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Autore: la luna nera    26/09/2016    7 recensioni
Rovistare nei vecchi bauli può riservare delle sorprese. Fra biancheria d'altri tempi e gioielli meravigliosi, Maddy e Alyssa trovano un sacchetto contenente due orologi da taschino dall'apparenza innocua. Ma si sa, sono proprio gli oggetti più anonimi a nascondere sorprese e le due ragazze lo scopriranno di persona, trascinando nell'avventura che stanno per vivere anche Jordan che invece ha ben altri grattacapi a cui pensare.
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Che…. Che è successo?”
Jordan aprì gli occhi con ben poca tranquillità, la prima cosa che notò era Alyssa abbracciata a lui al pari di un rampicante avvinghiato ad una pianta.
“Staccati per favore che mi stai stritolando….”
Di mala voglia la ragazza obbedì. “Ehi ma… Dove siamo? Fa un caldo pazzesco qui!”
Si guardarono intorno: il sole era molto alto nel cielo, non c’era un alito di vento e i loro piedi sembravano poggiare su della sabbia bianchissima. Erano circondati da piante verdi terribilmente simili ai papiri che spesso avevano visto in alcuni libri e varie riviste sull’Egitto, poco lontano sentivano lo scialacquio riconducibile alla presenza di un corso d’acqua. Jordan fece qualche passo tentando di perlustrare la zona e capire dove potessero essere finiti lasciando la ragazza da sola.
“Jordan….”
“Che c’è?”
“Come diavolo ti sei conciato?”
Il ragazzo si voltò e, dopo un attimo di riflessione, le rispose con aria stupita. “Ti sei vista tu?”
Alyssa a sua volta controllò il suo abbigliamento. “Ehi, che fine ha fatto la mia T-Shirt?! E’ la mia preferita!” Fu colta dal panico nel vedersi addosso un lungo abito candido. “Cos’è ‘sta roba?!”
“Una delle mie ex si era mascherata così per Carnevale: era Cleopatra, la regina d’Egitto.”
“Visto che non è Carnevale e non siamo ad una festa, mi spieghi perché ho addosso questa roba? E mi spieghi anche il motivo del tuo abbigliamento ridicolo?”
Jordan si osservò: al posto dei pantaloni portava una strana gonna bianca che gli scendeva quasi fino alle caviglie, era sorretta da un’elegante cintura ed il suo torace era completamente nudo fatta eccezione per un elaborato monile che gli decorava il collo e le spalle. Ai piedi non portava più le sue adorate scarpe da ginnastica, ma un paio di assurdi sandali in corda.
“Questa storia non mi piace per niente…”
“Che cosa succede Jordan? Io ho paura…”
“Dov’è quel maledetto orologio?”
“Eccolo.” Alyssa glielo porse dopo averlo raccolto e liberato dai granelli di sabbia.
Il ragazzo lo esaminò con attenzione: le lancette segnavano le una e un quarto, non vi erano altri segni strani nel quadrante né sulla cassa. Pareva insomma un comune orologio da taschino molto in voga negli anni passati, però quello sicuramente celava un mistero e scoprendolo avrebbe compreso come fossero finiti in quel luogo distante migliaia di kilometri dalla loro casa. “Vieni.” Prese per mano la ragazza e raggiunsero le sponde di quel fiume la cui presenza era stata rivelata dal rumore dell’acqua udito poco prima. Spostarono le fronde dei papiri e davanti ai loro occhi si presentò un enorme corso d’acqua, azzurro come il cielo, grande, maestoso ed imponente. Bianche colline di sabbia si specchiavano sulle sue acque così come piccole costruzioni e colonne slanciate. I loro occhi poi videro delle piccole imbarcazioni antichissime solcare le onde del fiume, i barcaioli erano vestiti esattamente come Jordan e trasportavano dei cesti apparentemente in vimini. “Ho quasi la certezza che siamo finiti in Egitto.”
“Stai scherzando?”
“Guarda tu stessa.” La spinse delicatamente in modo che potesse sincerarsi coi suoi occhi di trovarsi dove Jordan aveva intuito. Effettivamente ogni dettaglio riconduceva a quella terra magica e misteriosa. “Me lo immaginavo molto diverso.... Sono così arretrati? Usano ancora queste barchette antidiluviane per navigare?”
“Seguimi.” Il ragazzo di nuovo la prese per mano e insieme costeggiarono le sponde di quel fiume che ora quasi sicuramente aveva un nome e quel nome era Nilo. Camminarono sotto il sole cocente per molti minuti fino a che giunsero in un’area molto ampia in cui pareva esserci un cantiere. Si misero seduti all’ombra di alcune palme osservando quello che stava accadendo davanti ai loro occhi in totale silenzio. Videro centinaia, forse migliaia, di uomini dediti alla costruzione di grandi edifici, trainavano enormi blocchi di pietra ammassandoli attorno alla base di quanto stavano realizzando.
“Laggiù ci sono delle persone.” Osservò la ragazza. “Potremmo chiedere a loro, che ne dici?”
Lui invece restò in silenzio con l’attenzione totalmente rivolta a quegli individui troppo strani. Jordan rifletteva senza prestare la minima attenzione ad Alyssa che dal canto suo tentava di dissuaderlo nell’andare a chiedere quanto meno dove fossero finiti.
Dopo lunghi ed interminabili minuti il ragazzo uscì dal suo mutismo.
“Adesso ti dico una cosa, ma devi giurarmi di non prendermi per pazzo.”
Gli strinse la mano in attesa delle sue parole.
“Siamo finiti nell’Antico Egitto. Lì stanno costruendo le piramidi.”
Alyssa piegò l’angolo destro della bocca in un sorriso sospeso a metà fra l’incredulità e l’assurdità: non le pareva possibile di trovarsi in un’epoca lontanissima come aveva ipotizzato Jordan. “Non dire stronzate…. E’ impossibile!”
“Ah si? Allora spiegami tu cosa stanno facendo quelle persone. Spiegami come mai non c‘è ombra di camion, gru e macchine da lavoro in quel cantiere. Ci sono solo schiavi e tronchi di legno!”
Non voleva crederci, tuttavia guardandosi attorno trovava conferme alle parole di Jordan in ogni cosa.
“Maddy ha detto di trovarsi in una città sconosciuta, non c’erano automobili per strada ma solo cavalli e carrozze. Ho quasi la certezza che questi orologi siano una sorta di macchina del tempo.”
Piombò il silenzio fra i due, il silenzio della consapevolezza che quella cosa totalmente assurda era vera. Alyssa iniziò a singhiozzare, era spaventatissima. “No, non è possibile ti prego… Adesso chiudo gli occhi, li riapro e siamo di nuovo nel soggiorno di casa tua.” Fece come aveva descritto, ma ahimé, quando i suoi occhi tornarono di nuovo a vedere la luce del sole davanti a lei c’era Jordan nelle vesti di un antico egizio, fronde di papiro, sabbia del deserto e le acque del Nilo. Scoppiò a piangere disperatamente, non voleva trovarsi in quel luogo e in quel tempo lontano! Lei voleva tornare a casa sua!
“Senti….” Anche Jordan non era affatto tranquillo, tuttavia doveva fare del suo meglio per tenere i nervi saldi, tranquillizzare Alyssa e tentare di capire come quel dannato orologio era stato in grado di farli piombare al tempo dei faraoni. “Adesso asciugati quelle lacrime e cerca di calmarti, solo ragionando insieme possiamo capire come venir fuori da questa situazione assurda.”
Non era per niente semplice per lei calmarsi, si asciugò le lacrime e lo guardò in faccia restando in attesa di una sua eventuale idea illuminante.
“Partiamo dal presupposto che gli orologi sono stati inventati per misurare il tempo, ok?”
Attese il silenzioso assenso della ragazza.
“Siamo arrivati qui dopo un viaggio iniziato quando ho schiacciato questo pulsante e le lancette indicavano le una e un quarto, un orario che segna l’inizio recente di una nuova giornata… Mi segui?”
Di nuovo Alyssa annuì.
“E’ molto probabile, per non dire certo, che ogni ora e ogni minuto di questo orologio stiano ad indicare le varie ere che si sono succedute lungo il corso della storia: questa civiltà si è sviluppata a migliaia di anni di distanza dal nostro tempo, poco dopo la comparsa dell’uomo sulla Terra.”
“Quindi….” Finalmente Alyssa parlò. “Basta individuare l’ora corrispondente all’orologio di Maddy per raggiungerla e tornare a casa.”
“Si, se la mia ipotesi è esatta, dovrebbe essere così.” Prese in mano l’orologio e notò che le lancette non si erano mosse, una ulteriore conferma che quello non era un oggetto normale. “Maddy, riesci a sentirmi?”
Silenzio.
“Maddy, ci sei?”
“Forse non è nelle condizioni di sentir….”
“Ragazzi! Siete voi?”
“Ah, grazie al Cielo ancora riusciamo a comunicare!”
“Maddy, ti trovi sempre nella stessa città di prima?”
“Si, è una città bellissima ma non ho ancora capito di quale si tratta.”
“Ovvio….” Bisbigliò Alyssa. “Lei e la geografia vivono agli antipodi.”
“Voi avete finito di riordinare la soffitta?”
“Beh, non proprio….”
“Jordan, non ti azzardare ad incolpare me quando mamma vorrà spiegazioni!”
“Maddy! Per colpa di questi stupidi orologi e della tua curiosità senza freni io e Alyssa siamo finiti nell’antico Egitto!”
Silenzio.
“Mi stai prendendo in giro?” Un flebile filo di voce uscì dall’orologio.
“No affatto! Laggiù stanno costruendo le piramidi!” Gli occhi del ragazzo si incollarono verso quella piana dorata in cui tanti schiavi stavano lavorando duramente sotto il sole cocente del deserto. “Senti, fra un po’ ci sentiamo di nuovo e tentiamo di capire come ricongiungerci a te. Ora devo fare una cosa.” Mise l’orologio nella piccola bisaccia, prese Alyssa per mano e si diresse verso quel cantiere brulicante di uomini.
“Dove mi stai portando?”
“Studio architettura da anni, è la mia più grande passione come ben sai. Ho la possibilità di vedere coi miei occhi come sono riusciti a costruire queste meraviglie, non posso perdermela! Quando mi ricapita?!”
Nonostante le proteste della ragazza, Jordan non si lasciò impietosire e si avvicinarono il più possibile al luogo in cui per i millenni successivi uomini e donne di ogni parte del mondo avrebbero ammirato quei monumenti destinati ad entrare fra le sette meraviglie dell’antichità.
 





 
Buon Pomeriggio a tutti!
Secondo capitolo di questa storia a ritroso nel tempo e la prima tappa è l’antico Egitto. Se in un primo momento Jordan e Alyssa sono entrambi spaventati, verso la fine del capitolo il ragazzo sembra iniziare a sentirsi a suo agio in quell’epoca lontana. E Maddy dove sarà finita?
 
Grazie infinite a tutti voi che avete inserito la storia in una delle liste e in particolare grazie a chi ha commentato e a chi vorrà farlo.
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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