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Autore: _Sherazade_    03/10/2016    1 recensioni
Plutone è un Dio che ama i suoi fratelli e le sue sorelle più di qualunque altra cosa al mondo, per questo si sacrifica scegliendo di vivere nel spaventoso mondo sotterraneo.
Un Dio solitario e timido che rifugge la luce del sole e la gioia della superficie, fino a quando...
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: Incest
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- Epilogo -




Proserpina coccolava con dolcezza la bambina che teneva fra le braccia, mentre Plutone guidava agitato il carro verso l'uscita del suo Regno.
- Mia cara, - cominciò lui con voce tremula, - questa creatura, è...
- Purtroppo no, mio adorato. - gli rispose lei. - Anche se spero che presto o tardi anche noi... - i loro sguardi si incrociarono, ed entrambi arrossirono.
- Sorella, se non è tua quella bambina, di chi è? - chiese Mercurio che svolazzava accanto alla coppia. - È innegabile il fatto che la bambina sia la tua esatta copia.
- Non ti preoccupare, caro Mercurio. Tutto sarà chiaro a tempo debito. - disse la Dea decisa a tenere per sé il suo segreto. I tre varcavano la soglia dell'Averno, ritrovandosi in superficie, ma quello che trovarono fu, soprattutto per Proserpina, una vera sorpresa. L'ambiente che li circondava era molto diverso da quello che la giovane Dea aveva lasciato solo pochi giorni prima: non vi era più il verde splendente delle chiome degli alberi rigogliosi, o dell'erba fresca, ma solo un insolito manto bianco che ricopriva ogni cosa.
Proserpina chiese a Plutone di fermarsi un attimo, lasciandogli la piccola che dormiva placidamente. La Dea scese dal carro e si avvicinò agli alberi, facendosi strada tra quella fredda coltre che pian piano si scioglieva, toccando con delicatezza la corteccia, osservandoli con una nuova luce negli occhi.
- Mercurio, tu ci hai riferito che mia madre ha fatto ammalare la terra e che la Natura stava morendo. - il Dio protettore dei commercianti annuì, riportando notizie delle città che stavano cadendo in disgrazia. Proserpina annuì, toccò ancora una volta il tronco del salice che aveva di fronte e lo baciò. - La Natura non sta morendo, si è solo addormentata.
La Dea guardò in alto nel cielo, cercando il sole, suo vecchio amico, ma trovò solo una pallida sfera, così lontana da lei, così spenta. Forti sferzate d'aria fredda scompigliavano i capelli della Dea, e il freddo pungente si insinuava fin dentro le loro ossa.
Proserpina sentì come una fitta al cuore: sua madre stava soffrendo moltissimo, lei lo sentiva.
- Dobbiamo trovare mia madre, e al più presto. Si sta consumando, non possiamo più attendere, dobbiamo salvarla.


Plutone e Proserpina giunsero di fronte al palazzo della Dea delle Messi, dove ad attenderli c'erano Giove e Nettuno.
- Finalmente siete arrivati. - commentò Giove, con l'ansia che traspariva dalle sue parole e dal suo viso teso. Lui, il fratello e le sorelle, avevano assistito Cerere negli ultimi giorni, provando in ogni modo ad aiutarla, ma nulla sembrava riuscire a risollevare il suo cuore afflitto.
- Le nostre voci non possono fare nulla, ci abbiamo provato, - disse Nettuno scortando la nipote verso le stanze di Cerere, - ma si sta spegnendo. Tu sei la nostra sola speranza, Proserpina. - il Signore dei Mari aveva un paio di occhiaie molto simili a quelle del fratello maggiore. La giovane Dea era grata al padre e allo zio per essersi presi cura di sua madre durante la sua assenza. Cerere l'aveva lasciata andare, ma non poteva fare a meno della figlia, e questo Proserpina lo sapeva bene, per questo aveva fatto una scelta senza precedenti.
La piccola che Plutone teneva fra le braccia scoppiò a piangere, attirando su di sé l'attenzione di tutti i presenti. La Dea si avvicinò al marito e, insieme, cercarono di farla calmare.
- Avete già avuto una figlia? - chiese Giove stupito. La sua piccola figliola era discesa negli Inferi da così poco tempo che non si aspettava di certo che avessero già avuto modo di mettere su famiglia.
- No, e non so di chi sia, ma Proserpina ha detto che era importante portarla con noi. - Plutone guardò la moglie che aveva preso quella dolcissima creatura per cullarla dolcemente. - Io mi fido di lei.
Proserpina sorrise guardando negli occhi l'amato marito e proseguì il suo cammino verso le stanze della madre. Il palazzo era in uno stato di decadenza così come la sua signora, che giaceva immobile nel suo letto vegliata dalle fedeli sorelle.
- Finalmente sei arrivata, - disse Vesta tirando un lungo sospiro di sollievo, - se non riesci tu a sollevarla, nessuno di noi potrà più salvarla.
La Signora dell'Averno si avvicinò al letto e osservò con una certa ansia il volto della madre che stava riposando.
- Non è da molto che si è addormentata. - Giunone non riusciva a lasciare il capezzale della sua cara sorella maggiore, le era sempre rimasta vicina, inerme e impotente di fronte allo stato in cui versava Cerere.
La Dea delle messi era irriconoscibile: la pelle un tempo rosea e piena, aveva lasciato spazio alle rughe e il colorito era oramai spento, i capelli erano secchi, aridi e grigiastri; respirava a fatica, e invocava il nome della figlia nell'agonia.
- Che sciocca sono stata, come potevo pensare di poter vivere senza la mia unica e amatissima figlia? - disse lei febbricitante. - Lei sarà felice? Si è certamente dimenticata della sua povera madre, vivrà nello sfarzo e si divertirà ogni giorno... È ciò che desideravo per lei, ma quanto mi manca la mia dolce Proserpina.
- Madre, - disse la giovane Dea, lasciando nuovamente la bambina fra le braccia del marito e raggiungendo la madre, sedendosi così al suo capezzale, - non angustiatevi più, ora sono al vostro fianco. Non vi ho dimenticata, non potrei mai, madre mia adorata. - Proserpina sentiva una forte stretta al cuore nel vedere l'amata genitrice ridotta in quell'orribile stato.
- Proserpina? - la voce di Cerere era incredula. Udendo la sola voce della sua figliola, da Dea parve riprendersi. - Sei davvero tu? - Proserpina le strinse la mano fra le sue.
- Sì, sono io. Come è possibile che la mia sola lontananza vi abbia ridotto in questo stato? Il mondo là fuori sta morendo senza le vostre cure premurose.
- Mia cara bambina, io ho accettato di darti in moglie al mio diletto fratello a malincuore. Avevo fatto una promessa, e volevo tanto bene al mio fratellino da concedergli in dono quanto amavo di più al mondo: tu, mia dolce Proserpina. Sapevo che saresti stata felice, anche se sarebbe stato doloroso per te rinunciare alla luce, così come lo sarebbe stato per me separarmi da te... - disse con amarezza, ma poi sorrise, e sembrò riprendersi pian piano. - Ora che ti vedo, so di avere fatto la scelta migliore per te, ma io soffro. Soffro perché non ti ho più al mio fianco, e mi sento terribilmente sola. - Proserpina le accarezzo le mani e le baciò con devozione.
- Mia adorata madre, voi non sarete mai sola. Ci sono tante persone che vi vogliono bene, e anche io continuerò a farlo. Una parte di me sarà sempre con voi, non importa dove io mi possa trovare. - la giovane Dea l'abbracciò, donandole calore e amore.
La Dea della Natura parve rinascere da quel semplice contatto: la pelle tornò splendidamente rosea, i capelli una massa bionda e fluente. Abbracciando la figlia, Cerere sprigionò il suo potere e la tempesta di neve che imperversava sul mondo si placò, lasciando che il sole splendente facesse capolino dalle nubi, sciogliendo infine la neve che ricopriva ogni cosa. La primavera era tornata.
Giove esultò ringraziando la sorella per essersi finalmente calmata, e ringraziò soprattutto la figlia per aver compiuto quel miracolo meraviglioso.
- Madre mia, se io tornassi nella mia nuova casa, voi stareste ancora male, e per questo ho portato qualcosa per voi. - disse Proserpina facendo cenno al marito di avvicinarsi.
Il Dio porse alla Dea la bambina, e Cerere la guardò stupefatta: - Mia cara, è tua figlia?
- No, è la tua. - risposa lei, lasciando stupiti i presenti, in particolare Cerere.
- Come può essere figlia mia?
- Perché lei è me, una parte di me, e io voglio che lei stia con te.
- Io non capisco... - disse Cerere, accogliendo però fra le braccia la piccolina che la figlia le stava porgendo.
- Quando mio fratello Mercurio è sceso negli Inferi per chiamarci, chiedendomi di abbandonare il mio Regno per starti vicina, ho temuto che non saresti poi stata più in grado di lasciarmi tornare a casa, e io non posso più stare lontana dal mio amato sposo. Neanche per te. - Proserpina guardò in direzione del marito che la fissava commosso. - Non potevo però nemmeno permettere che voi steste male, così ho preso una decisione e per questo mi sono recata nelle isole Fortunate prima di tornare in superficie. Ho preso un frammento della mia anima e gli ho donato una vita propria. Lei è me, ed è per questo tua figlia. Cora.
Cerere la ringraziò fra le lacrime, cullando la piccolina che si era appena svegliata.
- Ciò a cui hai dato inizio non lo possiamo più fermare. - la Dea indicò le piante che si erano riprese dopo il gelo a cui erano state sottoposte durante il malessere della madre. - Periodicamente la terra si addormenterà, il caldo che tanto amiamo, verrà spazzato via dai venti freddi e dalla neve che ricoprirà ogni filo d'erba, ma non temete... - disse vedendo i volti allarmati del padre e dello zio Nettuno, - sarà solo una cosa temporanea, perché la primavera tornerà sempre. La piccola Cora se ne occuperà.
- Non c'è proprio modo di riportare tutto com'era? - chiese Nettuno guardando prima la Regina degli Inferi, e poi la sorella.
- No, - sospirò Cerere, -purtroppo mia figlia ha ragione. Io... non so cosa dire, è tutta colpa mia.
- Non vi angustiate, madre, - Proserpina guardò con dolcezza la madre che teneva fra le braccia la piccola Cora, - non lo avete fatto intenzionalmente. E guardate là fuori: la natura non mi è mai sembrata così rigogliosa e bella. Forse è stato un male necessario, forse la natura ha bisogno di riposarsi ogni tanto, per esplodere poi in uno splendore senza eguali. - Proserpina si alzò, prendendo posto vicino al marito. - È tempo per noi di tornare a casa.
- Perché non restate, vi prego, siete appena arrivati! - disse Cerere, chiedendo anche a Giove di insistere.
- Certo, dobbiamo festeggiare la guarigione di tua madre e la rinascita del nostro mondo, cara Proserpina.
I due novelli sposi si lanciarono un'occhiata sapendo esattamente cosa dire, non avevano neanche bisogno di parlarsi, perché già sapevano cosa fare.
- Dare vita a Cora ha affaticato molto mia moglie, dobbiamo tornare a casa per riprendere le forze. Ma se lo vorrete, potremmo rivederci tra qualche giorno e festeggiare tutti insieme.
Le due divinità del mondo Sotterraneo, uscirono dal palazzo, recuperarono il carro e tornarono verso la grotta che faceva da ingresso per il loro Regno.
- Avremmo potuto trovare anche un'altra soluzione. Avresti potuto vivere un po' accanto a tua madre, e un po' con me. - Plutone voleva bene alla sorella, e avrebbe anche rinunciato alla compagnia della moglie pur di far felice Cerere. Era però felice del fatto che la moglie avesse scelto di non abbandonarlo.
- Ogni uccellino deve lasciare il proprio nido, prima o poi, mio adorato. - rispose lei, guardandolo con dolcezza, stringendosi al suo fianco. - Ho dei doveri nel nostro Regno, e non voglio dover fare a meno di te per quello che risulta essere un capriccio. Mia madre mi ama, e io amo lei, ma non può decidere lei per la mia vita, il mio affetto non è mutato. Ora tocca a me scegliere.
- Non ti mancherà la superficie? - chiese lui, baciandole con dolcezza la fronte.
- Un po', non posso farne a meno, era la mia casa... ma ora sei tu la mia casa, e ovunque tu sarai io ci sarò. Starò per sempre al tuo fianco, mio amatissimo Plutone.
Il Dio spronò i cavalli, e giunsero in fretta al loro meraviglioso palazzo.
- Starai per sempre con me, mia amata Proserpina?
- Fino a che questo mondo non scomparirà fra le stelle, mio adorato Plutone.
Sotto gli occhi di Ecate e delle altre creature infere, i due sposi si scambiarono non solo un bacio carico di passione, ma anche la loro eterna promessa d'amore infinito.

 
Fine
 

L'angolo di Shera ♥

Eccoci dunque alla fine di questa piccola Long.
Nonostante la brevità del racconto, ci ho impiegato un po' per concluderla, spero però che ne sia valsa la pena ^^.
Ci sonno molte cose che potrei dire, ma non ne ricordo manco mezza.
Vi è piaciuto il finale? Mi sono discostata sia dal mito che dal finale adottato in Lux Averni. Spero vi sia piaciuto. Non è un capolavoro, ma sono soddisfatta perché è uscita esattamente il tipo di storia che volevo narrare: una fiaba.

Nel frattempo ho aperto anche un nuovo blog, e credo che alla fine, giusto per espandermi un pochino, adotterò anche la piattaforma Wattpad, nonostante la sua fama sia tutt'altro che buona.
Mah, vedremo XD.
Grazie a tutti voi che mi avete seguita e supportata. 
Un abbraccio

Shera♥
  
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