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Autore: Choi Yume    19/09/2016    0 recensioni
Ci sono parte di noi stessi che non è facile mostrare a gli altri, parti segrete che teniamo solo per noi. c'è chi si tiene dentro la solitudine, chi il senso di colpa, chi un amore troppo prezioso per essere capito dal mondo...
ma quanto riusciamo a sopportare prima di mostrare quella parte segreta di noi stessi che pesa sulle nostre spalle?
[MyungJong][WooGyu appena accennata]
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L/Kim Myungsoo, Lee Sungjong, Nam Woohyun
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Rimasero lì per un po’ a baciarsi o semplicemente a guardarsi poi sgattaiolarono via prima che i corsi extrascolastici iniziassero.
“Sungjong-ah...” iniziò il moro stringendogli la mano, neanche ricordava quando gliel’aveva presa “Hai da fare questo sabato?”.
“Mh.. non lo so di solito nel weekend esco con Woohyun e Sunggyu” disse il più piccolo senza riflettere.
“Ti andrebbe di uscire con me stavolta?” chiese il maggiore grattandosi la nuca in imbarazzo.
Il cuore di Sungjong parve smettere di battere a quelle parole, rimase paralizzato, senza rispondere “Lascia stare domanda stupida” disse adombrandosi di nuovo in volto. “NO...cioè... voglio uscire con te va bene” il moro sorrise e il rosso pensò che, allora si anche lui sapeva sorridere ed aveva un sorriso stupendo.
 
Myungsoo gettò il suo zaino in un angolo della stanza per poi gettarsi sul letto fissando il soffitto con un sorriso inebetito, da quanto tempo era che non si sentiva in quel modo? Da quanto era che non provava più nessuna emozione tranne che ordio e rimorso? Era possibile che quel ragazzino alla fine l’avesse avuta vinta con quei suoi sorrisi dolci e i suoi modi diretti ma pazienti.
“Ehy finalmente sei tornato” disse Sungyeol entrando nella camera che avevano dato al moro quando si era trasferito da loro.
“Sì” disse solo continuando a sorridere senza riuscire a fermarsi.
Il suo amico corrugò per un attimo le sopracciglia “Stai sorridendo?” chiese sedendosi sul suo letto con le gambe incrociate. “Successo qualcosa di bello?”.
“Yeol tu hai mai avuto la sensazione di dimenticare come si prova una determinata emozione?”.
“Non credo che si possa dimenticare come si provano le emozioni” commentò l’altro.
“Probabile” sorrise ancora l’altro.
Myungsoo si voltò a guardare il suo amico con aria seria “Yeol... sabato esco con un ragazzo, credo che lui mi piaccia”.
Il volto del suo amico si adombrò per un secondo e non perchè giudicasse i gusti del suo migliore amico, no lui sapeva, lui lo aveva sempre saputo e non lo aveva mai giudicato, insomma come avrebbe potuto se anche lui aveva le stesse preferenze, ma quello che Myungsoo non sapeva era che in fondo al cuore di Sungyeol nei suoi confronti c’era un sentimento ben maggiore dell’amicizia, ma il moro non lo aveva mai capito. “Sono felice per te, era ora che tu andassi avanti” e gli ccarezzò i capelli corvini, fingendo come sempre che andasse tutto bene.
 
“LEE SUNGJONG SI PUÒ SAPERE COSA CAVOLO TI É PRESO OGGI?”.  Quando voleva Nam Woohyun poteva essere peggio di un padre per questo il rosso aveva allontanato il cellulare dall’orecchio lasciandolo sfogare.
“Ero un po’ nervoso per una cosa hyung” sospirò, sapeva benissimo che avrebbe dovuto dirgli di Myungsoo ma sapeva che tra i due non correva buon sangue e poi voleva che alcuni dettagli restassero tra loro due, era sicuro che il moro non gli avrebbe più rivolto la parola se si fosse fatto scappare che, ad esempio, era scoppiato a piangere.
“E di grazia si potrebbe sapere cosa?” chiese ancora e il più piccolo poteva benissimo immaginare le sue narici che si dilatavano in un gesto stizzito.
“Ehm... ecco preferirei parlartene di persona in realtà” disse nervoso.
Dall’altro capo del telefono ci fu un lungo minuto di silenzio “Va bene...passo a prenderti tra venti minuti, non mi piace il tuo tono” e riagganciò.
Il cuore di Sungjong ebbe un tuffo, non voleva deludere Woohyun, ma credeva proprio di essersi innamorato di Kim Myungsoo.
 
Il rosso si fece trovare già fuori casa quando il moro si presentò con la spalle strette per cercare di trattenere quanto più calore gli era possibile nel suo giubbotto scuro.
“Allora?” chiese con voce ovattata  dalla sciarpa.
Il più piccolo fece un grosso respiro e gettò di nuovo fuori tutta l’aria accumulata per poi vuotare il sacco mentre camminava avanti e indietro per il viale, aveva omesso alcuni particolari come il pianto e il fatto che si fossero tenuti la mano tutto il tempo, ma di base aveva detto la verità.
Woohyun lo osservò in silenzio senza parlare, ascoltava e basta e anche quando il più piccoloebbe finito di parlare si prese il suo tempo per soppesare le sue parole e immagazzinare le nuove informazioni ricevute poi sbuffò “Ti sei proprio messo in testa di salvarlo eh?” e  Sungjong non seppe se prenderla come una domanda o come una semplice constatazione così non parlò e il castano restò a fissarlo per un lungo istante “E se riuscissi a salvarlo dopo che farai? Che farai se diventassi il suo unico punto d’appiglio?”.
A Sungjong di solito piaceva riflettere sulle risposte che dava, un po’ per incertezza, un po’ per essere sicuro delle parole che usava, ma in quel caso rispose senza pause, senza ripensamenti o dubbi “A quel punto lo amerò” e il castano gli diede una pacca sulla spalla dicendo solo “Buona fortuna” che il più piccolo prese come un “Credo in te riporta Myungsoo a quello che era un tempo”.
 
Quel sabato i due ragazzi si incontrarono fuori le cancellate bianche della scuola, l’unico punto in comune dato che nessuno dei due sapeva dove viveva l’altro.
Sungjong sentiva una strana ansia stringergli le viscere, un’ansia  piacevole da sentire, una che non ti blocca, una che non ti fa sudare, una che somiglia più alla trepidazione, forse era semplicemente quello ciò che provava, trepidazione, assaporò il gusto di quella parola mentre si avvicinava al moro rigorosamente vestito di nero.
“Ciao” sorrise il più piccolo.
“Ciao” ricambiò l’altro con un sorriso un po’ storto e Sungjong pensò che forse doveva semplicemente abituarsi di nuovo a sorridere, ma la realtà era che Myungsoo era agitato come forse non lo era mai stato in tutta la sua vita fino a quel momento o fose aveva semplicemente scordato come ci si sentiva, aveva passato più di un anno atrofizzato nel suo rimorso e ora provare emozioni somigliava tanto al muovere i primi passi per un bambino.
“Cosa facciamo oggi?” chiese ancora il minore per carcare di mette a suo agio il maggiore che aveva capito essere a disagio, come al solito stando attento i suoi gesti.
“Uhm... in realtà non ci avevo neanche pensato” mormorò voce lenta e calda grattandosi la nuca in imbarazzo.
“Oh beh in realtà io chiedevo perchè mi andrebbe davvero tanto di andare al bowling, con Woohyun-hyung non ci andiamo mai perché a Sunggyu-hyung non piace”. Tentò allora di metterlo a suo agio.
“In realtà Sunggyu è solo piuttosto scarso” commentò il moro.
“Davvero?” chiese mentre iniziavano a camminare l’uno accanto all’altro.
“Sì, a Sunggyu non piace particolarmente perdere, essere contraddetto o che gli si manchi di rispetto o essere messo in ridicolo...in effetti a Sunggyu non piacciono molte cose” e il rosso scoppiò a ridere “Sì in effetti hai ragione” disse prendendo con discrezione la mano del più grande.
Quel gesto sorprese Myungsoo, lo sorprese piacevolmente perché stavolta si stava rendendo conto di tutto, come quando dopo un lungo pisolino si ricomincia lentamente a prendere cognizione della realtà.
“Posso chiederti una cosa Myungsoo-hyung?”. Il minore si guardava la punta delle scarpe pronto a fare una domanda che sapeva essere un tantino scomoda.
“Dimmi pure”.
“Tu come hai litigato con Woohyun e Sunggyu?”.
Il moro si fermò per un istante al centro del marciapiede poi sospirò “Lui non ti ha detto proprio nulla?”.
“No, non credo che gli faccia piacere parlarne”.
“Ti ha raccontato quello che è successo il primo anno tra lui e Sunggyu?”.
“Sì...mi dispiace tantissimo per lui, non è affatto giusto”.
“Lo so e a quel tempo lo pensavo anche io... ci conoscevamo già da qualche anno perché lui per guadagnare qualche soldo aveva fatto il modello al mio corso di fotografia e per quanto ti sembrerà strano fui io il primo a rivelargli la mia omosessualità, che ai tempi erano solo dubbi... in fondo avevo solo quindici anni” sospirò “diventammo amici e lo difesi come potevo quando successe quell’incidente poi i miei sono morti e... ho iniziato ad unirmi alla massa e questo a ferito molto Woohyun dato che conosceva il mio segreto, si è sentito tradito da me e ha visto il tradimento dei suoi ideali nel mio atteggiamento”.
“Oh...” disse semplicemente  il rosso senza staccare lo sguardo dal marciapiede, non era propriamente deluso da ciò che aveva fatto, insomma molte persone omosessuali si nascondono per paura di un giudizio, ma capiva benissimo perché Woohyun ce l’avesse con lui, era stata una specie di doppia pugnalata per lui.
 “Io...Io mi pento ora di quello che ho fatto, prima volevo che mi odiasse e ci sono riuscito, lui era come un fratello per me e io l’ho distrutto, è senza dubbio il mio miglior risultato, mi odia”.
Sungjong abbassò lo sguardo sulle sue scarpe riflettendo per un attimo su una possibile risposta.“Non credo che Woohyun ti odi” mormorò alla fine.
“Tu vedi il buono in tutti”disse Myungsoo scuotendo appena la testa non convinto dalle sue parole.
“No, ascoltami sono serio, gli ho detto che uscivo con te oggi e lui mi ha  semplicemente augurato buona fortuna”.
Il moro strinse la mano del più piccolo in un gesto involontario “Secondo me potreste recuperare un rapporto, magari lentamente, in fondo non è facile recuperare la fiducia di qualcuno”.
Myungsoo lo guardò per un lungo istante avrebbe potuto rispondere con un semplice e chi ti dice che io voglia riacquistare la sua fiducia?  Ma non lo fece e abbassò lo sguardo chiedendosi se voleva realmente essere salvato da Sungjong o semplicemente se fosse ancora troppo presto per lui per uscire dal suo guscio e ammettere tutti gli sbagli fatti dopo l’incindente “Potrei provarci” mugugnò sapendo che, in fondo, aveva fatto la sua scelta quando aveva pianto davanti a lui.
E fu così che, grazie a Sungjong, Myungsoo riuscì a strappare una alla volta all’intorpidimento le sue emozioni.
Iniziò con il divertimento il giorno stesso del loro appuntamento quando si ritrovò a ridere quando il più piccolo si sbilanciò e finì per cadere.
Poi lentamente il perdono; quando chiese scusa a Woohyun per il modo in cui si era comportato e quest’ultimo lo abbracciò come se non fosse passato un anno, ma appena un giorno, dall’ultima volta.
La dolcezza; di tutti i baci che Sungjong gli regalava quando erano soli e allo stesso tempo la paura di essere scoperti da quel mondo omofobo che non li avrebbe capiti.
L’amore, quando un pomeriggio se ne stava disteso sul suo letto assieme al minore. Lo aveva invitato con la scusa dello studiare assieme, ma in realtà quei due avevano finito con lo stare semplicemente stesi sul letto a coccolarsi e fu proprio mentre il moro passava distrattamente le dita in quelle lingue di fuoco che erano i capelli dell’altro che Sungjong disse con serenità ed un’impressionante leggerezza “Myungsoo lo sai che ti amo?” e il maggiore si sentì quasi mancare all’udire di quelle parole, ma quando il minore alzò lo sguardo verso di lui Myungsoo non potè fare a meno di baciarlo con dolcezza e dirgli “Ti amo anche io piccolo”.
L’amicizia, quando usciva con Sungjong, Woohyun, Sunggyu, Sungyeol, Dongwoo e Howon, questi ultimi due amici di Sungyeol. In una di quelle uscite sperimentò anche la gelosia, gli dava fastidio il modo in cui il suo ragazzo aveva legato con Howon, non gli piaceva il modo in cui si abbracciavano a lungo, non gli piacevano gli sguardi che si regalavano ogni tanto. Aveva fatto una sceneggiata quando l’aveva trascinato via dal pub dove avevano deciso di passare il venerdì sera.
“YAH MYUNGSOO MA CHE TI PRENDE?”  strillò il più piccolo divincolandosi alla sua presa.
“Non mi piace il modo in cui Howon ti sta appiccicato” commentò stizzito il moro e l’altro lo guardò stranito “Come prego?”.
“Sono geloso ok?” bofonchiò il più grande incassando la testa tra le spalle come un bambino pronto a riceve una ramanzina.
“Non devi esserlo” disse il rosso intrecciando le dita con le sue “Io non provo nulla per Howon, come potrei amare qualcun altro se ho accanto una persona meravigliosa come te?”.
“Io ho paura di perderti” mormorò Myungsoo “Ho paura che se la tua mano lascia la mia non saprò più come uscire dal baratro” e Sungjong potè chiaramente avvertire la sua voce incrinarsi.
“Non lascerò mai la tua mano Myungsoo, mai, lo giuro” disse convinto stringendogli così forte la mano da farsi diventare bianche le nocche.
Il moro lo attirò in un abbraccio e si sentì di nuovo al sicuro come un cavaliere con indosso la sua corazza, nessuno può ucciderlo finché la indossa.
“Torniamo al pub?” chiese il più piccolo tenendo le mani aperte sulla sua schiena in una carezza protettiva.
“No voglio stare abbracciato a te” mugugnò il moro tenendolo stretto.
“Lo sai che in pubblico non si può hyung”.
“Andiamo a casa mia... i genitori di Sungyeol non ci sono e io ho bisogno di te”.
Una scintilla attraversò per un istante i loro occhi e quel pomeriggio insieme scoprirono una nuova emozione, il piacere di essere uniti in tutto, il piacere di perdere un pezzo della propria anima per donarlo all’altro, quello era Amore, con la A maiuscola.
 
Ma la vita non può restare perfetta per sempre e Sungjong lo sapeva bene, sapeva che era stato un errore da parte sua rilassarsi  vivere tranquillamente per una volta in vita sua.
Gli equilibri si spezzarono un pomeriggio qualsiasi quando suo padre venne a prenderlo all’uscita di scuola. Lasciò immediatamente la mano di Myungsoo mentre una sensazione di panico gli attanagliava le viscere, il primo pensiero che si formulò fu mi hanno beccato.
“Papà che ci fai qui?” chiese in un tono di voce troppo acuto per essere ritenuto normale .
“Sali in macchina Sungjong”.
Sono finito.
“Dobbiamo parlare”.
Definitivamente morto.
Il ragazzo fece come gli era stato detto preparandosi alla sfuriata sull’omosessualità, sapeva che i suoi non approvavano ma cosa avrebbe dovuto fare lui? Andare contro la sua natura?
“Dobbiamo trasferirci di nuovo Sungjong” disse atono suo padre come se la cosa non lo riguardasse in prima persona.
“COSA?” urlò il rosso, questo era peggio della sua ipotesi peggiore.
“Ho avuto un altro trasferimento, partiamo il mese prossimo”.
“AVEVATE DETTO CHE NON CI SAREMMO PIÙ TRASFERITI”.
“Non urlare Sungjong”.
“AVEVATE PROMESSO”. In quel momento non si trattava più di perdere Myungsoo, lì si parlava di perderli tutti, Woohyun, Sunggyu, Sungyeol, Howon e Dongwoo, tutti i suoi amici e il suo ragazzo, svaniti tutti in un nuovo nugulo di ricordi legati ad una città che si sarebbe dovuto lasciare alle spalle “Ferma la macchina papà” disse con voce tombale.
“Sungjong non fare lo stupido adesso non è la prima volta che ci trasferiamo”.
“Ferma la macchina o esco mentre stai ancora guidando” minacciò afferrando la maniglia dello sportello e a qual punto  l’uomo non potè che arrendersi e lasciar correre via il figlio in un luogo che lui non poteva conoscere, il porto sicuro di suo figlio, unico dove si sarebbe potuto rifugiare e piangere tutte le sue lacrime parlano sinceramente. Il suo porto sicuro, Nam Woohyun.
Il castano gli aprì la porta con ancora la divisa scolastica indosso “Jjongie” disse con tono apprensivo quasi come quello di una madre.
“Dobbiamo trasferirci di nuovo” disse con voce rotta e non riuscì a trattenere le lacrime un solo secondo di più.
Woohyun lo abbracciò stretto lanciandolo entrare in casa sperando che un abbraccio bastasse a rimettere insieme i cocci.
 
Il rosso si aspettava la punizione che lo attendeva una volta arrivato a casa, non si sarebbe più fatto prendere in contropiede, sapeva cosa lo aspettava ma aveva comunque deciso di restare da Woohyun fino a tarda sera a parlargli di tutto e di niente, di sfogarsi e di chiacchierare perché lo faceva sentire al sicuro, perché si sentiva più a casa lì che a casa sua.
 
“Jjongie...”. Fu proprio il moro ad avvicinarsi per primo, alla fine delle lezioni, avvertendo che c’era qualcosa che non andava “È successo qualcosa con i tuoi?”.
Sungjong sorrise dolcemente pensando che anche lui si era fatto un’idea sbagliata della cosa come, d’altronde, l’aveva fatto anche lui all’inizio “Non per quello che pensi tu” disse il più piccolo adombrandosi in volto “Myungsoo...io davvero non so... credo semplicemente che dovremmo smettere di vederci scusa” e scappò nell’auto del padre che lo aspettava al di là delle cancellate, non ce l’aveva fatta, non aveva la forza di dirgli la verità, non aveva la forza di dirgli che nonostante le promesse alla fine lo stava abbandonado anche lui.
 
Il moro tornò a casa frastornato, non riusciva a credere che Sungjong lo avesse lasciato, faceva male e allo stesso tempo sentiva uno strano senso di insofferenza come se tutto quello fosse semplicemente uno scherzo di cattivo gusto, forse era speranza, forse era una vocina nella sua testa che continuava a ripetergli che Sungjong era suo, continuava ad essere suo e che se aveva fatto quello che aveva fatto doveva esserci un motivo più che valido.
“YAH Myungsoo-ah mi ascolti?” la voce di Sungyeol lo rincorse per il corridoio e venne fermata dalla porta di legno della camera del moro.
“Neh che ti prende?” disse il castano aprendo la porta che delimitava lo spazio privato del più piccolo.
“Mi ha lasciato” disse tranquillo il moro senza guardarlo in faccia “Sungjong mi ha lasciato”.
Il maggiore non parlò semplicemente formò una piccola O con la bocca, non sapeva cosa dire così disse semplicemente le cose più scontate per quella situazione “Dai la vita va avanti, non devi buttarti giù”.
“No Yeol, Sungjong non è come gli altri, io lo amo, lo amo con tutto me stesso lui mi ha salvato dal baratro e...”. fece un grosso respiro cercando di trattenere le lacrime “Lascia stare non capiresti” disse solo.
“Già...io non capisco mai no Myungsoo? Poi arriva il primo ragazzino bastardo e ti apri come una rosa quando è baciata dal sole” sputò rabbioso e il moro non potè fare a meno che guardarlo confuso mentre l’altro sfogava tutto quello che si era tenuto dentro per tanto, troppo, tempo “Non hai mai fatto caso a chi ti sta accanto, a chi c’è sempre stato per te”.
“Yeol ma di cosa cazzo parli?”.
“PARLO DI ME MYUNGSOO; DI ME E DEL FATTO CHE SONO ANNI CHE TI AMO. HO FATTO DI TUTTO PER TE, TI HO PROTETTO, MI SONO PRESO COLPE NON MIE, TI HO IMPEDITO DI FARE CAZZATE, MA TU NON TE NE SEI MAI ACCORTO MAI, IO HO CERCATO SEMPRE DI FARE IL MEGLIO PER TE E HO FATTO ANCHE LE PEGGIORI CAZZATE... come chiamare i tuoi quella sera...”.
Il moro sentiva la terra mancargli da sotto i piedi, era stato lui per tutto quel tempo era stato lui, il suo migliore amico o almeno quello che aveva finto di esserlo, lui la pietra sulla quale aveva basato al sua vita quando questa era crollata, proprio lui gli aveva mentito per quasi due anni. Non disse nulla semplicemente afferrò nuovo il suo zaino mettendoci delle cose a caso all’interno e andò via sbattendo la porta con la promessa di non tornare mai più in quella casa.
Sungyeol non fece nulla per fermarlo, restò semplicemente lì con lo sguardo che viaggiava velocemente su ogni oggetto che il moro infilava nel suo zaino, colpevole. Quando il moro gli passò accanto e lo guardò rabbioso per un istante lui semplicemente abbassò lo sguado, incapace di fingere ancora.
 
Woohyun aprì la porta con ancora la divisa addosso con una strana sensazione di dejavù attaccata alla pelle.
“È stato Sungyeol, è sempre stato lui, è stato lui a chiamare i miei genitori quella sera” disse con il il fiato corto e la voce tremante “Di norma andrei da Sungjong, ma lui mi ha lasciato” rise nervoso “Oggi è una gran bella giornata di merda” concluse.
Il castano si passò una mano tra i capelli come per riordinare i suoi stessi pensieri “Entra, mi sa che devo spiegarti una cosa” sospirò “MAMMA MYUNGSOO RESTA A DORMIRE DA NOI” e il moro non pensò neanche di rifiutare la sua offerta, d’altronde meglio lì che in mezzo alla strada.
 
Woohyun raccontò a Myungsoo tutto quello che gli aveva detto Sungjong il giorno prima, parola per parola e al più piccolo ci volle un po’ per assimilare tutte le nuove notizie della giornata “Ma perché non me lo ha detto? Perché non mi ha detto che deve andare via?”.
“Perché ti aveva promesso che non se ne sarebbe andato probabilmente”.
Myungsoo abbassò lo sguardo “Non voglio perdere anche lui hyung che devo fare?”.
Il castano incrociò le gambe  seduto sul letto “Non lo so, credo che tu debba semplicemente fare ciò che ti dice il cuore, in amore è lui che comanda”.
“Il cuore mi dice di scappare lontano... assieme a lui, ma non posso, non saprei dove andare e non ho i soldi per andare da nessuna parte”.
“Non ci sono i soldi dei tuoi genitori?”.
“Sono vincolati fino alla mia maggiore età”.
Il castano sbuffò per un attimo poi  si alzò dal suo letto per prendere una scatola di latta in cima ad uno scaffale “Sai io e Sunggyu abbiamo un sogno, vorremmo andare a sposarci in un posto lontano da qui e per questo sono ben due anni che mettiamo parte del denaro ogni volta che ci avanza anche uno spicciolo” disse lanciandogli quel contenitore “Non so precisamente quanti sono ma dovrebbero bastare per prendere quantomeno un volo per il Giappone”.
Il moro spostò gli occhi dalla scatola di latta all’amico più volte “Hyung non posso accettare...”.
“No, forse non sono stato chiaro. Quelli sono i miei soldi e ci faccio quello che mi pare e ho deciso di darli a te” disse sicuro.
“E tu e Sunggyu?”.
“Ci torveremo un lavoro e risparmieremo sulle uscite, i nostri genitori non ci giudicano fortunatamente. Possiamo anche stare in casa a guardarci negli occhi, a me andrebbe bene lo stesso”.
“Grazie hyung” disse il ragazzo inchinandosi più volte per dimostrare tutta la sua gratitudine.
“Ora va a convincere Sungjong razza di stupido”.
Il moro si inchinò di nuovo e infilò la latta nello zaino prima di lanciarsi in una nuova corsa disperata.
 
Sungjong si era chiuso in camera sua rifiutandosi di mangiare, non ce la faceva, gli si era chiuso lo stomaco, pensava ancora alla faccia di Myungsoo quando lo aveva lasciato solo all’uscita di scuola. Gli aveva fatto solo la promessa di non lasciarlo e invece a quanto pare non era riuscito a mantere neanche quella.
Era steso sul suo letto quando sentì dei colpi alla sua finestra si alzò con passo stanco e pesante aprendo la finestra.
“Finalmente” urlò il moro nascosto nel suo giardino.
“Che ci fai qui?” chiese in risposta e il moro gli fece segno di scendere giù per parlare  da vicino.
Sungjong sospirò arrapicandosi sull’albero di fronte alla finestra della sua stanza per poi scendere elegantmente lungo il suo tronco fino a toccare terra.
“Sono in punizione” spiegò senza mai guardarlo negli occhi.
“Sì lo so, Woohyun mi ha spiegato tutto”.
“Posso dire che un po’ ci speravo che ci pensasse lui al posto mio?” chiese retorico sorridendo di un sorriso che sapeva di amareggiamento.
“Oggi Sungyeol mi ha detto che fu lui quella sera a chiamare i miei genitori, mi ha detto che lo ha fatto perché mi ama” disse Myungsoo guardandolo dritto in faccia alla ricerca del suo sguardo, quello che lui amava da morire, quello sincero che sapeva calmarlo in ogni occasione.
“Cosa?” chiese il ragazzo sorpreso ragalandogli finalmente il piacere di un suo sguardo.
“Non voglio stare più in questa città Jjongie... voglio andare via, con te, ti prego non dirmi di no, Woohyun mi ha dato dei soldi e se torno da lui mi suonerà la latta dietro la testa quindi ti prego scappa con me”.
Il rosso lo guardò negli occhi per un lunghissimo istante con un piccolo sorriso stampato sulle labbra per poi stringerlo tra le braccia. “Con te, fino alla fine del mondo”.
 
Caro Woohyun
Non so nemmeno se aspettavi più una mia lettera, ormai sono passati due anni da quando grazie a te io e Myungsoo siamo riusciti a scappare dal nostro paese per stare insieme, certo non ti racconterò favole dicendoti che è andato sempre e subito tutto benissimo, ma ce la siamo cavata.
Ma ovviamente non è per dirti che siamo sani e salvi che ti scrivo, cioè spero che in fondo al cuore ti faccia stare più tranquillo anche questo, ma non è il vero motivo. Volevo semplicemente ringraziarti per tutto, per i soldi che ci hai dato e soprattuto per la fiducia che hai riposto nel nostro amore; so che probabilmente avrei dovuto farlo prima, ma avevo paura a scriverti ed inoltre volevo finire di scrivere questo racconto autobiografico che ti ho mandato. Come puoi ben vedere dai timbri sul pacco ora viviamo in Canada, sai è un bellissimo paese, io e Myungsoo qui viviamo benissimo e dato che qui siamo entrambi maggiorenni ci sposeremo presto e ovviamente quando decideremo di farlo tu sarai il primo sulla lista degli invitati, non potrei mai sposarmi senza te al mio finaco.
Scommetto che tu ancora risparmi per sposarti con Sunggyu vero? Beh forse potrai farlo prima del previsto dato che qui Myungsoo lavora come modello e guadagna bene; abbiamo deciso di restituirti tutti i soldi che ci hai prestato due anni fa, so che ora penserai cose tipo “non li voglio i vostri soldi”, ma mi dispiace hyung nella vita non si può sempre vincere.
Sai ci sono volte in cui penso che forse abbiamo sbagliato a scappare quella notte, so che i miei genitori mi hanno cercato a lungo e so che per loro ormai sono morto, so che Myungsoo non è più arrabbiato con Sungyeol come era allora e so che mi manchi tantissimo hyung, ma credo che semplicemente questo fosse il nostro destino perché davvero non ho altre risposte per quello che mi ha dedicato la vita, ma ora come al solito mi sto perdendo in inutili digressioni che non portano a nulla.
Fammi sapere cosa pensi di questo mio racconto, ci ho incluso anche ciò che mi ha raccontato Myungsoo sui mesi che abbiamo passato insieme prima di partire, se leggerai capirai come l’ho fatto io che non saremmo mai arrivati a questo punto della storia, il punto del vissero tutti felici e contenti, se non ci fossi stato tu al nostro fianco; ti ringrazio davvero per ogni cosa che hai fatto per me mia fata turchina.
Con affetto.
Lee Sungjong
p.s nel manoscritto ci sono tre biglietti aerei per il Canada, non vedo l’ora di riabbracciare te e Sunggyu, mi mancate tantissimo. Dà un biglietto anche a Sungyeol, Myungsoo non lo sa, ma sono certo che anche lui vuole riabbracciare il suo migliore amico dopo due lunghi anni.



Woohyun chiude gli occhi, cerca di non piangere. Lui l’ha sempre saputo che quei due erano destinati, ha sempre saputo che ci sarebbero riusciti a coronare il loro amore, ha sempre saputo che anche dopo due anni di silenzio pensavano ancora alla loro vita in Corea.
“Amore cosa c’è? Perché piangi” la voce di Sunggyu gli arrivò alle spalle, voce che viene seguita immadiatamente da un abbaccio da dietro.
Woohyun scuote la testa asciugandosi le lacrime con il palmo della mano “Amore che ne dici di un viaggio in Canada?”.
Sunggyu sorride e lo bacia dolcemente “Lo sai Wohyunnie, con te, fino alla fine del mondo”.



[angolo dell'autrice]
salve a tutti, ecco la seconda parte di questa cosa che davvero non so che senso abbia, ma vabbè io ci ho provato era da tanto ce l'avevo sul pc e volevo metterle una fine tutto qui.
se vi è piaciuto lasciate una recensione vi prego~

 
  
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