Si era ritirata presto quella sera, non era in vena di balli o dei monotoni e tristi spettacoli per far divertire i ricconi, come lei; si era coricata nella sua lussuosa suite d’albergo, in quel letto dalle lenzuola di lino.
Doveva essere circa mezzanotte ormai eppure era ancora lì,  ad osservare il ventilatore da soffitto far roteare le sue pale per donarle quella freschezza che quella stagione estiva le aveva privato.
Giravano vorticosamente emettendo un sibilo confuso mischiato alle voci felici provenienti fuori dalla stanza.
 
Rifiuto.
Quella parola le si era stampata nella testa da quel pomeriggio, da quando quel bell’imbusto di Johnny, lo sfrontato insegnante di ballo, le aveva dato il benservito per una stupida festa, o almeno così aveva detto.
Ma lei lo sapeva, lo sentiva addosso come una macchia infame: stava invecchiando.
Aveva quarantacinque anni ormai, si stava avvicinando all’autunno della vita eppure aveva avuto la speranza segreta che quei soldi per cui aveva sopportato in silenzio di essere ignorata, di vedere la propria solitudine avanzare, relegandola al ruolo di moglie trofeo,  avrebbero potuto salvarla da ciò che pensava fosse inevitabile.
Ciò che  il tempo non le aveva concesso, lei se lo prendeva con il denaro; voleva essere importante per qualcuno anche barando al gioco della vita.
Vivian Pressman era un baro, come suo marito.
 
Si rigirò nel letto per scostarsi dal tessuto umido di sudore che l’avvolgeva: era finita, poteva truccarsi, vestirsi in modo provocante e giovanile, ma le sue rughe sbucavano da sotto il belletto come un orribile mostro sotto il letto; il suo corpo, seppur sodo e tonico per una donna della sua età, già tradiva segni di cedimento. Il Tempo aveva deciso di farsi vivo anche per lei, non poteva più relegarlo in cantina.
 
Eppure… no, non avrebbe pianto, la partita sarebbe continuata con altri giocatori, ma sarebbe andata avanti perché non era ancora morta e non si sarebbe comportata come tale.
 
Un sospiro, seguito da un sorriso di soddisfazione: il ballerino non l’avrebbe condizionata, o almeno non più di tanto; c’erano tanti Johnny disposti a compiacere un’elegante signora della sua levatura per qualche spicciolo. Si sarebbe uccisa pur di non ammettere, nemmeno a se stessa, che lei non era una prima scelta, che uno stupido spettacolino sarebbe valso più dei suoi spiccioli, più della sua compagnia, più di lei.
In fondo credeva di aver istaurato un legame con quel bel ragazzo, si compiacevano entrambi anche se in modo diverso… ogni estate erano una sicurezza l’uno per l’altra, una certezza in mezzo a quel mondo di squali.
 
Si ricordava sin troppo bene il loro primo incontro, lui era così inesperto ed era stata lei a condurre il gioco; ora aveva circa venticinque anni o più, anche per lui presto la bella favola della vita sarebbe sbiadita. Nessuna donna da portarsi a letto, niente compenso, nessun compiacimento alla propria virilità, nulla di nulla.
 
Si rigirò nel letto fino per raggiungere on il braccio il bicchiere d’acqua pronto per l’arsura della notte: lo avrebbe distrutto, avrebbe anticipato la sua disfatta come lui aveva reso reale la sua.
Occhio per occhio, dente per dente.


Note: Come già dettola stori è incentrata su un personaggio del film originale di Dirty Dancing -Balli proibiti. Mi sono sempre chiesta cosa avesse pensato del rifiuto del ballerino la Signora Pressman e il contest "Midnight thoughts - indetto da Starsfallinglikerain sul forum di Efp" mi ha permesso di avventurarmi nei suoi pensieri.
Ah, prima che mi socrdi: ho immaginato che Vivian abbia giàpemsato di vendicarsi ancr prima di sapere di Baby; è una donna che ottine semre ciò che vuole ed essere scansat per delle prove non le dovrebbe eseere piaciuto molto!

Ogni cosa da me scritta in questa storia non è di ia invenzione e non ho scopo di lucro; i diritti appartengono a chi ha il copyright.