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Autore: mar_79    22/09/2016    0 recensioni
Questa è la mia prima fanfiction di Major Crimes, è una storia corale, riguarda tutta la squadra, ma principalmente Sharon e la sua famiglia.
"Aveva la sensazione che qualcosa di brutto stesse per abbattersi su di loro, una sensazione viscerale diventata quasi un dolore fisico che l’aveva costretta ad abbandonare il letto e a cercare conforto nel suo amato tè..."
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 1
 
La sua tazza da tè preferita stretta tra le mani, Sharon era appoggiata alla ringhiera del terrazzo e lasciava vagare lo sguardo sulla città che si apriva sotto di lei. Era da poco passata l’alba e quello era uno dei momenti che preferiva, quando la città non era più addormentata ma neanche del tutto liberata dal torpore notturno, quando le prime luci e le prime voci cominciavano a riempire l’aria e i raggi del sole iniziavano a far sentire il loro tepore. Quando poteva ancora illudersi che omicidi e violenza non fossero tra le attività principali a LA. Si lasciò sfuggire un profondo sospiro e bevve un sorso del sue tè caldo per cercare di scacciare i brutti pensieri insinuatisi a forza nella sua mente. “Basta” si disse, “cerca di concentrarti sulle cose belle della tua vita, hai tanto per cui essere felice e grata”.
Il rumore della porta scorrevole della vetrata la fece voltare. Eccola lì una delle ragioni per cui essere felice. “Ricky, scusami ti ho svegliato”.
Suo figlio le si avvicinò e, dopo averle dato un bacio sulla guancia, si appoggiò alla ringhiera dando le spalle al panorama. “Non preoccuparti mamma, mi piace alzarmi presto… di solito. Devo averlo preso da te” concluse accompagnando le parole con un grande sbadiglio.
“Già, lo vedo” rise lei facendogli una carezza. Ricky era arrivato a Los Angeles due giorni prima per una settimana di vacanza da passare in famiglia e, come capitava in quelle occasioni, si era sistemato sul divano del soggiorno. Sharon era così felice di averlo a casa, anche se per un breve periodo, le occasioni per stare insieme erano talmente rare con Ricky così impegnato con il suo lavoro. Perciò aveva deciso di fare qualcosa che non faceva praticamente mai: aveva lasciato Provenza a capo della MC e si era presa un week end completamente libero da dedicare ai suoi due ragazzi. Non avevano fatto nulla di particolare, avevano mangiato fuori, girato per la città e per negozi – secondo Sharon, Ricky doveva assolutamente rinnovare il suo guardaroba e farsi un taglio di capelli decente – erano andati al cinema ma, soprattutto, erano stati insieme a chiacchierare, scherzare e ridere e ogni momento passato insieme era stato veramente speciale per lei. A volte a lei, Ricky e Rusty si erano uniti anche Gus e Andy, e il suo cuore si era gonfiato di gioia rendendosi conto come tutti insieme fossero ormai una famiglia e che quella era anche l’immagine data a chi li osservava da fuori. Se solo anche Emily fosse stata lì la sua felicità sarebbe stata veramente completa. Anche se…
Una ruga le si formò in mezzo alla fronte e strinse le labbra come infastidita.
“Mamma, qualcosa non va? Sembri preoccupata.”  Ricky le si avvicinò e la guardò dritta negli occhi, poi le diede un colpetto sulla spalla con la sua. “A me puoi dirlo, problemi a lavoro? Oppure non riuscivi a dormire perché il tuo bel tenente stanotte ti ha lasciato sola?” Un sorriso malizioso distese le labbra del ragazzo. “Rusty mi ha detto che Andy si ferma qui spesso per la notte, spero non abbiate cambiato abitudini perché ci sono io. Ci sono aspetti della vostra relazione che preferisco non sapere ma …”
“Richard William Raydor, attento a quello che stai per dire” lo ammonì lei agitandogli un dito davanti al naso.
“Ehi, tranquilla, volevo solo dire che siamo tutti grandi e non vorrei creare problemi in paradiso. Penso di poter sopportare di vedere Andy in giro per casa anche al mattino presto, anzi Rusty dice che prepara un ottima colazione, e il mio stomaco gradirebbe molto assaggiarla”, concluse massaggiandosi la pancia.
“Mi spiace per te ma dovrai accontentarti della mia cucina. E comunque no, Ricky, non sei tu il motivo. Certo Andy ed io preferiamo essere discreti, ma in ogni caso lui ieri sera aveva una riunione agli alcolisti anonimi e poi andava a cena da Nicole, era tanto che non la vedeva e non passava un po’ di tempo con i bambini.”
“Bene, sono contento di sapere che la sua assenza non dipende da me!” Ed era sincero. Rusty lo teneva informato degli sviluppi della relazione della loro madre e sapeva, per aver parlato con lei e per averli visti in quei giorni, che quei due erano veramente felici insieme e che Andy era realmente ciò di cui sua madre aveva bisogno in quel momento della sua vita. Lo capiva da come si guardavano, da come si sfioravano appena possibile e da come si sorridevano e ridevano insieme. Doveva ammettere di non aver mai visto prima sua madre tanto rilassata e spontanea. Ma ciò che lo aveva veramente convinto era stato l’averli visti baciarsi. Stava tornando dal bagno e, entrando in cucina, li aveva colti in flagrante, l’uno nelle braccia dell’altro, completamente estranei a tutto ciò che non fosse la persona che stavano stringendo e accarezzando, persi in un completo momento di beatitudine. Allora, non volendoli mettere in imbarazzo, era tornato sui suoi passi e aveva fatto abbastanza rumore per avvisarli della sua presenza. Era entrato solo quando aveva sentito sua madre chiedere a Andy di passarle l’insalata. Sorrise al ricordo e si passò una mano tra i capelli. “Ora entro a farmi una doccia prima che il fratellino si svegli e occupi il bagno per almeno un’ora.”
“Vai caro, io resterò qui ancora un poco”. Rimasta sola, il sorriso scomparve dalle sua labbra e una profonda ruga tornò a solcarle la fronte. Come poteva spiegare a Ricky che quella notte non aveva dormito perché dalla sera prima aveva uno strano senso d’inquietudine che non la abbandonava? Aveva la sensazione che qualcosa di brutto stesse per abbattersi su di loro, una sensazione viscerale diventata quasi un dolore fisico che l’aveva costretta ad abbandonare il letto e a cercare conforto nel suo amato the. Lei non era certo il tipo che si fidava delle sensazioni o prendeva le proprie decisioni in base ad esse. Amava le regole, i fatti concreti, con quelli si sentiva al sicuro, con quelli lavorava ogni giorno, ma quella volta era una percezione troppo forte e troppo concreta per poterla ignorare. Qualcosa di brutto, qualcosa di pericoloso e, tremò al pensiero, forse qualcosa di mortale.
Guardò un ultima volta la città ormai completamente sveglia e si appoggiò una mano sulla bocca per trattenere un singhiozzo. Sperava solo di essere in errore.

 

  
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