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Autore: WinterHunter001118    19/09/2016    0 recensioni
In un mondo parallelo dopo infinite guerre, l'umanità è ridotta al collasso: uomini, donne e bambini sono morti, vivi o trasformati.
Questa situazione dura da troppo tempo, non molti la accettano, ma sono costretti a vivere la loro vita. Una vita distrutta.
Dopo anni, forse millenni, l'umanità è stata in grado di modificare sé stessa, rendendola invulnerabile con potere sovrannaturali. Questi esseri vengono chiamati prodigi.
Ogni stato ha un proprio squadrone di prodigi. E cosa sarebbe successo se un giornalista americano, figlio bastardo della principessa d'Inghilterra, si fosse innamorato dell'erede al trono di Francia? E se questa non fosse che una ribelle? E se in America il progetto CCM fosse letteralmente al collasso?
La guerra è alle porte.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Pile e pile di fogli erano accumulate in ordine sparso sull'adorna scrivania di mogano. Era molto semplice quella scrivania, sobria e austera come, del resto, era lo studio: le pareti bianco sporco contrastavano col mobilio nero o grigio scuro; sulle pareti vi erano poche foto, ritratti della moglie e del figlioletto, una cartina ed una lavagnetta trasparente sulla quale, una mano poco esperta e molto fragile aveva disegnato una piccola casetta di uno sgargiante arancione. Il tutto contornato da uno spesso strato di fogli, per lo più messi a casaccio. In quel momento stava controllando alcuni dossier schedati con un'ordinata calligrafia femminile, pensò subito a sua moglie. Li aveva brillantemente divisi per categorie: Prodigi, Spie ed infine Ibridi. L'ultima categoria era la peggiore. Decise, però, di risparmiarsi tale tortura e di concentrarsi, invece, sulla seconda categoria, le Spie, per l'appunto. Sapeva benissimo che non tutti gli Americani fossero fedeli al Regno Americano Libero e che, sorprendentemente, non tutti i Ribelli fossero fedeli a loro stessi. Che gruppo assai curioso, era questo il suo consueto pensiero ogni volta che trattava l'argomento. Li trovava non solo curiosi, ma anche noiosi. Eppure ne ammirava il coraggio, almeno per quanto riguardava i Ribelli del Nord; loro sì che avevano un piano costruttivo, i Ribelli del Sud erano solo feccia. E lui lo sapeva anche fin troppo bene, dato che erano in combattuta con lo stato Americano da fin troppo tempo. Creare uno stato formato solo dai Prodigi? Quale gran fallimento del genere umano, quello era il suo pensiero e sfortunatamente anche l'obbiettivo dei Ribelli del Sud. Scosse la testa, massaggiandosi la barba: urgeva una seduta dal barbiere, si disse. Ormai la sua barba era divenuta un intricato cespuglio di rovi neri, quasi difficile da accarezzare; nemmeno sua moglie voleva farsi baciare. Osservò il primo dossier: riguardava un giovanotto dai capelli biondi, gli occhi di un tiepido color nocciola. Nella foto non sorrideva. Per quello che sapeva lui, poteva anche essere stata scattata di nascosto da abili mani, pronte a tutto pur di non farsi scoprire. Si chiamava Jacopo Roberto Hawkins, il dossier confermava le sue origini italiane, la madre, a quanto scritto, proveniva da un borghetto delle isole centrali, quella che una volta si chiamava Pisa; ma quest'informazione non bastava a classificarlo in alcun modo. Per chi lavorava? Diede una nuova sbirciata al dossier: di statura alta, corporatura media, giornalista. Ebbe un colpo di genio, un guizzo fulmineo che gli permise di attuare, con una velocità spaventosa, il collegamento. Era il figlio di Jheremia: nel dossier si accusava il padre per patteggiamento con i Ribelli del Nord, accusandolo d'essere in combattuta col regno di Francia. Storse le labbra in un sorrisetto. Chiuse il dossier, segnando, con calligrafia elegante "convincere il presidente per un mandato di cattura internazionale", per poi posare la penna accanto a sé. Il presidente se ne sarebbe dimenticato nel giro di poche ore, sfortunatamente. Lui era più potente del Presidente stesso. Che dire, il Presidente era un omino basso basso, con un ventre pronunciato, le guance flaccide e gli occhietti piccoli piccoli di un nauseabondo marroncino color vomito. Continuava a chiedersi come avesse fatto ad avere una figlia così bella, per di più in età di matrimonio. A dir la verità non capiva come lui, non che l'uomo più potente di tutta l'America (e forse del mondo intero), dovesse sottostare ad un caprone politico come lui. Poteva rivoltarlo da un secondo all'altro, magari con un colpo di stato oppure... poteva inscenare un falso testamento, annunciare al mondo intero che il presidente lo designava come suo successore. Sì, l'idea era allettante. Magari poteva anche far decapitare tutta la sua famiglia, a cominciare da quella petulante di sua moglie, a quella salsiccia ambulante di suo figlio. Forse avrebbe divorziato dalla moglie e avrebbe sposato la figlia del presidente, in modo da sottolineare la sua possibile parentale con quell'uomo. Poteva. E allora perché non agiva? Perché non era ancora arrivata l'occasione, tentava di autoconvincersi lui. Ma non era così. Lui aveva paura. Una terribile paura di fallire. Accantonò quei pensieri come gli aveva insegnato sua moglie. Doveva pensare alla sua famiglia, magri in un'epoca differente, con suo figlio in braccio, sua moglie che dipingeva. Le era sempre piaciuto dipingere, gli dispiaceva solo non averle mai comprato una tela, dopo il matrimonio. Era una versione rilassante, sempre meglio dell'alcol. Una volta si era rintanato in un bar, se lo ricordava ancora bene, e si era ubriacato. Un uomo lo aveva convinto al folle gesto, «Ce l'ho io il rimedio efficace! Adotta una bottiglia! Il sollievo è immediato, » aveva detto « ma i tuoi guai non spariranno. A proposito, chi pagherà il mio conto?», allora un'altra voce aveva risposto bruscamente all'ubriacone, l'altro vecchio, sembrava autocommiserarsi per la sua situazione, il berretto calato sul volto. « Io no di certo, ho già il mio bel credito insoluto, io. Ma guardati, tu sei soltanto un ubriacone e tu, » si riferì ad un vecchio becchino, a quel punto, ed egli notò, con orrore, che il becchino, oltre al fucile, imbracciava delle ossa « sei ancora peggio con tutte quelle ossa in mano!». Si ricordò di essersi poi allontanato, barcollante, via dal locale, lasciando i vecchi a litigare. Reduce da quell'esperienza, aveva sempre usato il metodo prescrittogli dalla moglie. Allungò i piedi sotto la scrivania, rilassandosi e godendosi cinque minuti di pausa. Poi riprese a guardare i fascicoli delle spie. In loro favore: Thomas Dallas del Galles, Judith Bentley dell' Ohio, Paula Foster, da Londra. Niente male, osservò con più attenzione i fascicoli, erano tutti rampolli ricchi, eccetto per la Bentley che aveva più di quarant'anni. I ricercati erano, invece: Yvette Feu, la figlia del Presidente Francese, Harold Snow di New York, era un dipendente statale e poi Tim Scarrow, un grassone proveniente da Washington accusato di collaborare con Hawkins. Pensò immediatamente che quel trio gli avrebbe causato dei problemi. La porta si aprì bruscamente, e pensare che lui continuava ad urlare che bisognava bussare prima di aprire. La prossima volta avrebbe tirato un colpa di pistola contro al vetro, magri l'avrebbero ascoltato. - Che diavolo vuoi? - - Signore... - fu il sussurro intimidito di uno dei suoi assistenti. Se non andava errando, il suo nome doveva essere Perceval o Percival. Un nome molto strano, a dirla tutta. - Staremmo incominciando l'ingresso dell'individuo 5682HB79. Avremmo bisogno di lei e del relativo dossier. - L'uomo sembrò annuire, con un'ombra di confusione sul suo volto. Uno degli aspetti negativi del suo lavoro era proprio quello. Non si era ancora abituato all'idea che un essere vivente potesse essere conosciuto come un numero. Schedato? Era, anche, giusto. Uno stato doveva poter schedare tutti i suoi soggetti difficili. Rassegnato, tirò un amaro sbuffo. - Mi ripeta il codice? - - 5682HB79, HB come la matita. - Lo guardò spiazzato. - Sa, la marcatura di ogni matita. Ogni mina viene schedata in base alla sua durezza. La mina più conosciuta è l' HB, appunto. - - Non che mi interessi minimamente, Percival, ma ora non è il momento! Dannazione, dobbiamo assistere alle fasi. - Odiava chiamarle col loro vero nome, sembravano asettiche e mortali. Cosa che poi erano. - E non a delle stupide matite! - Alzò gli occhi al cielo, quell'assistente aveva tanto da imparare. - Ma, signor Martin, io... Mi chiamo Harold, pensavo lo sapesse. - Greg Martin, questo era il nome dell'uomo, rimase leggermente interdetto, come se quel nome gli rammentasse qualcosa. Un qualcosa di cui non era ben a conoscenza. Come se quel nome l'avesse già sentito. Harold. Chi diavolo era Harold. - In ogni caso ci aspettano nella sala 24R, si sta facendo tardi, signore. - Greg annuì nel modo più semplice possibile, ancora meditabondo, con un'alzata di spalle. Quel nome stava diventando il suo supplizio nel giro dei cinque minuti più orrendi della sua miserabile vita. Uscito dal suo studio, Il Centro Recupero Mostri, in arte ICRM, si esibiva in tutta la sua... semplicità. Le pareti bianche, con sottili righette nere, piccoli bìmobili di metallo, posti di qua e di là, come cassettiere. E ancora, un immenso via vai di persone, studenti o scienziati o collaboratori, rendevano quel posto meno triste. Greg sentiva che il lavoro, presto o tardi, l'avrebbe portato alla tomba. Seguì il ragazzo fino al quarto piano, lì il semplicissimo paesaggio non cambiava. Teneva con una furia omicida il dossier. Aveva paura che qualcuno glielo portasse via. Era sempre così, quando non ti puoi fidare nemmeno della tua stessa ombra. - Buongiorno signori, - disse, una volta entrato per poi guardare i suoi colleghi di lavoro. Vediamo l'introduzione del soggetto... - ci fu una pausa di silenzio, non si ricordava il codice, così deide un veloce sguardo al dossier - del soggetto 5682HB79, nota come - detto ciò sfogliò il fascicolo - Ariadne Halsett, ibrida, appartenente al genere Homo Lupis. Quella era la Fase 1, detta anche Identificazione del soggetto. Una fase breve e concisa: si illustrava il soggetto, si facevano due commenti, soprattutto se si trattava di un ibrido. In quel caso si stava particolarmente attenti al luogo del risveglio, o alle persone che avrebbe potuto incontrare. I Homo Lupis, non dovevano essere trovati dai loro simili, le "fate" dovevano essere trovate dai loro simili. Si discuteva delle principali misure cautelari. Della ragazza, come scritto nel fascicolo, scopirono solo che era la figlia del Capoclan di Boston, di dubbia pericolosità. Poi si passò alla Fase 2, detta anche inserimento. Veniva scelta una delle tre città, in base alle caratteristiche del soggetto o, condizione meno usata, in base alla necessità richiesta da ogni singola città. Era la fase peggiore: gli scienziati parlottavano tra di loro, avanzavano idea e a lui toccava irrimediabilmente confermare. - Io direi di metterla alla Uno. - Greg scosse la testa, la Uno era troppo pericolosa per i suoi gusti: era una bandi ragazzini scalmanati assetati di sangue. Ed era la principale causa del suo mal di testa. Il palazzo Bianco si ergeva al centro del triangolo formato dalla città. E la uno era un vero e proprio disastro. - No. Non possiamo mandarla alla due, dato che è formata solo da Prodigi. - - Alla Tre, allora. - - Sì, alla Tre. - Confermò lui. La fase più orribile per il soggetto era la Fase 3, il Risveglio. E non sempre era il migliore. Era ufficiale, presto avrebbe scritto una lettera di dimissioni. Ma qualcuno ci arrivò prima di lui: mani fin troppo esperte gli puntarono una pistola lla tempia. Era Harold. - Ciao, Harold Snow. - Ed emise un leggero singhiozzo. Come se tutta l'aria del mondo gli pesasse, in un qual modo, sulla gola. Come se riuscisse a strozzarsi con la saliva. Deglutì pesantemente.
   
 
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