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Autore: Dark Tranquillity    29/09/2016    1 recensioni
"...Il Dio del Tuono è morto, e nulla sembra potersi opporre al potere di Shao Kahn. Chi si ergerà fra la Terra e la distruzione totale, nell'ora più buia?"
POV fic - Sub-Zero / Kitana / Kung Lao / Kintaro / Frost. Accenni di romance, alcuni personaggi OOC.
Genere: Azione, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kitana, Sub-Zero, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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The Horizon Effect.mp3 - Mechina

I stand in the shadows of monuments
At any moment this will end
My final breath
Like embers turning to dust
My body will dissolve
Into the cosmic sea
Fragments of our essence
Scattered beyond the sun
Into a cosmic sea
A frozen symphony




Kitana
Outworld
Palazzo Imperiale
16 Gennaio 2012


Kitana dormiva profondamente, come non le capitava da parecchio tempo ormai.
 
La sua avventura su Outworld, durata due anni, era giunta a una svolta cruciale: dopo aver fatto sue le usanze, le consuetudini, il modo di essere della gente di Outworld in tutto quel tempo passato a vivere in mezzo a loro, era pronta ad avvicinare il grande Imperatore, il suo obiettivo.
L'idea era di spiarlo, carpirne I segreti e cercare un punto debole dove poter colpire e finalmente distruggerlo. Sua madre – Sindel – si era sempre opposta a questo piano, giudicandolo impossibile, e con lei anche la sua migliore amica Jade. Kitana tuttavia era convinta del contrario e nessuno fu in grado di fermarla – quando decise finalmente di abbandonare Edenia in favore di Outworld. Ne' sua madre ne' Jade ne' tutti i consiglieri reali avevano capito che erano in guerra e che la loro passività li avrebbe portati alla distruzione: avrebbe colpito Shao Khan per prima, non avrebbe atteso – anche se le fosse costato la vita.
Niente gloria senza rischi, e la posta in gioco era altissima: ogni reame era in balia dell'enorme potere che Shao Khan poteva disporre, e attendere la sua prima mossa significava la sconfitta e l'oblio.
 
Era paradossale come, fino a qualche settimana prima era imbarcata in una missione pressoché suicida e ora, si trovava a essere la figlia di Shao Khan, adottata dal tiranno stesso e nominata sua diretta erede.
Fu facile accettare la proposta, era una posizione perfetta per stargli accanto e carpire quante più informazioni possibili su come e quando colpire.
 
Nello stesso tempo aveva avuto occasione di costatare con I propri occhi la spietata efficienza della macchina imperiale e in un certo senso la brutale giustizia e sanguinaria legge che erano applicate quotidianamente nel vasto impero di Shao Khan la affascinavano a tal punto che – in alcuni momenti – sentiva quasi di simpatizzare per Outworld. Era un mondo crudele e sanguinario, ma nel complesso tutto funzionava alla perfezione e con grande probabilità senza un tiranno onnipotente quale Khan l'intero reame sarebbe stato trascinato nel caos più completo.
 Era quel concetto di 'male necessario' che talvolta sentiva suo… Ma categoricamente rifiutato da Edenia.
 
Il lieve rumore che avvertì al fianco del grande letto dove dormiva la destò improvvisamente.
 
«Chi… »
 
Kitana, ancora intontita dal sonno, mise lentamente a fuoco la figura che stazionava al fianco del grande letto a baldacchino dove giaceva, sollevandosi lentamente sulla schiena – mentre le coperte scivolavano lentamente oltre il petto lasciando scoperti I seni prosperosi.
 
«Kit… »
 
I suoi occhi neri incontrarono degli occhi azzurri chiarissimi, come il ghiaccio, appartenenti a un viso dai lineamenti marcati e la carnagione chiara, con dei capelli lisci che ricadevano sulla nuca – salvo qualche ciuffo ribelle che pendeva sulla fronte – di un bizzarro bianco dai riflessi azzurri, simile al colore degli occhi. La figura maschile aveva un fisico muscoloso ma agile, ed era vestito con l'uniforme degli inservienti del Palazzo. Sul suo viso era dipinta un'espressione di stupore mista a meraviglia mentre la sua mano si stava protendendo verso di lei.
 
«Tu… !»
 
Un senso di rabbia accecò Kitana che, ridestatasi completamente, saettò fuori dalle coperte portando una fulminea gomitata in pieno viso all'uomo che incassò il colpo barcollando all'indietro con una scia di sangue che colava dallo zigomo sinistro – laddove lei aveva colpito.
 
«Sub-Zero… !»
 
Kitana era in piedi, a due passi dal Gran Maestro Lin Kuei, completamente nuda ma travolta dalla rabbia che distorceva i suoi splendidi lineamenti in una maschera di odio.
L'uomo fece per replicare sollevando entrambe le mani ma Kitana gli fu sotto nuovamente, inferocita, curvandosi appena per caricare un pugno con il sinistro che lo colpì violentemente al fegato, facendolo crollare in ginocchio e approfittando quindi della sua posizione per afferrargli i capelli e sferrare una ginocchiata diretta al naso che fece crollare il Lin Kuei all'indietro con uno spruzzo di sangue dalle narici.
 
Ansimante, la Principessa stazionava sul Gran Maestro che giaceva supino e sanguinante, osservandolo con I denti digrignati.
 
«Come osi? Dopo quello che è successo, come osi farti vedere?!»
 
Kitana era accecata della rabbia, e l'odio atavico che provava in quel momento le obliava la ragione. Nella sua vita aveva subito parecchi traumi, ma la ferita più profonda le fu inferta proprio da Sub-Zero, e non c'era rimedio al dolore che – in certi momenti – la attanagliava a causa sua.
 
«K... Kit… Ti prego ascoltami… »
«Taci!»
 
Con la furia di una valchiria si mise a cavalcioni sul petto muscoloso del Lin Kuei che giaceva ancora stordito, afferrando per il bavero dell'uniforme.
 
«Ti ammazzo, maledetto bastardo! L'hai uccisa!»
 
Sferrò una serie di pugni al viso del Lin Kuei che non reagiva, accusando I colpi con grugniti soffocati mentre le nocche della Principessa infierivano sul suo volto ripetutamente, trascinati da un rancore che l'edeniana si portava dentro da parecchi anni ormai.
 
«Lo sai come ci si sente, maledetto?! Hai distrutto la cosa più bella che avevo!»

Kitana continuava a colpirlo al viso, caricando destro e sinistro con regolarità, e seppure inferocita i suoi pugni colpivano con istintiva precisione rendendo Sub-Zero una maschera di sangue.
 
«Perché l'hai lasciata morire? Perché!»
 
La voce di Kitana vibrava di rabbia ma una nota di dolore cominciava a trapelare in quella sinfonia di sangue e ferocia che stava abbattendo sul Lin Kuei, riverso supino a terra con lei – completamente nuda – sopra.
I ricordi si fecero più intensi nella sua mente, e i pugni sferrati cominciarono a calare di frequenza mentre la maschera di rabbia cominciava a svanire in favore di una smorfia triste.
 
«Perché maledetto? Perché »
 
Lacrime copiose scendevano sul suo viso mentre dei singhiozzi violenti la scuotevano da capo a piedi, caricando l'ultimo pugno ma abbassandolo poi lentamente – spossata e travolta da una tristezza insostenibile mentre, incapace di trattenere il pianto, si piegò in avanti fino a nascondere il viso sul petto del Lin Kuei, soffocando lunghi gemiti sulle stoffe della sua uniforme.
 
«… Mia figlia… Nostra figlia… »

Neppure Kitana, uno dei più duri e temprati combattenti di ogni reame, poteva sfuggire al un dolore di una madre che perde la propria figlia.
 Scossa dai singhiozzi e dal pianto copioso, Kitana rimase con il viso nascosto sul petto del Lin Kuei svenuto, rannicchiata e nuda, fragile come mai nessuno nella sua esistenza l'aveva vista.
 
† † † †
 
Sub-Zero
Segrete Imperiali
Poco dopo

 
Il Gran Maestro si risvegliò di colpo, intorpidito e con il gusto del sangue in bocca.
Aveva entrambe le braccia aperte e le mani ammanettate con delle catene agganciate a entrambi I lati delle pareti di quella cella dove era prigioniero.
Dolorante, con il viso tumefatto dai colpi ricevuti, cercò di riordinare le idee e studiò la piccola cella dove era rinchiuso: a giudicare dall'assenza di finestre e dall'odore stantio, doveva essere sotto terra, le mura con cui era stata edificata la sua cella erano ricoperte di muschio e muffe rossastre, mentre sul terreno era cosparso del pagliericcio da cui filtrava il freddo della pietra. Nonostante il clima torrido della Capitale, nelle segrete la notte si congelava… Fortunatamente non era un grosso problema per lui.
Con l'occhio destro appena socchiuso – il sinistro inutilizzabile da quanto era gonfia l'arcata sopraccigliare – studiò eventuali vie di fuga senza tuttavia trovarne alcuna, e le condizioni in cui versava non erano delle migliori: le vesti brutalmente strappate e lasciato a giacere legato con quelle catene seminudo, con solo un lembo di stoffa a coprire le intimità. Non aveva segni di percosse nel corpo muscoloso, ma il viso era completamente tumefatto e avvertiva ancora lo stordimento per i colpi ricevuti da Kitana.
Abbassò il capo, con un moto di fastidio dipinto sul viso, mentre pensava a come rivedere la Principessa dopo tutti quegli anni gli avesse obnubilato i sensi e fatto abbassare la guardia.
 
«Maledizione… Kitana.»
 
Mormorò sconsolato, maledicendosi per non essere riuscito a gestire la situazione – e mandando all'aria tutti gli sforzi in cui si era prodigato fino a quel momento per la sua missione.
Un fallimento completo, e probabilmente avrebbe pagato il suo errore con la morte…
 
La porta in legno della cella si aprì, e una figura femminile fece il suo ingresso. Avvolta in un mantello scuro, incappucciata, si mise davanti al Gran Maestro il quale – rialzando il capo – focalizzò l'attenzione sul viso della donna oscurato dal cappuccio. Pareva familiare ma non riusciva a capire chi fosse esattamente.
 
«...Kitana?»
 
La figura femminile rimosse il cappuccio dal capo, e il Gran Maestro sospirò nel riconoscere il bel viso della Principessa di Edenia, che lo osservava placidamente e privo di quella rabbia con cui l'aveva selvaggiamente assalito poco prima.
Kitana lo osservava in silenzio, senza accennare a una parola, come in attesa che fosse lui a parlare.
 
«Ascoltami Kit… Lei è viva. Frost è viva. La nostra bambina… E' ancora fra noi.»
«Dov'e'?»
 
Kitana non lasciava trasparire emozioni, rimanendo a osservarlo impassibile.
 
«Lei… Non lo so. Qui ad Outworld, da qualche parte… Scorpion veglia su di lei.»
 
Il Lin Kuei abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello di Kitana: la presunta morte di Frost – la loro figlia, che Kitana stessa diede alla luce in una remota caverna una ventina d'anni prima – era una macchia indelebile nella sua anima e un peso insostenibile nel suo cuore. Kitana gliela aveva affidata appena in fasce, con la promessa che il loro segreto e la bambina sarebbero stati al sicuro fra i Lin Kuei. Questa promessa fu infranta nel momento in cui la giovane Frost – accecata dal suo ego – tentò di sottrargli il Medaglione del Drago e fu assiderata a morte dal suo stesso Kori, come se non fosse pronta a ricevere il mistico monile.
Ritrovare la sua tomba vuota fra le rovine di Cryon dove l'aveva sepolta, diede a Sub-Zero una nuova speranza: di ricongiungersi con la figlia e finalmente poter affrontare l'unica donna che avesse mai amato in vita sua, Kitana. Dirle che non l'aveva delusa, che la promessa non era stata infranta…
 
Il lungo silenzio e l'apatia di Kitana riportarono il Lin Kuei alla realtà. 
 
«Kit... Mi hai sentito? E’ viva… »
«Ti ho sentito bene.»


Sub-Zero la fissò in tralice, c’era qualcosa che non andava. Non era possibile una freddezza simile a una tale notizia, per quanta acredine Kitana potesse avere nei suoi confronti.
 
«Chi sei?»


Il viso di Kitana, bellissimo e perfetto nei lineamenti, freddo e distante come se le parole del Lin Kuei non avessero avuto effetto alcuno, mutò lentamente in un’espressione di crudele divertimento. La donna quindi emise una risatina sommessa e sarcastica, portando la mano affusolata alle labbra elegantemente, avvicinandosi quindi al Gran Maestro incatenato che la osservava di rimando, maledicendosi fra sé per essere caduto nell’inganno.

 
«E così quella puttana ha una figlia? Davvero interessante.»
 
La mano della donna si sollevò verso il viso del Lin Kuei, sfiorandone i lineamenti tumefatti con l’unghia dipinta di smalto viola, maliziosamente.
 
«Chi sei?»
 
Ripeté Sub-Zero, cercando di opporsi al tocco di lei ma inutilmente, le catene alle braccia non gli permettevano resistenza alcuna. La donna si fece più vicina, portando una coscia nuda fra le gambe del Gran Maestro e accostando l’esile vita e i generosi seni al suo torace muscoloso mentre portava entrambe le braccia dietro al collo di lui e schiudeva la bocca per andare a lappare le labbra di Sub-Zero voracemente, mentre lui cercava inutilmente di ritrarre il viso.
 
«Mmm… Hai un buon sapore, Sub-Zero.»
«Dimmi chi sei.»
«Tsk!» una lieve risatina, mentre la donna rilasciava la presa alla nuca e ritraeva il corpo da quel contatto provocante.
 
«Sono tutto quello che è Kitana, e molto di più. Non mi riconosci, Gran Maestro?»
 
Con palese divertimento la donna attese la risposta del Lin Kuei che – osservandola – non poté fare a meno di costatare che era uguale a Kitana come fossero due gocce d’acqua, persino il suo odore era uguale… Solo gli occhi della donna che aveva davanti erano differenti, accesi di una luce sadica e spietata, per certi versi animalesca, che erano in netta contrapposizione con quelli di Kitana. Il suo silenzio, tuttavia, venne interrotto dalla donna che, spazientita, scosse il capo.
 
«Sono Mileena, caro Lin Kuei.»
«Ma come… »
«Il mio aspetto, dici? Oh, è una lunga storia e temo tu non abbia tutto questo tempo per ascoltarla.»
«Che intenzioni hai?»
«Oh, mio caro, oggi mi hai dato parecchio da riflettere. La nostra cara Principessa di Outworld, figlia dell’Imperatore, che ha una figlia? Vale la pena indagare, non trovi?»
 
Il sorriso di Mileena lo scherniva perché nonostante le maniere gentili la reputazione della Sacerdotessa degli Angeli era ben nota a Sub-Zero, ed era sicuro che la sua ‘indagine’ avrebbe implicato fiumi di sangue e morte.
 
«La tua cara Kitana ha invaso il mio mondo, ha rubato il mio posto a fianco del nobile Shao Khan… La pagherà per questo, te lo assicuro. Lei... E tutta la sua famiglia.»
 
Sub-Zero, un uomo calmo e razionale anche nella peggiore delle situazioni, fu colto da un moto di ira accecante mentre – con un urlo – si protese in avanti per scagliarsi contro Mileena ma trattenuto dalle pesanti catene che lo costringevano con le braccia divaricate, come un animale in gabbia, mentre Mileena usciva dalla cella ridendo di gusto.
 




† † † † 
 
   
 
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