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Autore: mytimehaspassed    22/09/2016    1 recensioni
Non che si incontrino a un convegno di serial killer. Solo che Rudy nota i graffi sulle braccia di Dexter, le magliette a maniche lunghe che lui strattona per coprirsi le mani sporche di sangue, e sa, sa e basta.
{ Brian/Dexter | One shot | 1210 parole | What if? | Traduzione di Hiraeth }
Genere: Dark, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Brian Moser, Dexter Morgan
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Incest
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Note della traduttrice (Hiraeth): credo di poter affermare con sicurezza che questa sia la fanfiction più dark che abbia mai tradotto, haha. Il link alla storia in inglese si trova a questo indirizzo – fateci un salto se masticate bene la lingua, l’originale è sempre la versione migliore. In ogni caso, buona lettura!










The Body Burned Away
di mytimehaspassed




Non che si incontrino a un convegno di serial killer. Solo che Rudy nota i graffi sulle braccia di Dexter, le magliette a maniche lunghe che lui strattona per coprirsi le mani sporche di sangue, e sa, sa e basta, merda, finendo la propria birra in tre sorsi con un sorrisetto silenzioso. E Dexter lo capisce dagli occhi di Rudy, la delicata patina di una persona a cui non importa un cazzo di niente, che ha sempre la situazione sotto controllo, che decide di ignorare la propria scoperta, che si limita a fargliela passare liscia. La polizia sta per circondare entrambi e Dexter riflette che è ormai giunta l’ora di mollare, di dichiarare “Vaffanculo” a questa vita, a come si sia sempre dovuto guardare alla spalle, ma Rudy, be’. Rudy ha un’idea migliore.

 «Sarebbe tutto più facile con un partner» suggerisce sorridente, posando una mano su quella di Dexter, lisciandogli le rughe e le grinze di preoccupazione e ripulendo da esse il sangue secco. «Sarebbe tutto più facile con qualcuno che si prende cura e lavora con te». La sua bocca è vicina, solo a qualche centimetro di distanza, la foschia oscura e fumosa del bar, e Dexter ha il respiro affannoso, inspira per calmare il battito del cuore, per calmare i nervi a pezzi, l’alcool che gli fluisce nelle vene.

 E Rudy conclude: «Sarebbe tutto più facile con un assassino insieme a te».

 Ed è divertente, perché Dexter ha sempre avuto la sensazione di avere un pezzo mancante, sin da quando è scampato dal programma dell’affido famigliare dei minori, dalle case appartenenti alle belle persone perfette con i bei prati perfetti, dai libri di scuola, le staccionate bianche dei recinti, i cuccioli. Da quando ha cominciato a sognare il sangue e le urla e ha compreso che non si trattavano soltanto di un piacere proibito, be’, ha sempre avuto l’impressione di non riuscire a raggiungere un qualcosa di inaccessibile, non importa quante volte tentasse.

 E Rudy lo fa stare bene, per cui Dexter risponde: «D’accordo».

 I loro modi operandi sono diversi. A Rudy non piace la vista del sangue, drena i corpi delle sue vittime con una sedia che ha realizzato lui stesso, li lava accuratamente, metodicamente, recide gli arti per scomporli in sezioni maneggevoli e li conserva in un congelatore industriale finché non è pronto a cederli alla polizia. È veloce, efficiente, non perde tempo se non ce n’è la necessità, non gli piacciono i preliminari.

 Dexter ama il sangue. Ama il suo odore, ne preleva un campione da coloro che ha ucciso e lo custodisce con dei vetrini numerati dal primo all’ultimo in una scatola di mogano. Ama tastarlo, immergere la mano nei secchi di Rudy, lo toccherebbe con i guanti di lattice se potesse, ma Rudy lo avvisa delle malattie, lo avverte dei morbi, della morte. Dexter non è disorganizzato, ma è caotico, lavorando permette al sangue di riempire la stanza, gode delle grida, utilizza motoseghe che gli fremono tra le mani e che lo fanno sentire potente.

 Ammazzano a turni, ma sempre insieme, mettendosi da parte mentre l’altro lavora. Rudy sceglie le prostitute, donne decadenti dai seni rifatti e drogate, brune e rosse e bionde ossigenate, e non le stupra, ma scorre le dita sulla pelle di Dexter, gli strappa i vestiti con i denti e non respira finché non si sfoga.

 Dexter predilige i criminali. Uomini, di solito. Si dice di star facendo la cosa giusta, si dice che quel genere di individui non ha bisogno di esistere al mondo. E Rudy ride immancabilmente, commenta: «Ancora, Dexter?»

 Domanda: «Non potresti lasciar correre?»

 Fa un sorrisetto, «Almeno per una volta?»

 Rudy si beffa di lui, ma adora lo sguardo cupo che Dexter ha negli occhi quando termina, ricoperto di lattice e di sangue e di pellicola trasparente, adora il modo con cui la voce di Dexter si abbassa di un’ottava, l’ispidezza del suo viso quando è a contatto con il petto di Rudy, con le sue cosce. Rudy ride, ma finisce poi per urlare, implorando per la bocca, per le mani di Dexter, adora percepirlo contro la propria pelle, esala: «Così, Dex».

 Mormora: «Proprio così».

 Rispettivamente, i giornali li soprannominano “il killer del camion frigo” e “il macellaio di Bay Harbor”. Vengono a sapere di Rudy solo perché lui se ne frega, esibisce e infiocchetta i cadaveri congelati con dei nastri rossi, li deride tutti, deride la polizia, l’opinione pubblica, spedirebbe volentieri un manoscritto di quarantatré pagine alla Miami Metro e chiarirebbe le ragioni del perché agisce in quella maniera, l’impulso che lo spinge, quel cazzo di istinto, ma non lo fa solo perché Dexter lo supplica di trattenersi, perché Dexter non vuole che tutto questo cessi, non ancora.

 Scoprono Dexter per colpa di un qualche stupido sommozzatore del cazzo che rinvenisce i cumuli dei suoi resti. Dexter guarda la notizia alla televisione, siede immobile dallo shock, si chiede quando arriverà il momento in cui udirà il rumore degli elicotteri provenienti da sopra il suo appartamento, si chiede quando l’FBI si presenterà alla sua porta, ma Rudy ruota gli occhi e lo conforta: «Non hai motivo di impensierirti». Si fa spazio a forza accanto a Dexter con una ciotola di popcorn e mastica rumorosamente, indica lo schermo con un dito quando la telecamera del notiziario coglie di sfuggita l’immagine di un corpo pregno d’acqua, la pelle gonfia e blu, ride quando è mostrato un poliziotto che vomita in disparte.

 Rudy spiega: «Tu sei attento».

 Precisa: «Sei più che attento». E: «Non ti sospetteranno nemmeno».

 I giornali definiscono entrambi dei mostri, degli assassini, dei vigilanti, e la nozione rende Rudy furioso, furioso contro coloro che non scorgono la bellezza nelle loro opere, la perfetta manipolazione dei corpi, l’abilità di abbandonare le proprie inibizioni e la propria morale e ogni singolo concetto insegnato a loro sin dall’infanzia, ma le parole non hanno mai ferito Dexter, per cui non si fanno quasi nessun problema con le denunce dei mass media.

 Celebrano dopo ogni omicidio, a volte con il sangue ancora sulle mani, secco e friabile e del colore della ruggine, e bevono e scopano e Rudy canzona i passanti, confida a Dexter che, se quella ragazza fosse stata un po’ più alta, l’avrebbe uccisa. Che se quella ragazza avesse avuto un seno più prosperoso, sarebbe stata spacciata.

 Ridono e alzano le braccia al cielo ed esclamano: «Siamo noi i padroni».

 Tutti quei bambini che si burlano al parco giochi, che gridano a proposito del macellaio di Bay Harbor. Tutte quelle prostitute che non salgono a bordo delle auto scure, nonostante vengano pagate correttamente, preferendo il gelo della notte alla possibilità di imbattersi nel killer del camion frigo. Rudy ride e ride ed esclama: «Siamo i padroni di tutti quanti».

 Gli occhi scuri di Dexter e la maniera con cui annusa il sangue prima di scagliare un colpo, l’annusa sulle proprie mani, ne assaggia il gusto nella sua bocca, il sorriso perfetto di Rudy, la sua stretta quando preme le labbra di Dexter contro le proprie, i denti affilati e la lingua bagnata, be’, Rudy ride e Dexter si sente finalmente bene, come se avesse trovato il pezzo mancante.

 E Rudy gli sussurra contro la mascella, bisbiglia: «Noi siamo liberi».

   
 
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