3.
La
posizione a sedere che aveva assunto la ragazza dai capelli biondi era composta
ed ordinata, con spalle dritte e gambe unite; le mani, appoggiate su
quest’ultime, si tormentavano continuamente. Ma l’assunzione di quella posa, da
parte sua, era totalmente innaturale.
Se si fosse trovata da sola in quella panchina, avrebbe sicuramente divaricato
le gambe, poggiato un braccio sul limite della spalliera molto spavaldamente, e
guardato il suo interlocutore dritto negli occhi. In quel momento, questo non
le riusciva.
Una volta
sedute, le due ragazze rimasero in silenzio per qualche secondo. In quei brevi
istanti, Sei sentì dei forti brividi, come se Shiori
le stesse scrutando l’anima.
“Non entrare… non entrare
dentro di me…”
Strinse i pugni sulle gambe, afferrando con forza le pieghe dei pantaloni.
“Smettila…
smettila, ti prego…”
Non riusciva più a reggere il peso di quella situazione. Fu in procinto di
piangere, ma provò con forza a trattenere le lacrime; per quanto tempo ancora
avrebbe dovuto sopportare quella sofferenza lancinante?
“Stavi andando da qualche parte, prima che ti chiamassi?”
Grazie al cielo, la ragazza vestita di nero aveva interrotto quell’imbarazzante
silenzio. Ora, però, alla ragazza dai capelli biondi toccava rispondere.
“Ah… In realtà non
stavo facendo nulla di importante… stavo solo
cercando un modo per far passare il tempo”
“Capisco, allora non ti ho disturbata”
Rimasero nuovamente in silenzio. Sei non
aveva la forza di iniziare un discorso; ciò che più desiderava in quel momento
era fuggire via.
Shiori aveva
ormai intuito il suo forte imbarazzo, così parlò nuovamente.
“Sai, in tutti questi anni… ho
pensato molto a te, alle ragazze… alla Lilian. A volte ho molta nostalgia del periodo che ho
trascorso lì con voi; se ripenso a quell’anno mi tornano in mente soltanto
degli splendidi ricordi, che custodisco gelosamente nel profondo del mio cuore.
Credo sia lo stesso anche per te”
“Si…è così”
Non era
vero. O almeno, era vero soltanto in parte. Di ricordi positivi Sei ne aveva, ovviamente;
ma erano tutti legati al suo terzo anno in quell’istituto. I ricordi dei primi
due anni per lei erano tutt’altro che piacevoli.
La ragazza vestita di nero riprese a parlare.
“Sai, a volte mi capita di passare di qui, ma ogni
volta non riesco a trovare il coraggio
di superare quel cancello. Forse, ora che ci sei tu…”
*Beep beep*
Sei sentì il cellulare emettere il suono di ricezione dei messaggi. Lo uscì
rapidamente dalla tasca dei pantaloni e senza neanche controllare chi avesse
mandato l’sms e cosa vi fosse scritto, lo spense.
“Scusami, se ti ha interrotta. Stavi dicendo?”
“Ah… no, non era
niente di importante. Piuttosto, Sei, senza accorgermene sto parlando soltanto io… tu non hai nulla
da dirmi? Non so, qualcosa che ti piacerebbe raccontarmi…”
“Perché mi hai lasciata sola alla stazione in quella
fredda notte di Natale di tanti anni fa? Perché non hai avuto il coraggio di
dirmi di presenza che non saresti riuscita a sostenere quella fuga? Era davvero
così forte il tuo amore verso Dio? Più forte di quello che provavi per me?!”
Erano queste le domande che la ragazza dai capelli biondi avrebbe voluto porle,
ma sapeva con certezza che non ci sarebbe mai stato un momento opportuno per
formularle e che tutte quelle questioni sarebbero rimaste irrisolte, per
sempre. Così si sforzò di guardare Shiori negli occhi
e pronunciò quattro, incisive, parole:
“Dimmi… sei felice, ora?”
La ragazza dal vestito nero rimase sbalordita, in un primo momento. Si sarebbe
aspettata di tutto, persino una richiesta di chiarimento riguardante il perché
tanti anni fa avesse rifiutato di fuggire con la ragazza di fronte a lei.
Domanda alla quale, ovviamente, non avrebbe risposto. Ma in quel momento, Sei
era riuscita a sorprenderla. Dopo un attimo di lieve esitazione, rispose:
“Si. Sono riuscita a raggiungere i miei obiettivi ed
adesso non c’è nient’altro che desideri”
La ragazza dai capelli biondi sorrise.
“Questo mi fa piacere”.