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Autore: Gemini_no_Aki    03/10/2016    0 recensioni
Prima di dare la caccia alle Leggende Chronos era uno dei Cacciatori e Agenti più temuti, e rispettati, che i Signori del Tempo avessero mai avuto.
«Non temere, ci occuperemo noi di te.» Fece un breve gesto con la mano indicando attorno a sé mentre le pareti cambiavano mostrando uno schermo con cose che Mick non capiva. «Questo è il Punto di non Ritorno. Ti consiglio di restare il più fermo possibile.»
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mick Rory, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Chapter 06



 
Mick non contò quante persone, uomini e donne tutti con vestiti semplici e chiari come i suoi, fossero nella stanza quando entrò, loro non fecero caso alla porta che veniva aperta e al nuovo arrivo, continuavano a muoversi e a combattere gli uni contro gli altri. Il Signore del Tempo che lo aveva condotto lì non disse nulla, non gli diede istruzioni, si voltò ed uscì dalla stanza mentre Mick li osservava.
“Pecore.” Fu il primo pensiero che gli attraversò la mente, sembravano un gregge disordinato, disorganizzato, senza uno scopo preciso, senza un piano.
Uno degli uomini cadde e rimase immobile, nessuno si curò di lui, passarono ad altri, continuarono a combattere impassibili, due guardie si avvicinarono e presero il corpo allontanandosi.
Non c’era ombra di rabbia nei movimenti, non c’era odio, non c’era nulla, si muovevano, attaccavano come automi, come se non avessero altri stimoli se non quello, Mick non riusciva a vedervi nemmeno spirito di sopravvivenza. Almeno finché non notò una donna nell’angolo opposto a lui, era completamente vestita di nero ma non sembrava una guardia quanto più una come lui, come tutti loro, teneva la schiena dritta appoggiata al muro, le braccia conserte strette davanti a sé e gli occhi non si staccavano un istante dal gregge impazzito al centro della stanza, li studiava con avidità, non perdeva nessuna delle mosse, il suo sguardo incrociò quello di Mick, non fu sorpresa, probabilmente l’aveva visto entrare, forse si aspettava di vederlo unirsi alla massa come accadeva sempre, forse non pensava che qualcun altro a parte lei restasse immobile a studiare gli altri. E fu lei a fare il primo passo, si staccò dal muro e attraversò la stanza di corsa, veloce e agile scivolando tra quelli che tentavano di scappare e chi cadeva, Mick si preparò all’impatto quando fu vicina abbastanza, nessuno dei due sapeva come l’altro si sarebbe mosso, nessuno sapeva come l’altro potesse pensare o agire. Tre minuti dopo la schiena toccò il pavimento con un rumore secco, la donna rimase ferma in piedi sopra di lui, le gambe divaricate e i piedi contro i suoi fianchi per bloccarlo, gli occhi erano diversi da quelli che Mick aveva intravisto dagli altri uomini nella stanza, avevano una particolare scintilla che non sapeva descrivere, la mente era ancora troppo vuota per poter trovare le parole giuste, non era rabbia, non era odio e non riusciva ad avvicinarla nemmeno al fuoco, era qualcosa di totalmente nuovo. A differenza degli altri la donna rimase ferma su di lui, non cercò di dargli il colpo di grazia, non cercò di avere la meglio, attese semplicemente, Mick fu quasi certo che, per un momento, il suo sguardo fosse cambiato come ad invitarlo a contrattaccare. Non se lo fece ripetere due volte, si mosse, non agile quanto lei ma comunque veloce quanto bastava per la situazione e si rimise in piedi caricando contro la donna spingendola verso l’altro lato della stanza, nel parapiglia centrale nessuno diede peso a loro che continuavano a scambiarsi di ruolo senza mai cercare di avere completamente il controllo l’uno sull’altro, come se fosse un gioco.
Il Protocollo Omega era il vanto di Declan, aveva addestrato personalmente la Pellegrina rendendola una delle sue armi più letali, la lasciava nella sala d’addestramento di tanto in tanto, qualcuno osava fare una mossa contro di lei, e solitamente quel qualcuno veniva eliminato dopo pochi secondi. Quel giorno l’aveva fatta entrare con una promessa.
«Troverai qualcuno alla tua altezza.» Aveva detto, la Pellegrina aveva semplicemente annuito impassibile mentre chiudeva la giacca nera e superava una delle guardie verso la stanza, era rimasta immobile ad osservare i candidati per quasi due ore prima di posare lo sguardo su Mick. Nel momento in cui avevano iniziato a combattere Declan sapeva che si stava muovendo nella direzione giusta, presto sarebbero stati una coppia letale, dopotutto era ciò che il Tempo gli aveva mostrato.
Nel giro di un paio di sessioni l’ultimo arrivato si era rivelato uno dei migliori, dalla sua scrivania davanti al monitor Declan sorrideva soddisfatto, la Pellegrina aveva iniziato ad addestrarlo personalmente e quando non era presente lui restava immobile contro al muro osservando gli altri che si spintonavano e cercavano di avere la meglio. Di tanto in tanto qualcuno si avvicinava a lui, un attimo dopo era a terra mentre Mick si era mosso di qualche centimetro soltanto. Senza di lei quella sala aveva perso ogni interesse dal momento che non vi era mai nessuno alla sua altezza.
«Vieni.» Mick non aveva mai più tentato di calcolare lo scorrere del tempo, dopo i primi giorni durante i quali a quel tentativo otteneva solo confusione, aveva imparato che il tempo in quel luogo era relativo, quegli uomini dagli abiti scuri che li controllavano decidevano quando era ora di smettere e quando iniziare, una parte di lui osare azzardare che il tempo avesse smesso di esistere. Si alzò dal punto in cui la Pellegrina l’aveva atterrato per l’ennesima volta e la osservò, osservò ogni movimento, osservò lo sguardo, studiò la voce che parlava così di rado da non saperla ancora riconoscere. Ma nonostante tutti gli interrogativi, nonostante la sensazione di pericolo che la donna emanava, la seguì.
La guardia alla porta non lo fermò pur scoccandogli un’occhiata incerta.
“Disapprovazione.” Tradusse in automatico la mente, qualcosa gli diceva che stava infrangendo una qualche regola che nessuno si era preso la briga di elencargli. La stanza in cui si fermò dopo diversi corridoi tutti uguali, bianchi e sterili, era piccola, aveva solo un lettino simile a quello di un ambulatorio medico, e un macchinario strano che Mick non aveva mai visto.
«Addestrarti è una cosa.» La voce era bassa come ogni volta che aveva parlato, non lasciava trapelare alcuna emozione, quasi non ne avesse. «Ma la forza bruta non è tutto. Declan vuole un Cacciatore ma tu non sarai solo questo.» Fece un cenno verso il letto mentre accendeva il macchinario e, una volta carico, lo collegava ad un casco che gli aveva passato.
«E questo» Mick indicò con un gesto vago della mano il casco guardandola con la coda dell’occhio da sotto il visore che si illuminò di un tenue azzurro. «Questo mi mostrerà cosa, esattamente? Il mio scopo?» C’era un che di derisorio nel suo tono, la Pellegrina si limitò ad arricciare le labbra in quello che poteva sembrare, se lo si guardava con attenzione, un sorriso.
«No. Questo è solo il nostro speciale sistema di apprendimento rapido.» Aggrottò la fronte ma non ebbe il tempo di formulare la domanda che, troppo lentamente a confronto di quella macchina, era scivolata nella sua mente.
In un attimo decine e decine di diverse nozioni si rovesciarono in una mente fino a quel momento irrealmente vuota. Cose che non avrebbe potuto imparare a scuola, cose per cui sarebbero serviti anni di studi, cose di cui nemmeno conosceva l’esistenza. Nulla era veramente approfondito, erano piccoli spezzoni di miliardi di cose, il minimo indispensabile. Lingue straniere che non si era mai sognato di parlare, funzionamenti di macchine e tecnologie così lontane dal suo tempo, e infinite nozioni sul Tempo stesso. In un istante che parve infinito il Tempo prese ogni cosa.
Quando un urlo ruppe il silenzio la Pellegrina chiuse gli occhi appoggiata al muro fuori dalla stanza, prese un respiro e attese. Tutti al Punto di non Ritorno la conoscevano per la sua dedizione ad ogni missione che le era affidata, per la sua mancanza di scrupoli, di emozioni di qualunque tipo, girava una voce, appena sussurrata tra quelle mura sterili, che lei fosse un androide uguale in tutto e per tutto ad un essere umano, con gli stessi bisogni e lo stesso calore, ma privo di qualunque emozione. Lei lasciava che parlassero. In quel momento spinse il rimorso per ciò che stava accadendo nella stanza alle sue spalle il più in basso possibile, chiuse la mente e il cuore, che dopo anni si rese conto di avere ancora al suo posto, dietro una fortezza inespugnabile creata in anni e anni di condizionamento. Non sarebbe stato un urlo a farla cadere, per quanto straziante fosse.
Pur non essendo stata nella volontà di Declan il Signore del Tempo non fece nulla per fermare il processo, al contrario lo osservò con una crescente curiosità, quando aveva preso l’uomo con l’intenzione di trasformarlo in un Cacciatore e metterlo sulle tracce della sua precedente squadra non aveva immaginato altro che si allontanasse da quel piano, una cosa semplice e diretta, nessun ricordo se non quelli importanti per la missione, una forza bruta che l’uomo già possedeva e che, una volta addestrato a dovere, sarebbe stata ancora più letale, una corazza e qualche arma. Nulla più di quello, un Cacciatore come ne avevano altri, solo più indirizzato ad ucciderli, avrebbe acceso quella scintilla di vendetta nei loro confronti e avrebbe lasciato che bruciasse ogni cosa sul suo cammino. Vederlo in quel momento, dimenarsi sul lettino, mentre briciole di ogni cosa conosciuta trovavano residenza in una mente a cui non aveva davvero creduto, mentre il Tempo dispiegava i suoi filamenti e si ancorava unendo insieme ognuna di quelle conoscenze in qualcosa di più grande e unico, Declan non poteva che ritenersi soddisfatto di aver lasciato tutta quella libertà alla sua Assassina.
«Credo tu abbia un nuovo incarico.» Le urla erano finite, il macchinario si era spento in automatico, eppure la Pellegrina non si era mossa dal suo posto contro al muro, non finché Declan non si era presentato davanti a lei con un sorriso mellifluo e uno schermo olografico in mano. La donna lo prese senza parlare, osservò la fotografia e le poche informazioni che le servivano impassibile, poi scivolò accanto al Signore del Tempo e l’unico suono che riempì il corridoio fu quello dei tacchi mentre si allontanava.
Declan rimase in un angolo della stanza, visibile quanto bastava da Mick non appena questi si svegliò stordito. Si avvicinò lentamente, forse per tranquillizzarlo, forse al contrario per innervosirlo con quella calma, in tutto quello una cosa era certa, il Signore del Tempo era indubbiamente, e piacevolmente, non che l’avrebbe mai ammesso apertamente, colpito dalla resistenza che l’uomo sembrava avere, per quanto il concetto di morte fosse differente mentre si trovavano al Punto di non Ritorno in pochi erano apparsi così lucidi dal lanciarsi contro chiunque fosse nella stanza in quel momento.
«Cosa. Mi. Avete. Fatto?» Scandì con rabbia bloccandolo al muro, Declan non si scompose nemmeno in quel frangente, sorrise conciliante e allargò le braccia.
«Ti abbiamo dato tutta la conoscenza di cui hai bisogno per sopravvivere.» Rispose come se fosse la cosa più logica al mondo, come se tutte quelle informazioni che ora vagavano impazzite nella mente dell’uomo fossero davvero fondamentali. «Ti stupiresti di sapere quanto ne hai bisogno qui.» Lo guidò fuori dalla stanza lungo altri corridoi all’apparenza tutti uguali fino ad un luogo piccolo, la stanza più piccola che fino ad allora Mick aveva visto all’interno di quel luogo che pareva sconfinato.
Al centro della stanza, su una piattaforma metallica, fluttuava una sfera azzurra luminescente.
«Stanze come questa, sfere come questa sono ovunque in questo luogo. Gli danno l’energia che serve per non crollare su sé stesso, forniscono tutta la potenza per mandarlo avanti e anche di più, controllano ogni singola cosa.» Mick si avvicinò, aggrottò la fronte, curioso, attratto da quella sfera che galleggiava nel nulla in mezzo alla stanza buia, come se lo chiamasse. Quando allungò la mano per toccarla il Signore del Tempo non lo fermò, al contrario sembrava che non aspettasse altro che quella reazione. Mick spalancò gli occhi indietreggiando di un passo ma senza potersi veramente allontanare da quella sfera una volta che la mano la attraversò. Qualcosa in lui ripeteva costante quanto fosse una trappola e quanto lui, povero stolto, vi fosse caduto a piè pari dentro, ma mentre i fili dorati si districavano dalla sfera davanti ai suoi occhi e lo avvolgevano, mentre le sue orecchie vennero riempite esclusivamente dal lontano crepitio del fuoco, nulla suonava più falso di quell’avvertimento. Aveva domandato alla Pellegrina se quel casco e quella macchina gli avrebbero mostrato il suo scopo, la risposta era lì davanti ai suoi occhi in quel momento.
«Non avere fretta, Cacciatore, la rinascita è appena cominciata.»
 



Angolino dell'Autrice: Lo so, lo so. L'ultimo aggiornamento è stato a giugno, sono infinitamente dispiaciuta per chi lo stesse aspettando. Ma sono qui ora! Sono tornata per la vostra felicità!! *grilli che cantano in lontananza* Oh beh... se c'è qualcuno, buonasera! Sono qui e non intendo abbandonare questa storia, ancora adesso so dove voglio portarla ma non ho idea del come, è una continua improvvisazione, per questo è così difficile. 
So che sembra che Chronos sia solo un Cacciatore come quegli altri tre che sono stati mandati prima di lui, ma sarebbe stato troppo semplice così, no? Quindi ho deciso di infilargli un po' troppe cose nella testa, roba che in questo preciso momento sarebbe in grado di intavolare un bel dibattito col professor Stein senza il rischio di perdere il filo se solo lo volesse e non continuasse a fingersi tonto. E no, la sfera alla fine non è l'Oculus, è solo un micro frammento di Tempo. è una connessione necessaria per qualcosa che sto architettando per il dopo dopo, ma stiamo andando OFF.
E la Pellegrina è uno degli avversari che più ho amato nonostante sia durata un misero episodio e non si sia visto granchè quindi ho deciso di sfruttarla e di crearla praticamente, non si sa niente di lei, ho carta bianca, e sotto sotto non è completamente priva di emozioni, è solo molto molto brava a non mostrarle. (Una buona vulcaniana, non c'è che dire.) E poi, sì, volevo vedere lavorare insieme quel cosino di 1.60 m con uno di circa 1.90. 
Spero il prossimo aggiornamento di non caricarlo per Natale ma prima...

Bye Bye~
Aki

   
 
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