-shirt firmata e aveva la camera piena zeppa di peluche.
Ultimamente gli capitava spesso di scambiare la notte per il giorno e viceversa, in quanto passava la maggior parte del tempo su internet e su Facebook. Lì aveva un sacco di amici, chattava con tre-quattro persone contemporaneamente e i like per i suoi stati in stile emo depresso andavano a go go.



Aveva ancora gli occhi incollati al computer, quando sua madre bussò alla porta.

- Che vuoi ma'?!- borbottò lasciandosi sfuggire uno sbuffo.

- Tesoro è pronto il pranzo, te lo lascio qui come al solito?- chiese dolcemente la donna. Mark alzò gli occhi al cielo.

- Come al solito-
Il ragazzo si alzò dalla sedia e andò ad aprire la porta, prendendo il vassoio con il cibo e 'ringraziando' la madre con un'occhiata infuocata.
Guardò il cibo che aveva preparato e quasi gli venne la nausea: odiava il pollo fritto con le patate al forno.
Mangiò il pranzo con disgusto e subito dopo si fiondò al computer, controllando la home di Facebook. Il social aveva pure il coraggio di mostrargli 'persone che avrebbe potuto conoscere'. Gli veniva da ridere al solo pensiero.
Scrutò annoiato i profili, fino a quando non gliene comparve uno piuttosto interessante.
Jackson Wang.
Capelli folti e neri come la pece, un paio di occhi a mandorla incorniciati da un visino dolce, i lineamenti erano fini e deliziosi. Il sorriso era a dir poco ammaliante e lo sguardo era di chi la sapeva lunga. In braccio a lui c'era un gattino così carino che il cuore di Mark si riempì di tenerezza.
Non seppe per quanto tempo fissava l'immagine del profilo del ragazzo, probabilmente aveva una faccia da ebete.
Alla fine decise di informarsi un po' di più su di lui.
Bene, veniva da Hong Kong, praticava lo scherma e il suo sogno era quello di diventare un body builder. Scosse la testa e se la resse con la mano sinistra, appoggiando il gomito sulla scrivania.

''Body builder, pff sai che roba.. e scommetto che ha una marea di ragazze che gli muore dietro'' pensò scocciato. La voglia di chiedergli l'amicizia era calata a picco.

- Maaark, Sun Hi è arrivata!- urlò quella che doveva essere la voce di Simone dal piano di sotto.
Il ragazzo congiunse le mani e pregò che fosse tutto un incubo. Sun Hi era la ragazza in affitto per lui.
In passato ne aveva avute due o tre, ma le aveva malamente rifiutate perchè o si comportavano da psicologhe con lui, oppure si annoiavano e iniziavano ad elencargli i suoi tanti difetti. Sapeva che i genitori erano preoccupati per lui, ma in fondo era proprio per colpa loro che si ritrovava in quelle condizioni. Le loro pretese avevano fatto sì che si richiudesse ancor di più in se stesso.
D'un tratto la porta si spalancò e sull'uscio comparve la figura della ragazza. Mark si chiese come mai non avesse ancora obbligato i suoi a mandarla via.

- Ciao Mark- lo salutò lei tutta sorridente. Il ragazzo si limitò ad un cenno del capo e chiuse il computer, sistemandosi meglio sul letto. Sun Hi chiuse la porta e si sedette accanto a lui.

- Com'è andata la giornata?-

- Il solito, una noia totale- rispose come un'automa l'altro.
Prese un coniglietto di peluche e lo strinse a sè, accarezzandogli le guance e sussurrando qualcosa di troppo basso per arrivare alle orecchie della ragazza.

- Lo sai che non puoi andare avanti così, vero?- chiese ancora Sun Hi. Mark le rivolse un'occhiataccia e la ragazza abbassò lo sguardo imbarazzata.

- Oh giusto, che stupida, i tuoi te l'avranno già detto un milione di volte- borbottò grattandosi la nuca.

- Esattamente, me l'hanno già detto-
Perfetto, Mark era più scontroso e asociale del solito e la cosa non prometteva nulla di buono.

- Quindi... che ti va di fare?-
Nel suo repertorio erano terminate le domande di emergenza, per cui o rispondeva o la mandava gentilmente a quel paese.

- Vorrei che te ne andassi- ammise apertamente l'altro. Sun Hi serrò la mascella e sospirò. Prima o poi sarebbe successo.
Gli accarezzò la schiena e poi si alzò, biascicando un flebile 'stammi bene' e abbandonandolo per sempre.
Un po' si era affezionata a lui, aveva capito che era un tipo che non aveva mai molto da dire, ma tenere una conversazione con Mark era più difficile di quanto potesse immaginare.
La sera qualcuno irruppe senza permesso nel suo rifugio.

- Mark, voglio parlarti un attimo- era Simone. Il ragazzo fece no con la testa.

- Voglio stare da solo- borbottò con la faccia spiaccicata sul cuscino. La madre tirò un sospiro e si sedette accanto a lui, accarezzandogli apprensiva i capelli biondo cenere.

- Stiamo solo cercando di aiutarti, vogliamo che ritorni il Mark di una volta, però anche tu devi venirci incontro o non funzionerà mai- spiegò la donna.

- E' colpa vostra se sono così- la voce del ragazzo si incrinò un poco.
Gli venne un magone in gola e la sensazione di stare per scoppiare a piangere, era orribile.

- Vogliamo solo il tuo bene Mark, solo questo- replicò Simone, asciugandosi una lacrima col dorso della mano.
Mark si tirò su a sedere e la fissò con gli occhi arrossati.

- Davvero?- domandò con lo sguardo curioso. Sembrava un cane bastonato.

- Amore, certo che sì!- il cuore di Simone cedette e allacciò le braccia al collo del figlio, abbracciandolo.
Mark fu preso in contropiede e sgranò gli occhi. Non riceveva un abbraccio materno da una vita, era decisamente poco abituato.
Ricambiò la stretta in modo impacciato, accarezzando la schiena della madre. Stettero in quel modo per un po', assaporando appieno quel momento. Quando la madre sciolse l'abbraccio, gli diede un bacio in fronte e gli augurò la buonanotte.

- Prometti di cambiare?- chiese speranzosa.

- Non lo so-

- Ah...-

- Cioè, ci proverò- la risposta di Mark era incerta, ma Simone non sembrò farci caso più di tanto.

- Fa' sogni d'oro- disse e chiuse la porta.
Il ragazzo poggiò i suoi occhiali sul comodino e si tirò le coperte, coricandosi circondato dai suoi amici pelosi. Fissò il soffitto per una manciata di minuti, ripensando alla richiesta della madre.

Prometti di cambiare?

A Mark sembrò di sentire ancora la voce della madre, come un eco lontano che si espandeva nella stanza e ritornava rimbombando nelle sue orecchie. Il fatto era che voleva cambiare, lo voleva davvero. Perchè odiava il suo carattere bipolare, odiava il non riuscire ad esprimersi completamente, odiava la sua diffidenza, ma soprattutto odiava se stesso.
Il magone gli stava distruggendo la gola e gli occhi pizzicavano da morire, stava per piangere se solo Morfeo non l'avesse accolto prontamente fra le sue braccia.
I sogni erano troppo belli per far parte della realtà.






* * *







Il mattino dopo Mark si svegliò verso le nove di mattina, strofinandosi gli occhi con le mani e sbadigliando nel modo più rozzo che esista. Mise gli occhiali e andò direttamente verso la scrivania, con l'intenzione di passare le ore mattutine giocando a qualche videogame per idioti come lui. Aveva già in mente tutto, si era programmato l'intera giornata ma come al solito sua madre adorava incasinargli la vita.

- Maaark, vieni a salutare una persona che è qui per te!- urlò con quella sua voce stridula e acuta. Il ragazzo strizzò gli occhi e imprecò in tutte le lingue che conosceva.

- Falla salire su- disse in risposta.
Si alzò dalla sedia e nel frattempo mise a posto il letto, non curandosi del fatto che fosse praticamente in mutande. Sicuramente era un'altra cretina che veniva pagata profumatamente ogni settimana per ribadirgli di farsi una vita sociale e di svegliarsi.
La porta della sua stanza si spalancò per l'ennesima volta, rivelando una figura... diversa.
Era un ragazzo.
Ed era alto, con i capelli neri, una T-shirt bianca e i pantaloncini blu. Mark sgranò gli occhi e aggrottò le sopracciglia non appena si rese conto di averlo già visto da qualche parte. Poi una lampadina si accese nel suo cervello e capì che era la fine.


Jackson Wang, il suo nuovo amico in affitto.



***
ehm... saaalve! Finalmente anch'io pubblico qualcosa nel fandom XD premetto che non conosco bene la vita degli hikikomori, i cosiddetti 'nuovi eremiti', per cui posso solo immaginare. Diciamo che la loro situazione mi ha ispirata guardando il programma Le Iene e... eccomi qua. Poi per i personaggi beh, non conosco il nome della madre di Mark e ho messo un nome scelto a caso -.-'' detto questo boh... spero vi piaccia :)
baciiii _MartyK_ <3 
   
 
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