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Autore: Lilith_and_Adam    18/09/2016    2 recensioni
E se Sasuke avesse avuto una sorella? Anzi... E se Itachi ne avesse avuta una?
Rei ha un unico obiettivo: proteggere la sua famiglia. Ma porta con sè un grande segreto, così grande che neanche lei ne è a conoscenza.
La sua mente è spezzata, il suo cuore è freddo e la sua anima è divisa.
L'universo sa sempre cosa fare per mantenersi in equilibrio, ma lei spezzerà quelle regole che limitano gli uomini e li vincolano all'odio. L'amore non sempre è una cosa buona...
Genere: Azione, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sabaku no Gaara, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 2: Memorie di un’altra vita.


Sapete, personalmente non ho mai creduto in nessun dio ma non mi sono nemmeno mai definito un amante del destino, sono sempre stato dell’idea che l’universo sapesse cosa fare per mantenersi in equilibrio e che non c’era bisogno che noi andassimo a disturbarlo.
«Aspettami, Mei! Hai idea di quanto pesa questa dannata spada?»
«Sbrigati e non ti lamentare! L’ho dovuta portare io per tutto il giorno, quindi ora te la becchi tu! Ah, Saika-san, guarda quel medico, è così giovane, carino...»
«Mei! Concentrati!»
«L’ho trovata, è da questa parte.»
I due fuochi fatui svolazzavano indisturbati per i corridoi dell’ospedale, attraversando i petti della gente, consci del fatto che nessuno potesse vederli. Bhè, tutti tranne lui...
A quei tempi non era poi così abile con le tecniche ninja, infondo era solo un bambino, ma riusciva a controllare un po’ lo sharingan e quando quelle due gli sfrecciarono davanti non poté ignorarle. Aveva visto già altre volte degli spiritelli simili, di solito si trattava di parenti con questioni in sospeso o bambini che avevano voglia di giocare e fare scherzi anche dopo la morte; tuttavia, una delle due si portava dietro una specie di grossa katana fantasma tutta incisa con ideogrammi antichi, anche volendo era impossibile ignorarle.
«Sicura che siamo in tempo? L’ultima volta eravamo in ritardo di giorni...»
«Sono sicura! Questa è la volta buona, dobbiamo solo aspettare che la temperatura scenda abbastanza e poi possiamo procedere...»
Discorsi strani persino per due spiriti, pensò. Le due fiamme bianche scomparvero dietro la porta della sala parto e lui tornò a sedersi al fianco di suo padre.
Fugaku era un uomo sempre molto pacato, impossibile da scomporre e con uno sguardo a metà tra il severo e la noia sempre stampato sul volto; eppure, quel pomeriggio d’estate era palese che fosse nervoso, aveva il copri fronte tra le mani e lo torturava picchiettandoci sopra con le dita, e torturando anche le sue povere piccole orecchie.
Trascorsero due ore e finalmente padre e figlio poterono entrare nella stanza dove riposava Mikoto.
In una piccola culla, sotto lo stanco e sereno sguardo dei suoi genitori, si trovavano le due persone che avrebbero cambiato la vita del piccolo Itachi per sempre. A destra riposava Sasuke, avvolto ben stretto nella sua copertina azzurra; a sinistra, invece, Rei era vigile e fissa a guardare il fratello dormire.
Una brezza leggera entrò dalla finestra e Rei sembrò restare ipnotizzata dal vento che le accarezzava la pelle. Rei era una di quei pochi bambini che venendo al mondo acquisivano una particolare abilità, una di quelle che noi chiamiamo “abilità innate”, solo che la sua era rara e... diversa.
Rei era nata alle ore 18.27, appena tre minuti dopo il fratello, ed era biologicamente deceduta alle ore 18.32, la sua temperatura corporea era scesa ben sotto i 35°, arrivando a -5°C. La sua struttura molecolare era stata totalmente distrutta e ricostruita dopo che i canali del chakra erano entrati in contatto con i vasi sanguigni; all’esterno sembrava una normale neonata, all’interno era capace di far arrivare il suo corpo a temperature molto vicine lo zero assoluto; nonostante tutto, il suo cuore batteva, i polmoni si contraevano facendola respirare e i suoi occhi neri lo fissavano e scrutavano cercando di capire qualcosa della sua anima.
«Alcune cose non possiamo spiegarle», gli spiegò Mikoto, «sono solo doni del cielo e dobbiamo accettarli così come ci vengono dati.» Lei era estremamente  devota alla Dea, ma i due spiritelli che se ne stavano appoggiati al lato della culla gli facevano pensare che magari i doni vengono fatti per un motivo...
«Ehi Mei, lo senti?»
«Si. Ci spia da ieri, non pensavo che qualche umano potesse riuscire a vederci.»
«Bhè, io riuscivo a vederti da piccola...»
«È diverso!»
«Adesso basta!» Lo spiritello seccato si avvicinò velocemente alla porta, la fece scorrere e si rivolse al bambino. «Entra!»
«Con permesso...» disse Itachi quasi imbarazzato.
I due spiriti brillarono per un po’ poi uno si trasformò in una ragazza alta con i capelli lunghi e un lungo kimono antico, l’altro in una bambina che poteva avere una decina di anni, con i capelli legati in una lunga treccia e quella grossa katana sulle spalle. Avevano entrambe uno strano simbolo sulla tempia sinistra, sembrava uno di quei vecchi sigilli che si mettevano ai criminali di guerra.
«Io sono Mei» disse la ragazza a destra portandosi una mano sul cuore, «e questa è Saika-chan!» terminò tirando le guance alla bambina.
«Su, dicci perché ci segui sempre.» disse Saika.
Mei, sembrava gentile, forse solo un po’ esuberante ma quasi materna con la piccola Saika che sembrava essere più riservata e fredda.
«Voi siete spiriti guardiani?»
Ne aveva sentito parlare spesso dai sacerdoti al tempio, sono spiriti che ci guidano segretamente nelle scelte della vita.
«No! Ti sembriamo per caso quegli antipatici? Noi, mio caro, siamo spiriti della morte!» Mei sembrava offesa.
«Siamo legati alla tua sorellina.» Saika si avvicinò alla culla di Rei. «Lei è morta e tornata in vita appena dopo la sua nascita, è un evento raro e vogliamo scoprire perché Lui ha graziato questa bambina.»
Mei apparve dietro a Itachi e si mise ad accarezzargli le spalle. «Tranquillo, non le faremo del male, siamo qui solo per capire cosa può fare Rei per Lui... però, gradiremmo che tu non dicessi nulla riguardo tutto ciò, nemmeno ai tuoi genitori.»
Annuì, forse voleva anche lui restare a vedere cosa sarebbe successo...
 
* * *
 
Molte volte, durante quell’anno, Fugaku e Mikoto avevano discusso delle sorti di Rei. Il clan era stato sempre molto rigido riguardo ai figli che avrebbero avuto parte attiva nelle “questioni del clan”, chi non era ritenuto adatto doveva essere tenuto al di fuori da qualsiasi evento, comprese le riunioni segrete che si tenevano tra gli shinobi del clan. Rei non avrebbe mai potuto manipolare il fuoco come ogni altro Uchiha e, probabilmente, non avrebbe avuto mai la possibilità di risvegliare lo sharingan, agli occhi degli anziani non era un’ Uchiha e, agli occhi di suo padre, era solo uno scherzo della natura.
Quando erano piccoli, i tre fratelli, non si separavano mai, anche quando Itachi era occupato con l’accademia Gli altri due andavano a regalargli i loro sorrisi. Sasuke era sempre attento, maniaco del perfezionismo fin da piccolo, ogni cosa doveva essere fatta secondo un suo criterio; Rei, invece, era sempre in disparte, non gli andava di giocare con gli altri bambini e, a volte, nemmeno con il suo gemello, vantava la percentuale di sorrisi e parole dette più bassa nella storia dell’umanità, Itachi, d’altro canto, vantava di aver ricevuto la maggior parte di quelle parole e sorrisi.
Mei e Saika erano sempre dietro di lei, la seguivano perennemente, a volte sedute sulle sue spalle, a volte le entravano nello spirito, a loro dire, per stare più comode, eppure Rei sembrava non curarsene, raramente dava loro retta, sembrava sempre che le ignorasse, ma forse semplicemente non voleva che qualcuno le scoprisse, quelle due erano il suo segreto più grande.

Credo di non essere mai riuscito a proteggerla come si deve, nonostante fossi il suo “fratellone” e lei cercava costantemente la mia approvazione su tutto, credo che più che come suo fratello, lei mi vedesse come la sua figura paterna, nostro padre la ignorava e la bistrattava ogni volta che se la trovava davanti, per lui Rei era la vergogna della famiglia, ma a lei non importava cercava di fare di tutto pur di essere accettata da lui, andava sempre in giro dicendo che lei sarebbe diventata il nuovo comandante, direi che puntava molto più in alto dell’hokage.
Mi piaceva insegnare a quei due, anche se ancora erano troppo piccoli per eseguire delle tecniche, mi chiedevano sempre di insegnargli a usare i kunai. A Sasuke piaceva guardarmi, per lui era come se stessi danzando ogni volta, invece Rei riusciva sempre, anche se era come se non volesse prendere in mano un’arma, credevo che avesse paura di ferirsi, era molto spesso distratta.
 
Un giorno, tornando a casa, Itachi trovò suo padre che lo aspettava seduto al tavolo da pranzo, pronto a rimproverarlo, a lui non piaceva che portasse Rei al campo di addestramento, lo aveva severamente proibito. Al figlio non piaceva disobbedirgli ma non poteva nemmeno resistere alle richieste della sua sorellina.
«F-fermo, non rimproverare Onii-sama, ti prego.» balbettò Rei dall’altro lato della stanza, appoggiata allo stipite della porta. «Gli ho chiesto io di portarmi.»
«Tu sta’ zitta!» era molto più che duro con lei. «Un buon soldato rispetta sempre gli ordini!»
«Onii-sama non è un soldato!» aveva gli occhi strizzati e la coda tra le gambe, «Devi smetterla di trattarlo così, lui non è un soldato, non è il tuo burattino, lui è il MIO Nii-san!»
«Rei-chan ora basta...» Le sussurrò Mei, ma le sue suppliche non ebbero effetto. In teoria a quattro anni non avrebbe dovuto avere il chakra necessario per tirare nemmeno un pugno, tuttavia si vide chiaramente che si stava caricando e face apparire spuntoni di ghiaccio dal pavimento che intrappolarono Fugaku e lo trapassarono all’altezza della spalla destra. Sui suoi piccoli occhi le tre inconfondibili tomoe dello sharingan si tingevano di bianco sul nero dei suoi occhi. Rei aveva conosciuto l’odio già in tenera età e il rimorso per non averglielo impedito avrebbe accompagnato il fratello maggiore per tutta la vita, specialmente per le ore successive.
Itachi si gettò su di lei cercando di calmarla «Rei basta ora!», lei lo abbracciò forte e lasciò andare il padre.
«N-nii-san...», fu l’ultima cosa che riuscì a dire prima di svenire tra le sue braccia.
Quando l’uomo la prese a sé sembrava quasi affranto.
«Cosa hai intenzione di fare padre?»
«Quello che avrei dovuto fare molto tempo fa...»
Lui la portò in giardino e la posò sull’erba mentre iniziava a disegnarle intorno un sigillo circolare, quando ebbe terminato si inginocchiò e iniziò una nenia incomprensibile. Le stava sigillando il chakra.
Le urla laceravano l’aria e frammentavano il cuore del povero Itachi mentre delle scosse ricoprivano il suo corpo. Pian piano vedeva comparire lo stesso segno che vedeva ogni giorno sul volto di Mei e Saika.
Ancora oggi mi chiedo perché non feci niente, rimasi bloccato in piedi dietro mio padre, credo che fu quello il momento in cui giurai che avrei fatto di tutto pur di non farla soffrire mai più.
 
* * *

Quando entrò nella stanza vide Mei e Saika che accarezzavano dolcemente una Rei addormentata.
«È questo il destino che spetta a quelli come noi.» Iniziò Saika «Prima o poi perdiamo il controllo e facciamo del male a qualcuno, le nostre abilità non sono altro che la punizione per la nostra ostinazione a rimanere in vita. Quel sigillo le impedirà di invecchiare troppo, ad un certo punto della sua vita smetterà di crescere e sarà condannata a vagare per la terra anche dopo che sarà uccisa, è la nostra maledizione. Io uccisi mio fratello il giorno in cui me lo fecero e Mei... suo figlio.»
«Basta adesso... Itachi-kun, c’è una cosa che voglio chiederti. Ama tua sorella, non farla soffrire, resta per lei l’idolo che crede.»
Annuì.
Ognuno ha le proprie maledizioni, Itachi avrebbe scoperto le sue solo qualche tempo dopo, ma giurò che il mondo sarebbe stato diverso per lei, sarebbe stato migliore...
 
   
 
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