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Autore: GanzoBello    17/09/2016    0 recensioni
Racconto puramente inventato, tutta la storia non si riferisce ad avvenimenti reali o in qualche modo collegati alla realtà.
Persone da me citate non esistono nella realtà. Ogni riferimento ad avvenimenti reali è puramente casuale.
Philippe è un ragazzo con il passato difficile che vive in una splendida Parigi. La storia narra dei suoi ultimi cinque giorni conosciuti.
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Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siamo fatti di questo? Siamo fatti di solo sangue e carne? 

Ogni volta che la squarcio guardandomi allo specchio me lo domando. 

Vedo solo semplici sfumature di rosso. Niente blu o bianco, niente differenze tra muscoli volontari o involontari. Niente solite bugie raccontate da anatomia. Vedo solo rosso, che cola, che schizza e che macchia le pareti bianche vicino allo specchio. Sangue su sangue che il mio corpo vomita dal suo interno come se neanche lui lo volesse.

Il mio corpo ha accettato da anni la mia volontà. 

Non si ammala più, non si infetta più e non mi fa più sentire le punture. 

Sa pure lui che questo è giusto. Lui ha una coscienza e sa che è giusto.  Lui accettò tutto anni fa.

Lui non era solo carne e sangue, anche se mi mostrò solo quello per un periodo. 

Lui aveva deciso di non mostrarmi il resto di se stesso per via di quello che avevo fatto. Eppure sapevo che un giorno lui mi si sarebbe rivelato. Quel giorno arrivò proprio mentre mi guardavo allo specchio.

Mi toccavo la pancia, sentivo un dolore, cosa strana visto l'antidolorifico che avevo in circolo. 

Uno squarcio mi si aprì in quell'istante  nel mio basso ventre. Dei denti e una lingua fuoriuscirono formando una sorta di mostruosa bocca all'interno del mio corpo. 
La bocca si leccò i denti che grondavano sangue e pezzetti del mio intestino. Li leccò, li succhiò, li pulii di ogni pezzettino rendendoli di nuovo bianchi scintillanti, deglutii e si preparò a parlarmi. 

- Esatto Philippe, il giorno è oggi! - 

- Sei tu il mio corpo? - dissi euforico per la visione. 

- Si Philippe, sono il tuo corpo, non mi riconosci? -

- Si corpo ti vedo, finalmente ti vedo, come mai non eri mai apparso prima? - 

La bocca allungò la sua lingua fino al mio volto. L'avvolse intorno al mio collo. Era soffice. Mi dava la stessa sensazione di un gatto che cerca le coccole sopra al letto. Sapete uno di quei gatti che quando si è sdraiati sul letto tranquilli, vengono a cercare coccole, strusciandosi sul collo, sapendo che quello è un nostro punto debole. 

La lingua lo sapeva. Il gatto lo sapeva. 

- Philippe non sono mai apparso prima, perché io so cosa hai fatto - 

Le parole del mio corpo erano stranamente chiare anche se la lingua era avvolta intorno al collo. 

- Lo so corpo, per questo ti ringrazio di sopportare la nostra punizione - 

- Oh Philippe, io l'accetto ed anzi sono apparso oggi perché voglio aiutarti -

La lingua iniziò a stringere la presa, voleva strozzarmi. 

- Grazie Corpo, anche tu mi giudichi pronto? Anche tu mi hai perdonato? - dissi con l'ultima aria che avevo in corpo. 

- Si Philippe, io sono il tuo corpo, so cosa è meglio per te. E' meglio che riposi ti sei punito abbastanza, io sono stanco di  sopportare quell'orribile colpa. Anche Parigi ci ha perdonati! Ricordi? - 

Afferrai la lingua con le mani e iniziai a spingerla via dal collo.

- Philippe perdonati per ciò che hai fatto! Philippe lasciati morire! -  urlava la bocca aumentando la presa.

- No - urlai e morsi la lingua.

Mi accorsi di non avere la mia all'interno della bocca. Era scomparsa. Il pensiero non mi sconvolse più di tanto così continuai a mordere la lingua. 
Il sangue scoppiò a fiumi, inondandomi la gola. Cercai di non deglutire, ma senza lingua non ci riuscivo. Non potevo oppormi. La bocca rideva. Piano piano stavo finendo all'altro mondo. Mi sentivo i polmoni pieni del mio caldo sangue. Iniziai a vedere tutto sfocato, poi svenni. 

Al mio risveglio ero solo, con una corda intorno al collo sporca di sangue. 

Doveva essere stato tutto un allucinazione.  Doveva essere una di quelle allucinazioni che viene provocata dall'antidolorifico. 

Doveva essere così, lo accettai subito, anche se nella mia testa sentivo ancora ridere la bocca. 

La sentivo ridere e la sento ridere tuttora. 

Perché infondo neanche il mio corpo, mi ritiene pronto. Neanche il mio corpo si è perdonato. 

Lui ha accettato il nostro destino.

Lui ha accettato la nostra scelta. Ha deciso che andava bene, che dovevamo pagare per ciò che avevamo fatto.

Perché la colpa non era sua, la colpa era di Philippe.  

   
 
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