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Autore: Ciuffettina    29/09/2016    6 recensioni
Come scoprire che Giobbe era davvero retto e giusto come tutti dicevano e non lo faceva per interesse? Ma con tre Prove!
Genere: Angst, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel, Lucifero, Metatron, Michael, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
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Dopo lungo esitare (in effetti, millenni) Gabriel aveva finalmente deciso di scoprire che gusto avesse il famoso Frutto Proibito. Aveva aspettato così tanto perché temeva che avrebbe avuto effetto anche su di lui. Avrebbe perduto la Grazia? Gli sarebbero cadute le ali?
Ma alla fine la sua curiosità aveva avuto il sopravvento.
«Tra i tanti divieti che ci sono stati impartiti, non c’è quello di mangiare questo frutto… ma forse perché si presuppone che gli angeli non si “ingozzino di cibo come gli umani”» concluse imitando la voce stridula di Metatron e ridacchiando fra sé. «Chissà se Papà aveva previsto che uno dei Suoi figli si sarebbe preso la briga di controllare che tutti i frutti fossero buoni… Beh, se fosse proibito anche a noi, suppongo che prima o poi qualcuno mi avrebbe avvisato… Ci tengo alle ali!» Cautamente Gabriel colse quello che gli umani avevano chiamato “mela cotogna” e le diede un piccolo morso ma sputò quasi subito il boccone. «Per la miseria, com’è aspro! Il profumo è celestiale ma il sapore… Bleah! Bastava solo questo a scoraggiare quei due. Si vede che avevano proprio voglia di trasgredire…»
«Nostro Padre sa che un suo arcangelo ha appena mangiato il Frutto Proibito?» chiese qualcuno dietro di lui.
Per un attimo Gabriel si sentì ghiacciare. “Però potevano avvisarmi…” Poi riconobbe chi aveva parlato e, sebbene non sentisse quella voce così beffarda da secoli, non poteva che essere… «Lucy!» esclamò voltandosi. «Si dice mangiare quando s’ingerisce, masticando e deglutendo del cibo, ma io l’ho solo assaggiato» replicò indicando il boccone per terra. «Quindi, se anche fosse vietato a noi angeli, non ho disobbedito» concluse sfarfallando le ciglia con aria innocente.
Lucifer ridacchiò leggermente: «Vedo che non devo insegnarti più niente.»
«Sapessi come mi sei mancato» gli confessò Gabriel. Era in Paradiso con migliaia di fratelli e sorelle e amava quasi tutti loro (tranne una decina di spocchiosi pennuti) ma era a Lucifer che si sentiva più legato: il fratellone che conosceva tanti trucchi fantastici, l’unico arcangelo che non lo redarguisse per i suoi scherzi e buffonate ma che rideva insieme a lui…
«Se è vero, perché non ti sei unito a me, come hanno fatto Azazel e gli altri?» gli chiese risentito.
Gabriel scrollò la testa: «Ho fatto un’altra scelta ma spero sempre che tu torni a casa…»
«E mettermi al servizio di quegli aborti? Mai! Preferisco regnare all’Inferno che servire in Paradiso» sibilò l’ex Stella del Mattino.
«Non tutti gli angeli devono occuparsi degli umani ma solo quelli custodi e, a volte, neanche quelli. Prendi Castiel, per esempio…» Vedendo l’espressione perplessa di Lucifer spiegò: «Castiel! Fa parte della mia legione… Occhioni blu da cucciolo bastonato… ali cobalto…»
Niente, sembrava proprio che Lucifer non se ne ricordasse o, più probabilmente, non si era mai preso il disturbo di conoscere tutti i suoi fratelli(1)
«Beh, in teoria dovrebbe fare l’angelo custode» proseguì Gabriel, «ma l’umano che gli è stato assegnato nascerà solo fra qualche millennio, perciò deve starsene in Paradiso a lisciarsi le piume, non è assurdo? Questo per dirti che ci sono buone possibilità che tu possa bellamente ignorarli.»
«Se anche volessi tornare, cosa che non intendo assolutamente fare, non potrei comunque» grugnì.
«Certo che puoi! Noi tutti…»
«Con queste?» ruggì Lucifer. «Guarda che cosa mi ha fatto nostro Padre!» Spalancò le ali.
Fino a quel momento le aveva tenute invisibili e anche durante il loro ultimo incontro non le aveva mostrate e ora Gabriel poteva capire il perché: quelle splendide piume soffici e cangianti erano svanite e ora le ali erano nude e membranose come quelle dei pipistrelli.
Gli si riempirono gli occhi di lacrime. «Erano così belle…» sussurrò allungando esitante una mano verso di esse.
«Infatti!» replicò Lucifer con stizza e richiudendole di scatto «e guarda come me le ha rovinate per colpa di quegli obbrobri!»
«Se tu tornassi e chiedessi perdono…»
«Perdono per cosa?» lo interruppe con rabbia. «Io non ho fatto niente! Non ho ficcato io quel maledetto frutto nella loro gola, hanno fatto tutto loro!»
«Ma tu gliel’hai suggerito…»
«E allora? È stata una loro libera scelta, potevano anche non ascoltarmi, sapevano che era proibito ma, come hai detto tu, avevano proprio voglia di trasgredire» replicò. «E nostro Padre che fa? Invece di ringraziarmi per averLo liberato da quegli esseri ingrati, mi ha bruciato le ali! Sono passati millenni ma ancora non guariscono…» L’ultima frase era quasi sussurrata.
«Nostro Padre te le può risanare! Ti prego, torna a casa» lo supplicò Gabriel.
«E come ci torno? Queste… cose non mi reggono fino in Paradiso.»
«Ti posso portare io!» esclamò Gabriel speranzoso, posandogli una mano sul braccio. «Salimi sulla schiena e in men che non si dica ti ritroverai a casa. Lucy, lasciati aiutare…»
«Dai allora!» replicò il fratello mettendoglisi dietro e cingendogli con le braccia il collo. «Fammi fare un giro. Sarà bello rivedere Michael e gli altri.»
«Sììì!!!» strillò Gabriel entusiasta e decollò. Era proprio felice: quando era appena stato creato, era talmente imbranato che non riusciva a destreggiarsi con tutte quelle ali che s’intralciavano a vicenda (solo gli arcangeli lo sapevano ma imparare a muoverne sei nella maniera corretta non era per niente facile e forse era per questo che il più delle volte Gabriel ne usava solo quattro, tranne quando aveva bisogno di volare velocissimo o gli serviva una spinta in più).
Michael era stato troppo occupato a far da paciere tra Dio e Tehom e Raphael (creato prima di lui) gli aveva detto con alterigia: «Io ho imparato da solo, possibile che tu non riesca a fare altrettanto?» così era stato Lucifer a insegnargli a volare, prendendolo bonariamente in giro per la sua goffaggine e ora toccava a lui aiutarlo…
Ne era sicuro: tutto sarebbe tornato com’era all’inizio dei tempi…

 
*****

Dedico il primo capitolo ad Abby_da_Edoras che, con le sue dolcissime storie sul rapporto fra Gabriel e Lucifer, me l’ha ispirato.
So che aspettavate il nuovo capitolo de “Tu, la cosa più importante” ma vorrei ricordarvi che oggi è la giornata dedicata agli arcangeli.
1) Nella puntata 05x10 “Lasciate ogni speranza” Lucifer non riconosce subito Castiel ma gli chiede “Castiel, giusto?” come se non l’avesse mai conosciuto prima, ma ne avesse solo sentito parlare da qui la mia idea che non si sia mai interessato agli altri angeli.
   
 
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