Il conduttore sbuffò fermandosi all’inizio del corridoio: gli mancavano ancora due piani, ovvero due rampe di scale da quattordici scalini l’una, per un totale di ventotto scalini
Sbuffò un'altra volta: non ne poteva più di scendere scalini.
Stava per fare un passo quando sentì un rumore strano. Si guardò attorno alla ricerca della fonte. Niente, non c’era niente che potesse provocare quel rumore.
E’solo frutto della tua immaginazione, Chris pensò il conduttore, scuotendo la testa e facendo un altro passo.
Ed ecco che il rumore si ripetè. Questa volta, l’uomo non aveva dubbi: quel rumore non se l’era immaginato.
Si guardò intorno un’altra volta finchè non vide aprirsi un buco nel muro tra la prima e la seconda porta. Da essa, fuoriusci una barra di ferro, spessa tre centimetri. Barra che l’avrebbe colpito in pieno se non si fosse spostato all’istante. Le gambe erano paralizzate dal terrore ma, con uno sforzo di volontà dettato dalla paura, Chris riuscì a sbloccarsi e a muoversi in avanti all’ultimo secondo. La barra si scontrò contro la parete alla sua destra, conficcandosi in essa, mentre cercava di normalizzare il proprio respiro e il battito del cuore che sembrava potesse uscirgli dal petto da quanto stava battendo forte. Che cosa significava quella trappola?
L’uomo alla scrivania battè un pugno su di essa mentre guardava il conduttore schivare una dopo l’altra le barre di ferro. Era irritato e arrabbiato. Anzi, era furioso. Maledetto McLean!
In quel momento, la porta metallica alle sue spalle si aprì, lasciando entrare una donna che non poteva avere più di trentacinque anni. Alta un metro e settanta, era robusta e aveva gli occhi blu e i capelli rossi. Indossava una tuta blu scuro smanicata.
– Vedo che le barre di ferro non hanno funzionato- notò lei, avvicinandosi all’altro mentre guardava lo schermo.
– Già- confermò lui con tono serio e con la voce tremante di rabbia.
– Calmati, zio. Abbiamo a disposizione altri mezzi per raggiungere il nostro obiettivo- lo tranquilizzò lei, facendolo calmare e sul suo volto comparve un ghigno.
– Hai ragione, cara. Tu sei pronta?- chiese l’uomo,girandosi verso di lei – Perfetto. Adesso vai- aggiunse, dopo che la donna ebbe anniuto con la testa e risposto con un – Si, zio-
Dopo che la nipote fu uscita, l’uomo decise di occuparsi degli altri ospiti.
Chef era appena uscito dall’edificio e dovette ammettere, adesso che era all’esterno, che quel complesso era veramente enorme.
Come aveva immaginato, la propriertà era composta da quattordici edifici ed erano tutti sui sette piani, diversi tra loro per forma e collegati tra loro tramite ponti in marmo bianco. Sotto di essi, si trovava un canale d’acqua a creare dei piccoli rettangoli su cui erano stati costruiti gli edifici. Verso ovest, si trovava un ampia radura, ricoperta da alberi e cespuglie. Al centro, si trovava un cortile in pietra.
Aveva appena mosso un passo quando sentì il ponte tremare sotto ai suoi piedi. Prese a correre ma, a metà percorso, una botola si aprì sotto di lui, fecendolo cadere in acqua. Trattenendo il respiro, si guardò intorno, impallidendo a quella vista. Nell’acqua, erano presenti squali, anguille elettriche, serpenti marini dal ventre giallo, pesci palla. Quattro tra gli animali più pericolosi e mortali. Facendo attenzione a non toccarne nemmeno uno, il cuoco iniziò a nuotare verso il pianerottolo del primo edificio, fermandosi ogni tanto a riprendere fiato. In più di un occasione si era trovato troppo vicino a un serpente marino ma, con un po’ di fortuna, era riuscito a cavarsela e a raggiungere la piattaforma. Si issò su di essa e guardò l’edificio.
L’edificio numero uno era un normale albergo di marmo alto sui sette piani, dotati di dieci finestre ciascuno. Sopra la portafinestra, che funzionava da porta d’ingresso, era presente un’ insegna verde con su scritto “Kira’s Hotel 1”. Il marmo utilizzato per la costruzione era di un grigio scuro, tendente al nero.
Il cuoco entrò nell’edificio e si ritrovò nell’atrio, dove si trovava la reception, la cui scrivania era vuota, Non c’era nessuno.
Scrollando le spalle, si diresse verso le scale, posizionate al centro della stanza, e prese a salire. Raggiunto il terzo piano senza problemi, entrò nella sesta camera.
Quest’ultima era una stanza quadrata dalle pareti grigie. Il pavimento era ricoperto da un tappeto rosso con disegnato sopra un leone che ruggisce. Sui due lati della camera, si trovavano delle scrivanie con appoggiate sopra quelle che sembravano...