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Autore: FALLEN99    28/09/2016    0 recensioni
I due cavalieri continuavano a combattere senza sosta, sferrando colpi potenti e veloci sulle rispettive armature in un continuo tintinnio metallico.
“Uffa, questa battaglia non finirà mai ed io non ho altro tempo da perdere” disse l’uomo con la corona, fissandomi con un sorriso inquietante.
“Ma ho una nuova idea.” Chiamò i due cavalieri con un fischio e questi si alzarono, volgendosi nella sua direzione.
“La sfida cambia, ci sono nuove regole. Il primo dei due che la uccide, potrà avere la sua mano.”
Sbiancai. “Ma se muoio, come faranno ad avermi?”
“Cara, credi che davvero importi loro che la tua mano sia ancora attaccata al tuo corpo?"
A volte si dice che la letteratura riporti la realtà ed Angelica Parker lo scoprirà a proprie spese dopo aver incontrato un misterioso ragazzo in discoteca.
Genere: Fantasy, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1


Continuavo a muovermi a ritmo della fortissima musica che usciva dalle grandi cassi ai lati del palco; il mio corpo si faceva cullare da quelle note frenetiche e dal ritmo della folla che ballava attorno a me. Le luci psichedeliche del locale coloravano i muri come ondate di vernice multicolore, costringendomi a chiudere gli occhi di tanto intanto per non esserne accecata. Cercai la mia amica Emily con lo sguardo, accorgendomi di averla completamente persa di vista senza essermene resa conto. Feci per salire sul tavolino di cristallo di fianco al divanetto per riuscire a vedere qualcosa di più ma due mani mi avvolsero e mi tirarono giù. Si strinsero attorno alla mia vita e non accennarono a mollare la presa. Sbuffai. Quella sera era almeno il decimo ragazzo che ci provava e il tutto era successo nemmeno in mezzora da quando ero entrata nel locale. Tentai di divincolarmi ma la presa era stretta nonostante il ragazzo avesse cominciato a ballare dietro di me, facendomi sentire ogni parte del suo corpo premere contro il mio. Probabilmente la colpa era da attribuirsi, oltre che alla mia routine di avere minimo cinque ragazzi che mi ronzassero intorno per volta, al vestito nero striminzito che mi ero decisa ad indossare.
Il ragazzo accostò la bocca alle mie orecchie ed un brivido mi scese lungo la schiena.
“Sei bellissima, Angelica” disse e, contrariamente a quanto pensassi, udii la sua voce chiara e limpida sebbene la musica a palla.
Non mi accigliai a sentire il mio nome pronunciato da qualcuno che non conoscevo; a scuola c’erano molte persone che sapevano chi fossi nonostante io ignorassi il contrario.
“Ci conosciamo?” domandai senza voltarmi, non smettendo nemmeno per un attimo di ballare.
“Non come pensi tu” rispose, sussurrando appena.
Alzai gli occhi al cielo. Quelli che facevano i misteriosi e gli enigmatici erano tra tutti decisamente i peggiori.
Ballai in modo sensuale e, strusciandomi su di lui, approfittai del momento per girarmi e guardarlo dritto in viso, ritrovandomi davanti un ragazzo alto e snello. Portava una camicia nera appena aperta sul petto e un paio di jeans strappati sulle ginocchia che gli conferivano un’aria accattivante. I capelli, rossi come lingue di fuoco, erano ingellati in una cresta appuntita.
Vedendo che lo fissavo senza fare niente si accigliò. “Non mi riconosci?” chiese, quasi stizzito.
Scossi la testa, scavando nei suoi occhi. “Scusa caro, ma non ho la minima idea di chi tu sia”
Non appena pronunciai quelle parole una ruga di fastidio gli varcò la fronte, facendogli assumere un’espressione che per un attimo mi risultò persino minacciosa.
Sempre la stessa storia. Possibile che tutti provassero sempre le stesse tattiche? Era penoso che nessuno inventasse nulla di più originale per abbordarmi se non fingere di avermi già incontrata o, addirittura, di avermi già baciata in una serata di cui io, ovviamente, non ricordavo nulla.
Va bene che ero una ragazza con non pochi partner, più volgarmente chiamata dai facili gusti, ma avevo una buona memoria e ricordavo anche nei più minimi dettagli i ragazzi con cui ero stata.
“ è impossibile, non puoi avermi già dimenticato” continuò lui, attirandomi per quanto ancora fosse possibile addosso al suo torace. Tentò di dire altro ma lo bloccai, mettendogli un dito sulle labbra.
“Fidati, se sapessi chi fossi te lo direi.” Feci una panoramica dell’ambiente attorno, constatando con un sospiro di sollievo che la rampa di scala che permetteva di scendere dal piano rialzato dove ci trovavamo alla pista da ballo distava solo qualche metro. “Non avrei nessun motivo per tenertelo nascosto. Ora, però, se vuoi scusarmi, dovrei andare a cercare un’amica” premetti su di lui per svincolarmi dalla sua presa ma lui aumentò la forza con cui teneva le mani sul mio sedere.
Le sue labbra si incurvarono in un sorriso e, inaspettatamente, scoppiò a ridere.
Me che diavolo…? La cosa si stava evolvendo in un modo che non mi piaceva per nulla.
“Non giocare con me, avanti. So che stai fingendo, il mio nome resterà per sempre inciso nel tuo cuore” avvicinò il viso al mio e si fermò appena prima di sfiorarmi la bocca. Sospirai di fastidio.
“Davvero, non ho la più pallida idea di…” prima che potessi dire altro mi baciò prepotentemente, insinuando la sua lingua tra le mie labbra e ispezionando con essa la mia bocca. Non ero famosa per rifiutare i ragazzi e, di certo, quel ragazzo non baciava per niente male ma, per qualche strana ragione, provai in risposta alla sua azione un moto di repulsione. Era come se la testa urlasse di staccarsi da lui ed il corpo le rispondesse senza aspettare il minimo secondo. Mi ritrovai, senza accorgermene, a spintonarlo nel tentativo che si allontanasse, ma la sua stazza era di gran lunga più imponente della mia.
Non feci che peggiorare le cose perché lui, senza mai staccarsi, riuscì a portarmi addosso al muro e a imprigionarmi tra il suo corpo e quest’ultimo, impedendomi qualsiasi tipo di reazione.
Mano a mano che il tempo passava il suo bacio diventava più intenso, privandomi addirittura del respiro.
Gli morsi la lingua e lo sentii gemere e, qualche istante dopo, interrompere quel contatto diventato fin troppo opprimente per poter essere sopportato.
Nonostante la mia piccola vittoria, ero ancora in trappola poiché le sue braccia erano appoggiate sulla parete alle mie spalle ed il suo viso era comunque a poche spanne dal mio.
“Che diavolo ti è preso?” mi apostrofò, in un misto tra inebetito e perplesso, scavando nei miei occhi con un’intensità di fuoco.
A dire il vero non sapevo che mi fosse accaduto, come se mi fossi ritrovata completamente esterna alla mia mente e la mia volontà avesse cominciato ad agire del tutto solitaria.
“Non negare che ti sia piaciuto, Angelica” riprese constatando che non riuscivo a spiccicare parola. Mi sentivo come paralizzata, avviluppata da una sensazione di completa confusione che mi impediva di prendere iniziativa.
“Cosa ti sta succedendo? Non riconosci più il mio amore per te? Ti ho sempre amata, non lo devi mai mettere in dubbio. Il mio amore è vero e autentico, non come quello di quel bastardo”
Ma cosa stava dicendo? Le sue parole mi risultavano incomprensibili e non per la musica che ci fracassava le orecchie.
“Lui non ti merita, non ha mai fatto nulla per farlo!” notai che aveva decisamente alzato il tono di voce e che aveva iniziato a gesticolare con veemenza. “Non credere nemmeno un secondo a quello che ti dice, dirà solo il falso per farti cadere tra le sue braccia!” mi afferrò per la manica del vestito e mi tirò a sé.
La cosa si stava decisamente facendo più strana di quanto già non fosse, e tutto era successo in una manciata di minuti. Chi era quel ragazzo e cosa voleva esattamente da me?
“Sei quello per cui ho lottato tutti questi anni, non ti permetterò di tradirmi!” mi strattonò con forzs e fu in quel momento che mi dissi che era l’ora di filarmela.
Gli pestai il piede con il mio tacco a spillo e lo vidi mordersi il labbro per il dolore. Senza aspettare nessun tipo di reazione, scivolai tra la folla verso la scaletta, riuscendo a farmi strada e ad arrivare alla pista da ballo. Mi confusi tra la folla, ma quando mi guardai indietro rimasi di sasso. Il ragazzo mi fissava ancora da dove eravamo prima, tenendo gli occhi su di me e non distogliendoli nemmeno per un secondo.
Una forte inquietudine mi strinse la gola ma, prima che potessi pensare ad altro, qualcuno mi sfiorò la mano.
Mi voltai di scatto. “Ehi, calmati” la voce di Emily mi arrivò come un’ancora di salvezza.
“Non hai la minima idea di cosa mi sia successo” le dissi, quasi affannata, afferrandole la mano e conducendola verso l’uscita.
“Cosa potrà mai essere accaduto di così tanto grave?” mi domandò, stranita dal mio comportamento.
Quando fummo uscite dal locale lo guardai negli occhi azzurri. “Uno ci ha provato con me”
Emily rise di gusto. “E quale sarebbe la novità?”
“Diceva cose senza senso, come che aveva sempre amata e che non potevo tradirlo”
“Un altro di quelli che si è montato la testa per una limonata veloce? Stanno diventando troppi Angie, dovremmo andare a meno feste” ridacchiò, spostandosi i capelli biondi dietro la schiena semicoperta da un camicetta trasparente.
“No, Em, è diverso. Non lo avevo mai visto prima e, fidati, uno così lo noterei ovunque” risposi, mentre l’immagine del ragazzo mi si ripresentava repentina nella mente.
“Magari non sapeva come approcciarsi e i suoi amici se ne sono usciti con quest’idea di cattivo gusto”
Scossi la testa. “Parlava seriamente, non sembrava stesse fingendo. Era fin troppo naturale…”
Senza preavviso, Emily mi scosse le spalle. “Hai bevuto per caso qualcosa da quando ci siamo perse di vista?” disse, annusandomi il viso.
“No, lo sai che non bevo mai” risposi, quasi infastidita dalla sua domanda.
“Okay, hai ragione” constatò, allontanandosi “Ma quello che dici è davvero assurdo.”
“Lo so, fatico a crederci anche io”
“Almeno sai il suo nome?”
Aprii le labbra per parlare ma, nello stesso istante in cui lo feci, il ragazzo comparve alle spalle di Emily. I suoi occhi mi trafissero e sentii una vertigine.
“Rinald” disse, sorridendo. 
   
 
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