La Figlia Del Mugnaio, 261 parole
 


Non avrebbe dovuto essere lì: la figlia del mugnaio al ricevimento per il fidanzamento del principe Henry. Ma Cora non aveva resistito, nemmeno il pensiero della prigione in cui sarebbe potuta finire era bastato per farle riprendere la via per il mulino.
E perché sarebbe dovuta tornare? Per andare da un padre perennemente ubriaco a cui importava solo della propria bottiglia? No, grazie. Meglio sgattaiolare nel castello per essere, almeno per una notte, una di quelle donne incipriate che si permettevano tutto solo perché nate principesse.
Così era salita di nascosto in una delle camere degli ospiti, aveva cercato un abito e adesso stava rimettendo tutto nello stesso ordine in cui l’aveva trovato: i vestiti scartati, le scarpe, perfino i gioielli. Erano tutti bellissimi e valevano sicuramente molto più di quanto lei e il suo mulino sarebbero mai riusciti a produrre. Di tutti il più bello era la corona, rilucente per tutti i diamanti che la ornavano. Non era semplicemente bella, era seducente. Seducente quanto il potere che rappresentava. Il potere di ottenere tutto, perfino di avere sempre ragione.
Cora si avvicinò allo specchio tenendo la tiara sui palmi per poi posarla sulla testa. Appena vide il suo riflesso la figlia del mugnaio scomparve dietro l’eleganza dell’abito e la magnificenza di quell’oggetto. In quel momento capì quale sarebbe stato lo scopo della sua vita a cui dedicarsi anima e corpo: non essere più la figlia del mugnaio, arrivare talmente in alto da costringere chiunque a inchinarsi davanti a lei ancora e ancora, fina a quando il collo non si fosse spezzato.