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Autore: HollywoodDream    27/09/2016    0 recensioni
Elisa, una ragazza fragile, vive in un mondo buio senza nessuna ragione per vivere. Un tentato suicidio e un trasferimento le cambieranno la vita e le faranno capire l'importanza di amare. amare gli altri e amare se stessa.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Elisa aprì chi occhi improvvisamente. La fronte sudata e il cuore che palpitava molto velocemente non le fecero capire dove si trovava. Si guardò intorno, era in una piccola stanza, buia, con delle veneziane verdi che intrappolavano la luce del sole all’esterno, una piccola televisione appesa in alto, nell’angolo destro della camera, una porta che molto probabilmente portava ad un piccolo bagno e il letto dove la ragazza era sdraiata. Girò leggermente la testa verso quella che sembrava una porta di uscita da quella triste stanza e vide sua madre, una signora sui cinquant’anni, che era seduta in corridoio con le mani che le coprivano il viso. Gli sguardi delle due donne si incrociarono e Barbara, la madre, si asciugo in fretta le lacrime con un fazzoletto per nascondere la tristezza e la vergogna che l’affliggeva. Ci mise dieci minuti per riprendersi; andò in bagno si rinfrescò il viso, si sistemò la camicetta bianca all’interno di una gonna a tubino nera ed aprì la porta della stanza. La signora si incamminò diretta verso la finestra, tirò su le veneziane facendo entrare in un colpo solo tutta la luce, andò verso il letto della ragazza, tirò su la coperta e il lenzuolo e fece cenno alla figlia di scendere e prepararsi. Mentre Barbara iniziò a girare per la stanza sistemando le ultime cose da portare via, Elisa ancora non avendo la minima idea di quello che stava succedendo, decise di andare in bagno a farsi una veloce doccia rigenerante. Chiuse la porta dietro di se e si infilò in doccia aprendo l’acqua calda. Quando dovette insaponarsi il corpo Elisa si accorse di avere entrambi i polsi bendati da delle garze. La ragazza chiuse il getto dell’acqua e uscì immediatamente dalla doccia. Andò vicino al lavandino e iniziò a srotolare quel bendaggio, ormai bagnato, che avvolgeva i suoi polsi.

Elisa iniziò a ricordare: il suo compleanno, nessun augurio da parte di nessuno né conoscenti, né parenti, né qualche amico, sua madre fuori casa, lei sola in salotto, cielo coperto da nuvole nere, lampi e tuoni, Erica era seduta su un tappeto di color crema, le sue lacrime calde le segnavano le guance mentre con tutte e due le mani tremanti reggeva un piccolo cupcake al cioccolato con una candelina rosa che aveva comprato tornando a casa dalla mattinata in università. Soffiò sulla candelina e lanciò sul parquet della sala quello che restava del dolcetto. Rannicchiò le sue gambe e con le braccia strinse forte le sue ginocchia e si sfogò in un pianto così triste che neanche lei capiva da dove potesse uscire così tanta rabbia che aveva con se stessa. Passò un quarto d’ora da quel pianto che sembrava interminabile e straziante quando Elisa alzò la testa e con lo sguardo andò a cercare il cassetto della cucina dove sua madre teneva le posate. Fece un grosso respiro, si asciugò le lacrime e si alzo in direzione della cucina, aprì il primo dei tre larghi cassetti presenti e prese in mano un coltello affilato che sua madre usava per tagliare la carne. Chiuse gli occhi per un attimo chiedendosi se quello che stava per fare era la miglior scelta per lei, l’unica soluzione per poter scappare da quel mondo che non la voleva, non sapeva della sua esistenza. Con la mano che le tremava Elisa si fece coraggio e andò in bagno al piano superiore, si legò i suoi lunghi capelli lisci color nocciola in un’alta coda e iniziò con tanta paura e timore a praticare dei piccoli tagli sul polso sinistro. Non passò molto tempo che del sangue iniziò ad uscire dai quei tagli. Elisa continuò a procurarsi quei tagli ma ormai il dolore che provava all’interno della sua anima era così grande che neanche quello che stava facendo riuscì a spronarla a smettere fino a quando la grave perdita di sangue non la fece venire sul pavimento del suo bagno.

Elisa riprese conoscenza di quello che aveva fatto e vedendo il posto in cui si trovava non le era difficile immaginare quello che le era successo dopo il suo svenimento. Alzò la testa e si guardò in quel piccolo specchio opaco. I suoi occhi verdi erano gonfi di ancora tutte le lacrime versate la notte prima, erano spenti, non avevano nessuna luce, nessuna speranza o voglia di vivere. Elisa aveva gettato la spugna. La depressione la ebbe vinta sulla sua giovane e inesperta vita. La cosa che ora la spaventerà di più era il giudizio di sua madre, una donna molto legata ai valori religiosi e cristiani, una donna separata che ha cresciuto la propria figlia senza nessun aiuto, una donna che ha sempre cercato di tenere Elisa lontana dai mali del mondo, rinchiudendola in una piccola capanna di vetro che alla fine era diventato l’unico posto sicuro per la ragazza. Dopo essersi lavata il viso con l’acqua fredda Elisa si vestì con un jeans e una maglietta pulita che la madre le aveva portato da casa. Uscì da bagno e vide sua madre alla soglia della porta della camera, pronta ad uscire con un cartella clinica tra le sue mani.
- “ Ho già preso tutto io, dobbiamo andare nello studio del Dott. Bianchi” disse con una voce fredda e rauca la madre.
Elisa presa la felpa appoggiata sulla sedia, abbasso lo sguardo ed uscì dalla stanza seguendo in silenzio la madre.
  
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