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Autore: A_Lacey    26/09/2016    2 recensioni
Alooura personcine,
premetto che è una fanfiction genosxreader (capitemi, per lui mi son presa una di quelle botte pesanti che capitano raramente _^_)
Avverto che non sono una grande scrittrice quindi se verrà fuori una cacchetta perdonatemi ;^;
LA protagonistA avrà una personalità e aspetto più generico possibile (anche perché se dovessi inserire un mio oc potrebbe essere brutto e noioso da leggere per voi, quindi... me lo terrò per me.)
Non voglio usarò un personaggio overpowah che si crede dio sceso in terra perché mi danno fastidio le persone che lo fanno e preferisco evitare.
Molte parti saranno inventate sul momento ma ho voluto scrivere codesta cosa perché non ci sono FF del genere in italiano e le uniche che ho letto non mi sono piaciute molto quindi....
niente, spero di essere all'altezza.
Fatemi sapere se vi interessa che io continui e ditemi se ho fatto anche eventuali errori c:
.
"Se lasci adesso, lasci tutto. Sei davvero disposta ad avere questo rimpianto?" Cit.
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Genos, Nuovo personaggio, Saitama
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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E' una fresca serata estiva, vago per le strade ormai quasi deserte di una città di cui non so neanche il nome. Con me porto in spalla uno zaino, abbastanza rovinato, contenente dei vestiti e dei panini avanzati, presi (per non dire rubati) questa mattina. Sono stanca di camminare ma ormai non posso tornare indietro, sembrerei debole e non voglio, quindi dimentico il dolore fisico e mi concentro sul mio orgoglio, l'unica cosa che mi permette di andare avanti. 

 

In sostanza, sono scappata di casa ma, anche se per un motivo che sembrerà abbastanza stupido, non me ne pento, non posso pentirmene.

 

Non sopportavo più l’atmosfera che c’era in casa mia, che di mio non aveva nulla. Continuo a camminare per le strade ringraziando Dio che sia estate e che non si congeli.

 

Quasi tutti i negozi sono chiusi e mi affretto a trovare un posto dove passare la notte ma per mia sfortuna la gente del posto non è molto ospitale e mi ritrovo un’altra volta costretta a dormire per terra, usando il mio zaino come cuscino.

 

Il sonno tarda ad arrivare e più aspetto più sento che passerò la notte in bianco. Decido così di mettermi seduta ad osservare la strada, i palazzi, le stelle…giusto per passare ill tempo. Normalmente avrei scelto di fare una passeggiata ma ho le gambe a pezzi e temo che mi si potrebbero staccare da un momento all’altro (non letteralmente eh).

 

All’improvviso sento una di quelle sirene che di solito mettono nei film per avvertire la gente di un attacco aereo. 

 

Diceva qualcosa riguardo una calamità di tipo tigre, avvistata nella città Z, che evidentemente era la città in cui mi trovavo.

 

Subito vedo la gente correre fuori dalle case e andare in quelli che dovrebbero essere dei rifugi(?).

 

“E’ solo un livello tigre” penso, ma rimangio subito le mie parole non appena vedo l’”essere” in questione a una decina di metri dalle mie spalle.

 

“Dannata io e la mia mania di parlare troppo presto!” urlo. 

 

Subito raccatto lo zaino più in fretta possibile, mi alzo di scatto e mi metto a correre come se non ci fosse un domani

 

(Ovviamente inseguita dalla creatura che sembrerebbe essere un ibrido per metà insetto e metà uomo).

 

I dolori alle gambe non sono del tutti spariti e la mia corsa ne risente parecchio, 

 

Ad un certo punto, però, vedo un piccolo vicolo buio e mi viene la “”brillante”” idea di infilarmici dentro.

 

Data la mia poca lucidità mentale non mi accerto che da quel vicolo ci fosse poi anche una via d’uscita e mi ritrovo letteralmente con le spalle al muro. Mentre riprendo fiato mi guardo intorno e noto un grande cassonetto dell’immondizia, così, senza pensarci due volte, interpreto la parte del rifiuto (che per una volta mi torna utile) e mi nascondo al suo interno.

 

Mentre mi ritengo fuori pericolo, e anche in una strana situazione, tutti i miei pensieri vengono interrotti da una sola domanda:

 

“Ma perché sto scappando? I mostri non mi hanno mai fatto paura…”

 

Il battito cardiaco piano piano rallenta e riesco finalmente a riflettere.

 

Già, io ero l’unica che, al contrario di tutti gli altri, era dalla parte dei mostri (non tutti, sia chiaro). Ho sempre pensato che avessero anche loro il diritto di vivere e che non dovessero essere costretti a lottare per farlo. 

 

Ho visto eroi con un animo più sporco di un tubo di scarico.

 

Ma allora perché mi stavo nascondendo? Ok ho avuto paura, mi sono presa un colpo quando me lo sono ritrovata dietro, lo ammetto, ma…non voglio essere una codarda. 

 

Quando mi convinco finalmente di avere abbastanza coraggio per un faccia a faccia prendo un respiro profondo ed esco dalla mia tana.

 

Mi avvicino alla strada principale e, dove prima regnava il panico, ora c’è una calma allarmante

 

Continuo a guardarmi intorno costantemente inquieta da quel silenzio insolito fino a quando la mia attenzione viene attirata da forti grida di incoraggiamento provenienti da lontano.

 

“Probabilmente sono arrivati i loro salvatori” penso tra me e me.

 

In parte ero delusa, dopotutto era sempre la stessa storia che si ripeteva all’infinito: si scatena il panico, i cosiddetti “paladini della giustizia” ne approfittano per accrescere la propria fama e le persone li acclamano; ma in parte anche sollevata che la gente fosse al sicuro.

 

Rimango ferma in mezzo a quel viale vuoto, non mi va di assistere all’ennesimo successo degli “eroi” e alla folla di gente che li idolatra come se fossero dei.

 

Sarò strana ma io non tifo per loro, per niente.

 

Volgendo lo sguardo verso i vari negozi ho la sfortuna di vedermi riflessa sui vetri delle porte-finestre e ammetto di essere ridotta davvero male: 

 

I (corti/lunghi) capelli (colore) sono spettinati e disordinati, per non parlare del tuffo nell’immondizia di prima che non ha certamente aiutato a conferirmi un’aspetto più decente.

 

Diciamolo, sembro una barbona.

 

Tutto d’un tratto sento il mio stomaco brontolare. Subito prendo lo zaino per vedere se il panini sono ancora intatti ma, appena ne tiro fuori uno, vengo travolta da una puzza insopportabile e decido che è meglio rinunciare.

 

Sospiro e mi rassegno all’idea che dovrò trovare una sistemazione al più presto e soprattutto del cibo.

 

Tornando per la mia strada, senza accorgermene, mi ritrovo nel punto in cui il mostro di prima è stato sconfitto. 

 

Intorno al suo corpo è radunata una folla di persone che urlano gioiose verso alcuni eroi di classi non così alte.

 

Non ci presto tanta attenzione e cerco fare il giro del posto stando attenta a passare inosservata, cosa che, grazie alla massa di gente, mi riesce perfettamente.

 

Vado quindi a rintanarmi in un piccolo parco lì vicino e mi sdraio su una panchina che si rivela essere sorprendentemente comoda (o forse sono io che mi stenderei su qualsiasi cosa purché non sia il pavimento).

 

Ripenso alla litigata che ho avuto con mia madre prima di decidere di andarmene… forse ho esagerato, dovrei chiederle scusa? Ma non sono stata io a iniziare… Non è colpa mia; a lei non piaceva il mio modo di fare, io me ne sono accorta e quando glie l’ho fatto notare si è arrabbiata. Se la sua intenzione era quello di farmi diventare ciò che non ero ho fatto più che bene ad andarmene.

 

Ed è su questi pensieri riesco finalmente ad addormentarmi sperando che il giorno successivo io abbia le idee un po' più chiare e più forza di volontà.

 
   
 
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