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Autore: FueMarmalade    01/10/2016    0 recensioni
Estratto Cap. 01:
“Di già? Proprio ora che ci eravamo finalmente ritrovati?” le domandò il ragazzo dai sottili occhi neri, avvicinandosi a lei con lentezza “Così mi spezzi il cuore”.
Midori si ritrovò ad indietreggiare, ma inevitabilmente finì con la schiena attaccata al largo petto di uno dei compari di Gatsuo.
Estratto Cap. 02:
“Anche se non voglio farti prendere un raffreddore, non voglio neanche che la condizioni peggiorino, quindi ti aspetto qui finché non hai finito” disse con tranquillità la fanciulla, inclinando il capo da un lato “Ti consiglio però di farlo al più presto; non è tanto consueto stare sotto alla pioggia per così tanto tempo; presumo tu lo sappia già da te, Rukawa-san”.
Genere: Avventura, Comico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaede Rukawa, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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{ Sweet Dear Midori }


Midori!” la chiamò a gran voce il padre della ragazza dai lunghi capelli fulvi, dal piano principale ove v'era situato il ristorante, prendendo uno dei corridoi del locale: un uomo dalla folta barba nera e dai lunghi capelli del medesimo colore raccolti in un codino, dalla corporatura asciutta e dallo sguardo tagliente ed azzurro, s'era appena fermato innanzi ad una lignea porta con sopra attaccato un cartellino con su scritto “RISERVATO” a caratteri cubitali. Egli indossava un semplice grembiule bianco e una bandana anch'essa candida, considerando ch'era soltanto il proprietario di quel modesto ristorante di Ramen & Sushi.

L'uomo trafficava con delle chiavi e dopo qualche secondo, trovando quella giusta, si apprestò ad aprire finalmente la porta.

Midori!” urlò ancora egli, rivolgendo lo sguardo in alto; su delle scale che portavano al piano successivo: laddove era nascosto il piccolo ma confortevole appartamento “Midori, forza! Sai che la sera il locale è praticamente pieno!”

Arrivo subito, papà!” rispose in lontananza la ragazza, “Un minuto ed arrivo!”

L'uomo mormorò qualcosa e tornò indietro, afferrando il pomello della porta con una certa pressione – ogni qualvolta che c'era il pienone, il padre di Midori diveniva sempre più nervoso – e prima di chiudere essa dietro di sé, egli disse: “Vedi di darti una mossa”.

Intanto, Midori, aveva appena finito di passare l'aspirapolvere, posandosi poi il dorso d'una mano sulla fronte, una volta spento il marchingegno.

Tutto risplendeva per quanto fosse pulito: d'altronde la fanciulla ci teneva che tutto fosse in ordine, senza neanche un puntino minuscolo di sporco.

La fanciulla si affrettò a raggiungere le scale, annodandosi il fiocco sulla schiena per tenere stretto il grembiule bianco ch'ella aveva appena indossato, assieme alla classica bandana.

Se avesse fatto un solo altro minuto di ritardo, probabilmente suo padre avrebbe cominciato a borbottare tra sé e sé: ciò stava a significare che egli era arrabbiato.


* * *


Ve lo assicuro” cominciò Matsui, – una delle migliori amiche di Haruko – scorrendo da un lato una delle ante della porta del ristorante “Al 'Drago Rosso' si mangia davvero bene. Sono sicura che non ve ne pentirete!”

Haruko si guardò intorno “Pur non essendo piuttosto grande, devo dire che è stra-pieno”.

Troveremo dei posti, secondo voi?” domandò Fuji, col suo solito tono di voce insicuro.

Ehi, Haruko: girati alla tua destra”, fece ad un tratto Matsui, una volta avvicinata all'amica per poterle sussurrare meglio: “Ma fallo lentamente”.

La bruna sbatté le palpebre, ma tuttavia ascoltò le parole dell'amica e piano piano girò il capo, ritrovandosi a sgranare gli occhi per la sorpresa.

Cosa ci faceva, lui, lì?!

R-Ru...” Haruko non riusciva davvero a credere ai suoi occhi: Kaede Rukawa era proprio in quel locale, seduto da solo in uno dei tavoli, aspettando soltanto di poter ordinare?

Le sembrava un sogno; un bellissimo sogno che presto fu spazzato via dal rumore assordante di un piatto sul pavimento.

Midori!” il proprietario riprese la figlia, portandosi le mani ai fianchi “'Sta più attenta!”

Haruko rivolse, dunque, l'attenzione alla ragazza dai capelli rossi, rimanendo un poco sbalordita per il semplice fatto di vederla lì, con indosso un grembiule ed intenta a servire ai tavoli.

Mi dispiace molto” rispose la giovane Moroboshi, “Pulisco immediatamente!”.

Perché lui è qui? – si chiese Midori, col viso chino sul pavimento. Non sapeva del perché Rukawa fosse lì, ma il solo pensiero di ciò che accadde il giorno prima, la fece imbarazzare parecchio: ma sapeva che doveva mantenere la calma, in un modo o nell'altro.

Rukawa aveva assistito a tutta la scena, comprendendo anche il perché della reazione di Midori.
Forse avrebbe dovuto sentirsi in colpa per ciò che era accaduto fra lui e Moroboshi il giorno prima, ma a dire la verità non si era pentito affatto. Ed era quello il guaio maggiore: Rukawa era un continuo mistero per chi lo circondava, e a quanto pareva, sembrava esserlo pure per se stesso.

Torno subito, papà” la fanciulla avvertì l'uomo, il quale borbottò qualcosa ma poi se ne tornò al proprio lavoro.

Haruko e le sue amiche, osservando tutta la scena del piatto, avevano trascurato il 'povero' Rukawa; difatti, non appena Fuji riportò l'attenzione laddove l'undici dello Shohoku era seduto in precedenza, s'allarmò di colpo.

M-ma dov'è andato a finire Rukawa!?”

Haruko fissò il punto dove la sua amica stava guardando, non sapendo davvero a cosa pensare, tanto meno cosa fare.

-Si può sapere cos'hai, Rukawa? –


* * *

Midori aprì la porta dello stretto sgabuzzino e ciò che la bloccò per un attimo fu il buio pesto che le si presentò innanzi, successivamente ella fece un piccolo sospiro e si apprestò ad accendere la luce. Ma pareva che nulla fosse cambiato.

Oscurità perenne.

Oh, no” mormorò la fanciulla “Si sarà fulminata la lampadina”. Ella non poteva pensare di cambiarla, non in quel momento. Suo padre aveva assolutamente bisogno di una mano e lei doveva al più presto riparare al danno che aveva causato.

Dunque, la giovane si addentrò nel buio, camminando lentamente e testando a tentoni ciò che aveva di fronte; fortunatamente lo stanzino era talmente piccolo da poterle permettere di afferrare qualsiasi cosa con estrema facilità.

D'un tratto, la ragazza sussultò e percepì le sue guance arrossarsi; stretta da braccia per lei sconosciute, appartenenti a qualcuno il cui volto non poteva essere momentaneamente scrutato.

C-chi sei?” chiese ella senza pensarci nemmeno su, sebbene qualche sospetto pareva avercelo: perciò deglutì pesantemente e il cuore aumentò di molto il suo battito cardiaco, poiché ella si ritrovò essere totalmente nel panico.

- Non non può essere. Non può essere Gatsuo – rifletté Midori, mordendosi il labbro inferiore. Tuttavia, ricordava perfettamente le minacce del ragazzo, ed ogni parola diveniva, ogni secondo che passava, sempre più raccapricciante ed oppressiva.

Verrò a prenderti presto.

Tu ed io siamo fatti per stare insieme.

Non ci sarà altro uomo che potrà farti sua, Midori.

E mai ci sarà.

Glielo diceva spesso, ed ogni volta riusciva a scampargli. Nonostante ciò, Midori non sapeva davvero cosa fare, se andarlo a denunciare o meno; sapeva però che la gang di Gatsuo era tra le più pericolose, e l'interessato si comportava da vero Leader; un Leader con non si sa quanti precedenti al suo seguito.

Chissà cosa passava per la testa di quel ragazzo, chissà davvero a cosa egli stesse pensando.

Avrebbe potuto fare male anche a suo padre, se solo avesse voluto. Con un semplice schiocco dita.

Midori lo sapeva cosa Gatsuo desiderava ardentemente: che lei si sottomettesse completamente a lui, che fosse la sua schiavetta sino a ché egli non si fosse stufato di averla fra i piedi ed avesse, quindi, cambiato soggetto.

O perlomeno... si trattava sicuramente di una cosa del genere.

Per favore, lasciami...” Midori non si dimenò; non aveva alcun senso farlo. Sapeva bene che lei era certamente più debole, quindi dimenarsi non sarebbe davvero servito a nulla, se non a dar ulteriore piacere e soddisfazione all'interlocutore.

Le mani delle forti braccia che la stavano tenendo, le strinsero le spalle e la girarono: Midori strizzò gli occhi, con il suo petto che in quel momento s'era appiccicato al torace del probabile Gatsuo, con la paura che le scorreva inevitabilmente nelle vene.

Sentiva gli occhi inumidirsi, bagnando le gote di leggere gocce salate. Midori posò le delicate mani sulle scapole altrui e facendo pressione su di esse, cercava invano di scansarlo via.

Ma era troppo tardi; le rosee e carnose labbra erano ormai su quelle dell'altro, così sottili ma incredibilmente perfette.

Fu allora ch'ella capì.

Istintivamente, la rossa strinse la maglietta del ragazzo, dandosi della stupida per non averlo capito prima.

Mi dispiace”, disse lei, dopo essersi staccata da quella bocca “I-io...”

Non scambiarmi mai più per quel demente” fu la risposta secca e diretta di Rukawa Kaede, mentre sospirava aria calda sul di lei viso, tramutando quasi le proprie parole in una sorta di rauca minaccia.

Rukawa lo aveva già capito; lo sentiva benissimo il corpo di lei che sino a poco prima aveva tremato al contatto con la pelle d'egli; mentre, in quel momento, pareva essersi rilassato tutto ad un tratto, come se il tocco di una leggera piuma l'avesse percorsa sino alla punta dei piedi.

Dopo averla stretta a sé il giorno prima, il basket-man aveva sentito come il bisogno di andare oltre, andarci a qualsiasi costo. Come quando in una partita egli era in possesso della palla e doveva assolutamente portarla a canestro; scansando ogni ostacolo gli ostruisse il passaggio, distruggendo chiunque si mettesse tra lui e il suo obiettivo.

Entrambi non ebbero il tempo di riprendere fiato, che nuovamente le loro bocche si riunirono; il ragazzo dai capelli color pece le morse il labbro superiore, facendole emettere un piccolo mugugno strozzato.

Finalmente Midori si abituò al buio, e sembrava che anche per Rukawa fosse la stessa cosa, considerando lo sguardo intenso con cui la fissava; tagliente ed incredibilmente languido.

Nessuno di loro disse nulla, finché il basket-man non la prese per mano e la condusse verso l'uscita. Tuttavia, non appena furono davanti alla porta, il ragazzo si apprestò a chiuderla; in modo tale che nessuno potesse disturbarli in alcun modo. E fu proprio su quella lignea porta che la ragazza poggiò inevitabilmente la nuca, ebbre dell'ennesimo bacio ricevuto da parte del nuovo Capitano dello Shohoku, stavolta notevolmente più rude dei precedenti.


* * *


Suvvia, Hanamichi. Non prendertela!” Yohei diede una piccola pacca sulla spalla all'amico dai capelli scarlatti, abbozzando un lieve sorrisino “So che sei il Re delle Figure di Merda. D'altronde ne siamo tutti a conoscenza; ma addirittura ficcargli la testa dentro alla fontana mi è sembrato del tutto esagerato!”.

Hanamichi sbuffò, camminando con le mani all'interno delle tasche e con la solita aria da 'cercate di non scassarmi le palle' stampata in volto.

Così impara a stare alla larga dalla dolce Haruko” borbottò il rosso.

Ma le stava semplicemente chiedendo indicazioni!” si intromise Noma, ed a quel punto, ecco che Hanamichi assottigliò il proprio sguardo e gli lanciò la più brutta occhiataccia che potesse esistere sul pianeta terra.

Forse era eccessivamente geloso della sua Haruko. Come poteva non esserlo, se quell'idiota di Rukawa continuava a farsi osannare assiduamente da lei?

Non poteva assolutamente perdonarlo. E presto o tardi Sakuragi Hanamichi avrebbe avuto la sua vendetta.

Sapete la novità?” fece Miyagi, che non avendo nulla da fare per quel giorno, aveva quindi deciso di unirsi alla famigerata gang di Hanamichi, rivolgendosi più che altro a quest'ultimo: “Sembra che la prossima volta giocheremo un'amichevole con l'Osuda; una scuola esclusivamente maschile. Si dice che i componenti della squadra di Basket siano alti più o meno sui due e qualcosa centimetri e che si presentino particolarmente spiatati e senza scrupoli per chi hanno di fronte” Miyagi poi ghignò “Ma probabilmente non sanno con chi hanno a che fare”.

Hanamichi roteò gli occhi “Figuriamoci, Ryocchi.

Quelli ce li mangiamo per colazione”.

Un forte rimbombare di motori accesi furono un vero e proprio frastuono: soprattutto per l'eccessivo fumo che all'improvviso ricoprì i corpi della gang di Hanamichi, dello stesso rossino e di Miyagi.

Dei ragazzi in sella alle loro moto avevano appena sorpassato i due basket-men ed anche chi li seguiva, emettendo risate spavalde e cariche di una contorta adrenalina.

Ciononostante, Hanamichi ne riuscì a vedere uno; uno soltanto di quei maledetti bastardi che avrebbe più che volentieri preso a calci nel culo.

Era abbronzato, dagli occhi sottili e maledettamente irritanti.
Ne era certo, se l'avesse incontrato di nuovo gliela avrebbe fatta pagare molto cara e senza nemmeno un riguardo.

Dopo che tutti ebbero finito di tossire, la gang e Miyagi si guardarono tra loro, per poi puntare lo sguardo verso Hanamichi.

Quei bastardi!” sbottò Nozomi, affiancando il rossino “Non ti preoccupare, Hanamichi. Vedrai che ci rifaremo”.

Nozomi ha ragione” concordò Noma “Vedi di mantenere la calma”.

Ryocchi, dimmi una cosa” fece ad un tratto Hanamichi, guardando il basso amico di sottecchi; il quale pareva alquanto perplesso.

Parla”, rispose quello.

Sai per caso il nome del Capitano dell'Osuda?”

Miyagi inarcò dapprima un sopracciglio: perché adesso aveva così tanto interesse per quella squadra? Beh, come Rukawa, il rossino era del tutto imprevedibile, se non il doppio di lui. Perciò non poteva sorprendersi se gli aveva rivolto quel quesito.

Mi sembra si chiami Juumonji Gatsuo.

O comunque, qualcosa del genere”.








   
 
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