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Autore: funny1723    24/09/2016    1 recensioni
Dal testo:
"Giove amava sua moglie, amava la sua bellezza e - in un modo malato e contorto - ne amava ancora di più la rabbia.
Era così che si giustificava con se stesso per tutte quelle sue frivole infatuazioni, per quelle sue voglie passeggere e veloci che scheggiavano il cuore di Giunone come dardi avvelenati. Giove vedeva nei suoi tradimenti pegni d'amore per quella sua sposa eternamente infelice."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Era, Zeus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IN FONDO AI TUOI OCCHI







Cosa c'è
in fondo ai tuoi occhi
dietro il cristallino
oltre l'apparenza?
Dove il tempo 
d'improvviso 
si ferma

la mia anima
sulle tue labbra
resta 
sospesa?










Giunone strinse i pugni nel vano tentativo di trattenere la rabbia. Le labbra erano diventate una linea pallida e sottile. Un orizzonte di stizza e risentimento. 
Giove davanti a lei la squadrava con sguardo sospeso fra colpa e irritazione. 
"Come osi presentarti al mio cospetto?" 
Un riccio ribelle le ricadde sul viso per colpa della troppa foga. Dietro di lei, la luce vacillò un istante, proiettando ombre grottesche sul suo corpo, facendola sembrare una delicata bambola di porcellana in procinto di rompersi. Era sempre stata bella Giunone, con quelle sue fattezze morbide e la pelle lucente. 
Una donna irresistibile. 
Giunone la Dea. 
Giunone la Sposa. 
Giove amava sua moglie, amava la sua bellezza e - in un modo malato e contorto - ne amava ancora di più la rabbia. 
Era così che si giustificava con se stesso per tutte quelle sue frivole infatuazioni, per quelle sue voglie passeggere e veloci che scheggiavano il cuore di Giunone come dardi avvelenati. Giove vedeva nei suoi tradimenti pegni d'amore per quella sua sposa eternamente infelice.
Una donna di vetro. 
Il dio dei fulmini fece un passo avanti. 
"Suvvia mia cara, non essere infantile adesso, sai che non amo nessun'altra al di fuori di te."
Un vaso volò dalle mani di Giunone diretto verso la testa del marito. 
"Infantile?! Mi hai umiliata! Tutto l'Olimpo ora saprà dei tuoi schifosi tradimenti." 
Il labbro inferiore le tremò appena. 
"Quella sgualdrina ne porta in grembo la prova." 
Giove non si preoccupò di fingersi addolorato. Non lo era. 
Diede un bacio in fronte a sua moglie e sospirò. 
Giunone tremava dalla rabbia. 
"Lasciami," la voce fredda come il ghiaccio.
"Hai ancora addosso l'odore di quella meretrice! Lasciami subito!" 
Giove imprecò e, sbattendo la porta, lasciò la stanza. 
Una volta rimasta sola, Giunone si concesse di versare quelle lacrime che da troppo tempo aveva trattenuto. 
Era una donna bella Giunone, bella e fiera.
Mai inchinata. Mai piegata. Mai spezzata.* 
Eppure, Giove era sempre stato in grado di colpirla là dove era più vulnerabile. Più lei lo amava, più lui la tradiva. 
Le aveva già spezzato il cuore innumerevoli volte e mai, mai le aveva chiesto perdono. Mai era cambiato per lei. 
Amore era un demone, una malattia e Giunone malediva ogni giorno l'istante in cui ne era stata infettata. 
Asciugandosi le lacrime, la dea del matrimonio il cui matrimonio era ormai finito, giurò vendetta verso quella mortale che aveva osato farsi sedurre da Giove e verso quel suo figlioletto non ancora nato. 
Faceva sempre così quando il marito la tradiva. Si sfogava contro le tante meretrici che gli scaldavano il letto. Mai contro di lui. Perchè Giunone non era stupida, sapeva che l'ira di Giove sarebbe stata impossibile da placare. 
Perchè Giunone dentro di sè era ancora quella giovane fanciulla speranzosa che credeva di aver trovato la felicità fra le braccia dell'eroe che aveva ucciso Crono. 
Perche Giunone a Giove lo amava ancora. Nonostante tutto. 
Mandò a chiamare i suoi servitori. Aveva bisogno di un dono per il nascituro. 
Due serpi, si disse, sarebbero state uno splendido presente.




*"Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati" è il motto della casata Martell ne "Il Trono di Spade"
   
 
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