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Autore: Rohhh    20/09/2016    1 recensioni
A chi non è mai capitato di sentirsi troppo diverso da qualcuno e non provare ad andare oltre quelle apparenze? Ashley ha 21 anni, è una studentessa universitaria seria e posata, ha due sorellastre e una madre che sente troppo diversa da lei. In vacanza dal padre conosce Matt, il figlio della sua nuova compagna, ribelle e criptico, lui con la propria madre ci parla appena. Quell'incontro cambierà il modo di vedere le cose di entrambi e farà capire loro che non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto o per stringerne di nuovi con chi non ci aspettavamo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao a tutte! Sono riuscita a fare i disegni di altri due personaggi della storia e cioè quelli  delle sorelle di Ashley, come al solito trovate qui il link se volete darci un'occhiata! Spero vi piacciano e ringrazio come sempre tutte le ragazze, in particolare quelle che hanno recensito e chi ha aggiunto la storia alle seguite/preferite/ricordate. Mi fate molto felice!
A presto

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Capitolo 24

 

Ashley giaceva a pancia in giù sul letto di Matt, aveva un braccio penzoloni e la sua mano sfiorava il pavimento freddo. Le note calde e profonde del basso che Matt stava suonando, seduto su una sedia al centro della sua camera, le giungevano soavi alle orecchie e avevano un effetto rilassante. Dei brividi le solleticavano la base della testa, un po' come succedeva quando si ricevevano delle carezze sui capelli e gli occhi faticavano a stare aperti. Si sarebbe di certo addormentata lì se non fosse stato per quella questione alquanto ansiogena che era spuntata improvvisamente, come una margherita in un campo in primavera.

Aprì gli occhi, che aveva momentaneamente socchiusi, e guardò Matt alle prese col suo basso, mentre simulava una certa tranquillità, fin troppo sospetta.

Di certo stava evitando il problema o lo stava sottovalutando.

«Quindi cosa hai pensato di fare domani?» decise di affrontare l'argomento, sollevandosi e facendo svanire il torpore che l'aveva avvolta.

Matt fermò le dita sulle corde dello strumento, le ultime vibrazioni si sparsero nell'aria e il suono si dissolse in fretta.

Scrollò le spalle e si sfilò la cinghia del basso per riporlo nella sua custodia nera.

«Niente, farò venire mio padre quando mia mamma e Gregory saranno usciti per andare da quei loro amici e vedrò di aiutarlo per questo servizio fotografico» rispose con una imperturbabilità tale da fare invidia a un monaco buddhista.

Ashley si mise a sedere sul letto e continuò a fissarlo in ogni suo gesto: davvero non riusciva a convincersi che il fatto che suo padre dovesse trovarsi nello stesso luogo della sua ex moglie e ancora peggio forse nella stessa casa che condivideva col suo nuovo compagno non gli destasse neanche un briciolo di agitazione.

Giusto un paio di ore prima aveva giurato di aver percepito della preoccupazione nella sua voce, quando le aveva riferito che Nathan, suo padre, sarebbe arrivato l'indomani in città per svolgere un servizio fotografico in occasione di un evento in spiaggia. Matt gli aveva telefonato subito per ottenere spiegazioni in più, soprattutto perchè suo padre aveva espressamente chiesto la sua collaborazione per quel lavoro, in quanto la consegna delle foto avrebbe dovuto effettuarla necessariamente entro la serata e senza un valido aiutante sarebbe stato quasi impossibile riuscire da solo a rientrare nei tempi. Ciò significava che avrebbe avuto bisogno non solo di Matt, ma anche di disporre della casa per il funzionamento di tutte le apparecchiature elettroniche che utilizzava per la sua attività.

Gli aveva illustrato che si trattava di una commissione troppo importante per poter rifiutare e che gli avrebbe dato molta visibilità anche in altri ambienti e l'unico di cui si fidava per aiutarlo era suo figlio, perchè gli aveva insegnato tutte le sue tecniche fin da quando era più giovane e non voleva affidare quel compito a qualche estraneo, data la sua rilevanza. Aveva bisogno di una persona di fiducia e che fosse abituata ai suoi standard lavorativi e quella poteva essere era solo Matt.

Sarebbe stata questione di un solo pomeriggio ma il rischio di dare origine a una serie di eventi spiacevoli era davvero elevato.

Possibile che lui non stesse pensando a sua madre?

Monica e Nathan non si vedevano da anni e il loro rapporto non era di certo idilliaco, tutt'altro.

La loro storia era finita per le enormi differenze di temperamento che si erano sempre più evidenziate durante gli anni, nonostante un amore travolgente e la nascita di un figlio, e che avevano creato delle crepe sempre più profonde, fino al crollo finale.

Monica lo aveva odiato, anche se era conscia che nella fine di un rapporto spesso la colpa era da ravvisare in entrambi ed era proprio il loro caso, ma aveva reagito di pancia, chiudendosi nel suo orgoglio e addossando a lui tutta la responsabilità della loro rottura, in preda alla rabbia e alla delusione.

I problemi sorti in seguito con Matt non avevano fatto altro che accentuare la loro distanza e ancor di più quando il ragazzo aveva deciso di trasferirsi da Nathan.

Non ci voleva molta fantasia per immaginare che sua madre non sarebbe stata esattamente lieta e festosa di rivedere in casa sua quell'uomo, specialmente adesso che era in compagnia di un'altra persona e si sentiva rifiorita.

Quello che Ashley non temeva, invece, era la reazione di suo padre. Era un tipo molto razionale e cauto nel valutare le situazioni, lui stesso aveva una ex moglie con cui aveva mantenuto dei buoni rapporti e che vedeva sporadicamente per via della figlia e Monica lo sapeva, sarebbe stato un po' incoerente da parte sua nonchè carente di buon senso se si fosse infastidito per quell'incontro.

Matt la raggiunse sul letto e, senza aggiungere altro sull'impegno del giorno dopo, si impadronì delle sue labbra, adagiandosi su di lei e facendola crollare di nuovo sdraiata col suo peso.

Prese a baciarla senza lasciarle fiato, lasciandole intuire che per lui quel discorso era chiuso e sepolto e che voleva dedicarsi a qualcosa di più piacevole insieme a lei, e quella prospettiva non le dispiaceva mica, ma era consapevole che tapparsi gli occhi non era la strategia giusta per prepararsi a ogni evenienza.

Le doleva molto fare la guastafeste, soprattutto adesso che sentiva le sue mani insinuarsi sotto la sua maglietta, ma doveva.

Tra un bacio e l'altro riuscì a spostare la testa di lato e a bloccargli dolcemente il viso tra le mani. «Lo hai detto a tua mamma?» chiese velocemente.

Matt sbuffò e nascose il volto nell'incavo del collo di Ashley. «Dobbiamo davvero ritornare sull'argomento proprio adesso?» domandò di rimando, abbastanza scocciato.

«Beh sì, Matt, non puoi trascurare la cosa» lo ammonì decisa.

Matt si staccò leggermente da lei per guardarla «Ovvio che non l'ho detto a mia madre, avrebbe dato di matto e vorrei evitare, non sarebbe un bello spettacolo per nessuno, basterà coordinarsi e tutto andrà bene, vedrai.» la rassicurò, carezzandole una guancia e ricominciando a baciarla partendo dal collo.

Ashley a fatica lo interruppe per la seconda volta, mettendo a dura prova il suo autocontrollo.

«Ma, ne sei proprio sicuro? Insomma, se dovesse scoprirlo dopo non sarebbe peggio?»

Il biondo sospirò per l'ennesima volta «Ma non succederà, ok? Stai tranquilla Ashley – le baciò la punta del naso – adesso, sempre se ti va, visto che mi stai facendo venire qualche dubbio in proposito, potremmo continuare a fare quello che avevamo iniziato» le propose con un tono così persuasivo che era impossibile rifiutare.

Ashley si convinse, dopotutto Matt non aveva tutti i torti, i loro genitori avevano un appuntamento fuori città e con una buona dose di coordinazione sarebbe riuscito a vedere suo padre, aiutarlo nel lavoro e farlo andare via in tempo. Che poteva succedere di male?

«Certo che mi va di continuare – lo strinse a sè più forte per rafforzare il concetto – e stavolta niente più interruzioni».

 

Il giorno dopo Ashley stava seduta sul divano del salone, era pomeriggio e la tensione si tagliava col coltello. Suo padre e Monica erano appena usciti e Matt non aveva detto niente dell'arrivo di Nathan, come prevedeva il suo piano. Anche lei aveva taciuto a suo padre, dato che ormai era coinvolta a tutti gli effetti in quella losca vicenda.

Si tormentò le mani strette sopra le ginocchia e non solo per l'ansia che qualcosa andasse storto, ma anche e soprattutto per la trepidazione di conoscere il padre di Matt.

Aveva sentito molto parlare di lui e si era fatta l'idea di un tipo singolare e fuori dal comune e da un lato aveva timore di non riuscire a rapportarsi con lui, dall'altro era invasa da una curiosità pazzesca di vederlo. Era con lui che Matt viveva tutto l'anno e non vedeva l'ora di poterlo incontrare di persona e capire di più sul rapporto tra lui e suo figlio.

Matt scese le scale portando con sè dei cavi e il suo computer e dopo averli collegati, passò da lei e le fece una carezza. Anche lui era nervoso e terrorizzato, conosceva Nathan e non era così remota l'ipotesi che potesse fargli fare una figuraccia davanti ad Ashley o sconvolgerla per i suoi modi di fare piuttosto inusuali. Pregò con tutto sè stesso che non si avverasse quella previsione e ignorò un brutto presentimento che lo teneva in allerta.

I due ragazzi scattarono lievemente al suono del campanello.

Matt si precipitò alla porta mentre Ashley saltò dal divano e si diresse verso l'ingresso, assumendo una postura rigida con le braccia innaturalmente conserte sul ventre, in trepidante attesa che l'uscio rivelasse la figura di quell'uomo che aveva aggiunto ulteriore scompiglio a quei giorni già abbastanza movimentati.

«Ciao» sentì pronunciare a Matt, stirò il collo lateralmente per poter sbirciare e intravide una figura maschile e un braccio che piantava una pacca poderosa sulla spalla del ragazzo.

«Ciao Matt» udì la sua voce sicura e profonda che salutava il figlio, poi in un attimo Nathan fece un passo in avanti entrando in casa, carico di borse e zaini ricolmi di attrezzature e finalmente Ashley lo vide interamente e nitidamente.

Spalancò gli occhi: Matt e suo padre si somigliavano in maniera esagerata e capì finalmente cosa intendeva Monica quando descriveva il figlio come la fotocopia del suo ex marito.

In particolare gli occhi erano impressionanti, quasi identici, stesso taglio aguzzo, stessa forma, quasi lo stesso colore azzurro, anche se quello di Matt a un occhio più attento appariva di una gradazione appena più scura.

Nathan era alto e aveva un fisico asciutto, tipico di chi non era di certo sedentario ma al contrario conduceva una vita attiva, portava i capelli abbastanza lunghi, biondi, ma Ashley potè notare qualche striatura di bianco qua e là, che però non stonava, ma anzi gli donava un'aria più affascinante e vissuta e aveva la barba sul mento e sulle guance, di qualche tonalità più scura rispetto al colore dei capelli.

Solo il naso e l'ovale del volto differenziavano padre e figlio: Matt, infatti, aveva il naso più sottile e diritto, mentre quello di Nathan era un tantino più largo e aquilino, particolare che si metteva in evidenza solo di profilo, e inoltre il viso di Matt, ereditato dalla madre, era più allungato, suo padre invece aveva la mascella più squadrata e massiccia.

Ashley continuò a fissarlo ancora stranita, aveva all'incirca l'età di suo padre ma sembrava molto più giovanile e aitante e a rafforzare quell'impressione contribuiva il suo abbigliamento casual e alternativo e i modi di fare poco formali. Insomma, si vedeva lontano un miglio che fosse un soggetto particolare e col proprio stile, il classico artista spirito libero, affascinante e trasgressivo, poco attento alla moda e alle convenzioni e con la testa fra le nuvole. Era esattamente l'opposto di Monica, ma Ashley riuscì a immaginare che ai tempi, quando erano entrambi ragazzi, dovesse essere stato molto semplice per lei rimanere folgorata e innamorarsi di un tipo dalla personalità e carisma così forti, mentre lui doveva aver trovato attraenti i modi raffinati ed eleganti della ormai ex moglie, che mitigavano i suoi più impulsivi.

Matt notò che Ashley era rimasta imbambolata a fissarlo e la cosa in un certo senso lo ingelosì, suo padre era affascinante anche se aveva ormai superato i 40 anni da un po' e aveva un discreto successo con le donne.

Anche suo padre nel frattempo si era accorto della presenza della giovane e così Matt si voltò verso di lei, le afferrò gentilmente un braccio e la avvicinò a sè per poi presentarla all'uomo, sforzandosi di mantenere un'aria indifferente.

«Ah, lei è Ashley» disse semplicemente, senza curarsi di specificare nient'altro su di lei.

«Lieto di conoscerti, Ashley!» le strinse la mano Nathan con aria gentile, la ragazza ricambiò la stretta debolmente, ancora frastornata da quell'incredibile somiglianza, che non avrebbe esitato a definire inquietante, considerando il fatto che aveva quasi l'impressione di trovarsi di fronte un Matt venuto dal futuro.

«Piacere mio, signore» farfugliò, accennando un sorriso.

«Chiamami semplicemente Nathan e dammi del tu, altrimenti mi fai sentire vecchio» le sorrise, poi si soffermò per un attimo a studiarle con interesse il viso, Ashley avvertì una crescente soggezione invadere ogni centimetro del suo corpo, ma cercò di rimanere impassibile, sebbene le mani le stessero sudando a dismisura.

Matt comprese il suo disagio, il suo sguardo si accigliò e fece un passo deciso verso l'uomo.

«Si può sapere che stai facendo?» gli domandò, il suo tono fece trapelare un certo fastidio.

«Hai un bel viso e dei bei capelli, saresti un ottimo soggetto per un ritratto, le ragazze con le lentiggini sono molto particolari» spiegò Nathan, ignorando bellamente il figlio e rivolgendosi direttamente ad Ashley, che arrossì in un lampo.

«Grazie» riuscì a dire timidamente, gettando una rapida occhiata alla sua destra verso Matt, che a sua volta non distoglieva lo sguardo torvo da suo padre. Tirò poi un sospiro di sollievo perchè Nathan spostò finalmente la sua attenzione da lei, per dedicarla ai vari zaini e borse che si era portato dietro e che giacevano ammucchiati a terra, e si inginocchiò, cominciando ad aprirli per accertarsi che la sua attrezzatura non avesse subito danni durante il viaggio.

Ma ovviamente mica poteva essere finita lì la cosa.

«Quindi Ashley è la tua ragazza?» chiese di getto, senza nemmeno alzare lo sguardo e continuando placidamente a smanettare tra le sue macchine fotografiche, ignaro quindi del panico e dell'imbarazzo in cui aveva fatto piombare i due ragazzi.

Ashley ebbe modo di scoprire che Matt aveva acquisito dal padre non solo il suo bell'aspetto, ma anche il suo tipico caratterino diretto e sfacciato. Le sembrò per un secondo di rivivere quell'episodio in cui Matt, dopo che l'aveva vista parlare al telefono con Tyler, le aveva chiesto senza preamboli se fosse il suo ragazzo.

Cominciò a scuotere nervosamente la testa e a balbettare monosillabi insensati, era impallidita e così anche Matt che, bianco come uno spettro, cominciò a tossire come se si fosse strozzato con qualcosa e internamente prese a imprecare contro suo padre e la sua innata capacità di dire sempre la cosa sbagliata al momento meno opportuno, come aveva previsto con lungimiranza.

E cosa c'era di più inopportuno che una domanda sulla loro relazione indefinita posta a entrambi senza possibilità di rifletterci?

Nathan aveva proprio un fiuto inconsapevole per le situazioni scomode e spinose, il suo interrogativo era arrivato con la stessa dolcezza di un violento pugno sulla faccia e li aveva colti impreparati e incapaci di formulare una risposta elementare.

Insospettito dalla quantità di balbettii e suoni inconsulti che la sua apparentemente innocua domanda aveva generato, Nathan sollevò lo sguardo per osservare i due giovani, che trovò in evidente stato di confusione. Si concentrò poi solo su Matt, per ottenere una qualche spiegazione, il ragazzo aprì e richiuse più volte la bocca prima di riuscire a emettere soltanto un paio di parole prive di senso compiuto.

«Ehm, no.. no.. o meglio, diciamo che, insomma..» sudò freddo, anche perchè non sapeva cosa dire, l'idea di considerare Ashley come sua ragazza lo riempiva irrazionalmente di una sensazione piacevole, il pensiero che fosse solo sua, il suono dolce di quelle parole faceva troppo bene al cuore, ma non poteva ammetterlo così, davanti a lei e a suo padre, non senza che ne avessero mai discusso tra loro prima e probabilmente, visti i giorni rimasti, non sarebbe mai successo. Allo stesso tempo non voleva ferirla con una risposta negativa, perchè non corrispondeva ai suoi sentimenti e la sua voce si rifiutava in maniera categorica di pronunciare quel 'no' secco e netto.

Nathan sospirò, davvero non vedeva cosa ci fosse di così complicato nel rispondere a quel semplice quesito.

Due persone sanno se stanno insieme o no, è così che andava di solito, persino per lui, che non amava inserire la realtà dentro categorie assolute e pensare fosse tutto o bianco o nero.

Rimase immobile a fissare il figlio con quegli occhi penetranti, poi un nuovo pensiero gli balenò in testa «Ahhh, ok, credo di aver capito, adesso» disse con un cenno del capo verso Matt, alludendo a una loro probabile relazione di tipo esclusivamente fisico, senza che la cosa lo scandalizzasse nemmeno per sbaglio.

Era un tipo aperto e di larghe vedute, suo figlio era adulto e non trovava quell'ipotesi così oscena come avrebbe potuto fare qualsiasi altro genitore.

Con Matt aveva già in passato parlato tranquillamente di sesso ed era perfettamente a conoscenza delle sue brevi storie fini a sè stesse, sapeva che il ragazzo non aveva mai avuto una relazione seria e duratura e non lo giudicava di certo per quello, la gestione della propria vita sentimentale era affare molto personale e riteneva che nessuno avesse il diritto di sindacare le scelte altrui.

Tuttavia, doveva però ammettere che quando era entrato e l'aveva trovato a casa insieme a quella ragazza deliziosa, così delicata, così discreta, diversa dalla tipologia di ragazze che Matt di solito frequentava, aveva immaginato con piacere che tra i due fosse nato qualcosa di più profondo, che suo figlio avesse finalmente dato spazio a sentimenti che non aveva mai provato e quella domanda gli era sfuggita via spontanea.

Evidentemente si era sbagliato.

La sua insinuazione che Ashley fosse solo una sua 'amica di letto' aveva però inorridito Matt ed era forse un'opzione peggiore che negare che fosse la sua ragazza.

Si fece parecchio scuro in viso «Non hai capito proprio nulla, invece!» ribattè a Nathan alzando la voce e guardandolo con la fronte contratta in un'espressione furente.

Nathan lo osservò più perplesso di prima, era un mistero cosa passasse nella testa di Matt e ci rinunciò, avrebbe eventualmente ripreso l'argomento in un momento più tranquillo.

Ashley allora si rese conto dell'equivoco in cui era incappato il padre di Matt e, anche se era rimasta piacevolmente colpita dalla reazione turbolenta del ragazzo all'allusione che tra loro ci fosse solo sesso, si premurò di chiarire quella stramba situazione.

Tossicchiò per richiamare l'attenzione su di lei e ci riuscì «In realtà io ci abito qui, solo per le vacanze però – iniziò a spiegare con molto garbo – sono la figlia del compagno di Monica»

Nonostante si fosse spesso trovata in circostanze bizzarre a causa della sua situazione familiare fuori dal comune, non riusciva mai ad abituarcisi e ogni volta la prendeva sempre un certo imbarazzo nel dover giostrarsi tra le relazioni assurde che si venivano a creare e che non dipendevano da lei.

«Oh capisco – Nathan si sollevò da terra, passandosi le mani sui pantaloni per togliere della polvere – non ho ancora avuto il piacere di conoscerlo, in realtà non vedo nemmeno la mia ex moglie da anni – precisò, grattandosi la nuca con la mano – ma sono sicuro che deve essere una persona squisita se ha una figlia incantevole come te»

Ashley sorrise, in fondo il padre di Matt sembrava un po' strambo ed eccentrico ma le sue maniere erano impeccabili e furono capaci di cancellare i precedenti attimi di confusione e rasserenarla.

«Non credo che avrai mai il piacere di conoscerlo – sbottò Matt, che, al contrario, adesso mostrava una certa irrequietezza – anzi, sbrigati a collegare le apparecchiature e a passarmi il lavoro da fare, se la mamma ti trova qui sai che succede? Scoppia un casino allucinante, le verrà un infarto!» disse, ansioso.

Nathan gli obbedì e cominciò a collegare il suo computer e le sue apparecchiature per illustrare al figlio come doveva aiutarlo, ma non potè trattenersi dal commentare la sua strana ansia.

«É ammirevole da parte tua preoccuparti così per la salute psichica di tua mamma, da quando hai cominciato a farlo?» gli chiese pungente, da quando lo aveva accolto a casa a 16 anni, forse quella era la prima volta che lo vedeva così apprensivo nei confronti di Monica, normalmente se ne sarebbe fregato, anzi, spesso era proprio lui il primo a provocare i nervi fin troppo sensibili di sua madre.

Matt si mise al computer accanto a lui, abbassò lo sguardo «Beh, le cose sono cambiate, io e la mamma stiamo, ecco.. - cercò di trovare le parole adatte e balbettando per la seconda volta in una solo pomeriggio – abbiamo deciso di provare ad avere di nuovo un rapporto civile, te l'avrei detto al mio ritorno» spiegò, evitando di sembrare emotivamente coinvolto.

Nathan sorrise «Questa è una bella notizia – disse sinceramente felice, a prescindere dal rapporto che aveva con Monica, ormai quasi inesistente in verità, non poteva che fargli piacere che suo figlio avesse fatto rientrare la madre nella sua vita, anche se si chiese come fosse stato possibile, poi si rivolse ad Ashley, che era rimasta indietro per non disturbarli – ti ha raccontato tutta la storia?»

«Si, so tutto e sono molto felice che alla fine le cose si stiano mettendo a posto» disse sorridendo, poi si avvicinò e depositò una mano sulla spalla di Matt, che a quel tocco sollevò la testa per far incrociare i loro sguardi. Quella complicità tra loro non passò inosservata a Nathan, così come gli occhi di Matt che, di solito freddi e severi, si addolcivano misteriosamente quando incontravano quelli della ragazza.

'Non mi prendi per il culo, ragazzo mio' pensò mentre continuava a sistemare delle foto.

L'atmosfera si era finalmente distesa ma, come anche i migliori film insegnano, non bisogna mai abbassare la guardia, perchè è proprio nei momenti di calma e tranquillità che succedono le tragedie peggiori.

E la loro tragedia cominciò dal rumore di una porta che si apriva. Una porta che non avrebbe dovuto aprirsi per delle ore e che invece li colse d'improvviso, senza che potessero pensare a nascondersi o camuffare quello che stava succedendo.

Monica e Gregory avevano avuto dei problemi con la macchina a metà tragitto e così avevano deciso di tornare indietro finchè l'auto andava e pensare a risolverli in città.

La sfiga aveva proprio una mira eccellente.

Ebbero giusto il tempo di saltare in aria per quel rumore familiare e voltarsi di scatto che Monica era già entrata in salone, attirata anche da quella confusione di borsoni per terra, con la convinzione che fossero i compagni di band del figlio, ma rimanendo letteralmente paralizzata e spiazzata alla visione del suo ex, tranquillamente seduto con Matt in quella casa, come se fosse la sua o come se fosse un ospite gradito.

Strizzò gli occhi più volte, convinta fino all'ultimo che non potesse essere la realtà, ma che dovesse trattarsi per forza di una qualche allucinazione dovuta allo stress, ma lo scenario non cambiava. Vide Ashley trasalire e portare entrambe le mani davanti alla bocca spaventata e suo figlio scaraventarsi verso di lei con aria colpevole.

L'unico rimasto beatamente seduto e fresco come una rosa era proprio Nathan, che ebbe persino l'ardire di farle un cenno con la mano come saluto.

«Mamma, posso spiegarti, te lo giuro» provò a farla calmare Matt, ma il suo tentativo colò a picco ancora prima di prendere il largo.

Monica era diventata rossa in viso per la rabbia e lo sconcerto, non distoglieva lo sguardo dalla figura dell'ex, comodamente seduto in casa sua e di Gregory e per quanto cercasse una logica spiegazione la sua mente era talmente annebbiata da impedirglielo.

«Si può sapere che diavolo ci fa lui qui?» urlò dopo essersi ripresa dallo shock quanto bastava per esigere una dannata spiegazione.

Dietro di lei comparve a quel punto anche Gregory, che era accorso attratto dalla voce agitata della compagna trovandola sconvolta e atterrita, e seguendo la direzione in cui puntava il suo sguardo aveva scorto un uomo.

Lo aveva scrutato ammiccando da dietro le sue lenti e non gli ci era voluto molto per azzeccarne l'identità, la somiglianza con Matt era evidente e Monica glielo aveva descritto in passato.

Non poteva che essere il suo ex marito.

La sua espressione si aggrottò impercettibilmente, ma l'occhio di Ashley, che conosceva suo padre da quando era nata, se ne accorse subito e tremò. Gregory non era il tipo da fare scenate senza motivo, ma dopo quello che era accaduto non si sentiva più di escludere nulla.

Nathan vide l'uomo dietro Monica e capì che doveva essere il suo compagno nonché il padre di Ashley. Stavolta si alzò dalla sedia e si avvicinò, i due uomini si studiarono per qualche attimo che parve eterno, mentre Monica prese a sbattere nervosamente il piede.

«Mamma, hai ragione, adesso cerca di calmarti e parliamone, ok?» riprese Matt, in uno strenuo tentativo di farla ragionare.

«Matt stavolta l'hai fatta grossa!» ringhiò al figlio, lanciando un'occhiata preoccupata a Gregory, che si era trovato faccia a faccia col suo ex all'improvviso, e sperando con tutto il cuore che non fosse rimasto turbato da quell'incontro indesiderato.

«Matt non ha fatto niente Monica – intervenì a quel punto Nathan, che fino ad allora era stato in silenzio – se c'è qualcuno con cui devi prendertela sono io, sono stato io a chiedere il suo aiuto per un mio lavoro, lui non c'entra» disse affiancandosi a Matt per difenderlo, abbandonando la sua aria scanzonata e assumendo un'espressione più seria.

Monica lo fissò con odio, strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche, spostò lo sguardo da suo figlio al suo ex senza tregua, poi sentì la mano di Gregory posarsi delicatamente sulla sua spalla. Stava provando a confortarla e sostenerla, nonostante quel momento fosse stato traumatico anche per lui, nonostante fosse certa non dovesse essere stato piacevole entrare e aver dovuto fare la conoscenza di Nathan in quel modo, in casa sua e senza preavviso. Eppure era lì e le stava facendo capire che era vicino a lei, che lo sarebbe sempre stato, anche nei momenti scomodi.

Quella sensazione di calore invase Monica e riuscì nell'insperato compito di farla calmare, anche se solo un poco.

Respirò profondamente per dare aria ai polmoni che sembravano essere stati schiacciati da un peso immaginario che le aveva oppresso il petto. Si girò a guardare il suo uomo e gli scorse in viso la sua solita espressione pacata e confortante, che tante volte l'aveva aiutata quando era stata preda dell'ansia e della disperazione.

Anche i suoi occhi si addolcirono, li riportò in direzione del figlio, stravolto in viso e scosso, visibilmente dispiaciuto e impacciato nel gestire quella situazione. Ne ebbe tenerezza nonostante la collera subita.

Guardò Nathan, che aveva perso la sua solita aria di sfida e irriverente e persino Ashley, rintanata in un angolino, tremante e raggomitolata come a voler scomparire.

Riuscì miracolosamente a ritrovare lucidità e un pizzico di calma.

Portò le mani sui fianchi, ergendosi minacciosamente, poi diede una rapida sguardata a tutti i presenti in quella stanza, i cui visi apparivano più rilasciati e distesi, sebbene ancora preoccupati. Non doveva essere sfuggito loro il suo rilassamento dopo il gesto di Gregory.

Sospirò e poi aprì bocca «Non pensate di averla scampata – li minacciò, ma ormai avevano tutti capito che il peggio, forse, era passato – esigo una spiegazione da voi due – disse indicando il suo ex e Matt – subito!» tuonò e si diresse nei pressi del divano.

Ashley si allontanò per lasciarli soli a discutere, ma venne raggiunta da Gregory che, non altrettanto minaccioso come Monica, aveva comunque intenzione di ottenere la versione dei fatti da sua figlia.

Alzò lo sguardo verso di lui, con i suoi grandi occhi castano chiaro abbastanza provati e colpevoli.

Gregory fu lì per lì per cedere di fronte a quello sguardo, ma andò avanti.

«E tu signorina, vieni con me, dobbiamo parlare un po', mi sa!»

I due gruppetti si separarono, ma decisamente li attendeva un pomeriggio molto, ma molto lungo.

  
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