Teatro e Musical > Les Misérables
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Autore: Christine Enjolras    18/09/2016    1 recensioni
Marius Pontmercy, sedici anni, ha perso il padre e, nel giro di tre mesi, è andato a vivere con il nonno materno, ora suo tutore, che lo ha iscritto alla scuola privata di Saint-Denis, a nord di Parigi. Ora Marius, oltre a dover superare il lutto, si trova a dover cambiare tutto: casa, scuola, amici... Ma non tutti i mali vengono per nuocere: nella residenza Musain, dove suo nonno ha affittato una stanza per lui dai signori Thénardier, Marius conoscerà un eccentrico gruppo di amici che sarà per lui come una strampalata, ma affettuosa famiglia e non solo loro...
"Les amis de la Saint-Denis" è una storia divisa in cinque libri che ripercorre alcune tappe fondamentali del romanzo e del musical, ma ambientate in epoca contemporanea lungo l'arco di tutto un anno scolastico. Ritroverete tutti i personaggi principali del musical e molti dei personaggi del romanzo, in una lunga successione di eventi divisa in cinque libri, con paragrafi scritti alla G.R.R. Martin, così da poter vivere il racconto dagli occhi di dodici giovanissimi personaggi diversi. questo primo libro è per lo più introduttivo, ma già si ritrovano alcuni fatti importanti per gli altri libri.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Marius

Anche se era ancora seduto in macchina, il cuore gli batteva all’impazzata nel petto: le mani tremolanti stringevano nervosamente quel poco di stoffa che si poteva afferrare dei pantaloni attillati che indossava e una gocciolina di sudore iniziò a scendergli sul viso costellato di lentiggini.  E come biasimare il giovane Marius? Orfano di madre, Marius aveva vissuto sempre con il padre come un ragazzo comune, andando ad una scuola pubblica come tanti ragazzi. Ora invece, dopo che il padre lo aveva lasciato a causa dell’AIDS, viveva con il nonno, Monsieur Gillenormand, il quale aveva deciso di iscrivere Marius alla scuola privata Saint Denis de Paris, in modo che suo nipote potesse godere della migliore istruzione possibile.

Marius sentì il nonno farfugliare qualcosa, ma non diede nessuna risposta: era troppo concentrato a non rimanere senza fiato per il nervoso per rendersi conto che qualcuno gli stesse rivolgendo la parola. “Marius… Marius!”

A quel punto, scostò lo sguardo assente dal panorama, come si fosse svegliato da un sogno all’improvviso “Eh? Come? S-scusami nonno… hai detto qualcosa?”.

Marius sapeva che Monsieur Gillenormand non era proprio più abituato ad avere a che fare con i giovani, e non poteva biasimarlo, visto che aveva perso contatto con le figlie da anni: la maggiore, sua zia, Marius non la aveva ancora conosciuta, mentre la minore, sua madre, era venuta a mancare il giorno stesso del parto, o così gli era stato detto. Ma con suo nipote era diverso: nonostante si arrabbiasse spesso con lui, ogni volta lo guardava negli occhi e non poteva fare a meno di lasciarsi intenerire. Quindi, faceva un respiro profondo e si calmava, Marius l’aveva capito. Anche in questo caso, fu così: fissò il ragazzo negli occhi, per qualche istante, poi sprofondò nel sedile che dava le spalle all’autista, chiuse gli occhi, respirò profondamente e una volta che fu calmo disse: “Ti chiedevo cosa avessi. Mi sembri molto nervoso.”

Marius si sentiva sempre in colpa quando vedeva il nonno reagire così, forse perché non lo conosceva bene e non sapeva spiegarsi cosa avesse sbagliato; rendendosi conto che stava sudando nei vestiti nuovi che il nonno gli aveva comprato, si asciugò tremolante la fronte e sorrise, rispondendo “Beh forse un po’… per me tutto questo è nuovo… diverso… non so cosa aspettarmi da questa scuola…”

“Andrà tutto bene, Marius: è una scuola come le altre, non diversa da quella dove andavi prima.”

“Con la differenza che in questa ci studiano ragazzi ricchi e figli di papà che, quasi sicuramente, avranno la puzza sotto il naso!” disse Marius con un filo di voce, guardando fuori dal finestrino: finse di non volersi far sentire, anche se in realtà le parole gli erano uscite dalla bocca proprio perché voleva che il nonno fosse a conoscenza del suo stato di disagio. E infatti il nonno lo sentì: “Avrei dovuto immaginarlo: ti mancano i tuoi vecchi compagni di scuola, vero?”

Nonostante fosse quello che voleva, Marius rimase sorpreso che il nonno lo avesse davvero ascoltato e ancor di più fu meravigliato che quell’anziano uomo che lui aveva giudicato burbero e severo ora lo guardasse con uno sguardo tanto dolce e pieno di dispiacere.

“Suppongo che tu abbia giudicato… crudele, da parte mia, forzarti a cambiare scuola così, di punto in bianco. Spero che tu capisca che l’ho fatto solo per te, perché ci tengo che tu abbia una buona istruzione. Non pensare a me come al nonno ricco e malvagio che ti porta via dai tuoi amici perché non ritiene adeguato per il suo buon nome che suo nipote frequenti una volgare scuola pubblica qualsiasi. Lo faccio solo per il tuo futuro, devi credermi: la scuola privata di Saint-Denis è una delle migliori scuole della nazione, può aprirti molte porte per il futuro.” Il vecchio Gillenormand doveva aver capito che suo nipote non si era convinto, perché dopo qualche secondo di silenzio aggiunse: “Adesso non la pensi così perché sei dispiaciuto e spaventato all’idea di ricominciare tutto da capo, ma vedrai: ti troverai bene qui, te lo posso assicurare!”

Trascorsero il resto del viaggio senza rivolgersi nemmeno una parola: monsieur Gillenormand conversava del più e del meno con l’autista per passare il tempo durante il lungo tragitto che separava la loro residenza a sud di Parigi dal comune di Saint-Denis, posto a nord della città; anche se quest’ultimo ogni tanto cercasse di coinvolgere Marius nella conversazione, il ragazzo non disse nulla: i suoi grandi occhi verdi sembravano guardare il meraviglioso paesaggio parigino sulla Senna, ma in realtà erano persi in chissà quali pensieri. Improvvisamente, però, Marius sembrò destarsi dalle sue riflessioni quando vide un’altissima chiesa in pietra chiara, che lui riconobbe essere quella di Saint Denis. “Ah. Eccoci arrivati, ragazzo.”

La scuola doveva essere il grande edificio di fronte al complesso abbaziale: dal finestrino, Marius poté vedere molte persone, tra studenti, professori e uomini di chiesa, attraversare un cancello tra la chiesa e il maestoso e sicuramente antico edificio che, volente o nolente, anche lui avrebbe frequentato per i prossimi tre anni. La limousine del nonno si fermò nel parcheggio adiacente al piazzale, dove un anziano e basso signore, in abito talare, sembrava attendere proprio il loro arrivo. L’autista scese dalla vettura e aprì la portiera posteriore, per far scendere nonno e nipote.

“Buongiorno, monsieur Gillenormand. Mi chiedevo quando sarebbe arrivato. E immagino che questo giovanotto sia suo nipote, il nostro nuovo studente. Monsieur Marius Pontmercy, ricordo bene?”

“Buongiorno anche a lei, monseigneur Myriel. Sono spiacente per l’attesa: abbiamo trovato molto traffico venendo qui. Sì, lui è mio nipote Marius.”

“Buongiorno monseigneur.” Marius non capiva: perché un vecchio vescovo, probabilmente in pensione, era lì ad attenderli?

“Eh mio caro ragazzo: per te da oggi sarò il signor preside!” Aveva un bel sorriso rassicurante e accogliente, monseigneur Myriel, circondato da due basettoni bianchi come la neve. Eppure Marius non poteva crederci: stava per frequentare una scuola privata piena di figli di papà ed era pure gestita da un vescovo! Ora cos’altro avrebbe scoperto?! Che religione era una materia obbligatoria anche per lui che studiava legge, in questo collegio?! Dentro di sé la disperazione per essere finito in un luogo del genere crebbe esponenzialmente!

“Non fare quella faccia figliolo” disse monseigneur Myriel, prendendo Marius per le spalle. “Che ne dici se ti faccio fare un giro all’interno del nostro istituto? Le lezioni cominceranno a breve e ci sono molte cose che devo mostrarti. Monsieur, con permesso noi andremmo.”

“Non si preoccupi, monseigneur: noi ci avvieremo verso casa.” Il vecchio nonno prese un attimo Marius da parte. “Porto i tuoi bagagli alla residenza dove starai, d’accordo? Stando lì avrai la possibilità di farti nuovi amici e non dovrai percorrere l’intera città per arrivare qui tutti i giorni.” Marius glielo aveva già sentito dire, ma al momento era troppo triste per ripetere al nonno che l’aveva capito. Monsieur Gillenormand lo guardò nuovamente dritto negli occhi, si toccò la folta barba bianca come stesse pensando a cosa dire; poi mise le mani sulle spalle del ragazzo, che era quasi una testa più alto di lui, e disse “Cerca di stare sereno: vedrai che alla fine starai bene qui.”

Marius capì che il nonno non se ne sarebbe andato lasciandolo in quello stato: in quel piccolo gesto di apprensione, il ragazzo vide che, anche se a modo suo, il nonno gli voleva bene e questo gli diede la forza di sorridere. Mise le sue mani su quelle del nonno e gli disse “Forse hai ragione: mi serve solo un po’ di tempo per abituarmici. Non ti preoccupare per me.” A quelle parole, monsieur Gillenormand si rassicurò e salutò il giovanissimo nipote, sapendo che tanto da lì a sette settimane si sarebbero rivisti.

 

L’interno del college era spettacolare: l’edificio doveva essere gotico, a giudicare dalle vecchie pareti in pietra e dai lunghi corridoi del cortile centrale, magistralmente suddivisi in campate da alte colonne chiare e volte a crociera, mentre le aule avevano caldi soffitti in legno, a cassettoni. Un ampio scalone monumentale situato all’originario ingresso, che Marius pensò essere di epoca più tarda, conduceva al piano superiore, dove si trovavano la maggior parte delle aule e la presidenza. Per raggiungere quest’ultima, il vecchio vescovo fece percorrere a Marius uno dei corridoi che affacciano sulla chiesa. Dalle finestre, il ragazzo vide un gran via vai di studenti: sembravano felici e per nulla snob. Forse suo nonno aveva ragione: tutto sommato quegli studenti sembravano ragazzi normali, semplici, come ne aveva conosciuti nella sua vecchia scuola. Monseigneur Myriel lo vide sorridere timidamente e sembrò rasserenarsi.

“Dunque Marius: ti ho fatto vedere tutte le aule e tutti i laboratori della scuola, ma perdona la mia memoria: non ricordo quale corso seguirai qui da noi.”

“Scienze politiche, signor preside.” C’era qualcosa nel tono del vescovo che faceva capire che era sinceramente interessato ai suoi studenti, e questo a Marius piacque molto.

“Ah, ottima scelta! Pensi di apprendere una base sul diritto per poi diventare un carabiniere come tuo padre?”

“Mi perdoni, monseigneur: ma lei come fa a sapere di mio padre?”

“Beh, caro ragazzo… ah prego: accomodati pure.” Mentre parlavano erano entrati nel vasto ufficio. Era l’unica stanza vista da Marius ad essere completamente in legno, dalle pareti al soffitto: solo il pavimento era in pietra chiara, come il resto della scuola. Si sedettero alla scrivania posta davanti ad una colorata vetrata, ritraente una qualche scena religiosa che al momento a Marius sfuggiva e monseigneur Myriel riprese il discorso: “Vedi, Marius: sembrerò un vecchio ficcanaso, ma a me piace sapere quanto più mi è possibile dei miei studenti, senza entrare negli affari esclusivamente intimi, ovviamente: per quello potrei chiamarli in confessionale. Trovo che conoscere i miei ragazzi faciliti il mio lavoro.”

Anche se si sentiva profondamente a disagio e invadente a chiederlo, Marius disse al suo nuovo preside: “Posso chiederle… come mai? Insomma… a cosa le serve conoscere la vita degli studenti?”

Monseigneur Myriel sembrò sorpreso di una simile domanda. Si alzò leggermente dalla sedia, si protese in avanti verso Marius e gli disse sorridendo: “Ma per poterli aiutare con maggior facilità, ovviamente.” Marius parve ancora più sorpreso di quanto non lo fosse prima il vescovo. Aiutare gli studenti? Il suo vecchio preside non usciva mai dal suo ufficio se non quando c’era troppa confusione nei corridoi per fare lezione: non tocca agli psicologi scolastici aiutare gli studenti coi loro problemi personali?

“Ti faccio un esempio” riprese monseigneur Myriel, leggendo la confusione negli occhi di Marius. “Come potrei aiutarti ad ambientarti qui se non sapessi che fino all’inizio di questa estate vivevi con tuo padre e che dopo la sua morte l’unico tutore legale era tuo nonno e quindi ora vivi con lui? Come potrei aiutarti se non sapessi che probabilmente ti senti a disagio a venire qui costretto da tuo nonno? Senza contare che probabilmente sei ancora scosso per tuo padre: Dio abbia cura della sua anima, pover’uomo. Io desidero che i miei studenti sappiano che io per loro non sono una minaccia, un superiore da temere e che deve incutere timore. Nella mia scuola non voglio che i ragazzi studino per essere i migliori nel lavoro che andranno a fare: io desidero che i miei ragazzi crescano nella conoscenza e nell’anima, per poter essere un giorno uomini onesti, saggi e misericordiosi verso il prossimo.” Nell’udire queste parole, Marius sembrò rincuorato: monseigneur Myriel era sincero, lui poteva percepirlo.

“Starai bene qui, Marius: te lo prometto!”

Con queste parole, il vescovo congedò il suo nuovo studente, augurandogli buona fortuna per il suo primo giorno.

   
 
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