Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: _Sherazade_    20/09/2016    0 recensioni
Raccolta di One-Shot, Flash fiction e Drabble originali legate dal filo conduttore della stagione più calda dell'anno: l'Estate.
---
Questa Raccolta partecipa a "The Seasons Challenge" indetta da Jadis_ sul forum di Efp.
"Sinfonia Estiva", partecipa al contest " War of Drabbles " indetto da Alexalovesmal
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Genere: Slice of Life - Commedia
Capitoli: Oneshot 
Tipo di coppia: Het
Categoria: Storie originali - Generale
Rating: Verde

Storia partecipante a "The Seasons Challenge" indetta da Jadis_ sul forum di Efp.
Stagione: Estate
Prompt: Scelta libera - Temporale estivo

Un temporale all'improvviso




«Manca ancora tanto, mamma?» chiese la piccola Alessia.
«Siamo quasi arrivati. Porta ancora un po' di pazienza, tesoro», le rispose la madre.
Dopo quasi un anno avrebbero rivisto Rita e la sua famiglia.
Da quando, cinque anni prima, le due bambine si erano conosciute al campeggio Soleil a Riccione, erano diventate inseparabili, ed era sempre un trauma doverle separare al termine delle ferie.
Non solo le piccole, ma anche le rispettive famiglie si erano legate, a tal punto da continuare a sentirsi anche dopo la fine del soggiorno al mare. La famiglia di Rita abitava in una piccola cittadina che dava sul lago d'Iseo, avevano una piccola casetta nel borgo storico, e un discreto magazzino con annesso garage. Con molto impegno e fatica, erano riusciti ad adattare il magazzino e a trasformarlo nella "residenza estiva". Non era grande, ma per le loro esigenze era più che sufficiente, sfruttandolo anche per invitare i loro amici e preparare gustose grigliate.
In quel bel giorno di metà Luglio, le due famiglie si erano organizzate proprio per potersi vedere dato che le date delle ferie non coincidevano quell'anno. Non si sarebbero trovati al mare, ma nulla vietava loro di rimediare con una gita al lago e un pranzetto succulento.
 
Non appena l'auto si fermò davanti all'ingresso della residenza estiva, la piccola Alessia balzò fuori, sorridendo e chiamando a gran voce l'amichetta, che subito corse fuori dall'ex magazzino.
«Alessia! Finalmente siete arrivati!» esultò Rita.
Neanche il tempo di dire qualcosa alle piccole che queste erano già sparite per raccontarsi le rispettive esperienze dell'anno scolastico appena concluso, dei giochi e dei primi amori.
La giornata era partita nel migliore dei modi, ma già qualche nuvola aveva cominciato a sporcare il cielo.
«Dite che verrà a piovere?» chiese Angela, la madre di Alessia.
«È probabile». La madre di Rita, Candida, spiegò che durante l'estate era frequente il repentino cambio di tempo, ma disse anche che quando veniva a piovere, spesso durava solo pochi minuti. Quelle che si affacciavano all'orizzonte, erano nuvolette da poco conto, se anche avesse piovuto, sarebbe stato per poco.
 
Dopo pranzo le due famiglie fecero una lunga passeggiata, arrivando ai margini del bosco.
«Mamma, c'è la caccia al tesoro in oratorio. Possiamo andarci?» chiese Rita. Le due madri si scambiarono un'occhiata: anche se piccole, le bambine erano piuttosto mature, e il paese era piccolo e tranquillo.
«Va bene, ma state sempre vicine e tornate alla residenza estiva per le sei. Va bene?» le due bambine corsero via ridendo, salutando a malapena i genitori.
Le due amiche corsero con tutta la loro forza verso il campo sportivo e Alessia rimase a bocca aperta: c'erano un sacco di giochi e il castello di legno che a lei piaceva tanto. Nell'oratorio del suo paese non c'era uno spazio giochi bello come quello, in realtà era già tanto se c'era qualche corda e qualche pallone.
Alessia e Rita si stavano divertendo moltissimo, ma Rita voleva giocare anche coi suoi amichetti di scuola, e così finì col mettere da parte Alessia, che ci rimase un po' male.
Senza che se ne rendessero conto, il cielo si era già oscurato, e Alessia udì un suono in lontananza.
«Rita, dici che verrà a piovere?» chiese la piccola un po' preoccupata.
«No, non ti preoccupare» le rispose l'altra mentre un altro tuono, più forte del precedente, sovrastò le loro voci. «Al massimo facciamo una corsa alla casa principale. È qui vicino!» la rassicurò Rita, ma Alessia non era del tutto convinta.
Una delle responsabili del centro, prese il megafono, chiamando a raccolta tutti i bambini e annunciando loro che avrebbe presto avuto inizio il torneo di calcetto. Rita era felicissima, era da sempre una bambina molto sportiva e adorava il calcio.
«Che fai, Alessia», chiese la bimba vedendo che l'amichetta se ne stava tornando alle altalene, «tu non vieni?»
«Lo sai che non mi piace il calcio, Rita».
«Dai, vieni che ti diverti!» Rita la prese per mano, trascinandola verso il campetto da calcio, ma Alessia si impuntò.
«Perché invece non continuiamo a giocare al castello? Ci stavamo divertendo così tanto».
Vedendo che le bambine stavano quasi per litigare, una delle responsabili cercò di farle ragionare.
«Perché non fate così: tu, Rita, vieni a giocare a calcetto, e la tua amica rimane qui.» Alessia però non era completamente d'accordo.
«Le nostre mamme però ci hanno detto di non separarci.» disse la piccola Alessia.
«Tanto sono qui al parchetto. Tu aspettami qui al castello, ci vediamo dopo!» Rita era già sparita, e Alessia non riuscì più a divertirsi. Scambiò poche parole con i bambini, era troppo triste e amareggiata per divertirsi.
Tuonò ancora e cominciò a gocciolare.
Alcuni bambini se ne andarono, lasciando la costruzione e raggiungendo le madri nell'area coperta. Alessia non sapeva cosa fare: Rita le aveva detto di aspettarla lì, ma il castello non le avrebbe offerto un riparo perfetto, e presto, con l'alzarsi del vento, l'acqua l'avrebbe di certo bagnata.
Una delle madri, vedendo che la piccola non si muoveva, si avvicinò, allungandole l'ombrello e dicendole che l'avrebbe scortata fino alla tettoia. Alessia vide in lei una persona gentile, ma aveva promesso che non si sarebbe mossa, inoltre i suoi genitori le avevano sempre detto di non seguire mai uno sconosciuto.
«No, grazie. Devo aspettare la mia amica».
E Alessia aspettò mentre la pioggia diventava più forte. La bambina era preoccupata, e, vedendo che Rita non arrivava più, nonostante il torneo di calcetto fosse stato interrotto, decise di tornare alla residenza estiva.
Spaventata, ma soprattutto scocciata per essere stata abbandonata, la bambina corse via velocemente, ripercorrendo le stradine del paese e raggiungendo l'ex magazzino. Provò a chiamare per vedere se i genitori avevano fatto ritorno, ma non giunse alcuna voce dalla struttura.
La pioggia sembrava sul punto di acquietarsi, ma Alessia si trovava comunque da sola, senza qualcuno accanto, senza sapere quando i genitori sarebbero tornati da lei, senza sapere quando avrebbe smesso di piovere, sempre che smettesse.
La bambina allora ricordò che il padre aveva aperto l'auto prima di uscire per la passeggiata, ma non ricordava se l'avesse anche chiusa, così provò ad aprire la portiera. Questa si aprì e Alessia vi si rifugiò.
Aveva un po' di freddo, e prese il maglioncino che era rimasto nell'auto dalla loro ultima gita in montagna. Alessia cominciò a piangere, e in quel momento qualcuno picchiettò sul vetro: era una bambina che abitava di fronte alla residenza estiva di Rita.
«Perché te ne stai qui tutta sola?» le chiese la bambina e Alessia le raccontò tutto quanto.
«Ciao, io sono Melissa. Vuoi venire con me nel mio giardino? Oramai ha quasi smesso di piovere, su vuoi possiamo giocare insieme!» Alessia era sul punto di accettare, ma se si fossero spinte fino in casa e i suoi genitori fossero arrivati, lei non li avrebbe visti.
«Mi spiace, ma non posso. Presto arriveranno i miei genitori e io devo farmi trovare qui».
«Se dovessi cambiare idea basta che citofoni. Va bene?» Alessia annuì, un po' dispiaciuta perché avrebbe tanto voluto uscire dall'auto.
Alessia attese per quella che le sembrò un'eternità, guardando in direzione della strada principale e, quando finalmente vide i suoi genitori, gli corse incontro in lacrime. Anche i suoi genitori erano scossi: erano stati all'oratorio, dove avevano trovato solo Rita che stava giocando con gli altri bambini. Quando cercarono Alessia, la signora che si era offerta di scortare Alessia al riparo durante il temporale disse loro di averla vista correre via durante il breve temporale, e che probabilmente era tornata a casa.
A quelle parole, Angela fu certa che la piccola fosse davvero tornata alla residenza estiva, ed era anche certa che la bambina fosse oltremodo spaventata.
Vedendola così preoccupata, Angela e il marito non ebbero il cuore di sgridarla per essersene andata senza dire nulla.
«La prossima volta, però, cerca Rita, o un punto di riferimento. Eravamo tutti preoccupati per te» le disse la madre.
Alessia sorrise, asciugandosi l'ultima lacrima e, proprio in quel momento, il sole fece capolino bucando una delle nubi.
«Hai visto?» disse Angela, «Hai smesso di piangere e anche il maltempo se n'è andato.»
«Ha piovuto per colpa mia?» Angela rise, scompigliandole con dolcezza i capelli.
«No, il sole si era andato a riposare dietro le nuvole e, vedendoti un po' infreddolita, ha deciso di spostarle per poterti riscaldare e per poter meglio godere del tuo magnifico sorriso». Alessia rise per quella spiegazione, e tornò da Rita, scusandosi per essersene andata e per aver fatto un po' i capricci.
Avevano ancora un po' di tempo per giocare e, vedendo Melissa che giocava da sola nel suo bel giardino, le piccole la chiamarono e passarono insieme il resto del pomeriggio.
Le nuvole erano state spazzate via e il sole era tornato a splendere alto in cielo.



 
L'angolo di Shera♥

E con questa si conclude la piccola serie di storie dell'infanzia.
Quanto narrato è successo a Maggio/Giugno del 1997, lo ricordo bene perché mio fratello aveva pochi mesi. Io e "Rita", questo ovviamente è un nome inventato, eravamo molto amiche, ma non così legate. Quando mi lasciò sola per andare a giocare con gli altri suoi amichetti, ammetto che rimasi un po' contrariata: alla fine, noi ci vedevamo qualla volta all'anno, se anche in quella misera occasione mi preferiva gli amici di tutti i giorni, io che andavo a trovarla a fare?
Quando cominciò a piovere io non sapevo cosa fare: non conoscevo nessuno e della mia amica non c'era traccia (troppo intenta a giocare per preoccuparsi di me. Credo mi avesse pure dimenticata -.-); feci allora l'unica cosa sensata: tornare indietro dove ero certa che i miei sarebbero andati.
Non avevo aspettato nemmeno che venisse a piovere più forte, non appena il cielo si era oscurato e aveva cominciato a gocciolare, me ne ero già andata.
I miei non erano poi così preoccupati: in montagna mi è successo più di una volta di girare da sola, era un ambiente tranquillo e mi avevano spiegato più volte cosa fare in caso di necessità.
L'unica grossa differenza sta nel finale: non era stata una bambina ad offrirmi di andare da lei, ma il padre. Vedendomi spaventata e chiusa in macchina, lui e la figlia si avvicinarono, chiedendomi perché me ne stessi lì da sola e... niente. Da brava bambina sapevo che non si doveva mai dar retta agli sconosciuti, e quindi rimasi buonina in macchina.
Dopo poco arrivarono i miei genitori e quelli di "Rita", tornai a giocare con la mia amica e la cosa finì lì U_U.
Spero di pubblicare presto nuove storie.
Spero che anche questa vi sia piaciuta. Alla prossima

Shera♥
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: _Sherazade_