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Autore: rocchi68    18/09/2016    2 recensioni
Passare il pomeriggio in uno dei bar che costellavano il centro, era uno dei modi migliori per ammazzare il tempo.
Quella non era una giornata indimenticabile.
A essere sinceri non era nemmeno una giornata da ricordare.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Erano circa le 17 quando le due erano uscite.
Avrebbero passato qualche ora a divertirsi, mentre gli uomini di casa avrebbero continuato probabilmente a punzecchiarsi.
“Ti sei divertita?” Le chiese un’allegra Zoey, mentre uscivano verso le 21 dal teatro.
“Era da tanto che non andavo in giro.”
“Lo stesso vale per me.”
“E Mike?”
“Dopo molte ore d’ufficio non posso pretendere, ma almeno ho il bambino con cui passare il tempo.”
“Essere madre ti cambia molto.” Borbottò la bionda, sorridendole.
“Sì, è un bel cambiamento.”
“Ti credo sulla parola.”
“Anche tu un giorno troverai la gioia.”
“L’avevo trovata, ma poi mi ha tradito.” Zoey capì di averle rovinato la serata.
Non avevano parlato di quella faccenda, ma una parola aveva risvegliato il malessere della giovane.
Con quelle poche parole la rossa non sapeva che dire.
Temeva che ogni frase potesse essere mal interpretata.
Quando le due giunsero a casa, Mike era seduto sul divano, mentre Scott lanciava sguardi di sfida all’amico.
I due si erano scannati di brutto e il moro era tornato sul discorso fatto in precedenza.
Durante quelle lunghe ore Scott aveva ascoltato un monologo sugli ultimi anni che Mike e Zoey avevano passato.  
Già dopo un’ora era stufo e lo avrebbe ucciso con le sue mani.
Non aveva portato a termine le sue intenzioni, solo perché voleva che il bambino crescesse con la figura di un padre sciroccato.
Finita la storia era passato ad un altro lungo monologo sul rispetto e su quanto lavoro doveva svolgere in quei giorni.
“Siamo tornate.” Intervenne Zoey, entrando con una moltitudine di borse che furono appoggiate sul pavimento.
“Era ora.”
“Lo spettacolo è terminato poco tempo fa ed era molto divertente.”
“Sono felice per voi.” Borbottò Mike, mentre il rosso dopo aver studiato con attenzione le due, si mise a sfogliare una rivista.
“Abbiamo comprato molte cose e anche Dawn ha scelto dei nuovi vestiti.”
“Quanto?” Fu a questo punto che Scott si risvegliò.
“Ho speso poco.” Rispose la bionda senza guardarlo negli occhi.
“Quanto?” Richiese il rosso.
“È un prestito.”
“Quanto Zoey?”
“10 mila rubli.” Borbottò la rossa, abbassando la testa, mentre il rosso estraeva il portafoglio per controllare le sue finanze.
“È oltre le mie possibilità.”
“Puoi sempre chiedere ai Mormov di aiutare la famiglia Ivanov.”
Lei non voleva dirlo.
Le era sfuggito.
Scott avrebbe voluto fermarla, chiederle quantomeno scusa, ma lei era già nella sua stanza.
Senza nemmeno aprire bocca, salì le scale, sapendo che quell’errore era causa sua.
Poteva solo bussare, sperando che lei aprisse.
Capiva la sua reazione.
Anche lui avrebbe fatto lo stesso.
E più bussava più sentiva Dawn che manteneva il silenzio.
Ogni tanto rispondeva con voce rotta dal pianto e senza che Scott capisse qualcosa.
 “Lasciami in pace Zoey.”
Scott non aveva intenzione di ridurla così.
Capiva la sua rabbia e capiva l’importanza di quella parte del suo passato, ma aveva preferito aspettare.
Avrebbe bussato fino a quando lei, vinta dall’esasperazione, non avesse aperto.
A costo anche di restare in piedi tutta la notte, ma non l’avrebbe lasciata così.
L’aveva già vista piangere alcune volte e non se la sentiva di abbandonarla, non quando Parigi era così vicina.
“Ti ho detto di lasciarmi in pace.”
Sentì ancora quella voce rotta dai singhiozzi.
Voleva entrare e avrebbe anche sfondato la porta se quella baracca fosse stata di sua proprietà.
“Ti ho detto di andartene.”
L’aveva sentita scendere dal letto e avvicinarsi alla porta.
Se solo avesse aperto di pochi centimetri, poi lui sarebbe riuscito a entrare.
“Smettila, devo dormire.”
Avrebbe tanto voluto risponderle, ma sapeva che non era la soluzione migliore.
Se avesse sentito la sua voce, lei non avrebbe più aperto e sarebbe rimasta nel suo dolore.
Alla fine era riuscito ad ottenere ciò che voleva.
Dopo qualche minuto sentì la chiave girare e lei che apriva di poco la porta.
Dawn voleva dirglielo chiaramente, in modo che non si preoccupasse più per lei.
“Ti ho detto…”
Fu a questo punto che Scott spinse leggermente sulla porta, prendendola in contropiede.
Prima che potesse accorgersi dell’errore e prima che potesse scappare, richiuse la porta e si mise la chiave in tasca.
Ora doveva ascoltarlo per forza.
“Cosa vuoi?” Gli chiese con rabbia.
“Parlare con te.”
“Io non ho nulla da dirti.”
“So d’aver sbagliato, ma credevo fosse compito di tua nonna raccontarti il passato.”
“Da quanto lo sapevi?” Gli chiese con rabbia.
“Non è importante. Vuoi sapere tutto?” Chiese Scott, guardandola intensamente negli occhi.
“Ormai è tardi.”
“Hai sentito solo una parte. Hai sentito che dovevamo sposarci e sai abbastanza bene che era pratica diffusa tra i nobili quella di stabilire i matrimoni della prole.
Questa però non è mai la scelta più giusta e non volevo obbligarti in alcun modo di rispettare le volontà della tua famiglia.”
“L’hai fatto solo per proteggermi?” Gli chiese, guardandolo negli occhi.
“Sì.” Borbottò, mentre lei lo stringeva in un abbraccio.
“Pensavo che fossi rimasto zitto solo perché mi odi.”
“Non potrei odiarti…non ne ho motivo.”
“Ed io come sempre non ho capito nulla.”
La ragazza sembrava veramente dispiaciuta.
Aveva frainteso ogni cosa, nonostante il suo cuore le dicesse che non poteva essere vero.
Aveva seguito la ragione a discapito dei sentimenti.
“La mia scelta forse è stata sbagliata, ma ora che hai ascoltato le mie ragioni, cosa pensi fosse corretto fare?”
“Ho odiato questo segreto perché ne facevo parte, ma hai cercato solo di proteggermi. Comunque sia…sono felice che tra noi non ci siano più segreti, vero?”
“Già.” Rispose l’uomo, uscendo dalla stanza e lasciandola al suo meritato riposo.
Appena chiusa la porta si era sentito malissimo.
Le aveva raccontato un’altra menzogna.
Lei ignorava la storiella dei milioni e lui non poteva far altro che ingannarla di nuovo.
Se l’avesse saputo, sarebbe stato impossibile continuare il viaggio.  
Stanco anche lui da quello che aveva affrontato, andò nella sua stanza e cercò di dormire.
 
Erano circa le 7 quando i due ripartirono per l’ultimo tratto di viaggio.
Zoey avrebbe voluto che si fermassero, ma Scott aveva fretta di concludere il suo lavoro e di tornarsene nella vecchia Russia.
Aveva ascoltato di nuovo i consigli dei suoi amici e aveva ripensato alla minaccia che la rossa gli aveva rivolto.
Se qualcuno dovesse farle del male, tu pagherai ogni cosa.” Era un qualcosa di questo genere.
Mike si accontentò di una stretta di mano e nulla più.
Scott e Dawn, armati di bagagli, uscirono da quella meravigliosa dimora.
“Come ti sembravano?” Chiese Scott, alludendo ai suoi due amici.
“Molto simpatici e disponibili.”
“Quando sarai al sicuro, potrai tornare a fargli visita tutte le volte che desideri.”
“Mi piacerebbe.”
“Non devi dubitare.”
“E tu?”
“Ho passato il pomeriggio con Mike. Ha parlato per tutto il tempo delle responsabilità dell’essere genitore e del rispetto che pretenderà da suo figlio.”
“Che tortura.” Borbottò la giovane, facendolo sorridere.
“Non lo immagini nemmeno.”
“Io con il teatro ho avuto maggior fortuna.” Rise la giovane, facendo sorridere anche il rosso che per la prima volta fissava più lei che la strada che aveva dinanzi a sé.
Si era chiesto perché non potesse essere felice.
Perché dovesse sempre accontentarsi di essere come il mostro delle favole che terrorizza tutti prima di essere ucciso.
Questo era semplicemente il suo destino.
Anche se non aveva accennato mai al futuro, Scott non riusciva a vedersi nemmeno nella settimana successiva.
Che cosa poteva fare?
Tornare in Russia e sentirsi vuoto.
Intanto si sarebbe seduto sull’autobus diretto in Belgio e poi in quelle ore avrebbe riflettuto a fondo.
Avrebbe studiato i lati positivi e negativi e avrebbe trovato qualcosa per farsi perdonare dalla ragazza.
Infatti, appena seduti, Scott iniziò a sfogliare la mappa del Belgio, porgendone una parte anche alla ragazza che osservava le vie della capitale.
Il rosso prese a controllare degli indirizzi sulla disposizione di alcuni alberghi in cui avrebbero potuto passare la notte.
Ormai era inutile avere troppe pretese.
“Pensavo a questo albergo.” Borbottò, indicandole con un dito il luogo in cui doveva trovarsi la struttura.
“Mi piace.”
“Grazie e ora riposa.”
 
Quelle ore di viaggio furono molto lunghe ed estenuanti.
Lui non osava disturbarla dal suo riposo e solo dopo qualche ora si era ricaricata completamente.
Giusto in tempo per osservare le ultime 3 fermate che li attendeva.
Scendendo avevano incrociato un sacco di tizi in giacca e cravatta e a Bruxelles si sentiva la storia.
Era vero che era una capitale della massima importanza.
E a distanza di 10 minuti avevano anche trovato l’albergo.
Era una sistemazione degna di una ragazza.
Dopotutto Scott lo considerava come un regalo prima della sua fuga.
Il rosso aprì la stanza, ben sapendo che essa rispecchiava i desideri di Dawn.
Dopo averlo sopportato a lungo quello era il minimo per lei.
“Ecco qua.” Borbottò, facendola entrare e chiudendosi la porta alle spalle.
“Deve esserci un errore.”
“Nessun errore…questa stanza è tutta nostra.”
“Ma come?”
“Con la mia fissazione per i soldi riusciremo a stare in pace per una notte.”
“Ed io che credevo che fossi uno spilorcio.”
“Consideralo un premio per questi lunghi giorni.”
Una sola occhiata al lettone ed entrambi ebbero quasi lo stesso pensiero: finalmente potevano rilassarsi dopo un viaggio estenuante.
 
Quel pomeriggio passò come se l’erano immaginato.
Relax e nulla più.
La televisione in sottofondo e lei che dormicchiava tranquilla.
Più Scott la fissava più si faceva del male.
C’erano 10 milioni di motivi per cui non poteva dirle nulla.
Doveva nascondere i suoi sentimenti e poi andarsene.
Lei meritava molto di più di un fantasma.
In fondo quella soluzione doveva andargli bene.
Un qualunque ragazzo l’avrebbe consolata e l’avrebbe portata via, mentre lui sarebbe stato lontano.
Qualunque città avesse scelto per vivere, senza Dawn gli sembrava impossibile.
Nessuna città gli avrebbe regalato la gioia di cui aveva bisogno.
Non sarebbe stato lui a camminare al suo fianco.
E questo non gli andava bene per niente.
Sapeva che quella che dormiva nella sua mente era solo una flebile speranza.
Se fosse riuscito a incontrare la vecchia e a pregarla di non parlare di soldi.
Se fosse riuscito a convincerla che era per il loro bene.
E se fosse riuscito a farle capire che si amavano, forse aveva una possibilità.
Qualora tutto si fosse risolto per il meglio, si sarebbe lasciato andare a una dichiarazione e le avrebbe rivelato la verità.
Volendo poteva farlo subito, ma come l’avrebbe presa?
Avrebbe rovinato anche quel momento e lui voleva solo farla stare bene.
Il resto non gli importava.
Anche la cena era volata in chiacchiere esilaranti e i due l’indomani all’alba erano già in piedi.
 
Senza nemmeno rendersene conto Scott e Dawn erano già a Parigi.
E davanti a loro si ergeva l’autista personale della vecchia.
Era un omaccione grande come un armadio, ma dal carattere assai mite.
Quello sarebbe stato l’ultimo giorno su quei mezzi infernali.
Una giornata breve, ma allo stesso tempo intensa.
Scott poteva leggere la tensione negli occhi della ragazza.
Quell’avventura era giunta finalmente al termine.
“Andrà tutto bene.” Borbottò il ragazzo, infondendole forza.
“Siamo quasi arrivati.”
“Pochi minuti e rivedrai tua nonna.”
“È stato bello viaggiare con te.” Riprese lei con tono melodrammatico, preoccupando il ragazzo.
“Non è la fine del mondo.”
“Sì che lo è…te ne vuoi andare.”
“Forse.” Sussurrò appena il giovane, facendola sorridere.
Sperava che quella minuscola bugia, detta a fin di bene, fosse sufficiente.
Per un p’ la giovane aveva interrogato l’autista e solo il telefono interno della vettura l’aveva interrotta.
Scott aveva seguito solo parzialmente quel lungo discorso e la chiamata lo aveva rivitalizzato.
“Signora?” Chiese l’autista, avvertendo quella lieve suoneria.
“Avrei bisogno di parlare con Scott, me lo può passare?”
Il rosso afferrò con esitazione il telefono e iniziò il calvario.
“I soldi che abbiamo pattuito saranno pronti per domani.”
Dawn aveva sentito chiaramente quella frase.
Soldi?
Per quale motivo la nonna doveva dare dei soldi a lui?

E la risposta gli arrivò con maggior cattiveria rispetto a quando aveva origliato il discorso nella casa di Berlino.
“Certo.” Rispose Scott, ponendo fine alla chiamata.
“Soldi?” Borbottò Dawn, fissando il ragazzo.
“Chi ha parlato di soldi?”
Era in una brutta situazione e sperava, di farla dubitare di ciò che aveva sentito.
“Mia nonna ti deve dei soldi?”
“Devi…sapere…” Bofonchiò, appiattendosi sul comodo schienale.
“Che cosa devo sapere?” Chiese, alzando la voce e annichilendolo con lo sguardo.
Non gli diede nemmeno il tempo di ribattere che riprese a parlare.
“Devo sapere che mia nonna ti ha pagato per portarmi qui a Parigi?”
“Non…”
“Ti sei servito di me. Io ero solo un tuo strumento per avere i suoi soldi.” Riprese sconsolata, mentre gli occhi le pizzicavano terribilmente.
Avrebbe voluto piangere e sfogare tutta quella rabbia.
Quella era un’altra pugnalata.
E lui che aveva promesso di non mentire più.
Come aveva fatto a credergli?
L’aveva sfruttata per tutto il tempo e ora poteva buttarla via perché non le serviva più.
Perché doveva essere così cattivo?
Perché non doveva provare dolore?
Perché doveva sfogare tutta la rabbia repressa sulle sue povere mani?
“No, no, no, no…non è così. Senti, magari è anche cominciata così, hai ragione tu, ma questa volta è diverso.”
“Se penso che fin dall’inizio, tu mi hai ingannata ed io non solo ti ho creduto, ma sono arrivata sul punto di…”
“Ti prego Dawn.” Borbottò, afferrandole una mano, mentre in lei montava ancora di più l’odio.
“Pregarmi? Non è sufficiente. Sai Scott ora puoi anche morire.” Caricò la mano e gli stampò un ceffone che si sarebbe ricordato per tutta la vita.
“Ma…io…”
“Scendi da questa macchina.”
Il rosso non poteva che fare come gli era stato detto.
Non avrebbe potuto sopportare il suo sguardo.
Eppure sentiva di meritarselo.
Troppe volte l’aveva ferita.
Aveva sbagliato bersaglio fin dall’inizio.
Il denaro in principio era allettante, ma con il passare dei giorni non aveva compreso che era lei il tesoro più importante.
E ora l’aveva perduta per sempre.
Se solo avesse spifferato prima quell’accordo, tutto quel casino sarebbe scoppiato in una bolla di sapone.
 
Con tristezza si avviò verso uno stupido albergo in cui poter riposare.
Sarebbe stato da stupidi andare direttamente dalla vecchia.
Avrebbe rischiato l’osso del collo.
Lei era giunta nella casa della nonna, la quale non aveva nemmeno aspettato che l’autista parcheggiasse la macchina.
Subito si era fiondata dalla nipote.
Era da tanto che non la vedeva e persero molto tempo a parlare.
“E Scott?” Le chiese, non vedendo il suo accompagnatore.
“In giro per Parigi.”
“Non voleva venire qui?”
“Abbiamo litigato.”
“A che proposito?” Chiese leggermente preoccupata, ma non troppo.
Sapeva bene che i litigi dei ragazzi erano come i primi amori.
La gente litigava per delle sciocchezze che si potevano risolvere con facilità.
“Non mi ha raccontato del vostro accordo economico.”
“Ho capito. Mi odi, vero?”
“Come potrei nonna? Tu hai fatto ciò che era giusto e credevo che spettasse a lui raccontarmi la verità.”
“Forse.”
“Quanti soldi gli hai promesso?”
“10 milioni di rubli.”
“Sono troppi per quello.” Borbottò la ragazza, spiazzando la nonna.
Quel viaggio e quell’avventura valevano ogni centesimo e forse solo il tempo avrebbe potuto rimarginare quella dolorosa ferita.
“La mia Dawn.”
Per la nonna era sufficiente.
Poi quella questione tra giovani si sarebbe risolta in un nonnulla com’era solito accadere.
“Sono felice di essere a Parigi.”
“E per domani sera organizzeremo una bella festa per il tuo ritorno. Cosa ne dici?”
“Posso invitare chi voglio?” Chiese la giovane, facendo sorridere la vecchia.
“Che festa sarebbe se la festeggiata non scegliesse i suoi invitati?”
“Vorrei invitare alcuni amici di Berlino e quelli che ti stanno simpatici nonna.”
“Berlino?”
“Ho due amici lì.” Il pensiero era corso all’istante a Mike e Zoey e poi sarebbero stati felici di visitare Parigi.
“E Scott?”
“Se Duncan fosse vivo inviterei anche lui, ma quel tizio di cui parli non voglio più saperne.”
“Sei cocciuta come tuo padre.”
Quelle poche parole erano sufficienti a Dawn per sviare da quel discorso.
Dopotutto aveva fatto tutta quella strada solo per sua nonna e per conoscere i suoi genitori.
“Puoi parlarmi un po’ di loro?”
La nonna si sedette dunque su una vecchia poltrona e per una buona mezzora raccontò tutta la storia della sua famiglia.
Di come si erano conosciuti i suoi genitori.
Di come si erano innamorati.
Dawn era felice di conoscere il suo passato.
Quel pomeriggio e quella sera sarebbero volate nel tentativo di recuperare i pochi ricordi che avevano.







Angolo autore:
Non ho molto da dire, se non che siamo giunti al penultimo capitolo.
Mercoledì uscirà l'ultima parte, poi mi prenderò qualche settimana di pausa per sistemare un'altra storia.
Non svanirò nel nulla.
Alla prossima.
   
 
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