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Autore: rose_    18/09/2016    0 recensioni
[2006-2008] Marta Peterson è l'acclamata tastierista dei Bleeding Through. Un tour a fianco degli Avenged Sevenfold le presenta Zacky Vengeance e l'amore nella sua accezione più pura. Ma qualcuno pronto a tutto pur di averla per sé ha in serbo qualcosa per lei... e Marta è decisa ad arrivare fino in fondo alla verità, costi quel che costi.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PARTE TERZA
37.

COMING HOME

 

My story ends
Not far from where it started

 

 

Quando Zacky tornò in sala, guardando dritto di fronte a sé nella sua direzione, un brivido accarezzò le spalle di Marta. Sembrava un divo anni '50 con il completo elegante, i capelli tenuti indietro da un po' di gel brillante e le scarpe lucide bianche e nere del tutto simili a quelle dei ballerini di tip-tap.

“Devo parlarti” disse mentre faceva allontanare Angelica da lei, per farsi posto. La sorella della sposa incrociò le braccia al petto e sbuffò come una bambina appena rimproverata per una colpa non sua. Doveva aver cambiato idea nei confronti dei personaggi famosi di cui fare vanto nei racconti alle amiche. O forse aveva solo capito che le sarebbe toccato tornare al tavolo e aspettare il prossimo compagno di ballo, fintanto che la migliore amica di sua sorella era occupata in una conversazione fitta fitta con il suo ex.

Marta inspirò a fondo. “Adesso?

“Adesso, dopo, domani... basta che mi ascolti.”

“E se non ne avessi voglia?”

Socchiuse gli occhi e lo scrutò con diffidenza, mentre emozioni e sentimenti repressi per mesi riaffioravano come fiori gettati in acqua.

“Senti, voglio solo che mi ascolti, d'accordo? Poi potrai trarre le tue conclusioni. Non pretendo che tu mi creda.”

Le prime note di un lento dei Guns n'Roses riecheggiarono nella sala. Marta distolse lo sguardo da quello di Zacky, incerta.

“È passato un po' troppo tempo, non ti è venuto in mente?” ripeté per la seconda volta. Forse, se avesse continuato a ripeterlo ad alta voce, se ne sarebbe convinta anche lei una volta per tutte. E invece quel traditore del suo cuore continuava a battere all'impazzata, chiedendole un'altra chance.

“Non ti ho chiesto di ascoltarmi adesso. Prenditi il tempo che ritieni necessario, ma prova almeno a sentire cosa ho da dirti. Sono successe cose che meritano delle spiegazioni, prima di gettare tutto all'aria per davvero.”

“Saggezza a profusione” ironizzò in pieno stile Alice Ferri. Se ne pentì immediatamente, ancora prima di provare la fitta di delusione che la investì quando le braccia forti di Zacky la lasciarono andare.

“Immagino sia un no.”

I loro occhi si incontrarono di nuovo, perdendosi gli uni in quelli dell'altro. Perché era così maledettamente difficile continuare a provare rancore verso quell'uomo, adesso che era lì in carne ed ossa di fronte a lei, con in mano la promessa di una nuova possibilità?

“Ci penserò su. Adesso godiamoci la festa dei nostri amici” e ritornò a passi sicuri verso Angelica, pronta a riprenderla con sé per scatenarsi al ritmo di una canzone dal sapore caraibico, mentre Zacky la osservava andare via dal suo posto d'onore in centro pista.

 

*

 

A fine serata Alice era letteralmente esausta, nemmeno le fosse toccato ripulire tutti i tavoli dalle vettovaglie sporche prima di venir via dal ristorante.

Dopo aver salutato e ringraziato tutti i presenti, si erano catapultati in auto diretti a casa. Il tragitto non era poi così lungo o travagliato, ma i loro visi stanchi suggerivano che quello che stavano compiendo fosse uno dei viaggi più lunghi che avessero mai dovuto affrontare.

Senza contare che non vedevano l'ora di mettere piede nella propria proprietà per occuparsi finalmente – e come si conveniva ad una coppia di neo-sposi – l'uno dell'altra. Chiusa la porta alle spalle, ci sarebbero stati solo lei e lui, e niente avrebbe potuto rovinare l'idilliaco quadretto, tanto più che l'indomani sarebbero partiti per il loro viaggio di nozze di tre settimane in Europa e non avrebbero visto le facce di amici e parenti fino al loro ritorno.

“È stata una lunga giornata” sospirò Brian lasciandosi cadere a peso morto sul soffice materasso King-Size che Alice lo aveva convinto a comprare. Con gesti lenti allentò i polsini della camicia ed il nodo della cravatta, senza togliere lo sguardo di dosso alla moglie che, dall'altro lato della stanza, liberava i piedi dagli alti tacchi. La osservò sganciare dal collo la collana di Swarovski e posare nella scatola dei gioielli gli orecchini pendenti coordinati. Poi la vide avvicinarsi con passo felino e poggiare un ginocchio sul materasso.

“Non dirmi che hai già voglia di dormire” disse Alice mentre si metteva cavalcioni sul marito. Brian le afferrò i fianchi ma la donna gli bloccò le mani e gliele spostò sul copriletto, bloccandole con le sue. Non le serviva impiegare molta forza, Brian non stava opponendo resistenza.

“Non l'ho mai detto” sussurrò lui sulle sue labbra. Si baciarono a lungo e intensamente, mentre l'erezione dell'uomo gli cresceva dentro i pantaloni pregiati. Alice desiderò che li togliesse una volta per tutte.

“Bene, perché devo ancora darti il mio regalo.”

Alice strisciò verso la cintura dei suoi pantaloni. A velocità impressionante lo liberò della cintura e, prima che potesse realizzare cosa stesse per accadere, gli abbassò i boxer e lo prese in bocca. Li aspettava una notte carica di eros, di quelle interrotte soltanto dal sonno al quale, sfiniti, non si poteva resistere.

“Congratulazioni per le nozze, Mr. Haner.”

 

*

 

Come ogni mattina da quando erano tornati dal tour, Marta aspettò che Brandan uscisse di casa in tenuta sportiva per accompagnarla a correre. Era migliorata – e parecchio – da quando avevano cominciato e adesso poteva vantare una maggiore resistenza respiratoria che le permetteva di non soccombere all'amico dopo soli pochi metri alle sue calcagna. Era riuscita addirittura a farsi fare dei complimenti dal futuro cognato cosa che, considerando il suo ego prominente, non era certo da sottovalutare.

“Non spomparmelo troppo, sorellona” la apostrofò Kiki, sulla soglia della porta, prima di posare un bacio sulle labbra del fidanzato. “Mi serve tutto intero.”

“Oh, cavolo, ancora con questa storia?” sorrise sollevando gli occhi al cielo, mentre scuoteva la testa. “Sono circondata da pervertiti!”

“Sei solo gelosa” la rimbeccò Brandan, avvicinandosi a lei. Marta lo guardò in cagnesco, ma non gli diede la soddisfazione di rispondergli a tono. Certo, il sesso le mancava, non poteva dire il contrario, ma al momento nei suoi pensieri c'era qualcosa di più importante.

“Può darsi” convenne salutando con un cenno della mano la sorella e prendendo a correre sul posto. “Ma sono certa che sopravviverò.”

Brandan cominciò a muoversi, riscaldando un po' i muscoli, poi la seguì lungo il marciapiede, sulla via per il parco. Erano stranamente silenziosi e, forse, non tutta la colpa era da attribuire alla stanchezza del post-matrimonio.

“C'è qualcosa che vuoi dirmi, Brand?”

Credeva che non avesse notato quel suo sguardo insistente?

“Forse sei tu che vuoi dirmi qualcosa.”

“Per niente” sorrise e accelerò il passo, facendo il suo ingresso al parco prima dell'amico. Brandan, neppure a dirlo, la raggiunse in un batter di ciglia.

“Non ci provare. Ti ho vista, ieri. Tutti noi ti abbiamo vista.”

“Se ti riferisci al mio modo pessimo di ballare, io...”

“Marta...”

“Dai, Brand, lascia perdere.”

“No, sul serio. Va tutto bene? Avete parlato?”

“Si, abbiamo parlato. E non so se va tutto bene, ma ho deciso di lasciare che le cose vadano come devono andare, che seguano il loro naturale corso.”

Continuavano a correre l'uno accanto all'altra, accelerando o decelerando il passo a seconda degli impedimenti che si paravano loro davanti. Marta riusciva ad avvertire tutto lo stupore che in quel momento attraversava il proprio migliore amico: proprio lei, Marta Peterson meglio nota come Miss-maniaca-del-controllo, stava declamando ad alta voce la propria intenzione a lasciare che le cose le sfuggissero di mano, prendendo le pieghe che più desideravano. Lo capiva, questo suo nuovo modo di vedere le cose sbalordiva anche lei. Ma da quando Scott aveva lasciato la band e la sua storia con Zacky era naufragata non c'era più stato nulla di uguale a prima.

“Cosa sentono le mie orecchie” ironizzò Brandan con un sorriso malizioso. “Siamo passati da un no categorico ad un forse o sbaglio?”

Forse” gli fece la linguaccia.

“Dai, cosa ti ha detto? Sono curioso di sapere come ha fatto a farti cambiare idea.”

“Non mi ha fatto cambiare idea. Non ha fatto niente, in realtà.”

“D'accordo, allora è stata la sua presenza? Vederlo con vestiti decenti ti ha resa vulnerabile?” continuò a prenderla in giro. Marta accettava questo genere di frecciatine solo dai suoi due migliori amici e dalla sua sorellina. Si fermò e, ansimando per lo sforzo, guardò Brandan dritto negli occhi.

“Diciamo che rivederlo mi ha fatto capire alcune cose.”

Tipo?”

“Non lo so, Brand. So solo che non voglio che le cose restino così. Pretendo delle risposte e lui è disposto a darmele.”

Brandan ricominciò a correre, pensieroso, e Marta gli lasciò un po' di vantaggio. I mesi successivi alla rottura con Zacky erano stati pesanti per tutti, non solo per lei; a nessuno piace avere un amico in difficoltà e sapere di non poterlo aiutare. Di nuovo il cantante rallentò il passo e le permise di raggiungerlo.

“Non mi piace l'idea che ritorni tutto a qualche mese fa.”

“Non voglio gettarmi a capofitto tra le sue braccia, se è quello che pensi.”

L'uomo sospirò e accennò un sorriso dei suoi. Era contenta di constatare che Brandan non avesse opposto resistenza, come invece avrebbe fatto almeno una manciata di mesi prima. Era una sua decisione, per la sua vita. Per quanto potesse interessarle il parere di Brandan o di Alice, non spettava a loro l'ultima parola a riguardo. Ripresero a camminare, accelerando lentamente il passo.

“Credo che gli scriverò” informò Marta dopo qualche minuto di corsa silenziosa.

“Mm.”

Apprezzava il riguardo che Brandan stava avendo per lei e per quella faccenda; sapeva che secondo lui non era quella la scelta giusta, ma le piaceva il modo pacato con il quale stava dimostrando di affrontare la cosa. Di nuovo era la sua vita, la sua decisione. E se lei avesse voluto darsi una nuova chance con Zacky, l'avrebbe fatto. La domanda adesso era: era davvero pronta a ricominciare?

“Anzi, lo faccio adesso. Perché rimandare?”

Tirò fuori il cellulare dal marsupio che aveva allacciato al petto a mo' di tracolla e, con dita quasi tremanti, scorse la rubrica alla ricerca del numero giusto.

“Dico solo questo: non starai velocizzando un po' troppo le cose?” mugugnò Brandan, incrociando le braccia al petto.

“No. Anzi, direi che i mesi appena trascorsi sono stati piuttosto lunghi.”

“Lo so. E so che ne abbiamo già parlato, in tour, e che vuoi fare il tuo percorso senza che qualcuno ti dica cosa fare o come farlo... solo, pensaci bene.”

“Non è un mostro cattivo, Brand! È un essere umano che ha fatto uno sbaglio!”

“Fa' come credi... spero solo per lui che questa volta non ci sia da raccogliere nessun coccio o non credo che riuscirò a trattenermi.”

Marta socchiuse gli occhi. Dov'era finito il silenzioso riguardo che Brandan aveva dimostrato fino a poco prima? Perché riusciva a sentirsi soltanto come la sorellina da difendere a tutti i costi e non come la donna forte che era lentamente diventata? Posò il telefono e riprese a correre.

“Hai cambiato idea?”

“No. Per niente.”

“E allora...?”

“Gli scriverò più tardi.”

“O non gli scriverai mai.”

“Da quando stai con mia sorella sei diventato più dispettoso del solito” lo spintonò amichevolmente, conscia di non poterlo biasimare del tutto.

“Se vuoi un consiglio spassionato: lascia che muova il culo e che si faccia vivo lui.”

Spassionato, eh?”

“Alice avrebbe detto la stessa cosa, se non fosse già partita per la luna di miele.”

“Ali non fa testo! Lo detesta, dai!!!”

“Non lo detesta e lo sai. Non tergiversare.”

“Gli ho chiesto del tempo. E, se lo conosco almeno un po', me lo concederà.”

“Che gentiluomo.”

Sorrisero entrambi, quasi fossero i due protagonisti di una candid camera.

“Mi piacevi di più quando eri chiuso nel tuo silenzio stampa.”

“D'accordo, se è quello che vuoi me ne starò in silenzio a guardare. Contenta?”

“Molto. Grazie, paparino.”

Dopo una decina di minuti trascorsi a correre e a parlare di tutt'altri argomenti, i due migliori amici vennero interrotti dallo squillo di un cellulare. Dollhouse di Melanie Martinez, la nuova suoneria del telefono di Marta, prese a suonare a tutto volume mentre la proprietaria osservava con sgomento lo schermo illuminato.

“Beh? Non rispondi?”

La tastierista deglutì a vuoto. Non leggeva la scritta Unknown da quando Scott non aveva messo in scena tutto il suo spettacolino. Istintivamente mostrò il telefono all'amico e lasciò che se ne impossessasse con un gesto repentino.

“Pronto” disse Brandan con voce sicura. “Chi sei?”

Chi è?” ripeté Marta a bassa voce, il cuore che le rimbalzava forte nel petto.

“Un attimo.”

Brandan passò il telefono alla proprietaria e la scrutò con attenzione mentre quest'ultima rispondeva reticente.

“Ho bisogno di parlarti” disse una voce femminile. Marta la riconobbe immediatamente e, per la frazione di un secondo, il suo stomaco si accartocciò come aveva fatto qualche mese prima. “Dove possiamo vederci? Scegli tu, non ho grandi pretese.”

“Facciamo dal bar accanto al centro commerciale tra non meno di un'ora. Sai dov'è?”

Uno schiocco di lingua. “Certo che so dov'è. Ci vediamo tra un'ora.”

Il segnale di comunicazione interrotta, almeno questa volta, liberò Marta da un grosso peso.

Pronti o no, la verità era sempre più vicina.


Credits: 'Coming Home' by Avenged Sevenfold.

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n.A.: Ma buongiorno! Non mi sono dimenticata di questa storia, don't worry! E so che la pubblicazione sta andando a rilento, ma a mia discolpa vi dico che: 1 sto scrivendo un'altra storia (originale) che spero possa portare a qualcosa di buono; 2 siamo agli sgoccioli di questa fanfiction, perciò vorrei prendermi del tempo per non mandare tutto in malora proprio ora e per salutare come si deve i miei personaggi (soffro di sindrome da distacco, che vi devo dire?!)
Ah, so che 'Dollhouse' è del 2015 e, dunque, non poteva essere la suoneria di Marta già nel 2007, ma tant'è... LICENZA POETICA!!!! :)
Spero che la lettura sia stata di vostro gradimento, a presto con il capitolo 38! E ora vado; la luna di miele di Ali e Brian e il momento-verità di Marta non si scrivono da soli!
A presto e grazie a tutti come sempre,
rose_

  
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