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Autore: MaraWP    29/09/2016    0 recensioni
Una vita passata a trattenere le emozioni per non mostrarsi debole agli occhi di tutti, a prendersi cura degli altri trascurando completamente se stessa. Lara è così, il sorriso sul volto e le lacrime nel cuore. Riuscirà una nuova arrivata ad addolcire l'animo della ragazza e a sconvolgerle completamente la vita?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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" Lara! Lara! Ti prego svegliati!" sussurra una voce. 

Sento qualcuno chiamarmi, ma non riesco a capire se stia sognando oppure no. Ho la mente un po' confusa, ricordo vagamente quello che è successo, ma ci sono dei vuoti che ancora non riesco a colmare. Con molta difficoltà ho aperto gli occhi e una lieve luce mi ha accecato momentaneamente, rendendo difficile distinguere tutto ciò che mi circonda. 

" Lara, grazie al cielo. Come ti senti? " chiede la ragazza.

Alzo lo sguardo per risponderle e la vedo seduta su una sedia difronte a me con le mani dietro la schiena. 

" Biondina... Dove.. Dove siamo? " 

" Nella cantina, ci hanno portato qui circa un'ora fa. Ti senti bene? "

" Si, ho solo un mal di testa tremendo non so perché "

" Una delle guardie di ha colpito alla nuca, sei caduta a terra e poi sei svenuta. Non ricordi? "

" Ora che me l'hai detto si. Ma che.. ? " 

Subito non mi ero accorta di dove stessi seduta, ma dopo aver provato a muovermi ho realizzato che, come Aurora, ero legata mani e piedi ad una sedia. Tutt'intorno a noi c'erano vecchi scaffali con chissà quali cianfrusaglie sopra, alcune ruote di un'auto in un angolo e delle cassette rosse in metallo, probabilmente di un meccanico. Una piccola lampadina inpolverata pendeva dal soffitto con un filo sottilissimo, illuminando la stanza con una luce fioca. 

" Non è un buon segno questo"

" Che intendi? "

" Se voleva tanto elimanarci perché prendersi la briga di legarci e chiuderci in una cantina? Non credo che abbia ancora finito con noi due"

" Pensi voglia chiedere un riscatto? "

" Purtroppo no. Che se ne farebbe di altri soldi? È già ricco sfondato. Spero solo di sbagliarmi..."

Finì la frase e un rumore metallico risuonò nella stanza, una chiave scatto nella porta della cantina, spalancandola alle mie spalle. Sentí alcuni passi dietro di me, sempre più vicini. Improvvisamente comparí un uomo alla mia destra, subito pensai fosse una guardia ma non appena il suo viso venne illuminato dalla luce della lampadina, realizzai che si trattava del patrigno. 

" La bella addormentata si è svegliata vedo. Bene perché volevo proprio giocare un po' con te" 

" Che cosa vuoi eh? Perché siamo qui? "

" Te l'ho detto voglio giocare un po'. Da chi potrei cominciare? Mmm da te? O da lei? Ovviamente l'una sarà la spettatrice dell'altra, così non ci si annoia"

" Non osare toccarla "

" Altrimenti? Sei legata, non puoi fare nulla "

" Ripeto. Non osare toccarla"

L'uomo abbassò lo sguardo sorridendo, facendo pochi passi per avvicinarsi. Scattò improvvisamente verso di me, tirandomi uno schiaffo in pieno viso. 

" Questo tuo tono minaccioso mi ha stufato. Ora ti insegno cosa vuol dire la parola rispetto" 

" Lara! Stai bene? "

" Zitta tu! Altrimenti inizio da te"

" Lasciala fuori. Vuoi giocare? Bene, sono qui. Che aspetti? " 

Sapevo che la mia provocazione lo avrebbe fatto innervosire, ma non potevo permettere che se la prendesse con Aurora. Ha le mani pesanti e lei non resisterebbe neanche cinque minuti. Lo schiaffo di prima è stato forte, sento la guancia in fiamme ma sono sicura che in confronto a quello che farà tra poco, quello è stato anche troppo delicato. Sollevai il viso per guardarlo negli occhi e in un attimo si avventó su di me. Uno schiaffo, poi due, tre. Cercai di abbassare il viso per tentare di proteggermi ma non servì. Iniziò a prendermi a pugni nello stomaco, proprio dove ancora avevo le bende per la ferita precedente. Il dolore che avvertì in quel momento è indescrivibile,una scossa mi attraversò tutto il corpo, dalla punta dei piedi fino sulla schiena  concentrandosi sull'addome. D'improvviso si fermò e quello fu l'unico momento dove, dopo parecchi secondi, riuscì a riprendere fiato. Senti le sue mani su di me, stava tentando di strapparmi la maglia ma essendo spessa, non ci riuscì o almeno, non subito. Scomparí dalla mia vista per alcuni secondi, tornando con un coltello seghettato. Affondò la lama nella mia felpa e con un minimo sforzo strappò entrambi gli indumenti che avevo addosso, lasciandomi in reggiseno. 

" Dovresti sostituire le bende, non vorrei che si infettasse sai.. Provvediamo "

Tagliò le garze intorno al mio ventre e scoperto il cerotto rettangolare che ricopriva la ferita, lo strappò con forza. Avrei voluto urlare, gridare come mai avevo fatto prima, ma non ci riuscì, il dolore era talmente forte che il suono della voce mi morì in gola. Serrai la bocca per contenere la sofferenza, ma in quel momento sentì il mio corpo spegnersi secondo dopo secondo, l'adrenalina stava terminando, lasciando spazio solo alla più atroce delle agonie. 

" Smettila! Ti prego lasciala stare!! " 

" Non mi pare si stia lamentando quindi perché dovrei fermarmi mh? "

Attese una mia risposta che però non arrivò. Infastidito, mi afferrò per i capelli tirandomi indietro la testa, così da potermi guardare negli occhi. 

" Allora? Quanto pensi di resistere eh? "

" Abbastanza...da prenderti...a calci" dico, sforzandomi di sorridere in segno di superiorità. 

Aumentò la presa, facendomi sussultare per il dolore ma ancora non sapevo che si sarebbe spinto oltre. Un secondo dopo, la lama del coltello si posò sul mio collo, era fredda, quasi piacevole dopo tutto, premeva pericolosamente appena sotto il mento, mettendo a dura prova il mio autocontrollo. 

" Vuoi fare l'eroina eh? Bene, ti accontento. Ma sappi che farai anche la fine di un eroe che muore sul campo di battaglia"

" So accettare...la sconfitta...sei tu quello che...dovrebbe avere paura"

" Paura? Ahah di chi? Di te? Nemmeno se fossi slegata riusciresti ad alzare un dito"

" Se ne sei...cosi sicuro...perché non mi sleghi? "

" Pagherai cara questa tua presunzione, te lo posso assicurare"

Alzò il braccio per colpirmi ma qualcosa lo fermò. Il suo sguardo si spostò dal mio viso, alle mie spalle. Lo stesso rumore metallico che avevo sentito prima che l'uomo entrasse nella stanza si ripeté, seguito da una voce maschile. 

" Deve venire di sopra, ora"

" Sei fortunata, il lavoro mi chiama. Ma non temere, tornerò a giocare con te... E con lei " 

Si voltò verso Aurora passandole una mano nei capelli, poi sorridendo soddisfatto, sparì alle mie spalle, chiudendo con un tonfo la porta. Stremata, lasciai scivolare la testa in avanti, sciogliendo ogni muscolo che fino a pochi secondi fa era contratto. Trassi un lungo respiro che però non fu per nulla piacevole. I colpi che mi ha inflitto sul ventre sono stati forti e violenti e dato che ancora non sono nel pieno delle forze, il mio corpo ha avvertito il dolore in maniera amplificata. 

" Lara! Rispondimi ti prego! "

" Tranquilla...è tutto...ok...sto bene"

" Mi dispiace, mi dispiace tanto! Non volevo che finisse così, è tutta colpa mia, ti prego perdonami! " 

La sua voce si tramutó in un pianto, uno di quelli colmi di sofferenza, di rabbia, di dolore. Vedermi in quello stato la sta distruggendo, si sente in colpa per ciò che è accaduto ma lei colpe non ne ha. È l'unica persona che ha saputo capirmi, l'unica con la quale ho condiviso le mie più profonde emozioni, l'unica che fino ad ora mi ha reso davvero felice. 

" Smettila...non è colpa tua...non sei tu ad...ad avermi fatto del male. E poi...ancora non è...finita "

" Guardati Lara, per poco non ti uccideva! Che cosa possiamo fare?? "

" Abbi pazienza...i rinforzi... "

" Rinforzi? Di che stai parlando? "

" Sara...lei ci... "

" Lara! Lara! "

Sentì il mio nome venir pronunciato due volte, poi il silenzio. Il dolore era aumentato in modo incredibile, così forte da farmi perdere i sensi. Finché l'adrenalina era nel mio corpo, ne il dolore ne il freddo sembravano un problema, ma ora, nonostante abbia perso i sensi, sento la temperatura calare di minuto in minuto, indebolendomi ulteriormente. Non so quanto avrei resistito, ne quando quell'uomo sarebbe tornato, ma l'unica cosa che dovevo fare ora era tenere duro, tentare di resistere il più possibile finché la polizia non fosse arrivata. Dovevo farlo per me, ma soprattutto per lei. 
   
 
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