Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: Zahlen    24/09/2016    0 recensioni
Sulla via del ritorno, l' autobus che portava indietro Li Shoaron ebbe un incidente. Lui muore.
Non riuscendo a sopraffare il dolore, Sakura va da Tomoyo, sperando che parlandole si sarebbe sentita meglio. Invece la sua amica ne approffitta per avvicinarsi a lei in modo più intimo. Benché non funzioni...
Genere: Malinconico, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shoujo-ai | Personaggi: Li Shaoran, Sakura Kinomoto, Tomoyo Daidouji, Touya/Toy, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Un urlo stridente esplose all' interno del gran maniero della famiglia Daidoji, un grido che mandò in frantumi tutti i vetri, tutte le finestre, tutti gli specchi dell' edificio. Le domestiche, fortemente incuriosite e preoccupate da un tale fragore di voce, andarono di corsa verso la camera della loro giovane maestra, dal punto dove proneviva questa raffica sonora. Tutte accorsero, le simplici dipendenti che si occupavano della tenuta e le guardie del corpo che, in base a questo rumore, avessero fallito. All' esterno della stanza di cui la porta era spalancata, sulla soglia, la madre della piccola maestra, la signora Daidoji, seduta per terre, le gambe appiccicate al pavimento che partivano da ambo le parti come ali di pipistrello, le braccia penzolavano lungo i fianchi e le mani spingevano contro il suolo, la schiena dritta e il capo alzato verso il soffitto. Apriva la bocca di modo ad ostentare tutti i denti che conteneva. I suoi occhi, che due sotttilissime pupiglie bucavani, dipingevano uno sguardo spezzato, spaccato, sopraffato. Tutte le sue membra tremevano come se fossero state scosse da un terremotto.

Arrivate davanti all' uscio, girarono la testa verso il cammino imboccato sconvolto della loro maestra. Ebbero tutte un sobbalzo di orrore da farle rimanere momenteaneamente nello stesso stato d' anima del loro capo. In mezzo alla camera, sul tappeto tessuto con materia brillante, una sedia era rovesciata, lo schienale toccava i fili luccicanti. Sopra, il corpo di una ragazzina vestita con poco galleggiava a mezz' aria, mantenuto con una corda attaccata al lampadario che si avvolgeva intorno al suo collo. La piccola Tomoyo Daidoji si era impiccata.

Alcune guardie si precipitarono verso la loro maestra per portarla lontano da questo luogo atroce. Le servitrice, aiutate da quelche donne in nere, rimuovevano la corda la faciulla che servivano aveva usato. Alcune di loro sotto spingevano il cadavere verso l' alto, così che les altre, salite su delle sedie, tagliarono lo spago. Spostando la sedia per terra, una dipendente trovò un foglio di carta. C' era qualcosa di scritto sopra :

« -Se sapesse qual' anima ferì

Lacrim del cuor se potesse vedervi

Se 'sto cuor pieno del suo pensiero

D' esprimerlo mantenesse il controllo

Cambiar così non fu stato possibile

Fier di nutrir la speranza che deluse

A tant' amore fu stata commossa

Se sapesse.»


Queste parole risuonavano in essa come una lettera d' addio.


L' indomani, il sole sorse come di consueto, come se nulla fosse successo. Era nello stesso stato d' animo che Sakura, preparata, pulita, pettinata e vestita, anticipò per la seconda volta di fila la sua sveglia elettronica. Scese nuovamente le scale con una velocità fulminea e salutò di nuovo i suoi familiari con un sorriso angelico. Ancora una volta inghiottì la sua collazione e volò in un solo balzo fino alla porta per eseguire i suoi affari di tutti i giorni, animata dal desiderio di spiegarsi con la sua amica. Nella cucina, con un' espressione meno entusiasta, Touya guardava suo padre con uno sguardo inquisitore.

Non le hai detto niente, sbaglio?” Domandò

“In effetti” ,disse il padre, “non mi pareva il momento giusto per annuciarle la notizia.”

“Sarebbe stato meglio se fossimo stati noi a farglielo sapere come ce l' aveva chiesto la madre di Tomoyo.” ribatté Touya.

“Non penso proprio.” ,rispose, “anche se la verità è molto crudele questa volta i primi ad asciugare le lacrime di Sakura dovranno essere le sue amiche. Si consoleranno insieme, tra gente che portano il lutto.”

“Ma non temi che torni con più lacrime da far fuoriuscire degli giorni precendenti?”

“Se tale fosse il caso, toccherebbe a noi prendersi cura del suo malessere.” , concluse saggiamente, “ma il nostro ruolo avviene dopo. Non ti preoccupare per lei, andra tutto per bene.”

E Touya, rabbuiatosi dal dubbio, uscì da casa e s' incamminò verso il liceo. Sentiva che le cose non si sarebbero sistemate tanto facilmente e che il più terribile stesse ancoa per piombare su sua sorellina. Incontrò Yuki per il percorso. Quest' ultimo si era trasformato in una vera fontana viva. Touya ne dedusse che non aveva più bisogno di raccontargli della morte precoce dell' amica di sua sorella e provò a consolarlo.


Arrivata a scuola e le scarpe oscure calzate, Sakura salì su per le scale con uno slancio enorme per raggiungere la sua aula il prima possibile. Doveva rimanere meno di dieci minuto all' entrata del professor Terada perché iniziasse la lezione. Quindi, poiché era stata apposita lenta ad andare a scuola, quella in cui si augurava imbattere per forza sedeva al suo banco piazzato alla destra del suo. Ma nella sala nella quale avave penetrato con un' aura sfavillante attorno, il malumore ambiente che affoggava nell' aria che che ogni scolaro con la divisa nutriva soffoccava quest' energia. Si meravigliò vedendo tutta quest' atmosfera cupa e si chiedò cos' accadde perché tutti avessero abbassato gli occhi. Si diresse verso il suo grupetto abituale, ossi Rika, Naoko e Chiharu. Di fronte alla finestra, Yamazaki aveva un viso lungo.

“Buongiorno a tutte” ,esclamò Sakura

“Buongiorno Sakura” ,le rispose amareggiata Rika.

“Eh...”, cercò le sue parole, “ qualcuna mi potrebbe spiegare perché tutti stano deprimendo?”

“Credi di esser divertente?” Le disse secca Chiharu, “Come se non fossi al corrente.”

“Insomma, Chiharu,”, intervenne Chiharu, “calmati.”

“No... Non ce la faccio.

Sakura rimase perplessa. La sua mente la mitragliava di domande.

“Dai! Qualcuno mi vuole mai spiegare che sta succedendo?”

“Ti ho detto che non era per niente divertente.” Le gridò Chiharu.

“Aspetta”, calmò la voce di Rika, “sul serio, non sai nulla? Mi stupirebbe da parte tua ma visto che sei arrivata così felice...”

“È successo qualcosa di grave?”

“È a proposito di Tomoyo.”

“È successo qualcosa di grave a Tomoyo?”

“Sì...”, esitò, “Tomoyo... lei è...”

Ma l' irruzione del profesor Terada la interruppe mentre stava finalmente per svelare la ragione che tormentava le anime di ogni alunno. Sembrò pure lui colpito da questo misteriosi evento.

“Buongiorno a tutti.”, incominciò, “Suppongo che siate stati avvisati ma preferisco ripetervelo lo stesso. Le lezioni del mattino finiranno quindici minuti prima della solita ora per il minuto di silenzio. Vi dico un' ultima volta come si svolge un minuto di silenzio. Vi dovrete togliere il berretto, dovrete stare tutti in piedi e soprattutto dovrete zittirvi.”

“Un minuto di silenzio?”, soffiò Sakura tra sé e sé, “Qualcuno è morto? Ma chi sarà?”


Infine questo momento arrivò. Tutte les classe, tutti gli studenti, tutti gli insegnante, tutte le personne che lavoravano nella scuola scesero in cortile. Tutti si radunarono atorno alla grande striscia di sabbia che quattri edifici imprigionavano. In mezzo ad essa qualcosa dall' altura di uno scolaria qualunque era coperto da un lenzuolo bianco. La cacciatrice di carte s' interrogò sul oggetto che nascondava. Poi il signore Terada se ne avvicinò e pronunciò un corto discorso molto solenne:

“Per prima cosa, tengo a ringraziare tutti per esser venuti oggi. In effetti, gli eventi dramatici di ieri ci spingono ad organizzare questo minuto di silenzio. E per onorare in modo più correcto possibile la memoria della nostra cara scomparsa, uno di voi, che non si vuole fare conoscere, ha dipinto un ritratto di lei assai realista e positivo. Adesso lo scopro. Questo accompagnera il nostro minuto di silenzio.”

E il ritratto di Tomoyo che sorrideva fu mostrato all' assemblea. Sakura gemette per via dello stupore quando vide questa cornice. Era la sua amica sul telo, non ne poteva dubitare. I suoi occhi si spensero anche loro, brividi le corsero longo la schena, la sua anima si dilianò. Guinse le mani alle labbra e s' inginocchiò, sentendosi pesante.

Ecco fatto, fiat lux. Sapeva chi se n' era andato. Ma non capì come una tela cosa poteva succedere, proprio adesso. Senz' altra spiegazione, il tragico di questa scena la riacchiappò inevitabilmente.

   
 
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