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Autore: PawsOfFire    22/09/2016    5 recensioni
Russia, Gennaio 1943
Non è facile essere i migliori.
il Capitano Bastian Faust lo sa bene: diventare un asso del Tiger richiede un enorme sforzo fisico (e morale) soprattutto a centinaia di chilometri da casa, in inverno e circondato da nemici che vogliono la sua testa.
Una sciocchezza, per un capocarro immaginifico (e narcisista) come lui! ad aggravare la situazione già difficoltosa, però, saranno i suoi quattro sottoposti folli e lamentosi che metteranno sempre in discussione gli ordini, rendendo ogni sua fantastica tattica fallimentare...
Riuscirà il nostro eroe ad entrare nella storia?
[ In revisione ]
Genere: Commedia, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Furia nera, stella rossa, orso bianco'
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L’inverno è la stagione più dura.
In Russia, poi, è durissimo. Quando entrai in servizio, un paio di anni fa, sperai intensamente di poter fare una vacanza tra le campagne francesi.
Però, quando finalmente finii il mio addestramento da carrista, scoprii con mio immenso rammarico che il mio impiego al fronte occidentale sarebbe stato vano.
Così preferirono inviarmi come una cartolina postale dal vecchio Ivan, decisamente più tosto rispetto ai baguettofili.
Quindi servivano veri uomini, coraggiosi come il sottoscritto.
Ricordo ancora, con una certa nostalgia, le corse a perdifiato per le campagne bavaresi che facevo da bambino.  Avevamo costruito una specie di cingolo con cannone utilizzando del legno ed alcuni chiodi e ci divertivamo da morire a giocare ad una versione rivisitata di francesi contro tedeschi. Non ho mai capito perché il francese dovessi sempre farlo io. In ogni caso era un francese veramente tosto.
Una volta scavai una buca profonda almeno mezzo metro e la ricoprii con legnetti e trucioli. Così affondai metà dell’esercito tedesco, composto da due bambini più piccoli di me.
Tornavo a casa pieno di lividi e mia madre mi gonfiava come un pallone per riaffermare successivamente il concetto esclamando: “Bastian, sei uguale a tuo padre!” io l’ho sempre preso come un complimento.
Grand’uomo, lui! Le sue vicende sulla grande guerra hanno sempre un cipiglio eroico.
Una volta uccise una volpe intenta a divorare la sua razione di cibo.
La bestia divenne il suo pasto… e confezionò un bel cappello di pelliccia, con la codina penzolante, come quell’americano con il procione. Credo l’abbia perso, non ha mai voluto mostrarmelo*
 

 
Torniamo al presente. Sono stato addestrato per la sopravvivenza e la guerra.
Sono talmente bravo da potermi permettere il lusso di dormire ogni notte, anche durante le azioni di massima importanza.
Anche se, in stato di fermo, c’è solo la mia compagnia.
Gli altri stanno tenendo sotto scacco una città fondamentale per il Reich. Noi, però, dobbiamo fare di meglio.
Siamo alla ricerca di un traditore, si! Un certo Uwe Moller che si dice sia passato misteriosamente dalla parte dei russi e conviva con il nemico da oramai due settimane.
Il nostro superiore dice che siamo uno spreco di benzina: una volta ha osato perfino affermare di conferirmi missioni speciali per ricambiare un vecchio favore. Bah.
 

 
Partimmo di buon mattino, dopo aver controllato lo stato ottimale della Furia.
Tom, il nostro pilota, sembrava particolarmente scocciato. Aveva inviato una lettera chiedendo per l’ennesima volta la trasferta ricevendo, come sempre, un sonoro rifiuto.
Quel pazzo voleva salire fino a Stalingrado, dove sarebbe sicuramente morto da villano su qualche vecchia ferraglia cigolante. Feh!
Ha sempre reputato la mia Compagnia un totale fallimento. Anzi, è seriamente convinto che La Furia sia imbarazzante sotto il mio comando.
Eppure, guarda com’è bellino il nostro Panzer, con la neve sopra! Potrei ammirarlo per ore.
Soprattutto adesso che è fermo, in tutta la sua imponente forza…
“Cazzo, ci siamo di nuovo fermati! Merda...” Tom sembrava abbastanza furioso da prendersela con il cingolato, uscendo alla svelta per riempirlo di calci, seguiti da alti uggiolii di dolore.
 “Non si preoccupi, soldato. È solo un piccolo guasto che sistemeremo con rapidità” lo rassicurai, sistemandomi con la fierezza del mio rango il cappello.
 “Lo sa che bestioni hanno portato a Stalingrado, Herr? Mio cugino ha detto che sono talmente avanzati tecnologicamente che hanno bisogno solo di una persona per essere comandati! E fanno tutto, ma tutto!
Non come questo...ferrovecchio...”
 “Soldato, non si autocommiseri. Questo carro armato è un gioiellino dell’artiglieria tedesca.
Guardi gli altri, che sangue freddo! Vero?”
 Mi voltai con un enorme sorriso verso di loro.
Erano già spariti.
 
 
Martin e Klaus stavano seguendo le orme del nostro carro, cercando di tornare indietro.
Maik era semplicemente sceso per nascondersi, con il fucile carico tra le mani. Era sicuro di aver sentito dei rumori, che attribuiva sicuramente ai russi.
Questa volta non aveva torto, erano davvero loro.
Con sangue freddo diedi subito ordine di risalire.  I due che stavano disertando erano già ai loro posti, anzi: avevano caricato il cannone e lo stavano puntando in direzione di quella folle macchia che stava avanzando verso di noi.
Un T-34, carro medio sovietico particolarmente comune, avanzava lentamente verso di noi.
Sentii la fronte bagnarsi di sudore.
Non dovevo cedere a queste stupide paure da recluta.
Anzi, doveva essere lui a temerci, per forza… era di fronte all’asso nascente dei corazzati...snocciolai ordini via radio, ricevendo solo le bestemmie di Tom che svogliatamente stava cercando di ruotare la Furia per evitare colpi al carrello.
 “Adesso si calmi ed avanzi ancora, non disobbedisca al suo superiore!”
 “Moriremo come dei fottuti ratti, il rottame non si muove.”
 “Provi a farlo muovere, faccia qualcosa!”
 
 
Boom!
 
No, non fu un nostro colpo.
Il cannone nemico ci mancò per un soffio, sfiorandoci la fiancata fino ad incassarsi in un grosso pino, che crollò all’istante dietro di noi.
Mi rassegnai e diedi ordine di fare fuoco, puntando alla torretta.
“Lo abbiamo colpito?”
 “E’ lei il capitano, ha la visuale migliore della nostra”
 Hanno ragione, indubbiamente. Sporgendomi appena dal tettuccio notai una nuvola di fumo e rottami provenire dalla direzione opposta.
Colpito e affondato! Un solo colpo, eccellente.
Senza perdere tempo scesi dal carro per segnare l’ennesima vittoria. I miei sottoposti tentarono di fermarmi, ma quella linea andava fatta subito, giusto per apparire più minacciosi nei confronti dei nemic- 
 

 
“Capitano, si è svegliato!”
 “Temevamo fosse morto!”
 Ammisi, con mio rammarico, di avere un forte mal di testa.
Quando aprii gli occhi vidi i miei uomini crogiolarsi al mio capezzale, fingendo reale preoccupazione.
Dovevamo essere in ospedale e, indubbiamente, il ferito dovevo essere io.
Quei bastardi, a quanto pare, avevano mollato la vettura dopo averci mancato: alcuni erano morti a causa dell’esplosione ma i vivi, tra cui si annoverava il traditore a cui stavamo dando la caccia, avevano approfittato del mio orgoglio per spararmi vilmente alle spalle. Maik era riuscito ad ucciderne un paio, costringendoli alla ritirata.
Stando alle parole del mio equipaggio dovevano avermi caricato ed accompagnato all’ospedale più vicino, privo di sensi e con un buco nel fianco. Forse riceverò una licenza di guarigione in patria ma vedrò di oppormi a questa decisione.
 “Un’ultima cosa...” chiesi, rialzandomi coraggiosamente.
 Con una mano Maik mi spinse nuovamente nella brandina, facendomi affondare con un vile uggiolio.
 “Il traditore è morto?”
 “Ci è sfuggito, Herr”
 “Non importa” mormorai, stringendo i denti.
 “Ci vendicheremo”
Mi guardarono con occhi acquosi, misericordiosi.
Così, con il loro scetticismo, capii che, stavano approfittando del mio dolore per sottovalutarmi ulteriormente.
 “Andate al diavolo” mormorai, stringendo i denti e chiudendo gli occhi per riposare.
Dovevo rimettermi in fretta. Solo così avremmo ottenuto la nostra vendetta.
 
 

 
Note finali:
 
*Tutto ciò non è mai successo.
** Ovviamente sono frutto della fervente fantasia di Tom.
 
   
 
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