Fanfic su attori > Jamie Campbell Bower
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Autore: La_Folie    21/09/2016    0 recensioni
Che cosa succederebbe se una giovane ragazza italiana vincesse una borsa di studio per andare a studiare in Inghilterra e realizzare il suo sogno?
Questo è il caso di Giulia che decide di accettare il suo destino e di mettersi alla prova andando a vivere a Londra e di Jamie, la cui vita verrà stravolta da qualcosa di inaspettato.
Amici, alcool, feste, premiere, viaggi, sfilate di moda, musica e cinema sono all'ordine del giorno per Jamie.
Musica, danza, cinema, teatro e scuola sono la vita di Giulia.
Ma allora come faranno a scontrarsi due mondi così differenti, ma anche così simili?
Che cosa li porterà ad odiarsi e poi ad amarsi?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jamie Campbell Bower, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VI
Informazioni


Jamie's P.O.V.

Stavo aspettando Giulia che finisse il turno, anche se il suo orario di lavoro era terminato da un quarto d'ora, ma da quando era entrata in quella stanza dietro il bancone, che suppongo ospiti la cucina, non era più uscita, al contrario della sua collega.
L'altra ragazza presente in quel locale si era avvicinata una sola volta per domandarmi timidamente se andava tutto bene e se desideravo altro. Io approfittai della sua gentilezza per chiedere il conto e pagare il mio caffè, così quando Giulia sarebbe uscita, saremmo potuti andare a fare una passeggiata senza dover aspettare la fila per pagare la mia bevanda.
Nel frattempo, però, mi ero dedicato a cercare qualche informazione sulla ragazza, ma sul suo profilo Facebook aveva concesso la visibilità solo sui suoi anni e sul suo luogo d'origine, ma non mi permetteva di vedere altro, se non la sua foto profilo.
Certamente era una bella ragazza che era in grado di attirare le attenzioni del sesso opposto, ma la cosa che mi aveva colpito di più in lei erano i suoi occhi così espressivi da folgorare chiunque li guardasse.

Giulia's P.O.V. 

Uscita dalla cucina, mi diressi direttamente verso il tavolo quattro.
Inizialmente, il ragazzo non sembrò accorgersi della mia presenza, perché era troppo preso dal suo cellulare, ma quando fui abbastanza vicina, lo vidi alzare lo sguardo e squadrarmi dalla testa ai piedi, lasciando cadere il telefono sul ripiano davanti a lui.
«Mi scusi se l'ho fatta attendere.» Gli dissi non appena arrivai al suo tavolo.
«Non preoccuparti. Stavi lavorando e lo capisco.» Mi sorrise comprensivo, il che fece in modo di farmi arrossire vistosamente, anche se cercai di mascherare le mie guance rosse abbassando il capo e coprendomi il viso con i capelli che mi ricadevano ai lati del volto.
«La ringrazio per la sua comprensione Mr. Bower. Di cosa voleva parlarmi?» Domandai gentilmente. Non lo stavo trattando cordialmente per simpatia, ma solamente perché era un cliente del locale e, fino a quando mi trovavo sul posto di lavoro, non mi potevo permettere di trattarlo freddamente, o sarei stata licenziata in tronco.
«Come prima cosa, chiamami Jamie e poi dammi del tu. Non sono così vecchio. Anzi, penso che ci togliamo solo qualche anno, quindi, perché usare tutte queste formalità?» Mi disse sempre sorridendo. Poi continuò «Come seconda cosa, volevo chiederti se ti andava di fare due passi in mia compagnia. Ho già pagato il conto alla tua collega e, dato che tu hai terminato il tuo turno e, stranamente, il tempo regge, perché non uscire all'aria aperta per fare una passeggiata?»
Io rimasi sorpresa per le sue parole e, allo stesso tempo, cercavo di capire che cosa avesse in mente, dato che solo due settimane prima mi aveva scambiato per una stalker-fan e mi aveva insultata.
Nonostante la mia confusione, però, annuii per accettare la sua proposta e, così, dopo aver ripreso il suo telefono, uscimmo fuori dal locale, per poi cominciare a camminare l'una accanto all'altro.
Dopo una decina di minuti passati in silenzio, durante i quali, io sorseggiavo il mio caffè e lui scriveva qualcosa al cellulare, Jamie decise di cominciare a conversare.
«Ti starai chiedendo perché ho chiesto di vederti, vero?»
Io, continuando a guardare avanti e a sorseggiare il mio caffè, annuì solamente, in risposta alla sua domanda.
«Prima di tutto, volevo scusarmi per come mi sono comportato due settimane fa. Non avrei dovuto aggredirti e cacciarti via di casa in quel modo e me ne pento. Perciò ti chiedo scusa.»
Dal suo tono di voce, potevo dire che sembrava sincero, ma era pur sempre un attore e quindi avrebbe potuto ingannarmi con facilità. Quindi, dopo essermi ripresa dalla sorpresa per la sua confessione, anche questa volta, annuì per fargli capire che accettavo le sue scuse, anche se rimanevo sempre un po' diffidente nei suoi confronti.
«Penso che tu possa comprendere il fatto che ero spaventato all'idea di poter convivere con qualcuno che non conoscevo per niente e che avrebbe potuto vendere la mia quotidianità privata ai giornali.»
A questa scusa così banale, roteai gli occhi e, finalmente, gli risposi a tono «Questa è la cosa più assurda che io abbia mai sentito!»
Lui mi guardò stupito dalla mia esclamazione. Così, vedendo che non diceva nulla, continuai il mio discorso. «Tu non mi conosci. Sono una perfetta estranea per te e questa è la prima volta che parliamo. Quindi, chi ti dice che io non possa vendere ad una testata giornalistica questa conversazione e tutta la vicenda successa a casa tua?»
«Non lo faresti mai.» Disse sicuro di sé e delle sue parole, fermandosi a guardarmi in viso per scrutare un qualche segnale che potesse fargli capire che cosa pensavo. Poi mi domandò, subito dopo, visibilmente preoccupato «Lo faresti?»
Io fissai per un paio di secondi i suoi occhi color mare, per poi abbassare lo sguardo, visibilmente imbarazzata, e sussurrare un flebile e sincero «No.»
Lui sembrò molto sollevato dalla mia risposta, tanto da dirmi un «Ti ringrazio», prima di riprendere la nostra strada verso Regent Street.
«E poi non è vero che non ti conosco. Inoltre so che Sam ti ha informato su di me e la nostra famiglia.» Mi disse con tono saccente.
«Ma davvero!? Allora se sai tutto, Mr. ti conosco, dimmi chi sono.» Lo provocai.
«Ti chiami Giulia, hai diciotto anni, sei italiana e sei qui a Londra per gli studi.»
«Questo sì che è conoscere una persona!» Esclamai roteando, ancora una volta, gli occhi.
Si stava comportando da perfetto sbruffone, ma con me doveva abbassare le penne, perché, di certo, non gliel'avrei data vinta.
Dopo un altro paio di minuti di silenzio, passati ognuno a riflettere per conto proprio, finì di bere il mio caffè e, dopo aver buttato il bicchiere in un cestino, mi decisi a parlare. «Mi hai aspettato per quasi cinquanta minuti seduto in un bar e mi hai chiesto di fare una passeggiata solo per chiedermi scusa?»
«Sì... cioè... no! In realtà no. Volevo...» Cominciò a dire con fare imbarazzato, ma si interruppe per dei rumori provenienti da dietro le auto parcheggiate e, quando vide il flash di una macchinetta fotografica, si voltò verso di me, che nel frattempo, ero diventata bianca in viso a causa della paura, la quale mi aveva fatta immobilizzare.
Jamie, vedendomi in quello stato e capendo che non ero stata io a chiamare quel paparazzo, mi si avvicinò con fare preoccupato ed esperto.
«Ascoltami. Ora dovremo correre il più velocemente possibile per riuscire a seminarlo.» Mi sussurrò per non farsi sentire e, non lasciandomi nemmeno il tempo per elaborare ciò che mi era stato detto, mi afferrò per mano e cominciò a correre trascinandomi attraverso le strade affollate di Londra, rischiando anche di essere investiti, mentre il paparazzo ci inseguiva.
La mia mente si era ritornata lucida non appena Jamie aveva preso la mia mano e l'aveva stretta saldamente per non perdermi in mezzo alla folla.
Corremmo per non so quanto tempo, passando attraverso Brewer Street, Sherwood Street, Denman Street, Shaftesbury Ave, Rupert Street, Conventry Street e Swiss Court, fino ad arrivare a Leicester Square Garden. Ci fermammo solo quando fummo sicuri di non essere più seguiti.
Io nel frattempo non riuscivo a credere che Jamie mi avesse tenuta per mano durante tutto il tragitto. Sembrava anche lui spaventato per l'accaduto.
Non appena la sua pelle era entrata in contatto con la mia, avevo ricevuto come una scarica elettrica, che aveva attraversato il mio corpo e mi aveva riempita di adrenalina, rendendomi la lucidità e la prontezza che avevo perso per un minuto. Inoltre, una strana sensazione si era impossessata di me, facendomi sentire, in un certo senso, protetta. Era come se potessi affrontare mille uragani senza aver mai paura e questo perché Jamie, prendendomi per mano, mi aveva fatta sentire al sicuro e quindi ero riuscita a vedere la luce in un momento di completo terrore. Proprio per questo motivo, non appena il ragazzo mi lasciò la mano per riprendere fiato, quella sensazione di serenità svanì, lasciando al suo posto un senso di vuoto e di freddo.
Vidi una panchina libera, quindi, portandomi una mano a stringere la mia maglia all'altezza del cuore, mi diressi verso di essa e mi sedetti per riprendere fiato e far calmare il mio cuore che scalpitava incessantemente. Immediatamente mi si avvicinò Jamie con fare preoccupato.
«Stai bene?» mi chiese ansimando anche lui.
Feci un paio di respiri profondi, per poi rispondere con un debole «Sì».
Il ragazzo parve rassicurarsi un pochino e si sedette al mio fianco, ma si vedeva da lontano un miglio che era combattuto per qualcosa.
«Mi dispiace. Non pensavo di essere seguito, altrimenti saremmo rimasti all'interno di quello Starbucks.» Si scusò.
Era davvero dispiaciuto per l'accaduto e glielo si leggeva in viso. Infondo, il suo lavoro implicava anche l'essere seguito dai paparazzi quando meno se l'aspettava e lui non poteva farci niente.
«Non preoccuparti. Non è colpa tua. Non potevi saperlo.» Gli risposi comprensiva.
«Posso farti una proposta?» Mi chiese dopo un paio di minuti che avevamo trascorso in silenzio per ristabilire i nostri respiri.
Io annuì per farlo continuare ad espormi la sua idea.
«Io ho un appartamento qui vicino e...» cominciò grattandosi il capo con fare nervoso «ecco, sì, mi... mi chiedevo se ti andasse di continuare a parlare lì, dato che qui potrebbe comparire qualcun'altro e cominciare a pedinarci.» Finì di fare la sua proposta con un sorriso rassicurante. Un sorriso al quale nessuno avrebbe potuto negare qualcosa.
Timidamente annuì, abbassando subito dopo il capo, perché avevo sentito crescere sulle mie guance il rossore.
«Bene.» Disse rialzandosi in piedi e porgendomi nuovamente la sua mano per aiutarmi ad alzarmi. Io gli sorrisi, grata, e accettai la sua mano.
«Vieni, andiamo a chiamare un taxi.»
Non appena fui in piedi, mi lasciò la mano per poi poggiare la sua sulla mia schiena, con fare protettivo e, in questo modo, mi accompagnò sul ciglio della strada, dove chiamò un taxi per condurci a casa sua.

Sam's P.O.V. 

Ero appena rientrato a casa da un pomeriggio di shopping con mia madre. Inizialmente doveva esserci anche Giulia con noi, solamente che quando ero andato a prenderla allo Starbucks dove lavorava, Emily mi aveva detto che era andata via con il suo padrone di casa e che non era riuscita a rintracciarla perchè al suo telefono rispondeva sempre la segreteria telefonica.
Ero contento che finalmente era riuscita a trovare casa, così le avevo mandato anche un paio di messaggi su Whatsapp per saperne di più, ma lei non li aveva nemmeno visualizzati. Entrai su Facebook per vedere se era connessa, ma mentre sfogliavo i vari status dei miei amici, mi capitò tra le dita un post di uno dei tabloid più popolari d'Inghilterra, il quale ritraeva mio fratello che correva per le strade di Londra insieme ad una ragazza. Lessi velocemente l'articolo in cui i giornalisti dicevano di non essere a conoscenza dell'identità della bella moretta che accompagnava il bell'attore. Le foto erano leggermente sfocate e il viso della ragazza non si vedeva benissimo. Inoltre, se i giornalisti non conoscevano la sua identità era un bene, perchè per il momento la sua privacy sarebbe stata al sicuro, ma io, sfortunatamente, la conoscevo perfettamente: Giulia.



To be continued...

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Buongiorno a tutti!
Ecco qui il capitolo che avevo postato e che con l'ultimo aggiornamento del server era andato perduto.
Purtroppo per noi, è ricominciata la scuola, quindi non potrò passare molto tempo a scrivere nuovi capitoli e, di conseguenza, ci sarà un rallentamento della storia. :( Anche perché la maturità non è uno scherzo!
Passando a parlare del capitolo...
Jamie sta provando ad interagire con la ragazza italiana, ma vengono paparazzati e per questo Sam si preoccupa non appena vede le foto... che cosa succedera?
Spero che continuerete a seguire questa storia.

Vi ricordo la mia pagina facebook dove potete seguire e trovare news, curiosità e spoiler riguardanti le mie storie e i personaggi, così se avete delle domande da fare potrete scrivermele direttamente qui e non solo nelle recensioni: →
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Ora vi lascio andare
A presto!
La_Folie



 
   
 
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