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Autore: darkrin    28/09/2016    2 recensioni
Delle labbra di Ronan, dell'assoluto bisogno di guardarle e delle priorità degli occhi e delle mani di Cabeswater.
(Ronan/Adam pre-relationship | SPOILER fino al 2° libro | future!fic ambientata in un momento non meglio identificato)
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: ma che ne so? Stavo leggendo e poi bam e in sostanza sono 400 e qualcosa parole di sbrodolamento sul sorriso di Ronan, con bonus Gansey e Noah che vengono nominati a caso. 
NO BETA quindi segnalatemi qualsiasi cosa.
Future!fic ambientata in un futuro ipotetico e non meglio identificato. 
che ansia scrivere su un nuovo fandom

La piega delle labbra
 
 
 
Le labbra di Ronan nascondono un segreto, Adam non se ne accorge fino a quando non diventa altro da Adam Parrish – o fino a quando non diventa così tanto sé stesso che la sua pelle e le sue ossa sembrano finalmente calsargli come un vestito della taglia giusta, come un paio di scarpe non usurate dal tempo e dai rammendi perché non si vedano i buchi nella suola, i lacci strappati.
Quando gli dice: - È stato per te che mi sono iscritto ad Aglionby – lo fa promettendosi di non distogliere gli occhi dalle labbra di Ronan.
Il ragazzo rialza leggermente il volto per guardarlo senza dire una parola perché Ronan non spreca parole e non mente e qualsiasi risposta sarebbe inutile o una bugia.
Non m’interessa. E quindi? Non è vero. Perché me lo stai dicendo?
Adam scuote le spalle, sente l’istinto di alzare gli occhi e guardare lo stucco bianco, grigio e rovinato del soffitto che grava come una coperta sulle loro teste, ma non li distoglie dal volto di Ronan.
- O meglio un ragazzo che ti somigliava – si umetta le labbra.
Pensa che questa è la parte più difficile: essere onesto, come Ronan, ma senza la stessa violenza.
– E ho deciso che fossi tu. –
Ronan annuisce, la sua bocca non si piega in un sorriso, non si piega in nulla, sembra disegnata sul suo volto, priva d’espressione e d’importanza e Adam la guarda, la guarda, la guarda e si promette di ricordarla, di ricordarne la morbida pienezza, il suo stare sul volto di Ronan, ma quando chiude gli occhi e ripensa a quel momento rivede l’espressione degli occhi di Ronan: l’oscurità dietro le pupille scure, la fredda e avara soddisfazione che le ha riempite; il leggero fremito delle sue ciglia scure, quando ha abbassato le palpebre – e Adam sa che era il momento in cui ha pensato a Gansey e a cosa, quella confessione, gli stava strappando via. Ricorda il movimento del pomo d’adamo del ragazzo, mentre quello ingoiava le sue parole e il loro significato, ma non ricorda la piega delle labbra di Ronan perché esse sono come Noah, scompaiono, vengono dimenticate, se non quando sono piegate in un sorriso tagliente come un coltello. Se non quando portano l’osservatore a domandarsi come sia possibile che una lama, affilata come quella, non sia anche macchiata di sangue.
Si ripromette di riprovarci, la prossima volta, e di guardare meglio e ricordarsi meglio; si ripete che lo fa solo perché è le mani e gli occhi di Cabeswater e Ronan è il Greywaren e è il suo dovere. 


 
   
 
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