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Autore: Edward LoneBark    24/09/2016    4 recensioni
La guerra è alle porte.
Il destino di tre persone si intreccia tra le onde del mare.
Un assassino in cerca di se stesso.
Una viandante in cerca delle proprie radici.
Un signore del mare in cerca del suo tesoro più prezioso, perduto tra le onde.
E la più grande tempesta del millennio che si avvicina senza tregua.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Uno spesso strato di nubi scure e pesanti copriva completamente il cielo, sprofondandoli in una penombra irreale. Il mare era una distesa inerte, dalla superficie lucida, come fosse di mercurio, e baluginava dove una piccola onda ne increspava la piattezza, o un minuscolo raggio di sole sfuggiva alla stretta delle nuvole. Non c'era una bava di vento, e le vele ricadevano tristemente sotto il loro peso.

La nave si fermò, in un punto imprecisato nel mezzo del nulla, immobile come se si fosse arenata in un fondale basso. Il silenzio era assordante, l'attesa snervante.

-Invoco il guardiano di farsi da parte, o di aprire il portale per me, prima che cali il sole- gridò la figura incappucciata, sporgendosi dal parapetto.

Elann scrutava il mare davanti a loro in cerca di un segno, ma rimase tutto immobile come prima. -Che cosa succede?- chiese a voce alta, guardandosi alle spalle.

-Taci!- lo apostrofò un ufficiale, -o lo vedrai da vicino-.

Il ragazzo si ritirò in un cantuccio, imbarazzato per essere stato sgridato in quel modo. Gli altri, tuttavia, sembravano averlo notato a malapena. Guardavano tutti la figura in piedi a prua, di cui si riusciva a vedere solo il mantello e il cappuccio, sotto i quali si scorgeva una corporatura alta e possente. -Mostrati, o verrò io a prenderti!- ruggì ancora.

Il silenzio si protrasse per lunghi istanti, poi la superficie dell'acqua si increspò, prima debolmente, poi prese a sprofondare in un vero e proprio gorgo. Elann sentì i suoi compagni fremere di paura, ma lui si sporse ancora di più per vedere cosa accadeva. Il vortice si ingrandì rapidamente a sufficienza da inghiottire la grande nave, che tuttavia rimaneva immobile, mentre l'acqua sotto di essa veniva risucchiata.

Impiegò diversi istanti ad accorgersi che il vascello stava levitando, sollevato da una forza misteriosa che riusciva ad avvertire sotto i piedi.

L'uomo a prua salì sul parapetto. -Ora apri il portale, guardiano. La mia pazienza si sta esaurendo-. Il vento si era alzato dal gorgo, agitando il suo pesante manto grigio.

-Tutti sottocoperta- ruggì il secondo ufficiale, alzando la voce per sovrastare il fischio del vento che ora sembrava un uragano. Le vele si gonfiarono, tendendosi fino allo spasmo, il mare ribolliva mentre decine di vortici iniziavano a generarsi ovunque.

Sopra il maelstrom le nubi si squarciarono, e dall'enorme foro proruppe un fascio di luce solare che spazzò via la penombra.

Mentre l'equipaggio si ritirava al sicuro sottocoperta, Elann si nascose in un angolo senza che nessuno lo notasse, poi tornò dov'era prima, aggrappandosi con tutta la sua forza al cordame per evitare che le raffiche lo spazzassero via.

L'uomo di prua aveva perso il mantello, e il vento forte agitava una massa di capelli di un grigio chiarissimo. Davanti agli occhi stupefatti di Elann si sollevò da terra di tutta la sua altezza e spalancò le braccia. -Mostrati, creatura, o placa questo caos!- gridò, soprastando il frastuono del ciclone.

Un ruggito assordante proruppe dal maelstrom, e l'oceano esplose.

La paura lo invase come veleno quando vide l'immensa figura emergere dalle acque, e due occhi arancioni baluginare nel fascio di luce. Due ali traslucide, ognuna grande il doppio della nave, si distesero nell'aria, grondanti, poi si ripiegarono sulla schiena della creatura. -Sei forte- disse il mostro, e dalla piega delle zanne mostruose pareva che ghignasse, -ma nessuno lo è abbastanza per attraversare queste acque. Questo è l'accesso per Ither, tu non sei degno per accedervi-.

-Apri il portale, lurida bestia!- ruggì il comandante, sollevandosi ancora -o farai una fine che non puoi neanche immaginare-.

L'essere ringhiò. -Il portale non si aprirà mai, che io viva o muoia, stupido umano-. Le zanne si spalancarono e liberarono un torrente infernale che puntò dritto verso la nave, divorando in un istante l'aria che li separava.

-No! No!- gridò Elann. Provò a gettarsi in mare, ma qualcosa lo bloccò a mezz'aria, gettandolo di nuovo sul ponte.

Il fuoco deviò attorno alla nave un istante prima di inghiottirla, ma il ragazzo riuscì comunque ad avvertirne il calore terribile. I polmoni in fiamme, vide un'onda di vapore sollevarsi dalle acque sotto di loro.

Il calore era insopportabile. Crollò a terra, guardando esterrefatto la patina traslucida che circondava la nave resa opaca dalle fiamme, in alcuni punti annerita, solcata da increspature.

Fu in quel momento, nel delirio, che intravide ciò che si stagliava sopra la sua testa, troppo in alto perchè prima fosse in grado di vederlo. Mentre sveniva, scorse nelle tenebre sempre più profonde la lama di luce verde attraversare il cielo e udì uno stridio agghiacciante risuonare per tutto l'oceano.

 

Si svegliò di soprassalto, un istante prima che la porta si spalancasse con un cigolio. Si contorse nella sua dolorosa posizione, quando quel rumore agghiacciante risvegliò all'istante un fremito di paura.

La porta si chiuse, poi un lume si accese in un angolo della cella, illuminando crudamente il brutto volto del suo aguzzino. I suoi tratti erano rozzi, animaleschi, come se fossero stati sbozzati da uno scultore senza talento e mosso dalla rabbia. Un odio bruciante gli si risvegliò nelle vene, coprendo perfino il terrore di quanto stava per accadere.

Soffiò nel braciere alle sue spalle, e sentì la fiamma ravvivarsi, poi il raspare della sbarra metallica che ne veniva estratta. -Sperò che ora tu sia più propenso a parlare, ragazzino- disse a voce bassa, tornando nel suo campo visivo. Il metallo era arrossato dal calore, era passato poco tempo dalla sua ultima visita.

Digrignò i denti. -Quante volte te lo devo dire? Io non so niente. Niente! Non potrei dirti quello che vuoi nemmeno se lo volessi-.

Vide a malapena il movimento, poi il ferro morse la sua carne. Gridò con tutto il fiato che aveva, finchè non sentì i muscoli del collo tendersi allo spasimo.

-Lurido bastardo!- gridò, scuotendo i polsi lacerati dalle catene che lo bloccavano. Le spalle dolevano da impazzire, ma quasi non se ne accorgeva. Ormai sembrava ci fosse solo sofferenza.

Si arrese subito, esausto, abbandonandosi di peso alla tensione della catena. Il giorno prima riusciva a tenere i piedi per terra, poi lo avevano costretto a restare sospeso nel vuoto, in attesa che le sue spalle si slogassero.

-Non mi fermerò finchè non avrò sentito quello che voglio- sibilò l'aguzzino, -e anche se non sai niente non mi fermerò lo stesso-. Gli sferrò un calcio all'addome, sulla bruciatura più recente, poi sollevò il ferro di nuovo.

Chiuse gli occhi, cercando di farsi forza, ma sapeva che sarebbe scoppiato in lacrime. No! Non voglio! Ti prego, basta!

Il dolore non arrivò. Udì un suono viscido, un rantolo strozzato e poi un tonfo sordo. -N...Neslith...sei tu?- mormorò.

L'assassino estrsse la lama dal cadavere, poi la ripulì sui suoi abiti, disgustato. -Perdonami se ci ho messo tanto, ma questi bastardi sono bravi a nascondersi- disse, poi tranciò la catena con un violento clangore e afferrò l'altro al volo prima che cadesse a terra.

Lo adagiò con cautela sul freddo pavimento, lontano dalla pozza di sangue che si allargava attorno all'aguzzino. -Vell, amico mio, come ti senti?- chiese con dolcezza.

Vell cercò di aprire le dita delle mani, che si mossero appena. -Grazie...grazie per essere venuto a salvarmi- disse piano. -Ancora un minuto e sarei impazzito-.

Neslith strinse i pugni. -So cosa vuol dire- ringhiò.

Si alzò di scatto e colpì il cadavere con un calcio violento, ribaltandolo. -Sono entrato di soppiatto, ma questo posto è ancora pieno di nemici. Devo andare a sistemarli, tu non abbandonarmi. Torno tra un attimo-.

E ora la pagherete cara, tutti quanti.

Afferrò il ferro incandescente e uscì dalla cella, nel buio del corridoio.

   
 
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