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Autore: AliceMiao    23/09/2016    1 recensioni
Due ragazzi. Due mondi differenti. Un destino in comune.
Dal testo:
Me lo ripeteva sempre, da quando avevo scoperto di avere i poteri. Diceva che ero molto forte e che allenandomi duramente avrei potuto fare grandi cose e raggiungere obbiettivi che pochissimi erano riusciti a raggiungere.
E io ci credevo veramente.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dante Vale, Un po' tutti, Zhalia Moon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amsterdam, Olanda

Driin. Driin. Driin. Eccola che suona quell’antipatica. Allungai una mano fuori dalle coperte per spegnerla pigramente, dopodiché mi girai dall’altra parte, sperando di riprendere sonno, cosa che non accadde. Così, a malavoglia, mi alzai e andai a cambiarmi. Indossai una semplice camicia color jeans, un paio di pantaloni neri attillati e un paio di scarponi bianchi e neri. Quando mi guardai allo specchio sobbalzai: dire che avevo i capelli a cespuglio era dire poco, perché erano peggio, tutti arruffati manco avessi partecipato alla Seconda Guerra Mondiale quella notte. Sospirando afferrai la spazzola e iniziai a districare quella massa compatta e ci riuscii solo dopo averli minacciati un paio di volte.
Scesi a fare colazione e trovai un biglietto di mio padre:
Sono al lavoro, oggi pomeriggio raggiungimi in libreria, ho bisogno di una mano con il lavoro. Non fare tardi a scuola. Nell’armadietto sopra il forno ci sono i cereali che ho comprato ieri e nel frigo un pochino di latte avanzato.
Ovviamente lui non c’era mai la mattina, quando mi svegliavo. Era sempre impegnato con il lavoro, diceva di dover sempre partecipare a degli incontri di affari e poi aveva gli impegni con quel gruppo di cui faceva parte (non ricordavo mai il nome) e onestamente tra i suoi colleghi c’era un tizio con un forte accento russo che mi faceva abbastanza paura.
Mangiai la colazione con calma, mancava ancora un quarto d’ora prima dell’arrivo di Kim, la mia migliore amica, nonché l’unica. Non so come mai, ma quando andavo a scuola mettevo in soggezione gli altri, che mi stavano alla larga. Solo Kim aveva avuto il “coraggio” di presentarsi e da quel momento siamo diventate ottime amiche.
Puntuale come un orologio svizzero eccola che suona il campanello alle 7.30 precise. Indossai un giubbetto di pelle nero e un cappello, presi lo zaino e uscii di casa.
“Ciao! Sei pronta per l’interrogazione di letteratura inglese?”.
“Insomma… Spero che su ventun ragazzi non esca proprio il mio nome!”.
La nostra prof di inglese era un tipo strano. Indossava sempre vestiti stravaganti e accessori coloratissimi, tanto che noi la chiamavamo ‘La professoressa albero di Natale’. Però quando interrogava ti metteva addosso un’ansia pazzesca: si appoggiava alla cattedra con le braccia incrociate e pretendeva che la guardassi negli occhi quando parlavi.
Quel giorno aveva scritto una frase alla lavagna:
I toni smorzati di grigio dell’alba non sono i toni smorzati di grigio del tramonto, per quanto il grado di sfumatura possa sembrare lo stesso.
Quella frase mi colpì non poco. Aveva a che fare con l’alba e il tramonto, con l’inizio e la fine di qualcosa, infatti fu proprio di quello che parlammo quel giorno, della fine di un periodo storico e l’inizio di un altro.
Prima di uscire da scuola mi copiai quella frase su un foglietto, in libreria avrei cercato il libro a cui apparteneva o il nome della persona che l’aveva detta.
“Sei stata bravissima oggi in matematica”, dissi a Kim, mentre ci incamminavamo verso la libreria di mio padre.
“Era facilissimo come esercizio, non ci ho messo molto a capire come risolverlo”. Lei era bravissima nelle materie scientifiche, infatti continuavo a chiedermi perché avesse scelto un classico invece di uno scientifico, ma lei mi ripeteva che i suoi genitori l’avevano costretta perché volevano che lei studiasse giurisprudenza.
“Beh allora ci vediamo domani?”, mi chiese.
“Certo! A domani!”. Entrai nella libreria appena in tempo, infatti fuori scoppiò un temporale.
Iniziai a sistemare gli scatoloni appena arrivati e mi ritrovai tra le mani una copia de ‘Il Fantasma di Canterville’, un libro sulla biografia di San Patrizio, una copia della ‘Divina Commedia’. Ecco, quest’ultimo era un libro di cui ero rimasta piuttosto affascinata: un viaggio nell’Inferno, nel Purgatorio e nel Paradiso, un viaggio completamente simbolico, ma allo stesso tempo incredibile. Quell’edizione era molto bella, aveva la copertina rossa con piccole decorazioni giallo oro. Sembrava un libro antico in tutti i sensi.
Dopodiché sistemai i libri nella sezione ‘bambini’, e mi ritrovai a sistemare libri come ‘La Bella e La Bestia’, ‘Biancaneve’, ‘Cappuccetto Rosso’.
Una volta sistemato mi misi alla cassa, dove ogni tanto arrivava qualche cliente a chiedere informazioni su un certo libro oppure per acquistare qualcosa; a volte arrivavano anche dei turisti, in cerca di indicazioni stradali.
Ero così immersa nel lavoro che non mi accorsi che erano le 18.00 passate. Misi il cartello Closed sulla porta e iniziai a pulire e riordinare.
“Hai fatto un bel lavoro oggi, grazie”, disse mio padre mentre chiudeva la porta del negozio.
“Mi piace aiutarti in negozio. A proposito, oggi la professoressa di inglese ha scritto questa frase alla lavagna” gli mostrai il foglietto con la frase “Sai a chi appartiene?”.
Lui la lesse varie volte, ma alla fine scosse la testa. “Non lo so, mi dispiace. Magari domani provo a chiedere a qualche mio collega, che ne dici?”. Io sorrisi.
Quella sera, in camera mia, feci i compiti, anche se per qualche motivo non riuscivo a concentrarmi. Era colpa di quella frase, che continuava a ronzarmi in testa. Sentii un colpetto sul braccio e quando mi girai, vidi una testolina con due occhi dolcissimi fissarmi. Era Gareon, il mio primo e unico titano.
Lo accarezzai e lui si mosse contro il mio braccio, un po’ come fanno i gatti quando vogliono le coccole.
Sorrisi e lo presi in braccio. “Riesci sempre a tirarmi su di morale lo sai?”. Lui fece un versetto, che interpretai come un “Sì lo so”.
Alla fine riuscii a concentrarmi e finire gli esercizi prima di cena.
“Quando finirai il liceo voglio addestrarti, in questo modo potremo iniziare ad attuare il piano per la nostra vendetta”.
Annuii. Un po’ mi dispiaceva lasciare il mondo normale, sapevo che per anni non avrei avuto contatti con il mondo esterno, ma il desiderio di riscatto per ciò che mi era stato fatto era molto forte. Avevo subito per troppo tempo, era ora di ribellarsi.
“Diventerai molto forte. Ricorda sempre che tu hai un grande dono, non sprecarlo”.
Annuii un’altra volta. Me lo ripeteva sempre, da quando avevo scoperto di avere i poteri. Diceva che ero molto forte e che allenandomi duramente avrei potuto fare grandi cose e raggiungere obbiettivi che pochissimi erano riusciti a raggiungere.
E io ci credevo veramente.

Venezia, Italia

Un’altra giornata di allenamento ha dato i suoi frutti, sono riuscito ad evocare il mio secondo titano. Tuttavia non ho ancora avuto tempo di fare i compiti e studiare, perché sono stato impegnato tutto il pomeriggio. Quella sera, a cena, è arrivata una telefonata e papà è dovuto correre subito al lavoro, lasciandomi ancora solo.
Ormai sono abituato a passare le serate in casa da solo, ma da una parte vorrei che stesse almeno una sera in casa con me. Vorrei discutere con lui degli argomenti di storia, arte e filosofia che abbiamo affrontato a scuola, dato che a lui queste materie piacciono molto, ma ogni volta che ci provo lui dice sempre: “Non ora, devo lavorare”.
Così anche quella sera mi trovai nella mia camera, a studiare, mentre fuori un acquazzone si scatenava.

Note: alcuni chiarimenti:
1) La frase scritta in corsivo è una frase che mi ha colpito molto e che si trova nel libro ‘Tess dei d’Uberville’, di Thomas Hardy.
2) I nomi dei libri che sistema li ho scelti di proposito, perché ricordano gli altri personaggi: il nome ‘Canterville’, assomiglia molto al cognome di Sophie, San Patrizio si festeggia in Irlanda e l’autore della ‘Divina Commedia’ si chiama Dante.
Spero vi piaccia!
Baci AliceMiao

   
 
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