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Autore: Penny83    20/09/2016    2 recensioni
«Non ho scelto di diventare Re. Non ho scelto di proteggere la mia gente dal più grande esercito che sia mai esistito, fatto di uomini che non si possono uccidere perché sono già morti. Lo devo fare e basta. Però ho scelto te. Tu sei la mia scelta. Ho scelto di combattere perché tu potessi tornare a casa, ho giurato di tenerti lontana dall’oscurità il più a lungo possibile, ma a volte lo rendi dannatamente difficile».
Sei il motivo per cui vivo, combatto e respiro. Sei tutto quello che ho.
Per sempre.
Non le aveva mai parlato così. Mai con quella intensità. Sansa lo sapeva, lo percepiva ma fino allora era rimasto taciuto sotto la superficie sottile della loro nuova vita condivisa.
Come poteva dirgli che per lei era lo stesso? Che lui l’aveva strappata da un diverso tipo di oscurità? Che aveva ricominciato a ricostruire se stessa partendo da lui? Una casa, una vita, un futuro. Sansa voleva vivere di nuovo e voleva farlo con Jon.
Con Jon e nessun altro che Jon.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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La luce che entrava nel solarium era pallida e non sufficiente a illuminare la mappa spiegata di fronte a lui. Forse era il suo sguardo a essere tetro e si faceva sempre più buio ogni volta che ricordava quanti pochi uomini avesse e quanti gliene servissero per difendere il Nord – forse l’intero regno – da ciò che stava arrivando da oltre la Barriera.
E tra tutti quegli uomini, donne e bambini da difendere – prima di tutti – c’era lei.
Sansa osservava il cortile. Jon poteva scorgerne il profilo elegante, leggermente increspato da un sorriso.
«Brienne sta dando un’altra lezione a Tormund».
Sansa adorava il capitano della loro guardia e la passione di Tormund per lei la inteneriva e un po’ la divertiva. Un uomo del popolo libero, un bruto, che si confonde come un ragazzino davanti alla Vergine di Tarth.
Jon era convinto che l’amico avrebbe trovato un’insospettabile alleata nella Lady di Grande Inverno se solo avesse avuto il coraggio di chiedere il suo aiuto. Sempre che di corteggiamento si potesse parlare. Durante gli allenamenti non faceva che provocare Brienne e nemmeno si risparmiava. Quegli scontri vedevano l’uno o l’altra alternarsi nella sconfitta e ne uscivano entrambi con le ossa rotte.
Jon si era visto costretto a intervenire, prima che uno dei due ammazzasse l’altro, e aveva chiesto a Tormund di piantarla con quella sceneggiata – che si dichiarasse e basta – ma si era sentito rispondere che a quella femmina non interessavano le belle parole dei Lord e che lui, Veleno dei giganti, sapeva come fare per conquistarla.
«Non puoi rubarla, non funziona così da questa parte della Barriera, e in tutta onestà non credo che ci riusciresti».
«Tu non sai niente, Re Corvo. Sarà lei a rubare me».
Jon non si era arreso. Aveva fatto in modo che condividessero diversi turni di notte sulle mura esterne, sperando che le stelle e il freddo facessero il resto, ma era mancato il coraggio anche a loro.
Affiancò la sorella per osservare quello che stava succedendo nel cortile. O meglio quello che stava succedendo di nuovo.
«Tormund ha parecchio da imparare».
Sansa si voltò, un sorriso indecifrabile sulle labbra.
«Non è il solo».
Odiava le partite di caccia ma erano necessarie. Nel caso specifico poi si trattava di sopravvivenza. Jon aveva portato Spettro e i suoi uomini migliori nei boschi vicino a Grande Inverno alla ricerca di selvaggina per rifornire le scorte del palazzo. Presto il gelo, la neve – quelli veri – si sarebbero abbattuti sulla regione e non sarebbe stato possibile cacciare più niente perché non ci sarebbe stato più niente da cacciare.
Sansa e Brienne li seguivano tenendosi abbastanza vicine da rimanere sotto l’occhio vigile del Re del Nord, ma distanti dall’azione. Sansa lo aveva promesso, anzi le era stato fatto promettere. Condizione imprescindibile per la sua presenza, alla quale Jon aveva cercato di opporsi con tutte le sue forze.
Non è posto per una Lady.
È troppo pericoloso.
Ti annoieresti.
Sansa, ho detto di no.
Era stato quel no a convincerla a partire.
«Ti stai annoiando».
L’aveva affiancata a cavallo. Aveva gli zigomi rossi per il freddo e, sotto le folte ciglia nere, gli occhi brillanti per l’eccitazione. Era quasi ingiusto che un uomo fosse così bello. Che suo fratello fosse così bello. Tenne lo sguardo lontano dalla sua bocca, poi pensò fosse meglio tenerlo lontano da lui e basta – almeno quando era così vicino – e lo distolse.
A Jon piaceva stare all’aria aperta, cacciare. Richiedeva concentrazione, riflessi pronti e poteva passare del tempo con Tormund e Spettro, lontano dal clima soffocante della corte. Era questo il motivo per cui Sansa aveva insistito per accompagnarli. Voleva vedere Jon felice.
«Al contrario». Il fratello scosse la testa e fece per andarsene ma Sansa afferrò le sue redini. «Sei ancora arrabbiato?»
Era stato un brutto litigio. Nelle settimane precedenti alla Battaglia dei Bastardi avevano discusso in diverse occasioni, ma per motivi gravi e importanti. Allora erano entrambi spaventati, stanchi, concentrati su un obiettivo comune. Così com’erano arrivate, le tempeste erano state spazzate via dalla necessità di restare uniti e dal bisogno che avevano l’uno dell’altra.
Quello, invece, era stato il primo litigio da quando erano tornati a Grande Inverno. Jon considerava l’ostinazione di Sansa un capriccio senza capire quanto fosse importante per lei essere presente. Necessario. Non sopportava il pensiero di separarsi da lui, nemmeno un giorno e che lui non lo capisse l’aveva fatta arrabbiare.
Lo aveva accusato di non volerla tra i piedi e di considerarla solo una bambina, la sorellina da proteggere e basta. Jon l’aveva guardata come se l’avesse schiaffeggiato e Sansa era sicura che fosse sul punto di dirle qualcosa, qualcosa di cui poi si sarebbe pentito. Qualcosa che alla fine aveva tenuto per sé. L’aveva liquidata dicendo che la Lady di Grande Inverno era libera di agire come riteneva più opportuno. Le aveva dato le spalle e lasciato il solarium. Da allora Sansa si tormentava al pensiero di quelle parole non dette.
«Non sono arrabbiato, sono preoccupato».
Lo era. Le gettava continue occhiate nervose e Spettro non l’aveva abbandonata un istante da quando avevano lasciato il palazzo. A causa della sua testardaggine aveva rovinato l’unico momento di pace di suo fratello.
«Mi dispiace Jon, davvero. Brienne ed io torneremo indietro».
La guardò come se fosse impazzita.
«Siamo a un giorno da Grande Inverno. Pensi che ti lascerei tornare indietro da sola
Non fece in tempo a formulare delle scuse migliori perché i cani corsero avanti seguiti da Spettro che lì superò e distanziò in pochi secondi. Jon partì al galoppo per raggiungere Tormund che si era lanciato dietro al metalupo.
«Quell’idiota di un bruto si farà ammazzare».
Brienne non si era mossa dal fianco della sua signora, ma non sembrava a suo agio.
«Brienne, vai a vedere cosa sta succedendo».
«Mia Signora… »
«Resterà Podrick con me».
Brienne, nonostante fosse combattuta tra il timore di lasciare senza protezione la sua Lady e correre in aiuto del Re e di Tormund, si decise a spronare il cavallo e a lanciare un’occhiata carica di raccomandazioni al suo scudiero.
Era sparita tra gli alberi già da un po’, quando Sansa cominciò a sentirsi inquieta. I minuti passavano e non erano ancora di ritorno.
Perché ci mettevano così tanto?
Iniziò a scalpitare e costrinse Podrick a muoversi nella loro direzione.
Finalmente scorsero Jon, Brienne e Tormund in una radura intorno a un grosso orso inferocito. La belva era ferita al petto, ma nonostante il sangue sgorgasse copioso sulla pelliccia scura, restava ben dritta sulle zampe posteriori. Era enorme. Sansa pensò a Lady, a come sarebbe stata se fosse stata viva. Come Spettro o più snella e veloce? Sarebbe stata al suo fianco, di questo Sansa era sicura.
Di Spettro e dei cani, invece, non c’era traccia. Forse erano all’inseguimento di un’altra preda, troppo lontani per intervenire.
Jon la vide e imprecò. Poteva leggere il dubbio sul volto del fratello. Raggiungerla e rischiare di attirare l’attenzione dell’orso o restare dove si trovava con il rischio di essere troppo distante se la belva l’avesse attaccata.
Fortunatamente l’orso le dava le spalle, troppo concentrato su Brienne per notarla. La lama di Giuramento era nera di sangue. A pochi metri da lei Tormund cercava di rialzarsi; il braccio sinistro, inerte lungo il fianco.
Resa folle dall’odore del sangue, la belva scattò verso Brienne. Le fauci spalancate, gli enormi artigli protesi.
No. Mille volte no.
L’urlo le scaturì dalla gola. Furia e disperazione, cristallini come una cascata di acqua gelida.
Come l’ululato di un lupo.
Un battito di ciglia. Un secondo immobile in cui il Veleno dei giganti fu abbastanza veloce da conficcare la sua lancia nella gola dell’orso.
 
   
 
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