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Autore: Raven626    18/09/2016    1 recensioni
Verso le due di notte alla magione del conte Trancy si presenta uno strano individuo: una ragazza povera ed infreddolita che chiede il permesso di poter pernottare lì finché la tempesta in corso non si sia placata.
Ma cosa nasconde Amaya Jefferson? C'è qualcosa dietro il suo pretesto per restare alla villa o si è davvero persa?
Genere: Commedia, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alois Trancy, Claude Faustas, Hannah Anafeloz, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano quasi le due di notte quando Claude iniziò a riordinare il salone d'ingresso. Diede una pulita al pavimento con la cera, sbatté i tappeti per bene e stava giusto finendo di ripulire i quadri da un leggero strato di polvere quando qualcuno bussò alla porta.
Il maggiordomo osservò l'orologio con sguardo perplesso: chi poteva mai essere a quell'ora della notte?
Di sicuro nessuno che fosse stato invitato dato che il conte era andato a dormire da diverso tempo.
Subito poggiò su un tavolo il panno che stava usando e andò ad aprire la porta.
Non appena la spalancò si scatenò un vero e proprio inferno: si era dimenticato che là fuori in quel momento stava imperversando una tempesta.
Senza fare troppi complimenti tirò dentro chiunque fosse lì sull'uscio e richiuse il portone.
Sistemandosi gli occhiali osservò esasperato tutta la pioggia, le foglie bagnate e il fango che avevano sporcato irrimediabilmente l'ingresso: avrebbe dovuto ricominciare d'accapo con la cera.
Per non parlare poi di tutte le impronte che il nuovo arrivato stava lasciando sul pavimento! Se non si fermava all'istante, Claude l'avrebbe cacciato fuori a calci.
 - Salv… - Iniziò l'individuo, ma venne subito interrotto dal demone.
 - Si può togliere le scarpe? -
 - Come, scusi? - Chiese l'altro confuso, per poi guardarsi intorno e notare con imbarazzo il disastro che era riuscito a combinare in meno di cinque secondi.
 - Sta sporcando l'ingresso, quindi o si ferma, o si toglie le scarpe. - Ripeté Claude con voce atona mentre già individuava con la coda dell'occhio lo strofinaccio che usava per i pavimenti.
 - Certo, certo… - Mormorò l'altro sfilandosi con fare impacciato le scarpe.
Claude le osservò ripugnato, ormai quelle scarpe non meritavano più neanche di essere definite tali tanto erano rovinate e incrostate di fango. Solo quando le ebbe buttate da una parte il maggiordomo si decise a concentrarsi sull'ospite.
 - Come posso aiutarla? - Chiese rivolgendo finalmente la sua attenzione sull'individuo.
 - Ecco… La verità è che mi sono persa… - Disse quella che Claude scoprì essere una ragazza. - Ero diretta a Londra, ma mi sono fatta trovare impreparata da questa tempesta. Ero in piena campagna e così questo è stato il primo posto che ho trovato per cercare rifugio… Però se le reco disturbo me ne vado, basta che mi dà delle indicazioni… - Spiegò frettolosamente prima di chinare lo sguardo verso il basso.
Il maggiordomo la scrutò attentamente, non ci voleva certo un genio per capire che quella ragazza non era una nobile nonostante il suo modo di parlare. Indossava dei vestiti degni delle sue scarpe, vestiti che lì alla villa sarebbero potuti passare solo per stracci vecchi. Il viso era cosparso di lentiggini e i capelli erano castani e completamente fradici, solo allora il demone si accorse che stava tremando, chissà quanto doveva fare freddo là fuori per un essere umano. La ragazza continuò a guardarsi intorno a disagio mentre Claude ragionava sul da fare.
Di sicuro non poteva rimandarla là fuori e poi era da tempo che lì non accadeva nulla di interessante.
 - Può restare. - Dichiarò.
 - Bene, allora vad… - Iniziò la ragazza demoralizzata prima di rendersi davvero conto di ciò che le era stato detto. Sgranò gli occhi per l'incredulità e si voltò verso il maggiordomo. - Dice sul serio!? -
 - Non sono io il padrone di questa villa, il signore in questo momento sta dormendo. Per oggi però credo che non ci siano problemi se rimane qui. Domani lo dirò al padrone e deciderà lui se potrà rimanere ulteriormente o meno. Ho la netta sensazione che questa tempesta durerà ancora a lungo. -
 - Grazie mille! - Esclamò la ragazza prima di accigliarsi leggermente. - Scusami se ti parlo con franchezza, ma è proprio necessario che lo chiami “padrone”? Insomma, sei un uomo, mica un cane! -
Clade rimase interdetto di fronte a quella che in principio aveva creduto essere una ragazza timida e riservata, ma in pochi secondi tornò in sé, cancellando all'istante quell'espressione sorpresa.
 - Sì, è necessario. Il signore vuole che ci si riferisca a lui in questo modo. -
 - Che sfrontato… - Borbottò la ragazza con una scrollata si spalle prima di iniziare ad incamminarsi per i corridoi con il maggiordomo al seguito.
“Non sa quanto...” Pensò Claude con un sorriso appena accennato. “Povera ragazza, probabilmente non ha proprio idea di dove si trovi. Forse avrei fatto meglio a darle le indicazioni e rispedirla fuori.”
 - Come ti chiami? - Domandò la ragazza portandosi al suo fianco.
Per l'ennesima volta quella sera, Clade rimase piacevolmente sorpreso dall'ospite, non era mai capitato che qualcuno chiedesse il suo nome, mai.
 - Claude. E lei? -
 - Amaya Jefferson. - Rispose la ragazza con un largo sorriso.
 - È un bel nome, signorina. -
 - Non chiamarmi signorina! - Ribatté Amaya imbronciata. - Se una persona ha un nome ci sarà un motivo, no? Chiamami Amaya, Claude. E dammi del tu. -
  - Come desideri, Amaya. - Acconsentì il maggiordopo con un sorriso. Probabilmente quella era la frase meno formale che avesse mai detto da quando era lì alla villa.
 - Questo posto è davvero grande. - Commentò Amaya guardandosi intorno.
 - Già. La camera del signore si trova al piano di sopra, la tua invece è questa. - Disse prima di aprire una porta. - Mi scuso per averti dato una delle nostre camere peggiori, ma sai, oggi non aspettavamo ospiti.
 - Tu chiami questa “Una delle vostre camere peggiori”? - Replicò la ragazza guardando con aria sognante la sua stanza. - Ma se è grande quanto la matà di casa mia! - Esclamò prima di avvicinarsi al letto e buttarsi a capofitto su di esso.
Solo che non toccò mai il materasso. Si guardò intorno confusa e le ci volle un po' prima di capire che Claude l'aveva afferrata al volo mentre stava a mezz'aria.
 - Mi dispiace, Amaya, ma forse è il caso che prima di sporcare tutto ti fai un bagno e ti cambi i vestiti,  non credi? -
 - Giusto, scusa. - Disse lei dispiaciuta mentre il maggiordopo la ripoggiava a terra delicatamente. - Mi ero proprio dimenticata delle condizioni pietose in cui mi trovo. -
 - Il bagno è nella camera collegata a questa, quando uscirà… cioè, quando uscirai, troverai il cambio d'abiti sul letto. Sono quasi le tre, quindi non verrò a svegliarti questa mattina, potrai dormire quanto vuoi. -
“Sempre se il padrone non la butta giù dal letto...” Pensò provando nuovamente una gran pena per quella ragazza.
 - Grazie di tutto, Claude. Chissà cosa sarebbe stato di me se non fosse stato per te. - Disse sorrisendo mentre si dirigeva verso il bagno.
Claude stava per uscire dalla camera quando si sentì chiamare. Amaya era di fronte alla porta che conduceva al bagno, dandogli le spalle.
 - Cosa c'è, Amaya? -
 - Ecco, Claude… Questa è la magione del conte Trancy, non è vero? -
Il maggiordomo rimase di stucco, credeva che Amaya non sapesse dove si trovava.
 - Esatto. Questa è la villa del conte Trancy, perché? -
 - Bè… Sono vere le storie che girano su di lui? -
Claude non ebbe neanche il bisogno di chiederle a quali storie si stesse riferendo, lo sapeva fin troppo bene. Bipolarismo, scatti di rabbia, sadismo. Tutte voci che circolavano sul conte Trancy, tutte voci che, sfortunatamente per lui e gli altri della servitù, erano assolutamente vere.
 - Sì, è tutto vero. -
La ragazza annuì tra sé e sé prima di aprire la porta.
 - Grazie ancora, Claude. Buonanotte. -
 - Buonanotte Amaya. -
***
 - Come sarebbe a dire: “C'è una ragazza nella camera degli ospiti del primo piano!?” - Esclamò Hanna allibita.
 - È arrivata alle due. Ha chiesto di poter restare per questa notte. Lo diremo al padrone e sarà lui a decidere se farla rimanere o meno. -
 - Sai che potrebbe benissimo essere una ladra? -
 - Certo, ne sono consapevole. Questa notte sono andato ad accertarmi che stesse dormendo per ben cinque volte. Anche se fosse una ladra, questa notte non ha preso nulla. -
 - Ehi, voi tre, che ne dite? - Domandò la donna rivolgendosi ai gemelli.
I tre si misero a confabulare tra loro sottovoce, poi, nel medesimo istante, si rivolsero verso gli altri due e alzarono le spalle.
 - Illuminante… - Mormorò Claude sarcasticamente ricevendo un'occhiataccia da Hanna. - Che c'è? Avresti preferito che l'avessi lasciata fuori in mezzo alla tempesta? -
  - Sì, l'avrei preferito. - Dichiarò rivolgendogli uno sguardo tagliente. - E non perché non mi importa nulla di una ragazza sola ed infreddolita che viene qui a chiedere il nostro aiuto, ma proprio perché mi importa e so che se non esce da questa casa prima che il signore si svegli, saranno guai. -
 - Non credo che se la prenderà con lei… Di solito con gli estranei non è così… ecco… - Mormorò guardando l'occhio bendato di Hanna. - Così se stesso… -
Lo sguardo della demone si fece, se possibile, ancora più furibondo e stava per rispondergli a tono quando la porta si aprì.
I cinque si voltarono contemporaneamente, convinti di ritrovarsi davanti il padroncino. Invece l'individuo che aveva aperto la porta era tutt'altro che lui.
 - Buongiorno a tutti! - Decretò Amaya con un gran sorriso incamminandosi con fin troppa sicurezza all'interno della cucina. - Voi dovete essere gli altri aiutanti di Alois, io sono Amaya Jefferson, piacere di conoscervi! -
Dopo un istante di silenzio, i tre gemelli presero a confabulare tra di loro, Hanna invece si rivolse alla ragazza, sorpresa da tutta la sicurezza che ostentava. Di solito nessuno lì si rivolgeva al padroncino chiamandolo per nome.
 - Salve, io sono Hanna. - Si presentò stringendo la mano della ragazza. - Come hai dormito? -
 - Magnificamente! E pensare che Claude ha detto che quella era la camera peggiore! Non oso immaginare come sia la migliore, allora! - E così dicendo prese un grembiule dall'appendiabiti e se lo mise con scioltezza.
 - Ti avevo detto di dormire quanto volevi, Amaya. - Si intromise Claude osservando perplesso la ragazza mentre si annodava i laggi del grembiule.
 - Infatti ho dormito quanto volevo, ovvero fino alle sei e mezza. Sono una tipa mattiniera. - E detto ciò si spostò verso il ripiano sul quale i gemelli avevano iniziato a sistemare gli ingredienti. - Allora, come vi posso aiutare? -
Claude e Hanna si rivolsero uno sguardo spaesato prima di concentrarsi nuovamente su Amaya. Stava accadendo tutto troppo in fretta.
 - Non penserai di aiutarci, vero? - Disse Hanna aggrottando la fronte.
 - Certo che sì! Non me la cavo male in cucina. - Dichiarò rimboccandosi le maniche.
 - Ti crediamo, ma gli ospiti di solito non aiutano nelle faccende domestiche… - Ribatté Claude mentre i gemelli iniziavano a ridacchiare fra di loro.
 - Sciocchezze! Non sono un ospite, solo un'imbucata! E come tale intendo meritarmi il mio temporaneo alloggio qui. - Decretò andando a lavarsi le mani al lavabo.
 - Puoi guadagnarti la tua permanenza qui anche in altri modi. - Disse Hanna cautamente, senza neanche osare immaginare cosa avrebbe potuto combinare Alois se il cibo preparato da Amaya non fosse stato impeccabile come quello che preparavano loro.
 - Cioè? - Chiese lei mentre la donna le sfilava il grembiule di dosso.
 - Ecco… vediamo… - Mormorò guardandosi intorno quando uno dei gemelli le si avvicinò sussurrandole qualcosa all'orecchio. - Non posso farle questo! Nessuno meriterebbe una pena del genere! - Esclamò rivolta al demone.
 - Di che state parlando? - Domandò la ragazza sempre più incuriosita.
 - Questo imbecille ha detto che potrebbe fare compagnia al signore visto che di solito non passa molto tempo con gli altri. Ma ovviamente non possiamo farti una cosa del genere, non sarebbe affatto giusto nei tuoi confr… -
 - Va bene. - La interruppe però Amaya, allorché tutti i presenti si voltarono verso di lei allibiti.
 - Cosa? - Disse Hanna incredula.
 - Ho detto che per me va bene. Dopotutto se deciderà che posso restare, è il minimo che io possa fare per ripagare la sua gentilezza. -
Lo aveva appena detto che i gemelli scoppiarono a ridere. Certo, fu una risata dal volume basso e sommesso, ma sembrava comunque che potessero letteralmente morire dal ridere.
 - Cos'hanno da ridere tanto? - Domandò perplessa.
 - Ecco, credo che siano scoppiati a ridere per averle sentito dire “gentilezza” riferendosi al padrone. - Chiarì Claude non provando neanche a nascondere un piccolo sorriso divertito.
 - Non li ascoltare, in fondo non è così male. Basta prenderlo per il verso giusto. - Intervenne Hanna  poggiando gentilmente una mano sulla spalla della ragazza.
 - Esiste forse un “verso giusto” per cui prenderlo? - Ribatté Claude facendo scoppiare i gemelli nuovamente a ridere.
 - Certo che esiste. - Disse Hanna lanciandogli l'ennesima occhiataccia.
 - Quello succede quando non si riesce a trovare il verso giusto? - Domandò Amaya con fare timoroso mentre indicava l'occhio bendato della demone.
 - Diciamo di sì. -
La ragazza deglutì, ma solo pochi istanti dopo sul suo viso era tornato il solito sorriso spensierato.
 - Allora, cosa posso fare adesso che sta dormendo? -
 - Puoi apparecchiare la tavola, ma fai attenzione che sia tutto assolutamente impeccabile. -
 - Sissignore! - Esclamò la ragazza ridendo mentre faceva un saluto militare prima di dirigersi verso la sala da pranzo.
 - È spacciata, non è così? - Domandò Hanna guardando dispiaciuta la ragazza incamminarsi per il corridoio, andando dritta incontro al proprio destino.
 - Temo proprio che si sia appena scavata la fossa da sola. - Concordò il maggiordomo sistemandosi gli occhiali sul naso con un gesto quasi meccanico.

 

   
 
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