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Autore: Rohhh    04/10/2016    2 recensioni
A chi non è mai capitato di sentirsi troppo diverso da qualcuno e non provare ad andare oltre quelle apparenze? Ashley ha 21 anni, è una studentessa universitaria seria e posata, ha due sorellastre e una madre che sente troppo diversa da lei. In vacanza dal padre conosce Matt, il figlio della sua nuova compagna, ribelle e criptico, lui con la propria madre ci parla appena. Quell'incontro cambierà il modo di vedere le cose di entrambi e farà capire loro che non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto o per stringerne di nuovi con chi non ci aspettavamo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 28

 

Jenny infilò una felpa nera, troppo grande per il suo corpo esile, e pettinò i lunghissimi capelli corvini.

Si guardò allo specchio prima di uscire e aspettare che Mandy passasse a prenderla: aveva smesso di truccarsi pesantemente e i suoi occhi verdi spiccavano di più, circondati solo di un leggero filo di matita e non sommersi da ombretti e eyeliner scuri. Storse un po' la bocca, non si era ancora abituata a quella nuova immagine di sé, semplice e pulita, ma aveva toccato il fondo coi suoi vecchi atteggiamenti ed era determinata a chiudere quel capitolo buio della sua vita e per farlo era necessario modificare anche la parte esterna, quello che era stato il suo look esagerato e grottesco.

Uscì di casa e aspettò Mandy sul vialetto, ondeggiò per un paio di volte coi piedi tra tallone e punta, era leggermente nervosa e non riusciva a stare ferma. Guardò l'orario dal cellulare e prese un profondo respiro.

Quella sera l'attendeva una prova difficile, ma era certa che, se l'avesse superata, tutto sarebbe stato in discesa per lei. Socchiuse gli occhi e si diede internamente la carica.

Poco dopo l'auto di Mandy si fermò sotto casa sua e l'amica le fece cenno di salire.

Da quella maledetta sera Jenny aveva ricominciato a coltivare le sue amicizie sane, a uscire con le amiche, a divertirsi anche solo passando una notte intera a chiacchierare con loro. Aveva smesso, invece, di essere ossessionata dal suo aspetto fisico, con la voglia di piacere e di sedurre e di usare il sesso come strumento per ricevere attenzioni.

Certo, erano cambiamenti radicali nel suo stile di vita che avrebbero richiesto molto più di qualche giorno per stabilizzarsi ed era consapevole del rischio di qualche ricaduta, ma ce la stava mettendo tutta per ricominciare, anche grazie a quell'angelo dai capelli ricci che era Mandy.

Un tassello importante mancava ancora, però, ma a breve l'avrebbe affrontato.

Chiedere scusa a Matt e ad Ashley era l'unico modo di saldare i conti col passato e chiudere definitivamente quella porta. Ma tra il dire e il fare c'era di mezzo un enorme oceano, anche se aveva accettato di non essere ricambiata da Matt e si stava concentrando su altro, era perfettamente conscia che un amore così forte non si scordava certo da un giorno all'altro. Era letteralmente terrorizzata da come avrebbe potuto reagire nel vederli insieme, felici e uniti e dubitava della sua capacità di affrontarli.

Le mani le tremavano vistosamente, Mandy tolse una delle sue dal volante per stringergliele.

«Andrà tutto bene, vedrai» la rassicurò, Jenny le fece un mezzo sorriso, ma l'ansia non le svanì.

E arrivata in spiaggia, li intravide da lontano, Matt era bello come sempre, con quel cipiglio scanzonato, gli vide fare il suo consueto gesto di portarsi indietro i capelli lunghi dalla fronte, che si rivelava vano, perchè poco dopo gli ricadevano nuovamente in avanti coprendogliela e il suo cuore per un attimo accelerò i battiti, non poteva di certo pretendere che l'attrazione verso di lui si volatilizzasse come nulla. Continuò a fissare il suo viso calmo, poi spostò lo sguardo in basso e notò che si tenevano per mano, non nascondevano più a nessuno quella relazione, dovevano aver fatto passi avanti nel frattempo. Poi vide che Matt lasciò la mano di Ashley per avvolgere il braccio sui suoi fianchi e con un gesto spontaneo e delicato, avvicinò la testa della ragazza a sé e le diede un bacio sui capelli. Quella visione la spiazzò e per un attimo le fece perdere tutto il coraggio che aveva racimolato. Matt non era mai stato tipo da smancerie o da attenzioni e premure, ma adesso sembrava così diverso, in quel bacio depositato così dolcemente ci lesse tanto amore, quello che non aveva mai provato per lei e quel pensiero la turbò.

Si bloccò e indietreggiò, convinta di non potercela fare, di non essere ancora pronta.

«Io, non.. non ce la faccio» balbettò, ma una mano la afferrò, Mandy le sorrise e le diede tutto il suo supporto.

«Jenny, Matt è felice con Ashley, è così che doveva andare, la ama e sai benissimo che non si può decidere chi amare, non l'ha fatto lui, non l'hai fatto nemmeno tu. Lascialo andare, solo così potrai goderti tutta la meravigliosa vita che ti aspetta da ora in poi – la incoraggiò – e poi dai, Matt non è mica l'unico ragazzo sulla terra, scommetto che ne troverai uno migliore e che amerà solo te!»

Jenny annuì decisa, ormai non c'era più tempo per tirarsi indietro.

Mandy chiamò Matt e gli spiegò che Jenny era lì e che voleva vederli.

Ashley non vedeva Jenny dalla sera della festa, ma quando le fu davanti le parve che fosse passato davvero molto più tempo perchè la ragazza di fronte a lei non somigliava più quasi per niente al ricordo che possedeva.

Sembrava ringiovanita, aveva acquistato una freschezza tipica dei suoi 23 anni, il suo bel viso ovale era pulito e privo di trucco in eccesso e i lineamenti si scorgevano più dolci e nitidi. Era bella Jenny, anche quando si copriva sotto uno strato di fondotinta e ombretto, ma così, nella sua semplicità, la sua bellezza risultava ancora più esaltata e le donava una purezza nuova, che sapeva di rinascita. I lunghi capelli scuri le incorniciavano il viso diafano e le ricadevano lisci fino a sotto il seno, che non era più evidente e messo in mostra come mercanzia. Dovette ammettere che aveva subito un cambiamento radicale e inaspettato e si accorse che anche Matt doveva esserne rimasto sbalordito, glielo lesse negli occhi.

Jenny teneva gli occhi bassi e le braccia incrociate sul petto, era evidente che fosse terribilmente in imbarazzo e in difficoltà. Capì che doveva essere uno sforzo enorme per lei affrontare il ragazzo che amava e che aveva scelto un'altra e la ammirò per quello e per la forza che ci stava mettendo.

«Ragazzi, scusate se vi ho chiesto di vedermi, so che probabilmente mi odiate e ne avete anche dei buoni motivi, ma – iniziò con voce incerta, rivelando tutta la sua insicurezza – avevo bisogno di chiedervi scusa per le cose orrende che vi ho fatto e di cui sono sinceramente pentita, dovete credermi» disse, poi alzò lo sguardo in direzione di quello di Matt, che trovò serio e per un attimo la destabilizzò, ma andò avanti e si rivolse a lui direttamente.

«Matt, ti chiedo scusa per averti assillato e tormentato e per non aver capito che non ricambiavi i miei sentimenti. Sono stata stupida e ti ho messo in situazioni scomode. So che è presto per chiederti di poter essere di nuovo mio amico e capisco se non vorrai mai più farlo, ma l'amore rende così ciechi a volte e me ne vergogno» terminò, tormentandosi la stoffa della felpa.

Matt addolcì lo sguardo, le sembrava sincera Jenny, la conosceva e non c'era malizia né inganno nella sua voce, stavolta era lei, la vera lei.

«Accetto le tue scuse Jenny, siamo tutti umani e le cazzate si fanno, soprattutto per amore. L'amicizia tra noi può tornare, ma solo quando sarai davvero convinta di volere solo quello da me. Se pensi di riuscirci, io sono qua.» sottolineò Matt, lasciandole uno spiraglio aperto per ricostruire un rapporto di amicizia.

«Hai ragione Matt, ti ringrazio – disse Jenny, poi portò l'attenzione ad Ashley, per la parte del discorso che più la preoccupava, perchè si era accanita contro di lei gratuitamente senza che avesse fatto alcunchè per meritarlo – e tu Ashley, ti prego di perdonarmi per le cattiverie che ti ho detto e che ho pensato su di te, non c'entravi niente, non avevi colpa e io invece ho fatto la carogna, non ho davvero giustificazioni ma ti assicuro che ho compreso ogni mio singolo sbaglio e permettermi di scusarmi con te è stato un gesto molto carino da parte tua, non so se ci sarei mai riuscita al posto tuo e per questo ti ringrazio doppiamente. Per me significava davvero tanto poterlo fare» abbassò gli occhi, in attesa di una qualche reazione di Ashley, che arrivò presto.

«Va tutto bene Jenny, ti perdono, l'importante è capire i propri errori e, non ti conosco bene ma, ho già notato dei cambiamenti positivi in te e mi fa piacere, sono sicura che da ora in poi andrà tutto meglio» le sorrise, Jenny spalancò gli occhi, non si aspettava quel bell'augurio da parte sua, Ashley si era dimostrata una ragazza molto saggia e comprensiva e riuscì a immaginare come mai Matt ne fosse rimasto così attratto.

«Grazie, io spero tanto che possiate essere felici insieme, ve lo auguro davvero – si rivolse infine a entrambi, non sentiva più quel peso sullo stomaco e le sembrò di essersi scrollata di dosso delle pesanti catene – beh, adesso vi lascio, magari ci becchiamo in giro, a presto ragazzi e grazie ancora!» li salutò, poi corse via, leggera, una donna nuova e adesso che aveva sistemato quell'ultimo dettaglio, era pronta per la sua risalita e niente l'avrebbe più oscurata, non l'avrebbe più permesso. Abbracciò stretta Mandy, respirando a pieni polmoni l'aria salmastra, felice e fiduciosa del futuro e di ciò che l'attendeva.

Il passato era andato e non l' avrebbe più resa una persona orribile, una persona di cui vergognarsi,

 

«Jenny sembrava sincera, non credi?» chiese Matt ad Ashley, mentre seduti sulla sabbia sorseggiavano un birra, lontani dal chiasso della confusione.

«Sì, l'ho trovata davvero diversa, in meglio, spero che possa trovare la sua strada e la sua serenità» affermò, poggiando la testa sulla sua spalla.

Matt si chiese come faceva ad augurare tutto il bene possibile a qualcuno che con lei era stato così crudele e spietato, ma forse era anche per quello che Ashley gli piaceva così tanto, perchè non era drastica, lasciava una porta aperta a tutti, un'occasione di riscatto. Ammetteva che si potesse sbagliare e che non per quello bisognava essere condannati a vita. Glielo aveva dimostrato anche durante la vicenda di sua madre e gliene era davvero grato.

Matt bevve l'ultimo sorso dalla bottiglia, poi affondò entrambe le mani nella sabbia fredda, assaporando quella piacevole sensazione tra le dita e tirò la testa all'indietro. Sopra di lui il cielo sconfinato, reso più fumoso e meno stellato dalla presenza di grossi nuvoloni minacciosi. Quel tempaccio non accennava a voler smettere, a quanto pareva.

Qualche onda più violenta e fragorosa delle altre si allungava, invadendo il bagnasciuga e dava l'impressione di poterli raggiungere, facendo loro ritirare istintivamente le gambe ma, alla fine, si rivelava sempre un falso allarme.

Matt si voltò a guardare Ashley, stava con le ginocchia strette al petto e gli occhi fissi verso un punto imprecisato del mare. La sua espressione era vagamente corrucciata, sembrava pensierosa.

D'un tratto provo l'impeto di porle una domanda, una di quelle che lo spaventava ma che , chissà per quale ragione, non riuscì più a trattenere.

«E dimmi, ti mancherò quando sarai tornata a casa tua?».

Pronunciò quelle parole di getto, come per paura che se ci avesse impiegato troppo tempo, la sua parte razionale le avrebbe frenate e fatte morire sul nascere.

Non osò girarsi ma con la coda dell'occhio fu in grado di percepire un lieve movimento da parte di Ashley, probabilmente si era abbracciata ancor di più le gambe. Finalmente ebbe il coraggio di voltarsi e ne trovò la conferma.

Quella domanda doveva averla irrigidita e si era richiusa maggiormente su sé stessa.

«Mah, un po'» rispose evasiva dopo qualche secondo, deviando lo sguardo lateralmente.

Matt sorrise. «Hai mentito» sentenziò.

«Eh? Ma che dici?» gli chiese Ashley con voce stridula, quasi nervosa: l'aveva beccata in pieno. Adesso si era sporta verso di lui, in preda all'ansia di capire come avesse fatto a smascherarla.

«Quando menti di solito devi lo sguardo dalla parte opposta al tuo interlocutore – la informò, rivelando una capacità di osservazione dei segnali del corpo degna di un acuto detective – l'hai fatto anche adesso» disse con estrema calma, riportando la sua attenzione alle onde.

Ashley non provo nemmeno a smentirlo, si limitò a stare in silenzio, cacciandosi dietro le orecchie delle ciocche di capelli che la brezza marina si ostinava a scompigliare e approfittando di quel gesto per nascondere seppur di poco il suo volto, timorosa che Matt, adesso, fosse capace di leggerci molto altro.

«Quindi – la riscosse nuovamente la voce pacata del ragazzo – o non ti mancherò per niente, o ti mancherò tantissimo» trasse le sue logiche e inattaccabili conclusioni. E se da un lato il suo cuore sperava fortemente nella seconda opzione, dall'altro non poteva fare a meno di augurarsi che non avrebbe sentito la sua mancanza, che non avrebbe sofferto per lui.

Ma Ashley non sembrava intenzionata a sciogliergli quel dubbio, a dire il vero pareva aver perso la capacità di usare la parola, la sua espressione, dopo la meraviglia iniziale per la perspicacia del ragazzo accanto a lei, si era fatta ancora più assorta e concentrata.

Terribilmente seria, per certi versi.

«Tu mi mancherai» ammise Matt, travolto da uno slancio di sincerità disarmante, che gli aveva fatto perdere ogni difesa o scudo contro i suoi stessi sentimenti.

Ashley perse un battito, ma una improvvisa freddezza ebbe il sopravvento in lei, come se si fosse attivato un meccanismo di autodifesa dal dolore e un crudele cinismo si impadronì del suo essere. I suoi occhi rimasero gelidi e fissi davanti a lei, deglutì amaramente e si inumidì le labbra secche per parlare.

«E invece non dovrei mancarti» ribattè glaciale, scattando in piedi, con le braccia tese lungo i fianchi e i pugni stretti. Matt spalancò gli occhi a quella sua inaspettata reazione, si alzò a sua volta, la osservò, immobile, con il capo chino e i capelli che le coprivano il volto e con cautela provò ad afferrarle un braccio per scuoterla, ma ricevette in cambio uno strattone che gli fece perdere la presa, lasciandolo spiazzato e sconcertato.

Ashley non voleva essere toccata da lui, non poteva permetterglielo, perchè sapeva che altrimenti avrebbe ceduto di nuovo, era quello l'effetto che Matt aveva su di lei ogni volta che la sfiorava, ogni volta che la stringeva. E adesso non poteva lasciarsi andare, doveva imporsi, doveva essere forte, non si era detto così?

Che senso aveva parlare di mancanze, usare tutte quelle parole dolci, illusorie che avrebbero lasciato comunque un enorme vuoto tra pochi giorni, un vuoto incolmabile.

Provò tanta rabbia, delusione, impotenza e stavolta non voleva essere consolata, non voleva perdersi in un altro abbraccio, uno dei pochi che rimanevano da scambiarsi, voleva soltanto essere lasciata in pace, sola. Non voleva più essere una principessa da salvare, voleva salvarsi da sé.

Matt si sentì perso quando la sua mano venne strattonata via a forza da Ashley, qualcosa in lui si incrinò e per la prima volta si rese conto di una verità che lo lasciò disorientato.

Era diventato dipendente da Ashley, da quella ragazza che sembrava così fragile ma che in meno di un minuto lo aveva gettato nello sconforto rifiutando il suo contatto, rivelando una determinatezza inattesa, mentre lui, che si supponeva fosse quello forte e controllato, stava lì come un cretino, scosso e distrutto da quel gesto.

La afferrò per le spalle, costringendola a guardarlo in faccia, Ashley rabbrividì quando vide i suoi occhi blu disperati, ma non voleva vacillare. Li guardò il meno possibile.

«Ti prego Ashley, dimmi cosa devo fare per non vederti così, se c'è qualcosa che posso cambiare, se c'è un modo io lo farò, dimmelo!» la implorò, stringendo le mani più forte sulle sue spalle.

Ashley sussultò e capì in quell'istante che in realtà non c'era proprio nulla che lui potesse fare e la ragione era semplice: non era colpa sua né di nessun altro se si trovavano bloccati in quella situazione infelice, magari avesse potuto attribuirgli una responsabilità, avrebbe potuto odiarlo in quel caso e sarebbe stato tutto facile, rapido e invece no, lo amava, anche se la sua espressione pareva dire il contrario.

Nessuno poteva fare niente per loro, non c'era nessuno con cui prendersela e forse era proprio quello che la faceva imbestialire di più.

E poi con quale faccia poteva chiedergli di fare dei sacrifici, pretendere che fosse lui a trovare la soluzione quando lei stessa non era sicura di come agire, di come comportarsi, era tutto così nuovo e grande e quel salto nel vuoto la terrorizzava, si sentiva talmente inadeguata e imbranata.

«Non c'è niente che tu possa fare, Matt – sospirò sconsolata – non è colpa tua, non lo so neanche io di chi è la colpa di tutto questo» poi posò le sue mani su quelle di Matt, ancora saldamente ancorate alle sue spalle e delicatamente se le tolse di dosso, lui non fece opposizione, le permise di farlo, immobile come una statua, sconfitto.

La osservò voltarsi e abbassarsi a raccogliere la sua tracolla, infilarsela e scrollarsi qualche residuo di sabbia dai vestiti.

«Sono stanca, voglio andare a casa» le sentì dire.

«Va bene, andiamo» disse Matt, ma Ashley lo fermò immediatamente «No – esclamò, poi abbassò la voce - vado da sola» e cominciò ad avviarsi a passo spedito.

«Aspetta – la chiamò Matt, correndole dietro e afferrandola per un polso – vengo anche io, non puoi andare sola!»

«Lasciami – mormorò Ashley con una stretta allo stomaco e abbassando lo sguardo, quanto dolore le provocava usare quel tono con lui – ho detto che vado da sola, non ho bisogno di essere protetta, posso farcela anche senza di te, o pensi che non ne sia capace?» alzò la voce, forse anche di più di quanto intendesse farlo per buttare fuori quelle parole, che nascondevano un senso che andava oltre il suo semplice tornare a casa quella sera.

'Posso farcela anche senza di te'.

Quella frase colpì Matt come una coltellata.

Non voleva che Ashley fosse infelice senza di lui, al contrario desiderava con tutto sé stesso che potesse continuare la sua vita serenamente, ma sentirselo dire da lei, diretto come uno schiaffo, gli provocò un dolore forse un po' egoista e si chiese se non fosse lui a non riuscire più a fare a meno di lei.

Si arrese, mollò di colpo il suo polso e glielo vide ricadere morbidamente lungo il fianco.

«Scusa, non volevo dire questo, non l'ho mai pensato» disse a bassa voce, mentre non spostava lo sguardo dalla sua mano, rimasta aperta e vuota.

Ashley tremò, non solo per il freddo, si strinse di più nella sua maglia di cotone per ripararsi dal vento, poi gli voltò le spalle e si avviò, camminando più veloce che poteva per lasciarsi dietro i suoi occhi delusi il prima possibile.

Attraversò la spiaggia per un bel pezzo, le caviglie le facevano male per lo sforzo di camminare nella spiaggia così velocemente e spesso aveva rischiato di prendersi una bella storta, ma aveva tirato avanti finchè il dolore era diventato insopportabile.

A quel punto aveva rallentato fino a fermarsi, il respiro era affannoso, non solo per la stanchezza ma anche per un forte senso di oppressione che le stritolava il petto e le rendeva pesante prendere aria.

La figura di Matt che aveva lasciato lì da solo le tornò prepotentemente davanti agli occhi, facendoglieli pizzicare. Si guardò attorno sperando di vederlo, ma di lui non c'era traccia.

Tutta la risolutezza di prima era andata scemando e adesso faceva i conti con la sua coscienza.

'Che cosa ho fatto?' pensò, consapevole di aver agito d'impulso senza ragionare e di aver ferito Matt inutilmente.

L'aveva trattato davvero come una stronza e nemmeno se lo meritava.

Zoppicando riprese a camminare, quando fu fermata da Annie, che l'aveva scorta grazie alla sua vista perfetta e l'aveva raggiunta, insospettita per averla vista sola e apparentemente in difficoltà. Ashley le spiegò a grandi linee quello che era successo e la cugina la convinse a unirsi con loro per non farla tornare da sola, con la promessa che l'avrebbero riaccompagnata loro a casa.

Si unì alla comitiva delle cugine, sebbene non avesse un briciolo di voglia di stare in compagnia, un ragazzo la affiancò e si sedette accanto a lei: era un amico delle gemelle e sapeva che aveva un interesse per lei.

Cominciò a parlarle, a chiederle di lei, a impegnarsi per risultare interessante o divertente con battute squallide, ma non fece altro che darle il voltastomaco.

Si rese conto di quanto riuscisse a stare bene solo quando era con Matt e come nessun altro le interessasse in quel momento, perchè nessuno era come lui. Tutto quello a cui riusciva a pensare era Matt e alla reazione sconsiderata che aveva avuto nei suoi confronti quella sera. Le venne in mente la sua dolcezza, il suo modo schietto di dirle le cose, tutte le volte che gli era stato accanto nei momenti di difficoltà e si sentì una povera stupida.

Più volte Matt le aveva confessato quanto fosse importante per lui, l''aveva fatta sentire unica, speciale, amata, aveva esternato i suoi sentimenti più di quanto fosse riuscita a fare lei e conoscendolo non doveva essere stato facile. E lei? Cosa aveva fatto per lui?

Non era stata sincera, era stata solo capace di accettare passivamente tutte le attenzioni che lui le aveva rivolto, senza avere le palle di dirgli quello che lei provava, senza ricambiare.

La paura, sempre la stessa che la frenava, lei era la sua nemica e la sua rovina e anche quella sera si era chiusa in sé stessa per non aver avuto la forza di dirglielo che le sarebbe mancato da morire.

Non voleva andarsene senza averlo fatto, non voleva che di lei gli rimanesse il ricordo di una ragazza chiusa e arida e per nulla in grado di esprimergli il suo amore.

Sentì una mano poggiarsi sulla sua, ma non era quella di Matt e fu la goccia che fece traboccare il vaso.

«Mi stai ascoltando?» chiese quel tipo, Ashley non aveva sentito una parola di ciò che aveva blaterato per mezzora e nemmeno le interessava. Scattò in piedi e si liberò della sua stretta.

«Mi dispiace, ma sono già impegnata» gli disse all'improvviso, con un debole sorriso, poi si armò di tutta la resistenza che conosceva e corse via, ignorando il dolore alle caviglie e riprendendo quella strada scomoda sulla spiaggia, alla ricerca di Matt, che sperava di trovare insieme ai suoi amici.

Sempre più affannata e dolorante arrivò finalmente nel punto in cui di solito stazionava la comitiva di Matt, con lo sguardo lo cercò in mezzo alla folla, vagando come uno zombie, con le gambe che sempre meno riuscivano a sorreggerla.

Il dolore fisico e quello interiore la stavano distruggendo e sentì salirle la nausea.

Non lo vedeva, non c'era e la testa cominciò a girarle come su una barca in alto mare, incontrava i visi di gente attorno a lei e nessuna di queste era Matt, arrancava trascinandosi e inciampando più volte, voltandosi a destra e sinistra forsennatamente, alla ricerca dei suoi occhi.

Non riuscì più a orientarsi mentre si sentiva dentro a un incubo, vulnerabile e sola. Si fermò barcollante e senza meta, persa in mezzo a quella confusione senza sapere dove andare e cosa fare.

All'improvviso si sentì afferrare bruscamente da dietro, in una maniera che non riconosceva appartenere a Matt. Si voltò e infatti trovò uno sconosciuto, la osservava con un ghigno poco raccomandabile e non accennava a voler allentare la presa su di lei.

«Ehi piccola, che hai, ti sei persa? Ti vedo girare qui da un po'» biascicò quel tipo, Ashley lo guardò infastidita, poi cercò di liberarsi dalla sua stretta, che cominciava a farle male, ma non ci riuscì.

«Lasciami andare» gli intimò allora con voce ferma, nonostante non si sentisse forza nella gambe e avesse la testa frastornata.

«Sei sola? Sù, non fare la difficile, posso farti compagnia io» insistette lui con un tono schifosamente malizioso, avvicinando la bocca al suo orecchio, Ashley approfittò di quella sua debolezza per divincolarsi, ma aveva troppo dolore e non riusciva a correre, e così lo scocciatore le si affiancò di nuovo, provando a circondarle la vita con un braccio.

«Ti ho detto di lasciarmi andare, capito?» gridò Ashley, allontanandolo con una spinta, ma quel tipo sembrava non demordere.

Ashley sbuffò, odiava i ragazzi insistenti e arroganti, che non riuscivano a capire di non essere graditi e continuavano a infastidire le ragazze che avevano preso a tiro e a quello si aggiungeva anche l'irrequietezza per non aver trovato Matt. Le veniva da piangere per il nervoso, ma non era davvero il momento per farlo.

Continuò a camminare per farlo desistere e ad evitare che la toccasse quando, improvvisamente, delle braccia forti intervennero e le staccarono con violenza il molestatore di dosso.

Avvenne tutto così rapidamente che Ashley non riuscì subito a individuare l'identità del suo salvatore, dapprima serrò gli occhi di riflesso e si portò le mani sul volto per proteggersi, ma quando li riaprì provò un tuffo al cuore nel riconoscere il profilo di Matt.

Il suo volto era diventato una maschera di odio, aveva scaraventato a terra il ragazzo e con uno sguardo gelido lo stava puntando.

Di colpo si sentì libera da ogni dolore o ansia, le sensazioni negative stavano fluendo via dal suo corpo e si sentì invadere da una pace irrazionale, lui era lì e non aveva bisogno di altro, l'incubo era finito.

«Si può sapere che cazzo stavi cercando di fare, brutto pezzo di merda? Non l'hai sentita, ti ha detto di toglierti subito dalle palle!» lo udì ringhiare, fuori di sé dalla rabbia, la sua voce era dura e minacciosa, come mai l' aveva sentita.

«Va bene, calmati, non volevo mica fare niente di male» cercò penosamente di giustificarsi quell'essere viscido. Matt si abbassò verso di lui e lo afferrò per il collo della maglietta.

«Se non te ne vai subito ti spacco quella faccia di cazzo che ti ritrovi, capito?» continuò Matt, il ragazzo perse subito tutta la spavalderia che aveva usato prima con Ashley e con la coda in mezzo alle gambe si affrettò ad alzarsi e sparire.

Matt si affrettò a rintracciare Ashley con lo sguardo, la trovò dietro di lui, con le mani giunte sul petto, lo guardava con i suoi occhi nocciola chiaro che sembravano ancora più grandi e luminosi.

Si precipitò, e le prese il volto tra le mani, accarezzandoglielo ripetutamente per tranquillizzarla.

Un suo amico gli aveva riferito di aver visto una ragazza tra la folla che sembrava proprio lei, e senza pensarci due volte era corso immediatamente a controllare e quando aveva visto quel ragazzo che le metteva le mani addosso non aveva capito più niente, si era preso uno spavento terribile e aveva agito d'istinto.

«Come stai? Ti ha fatto qualcosa quel coglione?» le chiese, ancora ansimante per prima. Il solo pensiero di cosa sarebbe potuto succederle se non fosse intervenuto gli faceva ribollire il sangue nelle vene.

Ashley scosse la testa «No, sto bene - mormorò fissandolo negli occhi, e trovandoci la salvezza – era solo un idiota, me la sarei cavata comunque, di cretini così è pieno qua fuori» gli disse, decisa a non sembrare debole o bisognosa del suo intervento.

«Non ne dubito, ma non ci ho più visto dagli occhi, credevo fossi in difficoltà» Matt si allontanò da lei, irrigidendosi un po'.

Gli tornò alla mente solo in quell'istante la loro discussione di prima e non sapeva come comportarsi, non capiva se volesse ancora stargli lontano.

«Comunque grazie» mormorò Ashley, era ritornata tesa e impacciata dopo aver notato il cambiamento nel viso di Matt, evidentemente si era ricordato.

«Se non mi vuoi intorno posso anche andare» mormorò lui a testa bassa, per poi voltarsi e cominciare a camminare.

«In realtà – lo fermò Ashley, a voce alta – ero venuta a cercarti» le gambe ricominciarono a tremarle e, in barba al clima fresco, prese a sudare e sentire caldo. Matt si arrestò e ritornò a guardarla.

«Volevo dirti che mi dispiace per come mi sono comportata prima, sono stata stupida e mi sento uno schifo per come ti ho parlato e trattato – si scusò subito, Matt mosse dei passi verso di lei – è solo che sono stata travolta dalla rabbia e ho pensato di dover essere forte e fredda, ma non è questo il momento di essere forti, arriverà, certo, ma non è questo.» fece una pausa per prendere fiato e cercare dentro di sé le parole migliori per esprimere ciò che sentiva e stavolta senza filtri.

«Adesso è il momento di vivere, di lasciarmi andare, di smetterla di cercare di avere tutto sotto controllo, e di pensare a te» la voce le si incrinò e le uscì un gemito strozzato, ogni parola stava diventando sempre più pesante da buttare fuori, ma era determinata a farlo.

«Ashley, non c'è bisogno che tu..» provò ad aiutarla Matt, che già l'aveva perdonata, anche perchè in realtà non ce l'aveva mai veramente avuta con lei, capiva perfettamente come si sentiva, ma Ashley gli portò un dito sulle labbra per chiedergli il silenzio ancora un po'.

«Aspetta, c'è ancora qualcosa che devo dirti e devo farlo ora» si schiarì la voce e prese un lungo respiro, Matt attese con pazienza, lasciandole il tempo che le serviva.

«Da quando ti ho conosciuto tu mi hai cambiata Matt – cominciò – certo, all'inizio mi sei sembrato un grandissimo stronzo – entrambi sorrisero e l'atmosfera si alleggerì – ma sei subito riuscito a leggermi dentro meglio di quanto avessi mai fatto io. Prima ero chiusa, mi accontentavo di chiudermi nella mia zona sicura, rinunciavo a capire gli altri, non osavo mettere in discussione me stessa e le cose che avevo attorno, le accettavo passivamente e mi convincevo fossero giuste per me senza chiedermelo davvero. Sì, forse provavo meno ansie, meno paure e meno sconvolgimenti, ma ti giuro – lo guardò fisso negli occhi, ormai a un passo dai suoi – non mi sono mai sentita così viva come adesso, come da quando conosco te» scandì quelle parole una per una, perchè la loro importanza era fondamentale per lei e voleva che lui lo capisse, delle lacrime le si formarono agli angoli degli occhi e una cominciò a scorrerle sulla guancia. Matt la asciugò con un dito, poi non resistette più, ciò che Ashley gli stava dedicando era vita per lui, la medicina per la sua anima.

La strinse fortissimo, ed Ashley si abbandonò a lui, sentì gli effetti di tutta quella serata abbattersi di colpo sul suo corpo, le gambe non la ressero più, la scarica di adrenalina avuta prima la abbandonò lasciandole una sensazione di mollezza e debolezza, le caviglie le dolevano.

Matt la sentì cedere sotto le sue braccia e scivolare giù, la afferrò e la sorresse, temendo che stesse per perdere i sensi.

«Stai male, Ashley?» le chiese apprensivo ma Ashley paradossalmente non poteva stare meglio, adesso che era riuscita a dirgli quello che si era tenuta dentro per tutti quei giorni. Il malessere fisico non era nulla in confronto alla sofferenza che aveva provato al pensiero di averlo ferito.

«Non più – gli sorrise - sono solo un po' stanca, mi sono fatta male correndo sulla sabbia» lo tranquillizzò. Matt la aiutò a mettersi in piedi e la strinse per aiutarla a camminare.

«Sei tu che hai cambiato me Ashley, il mio cuore era atrofizzato, morto, pensavo di non poter conoscere il calore di un sentimento, non davo peso ai piccoli gesti, ai momenti, ma con te è tutto diverso. Mi sento una persona nuova, migliore.» la baciò dolcemente, tra loro c'era una consapevolezza maggiore adesso che si erano aperti l'uno all'altra.

«Mi mancherai da morire Matt, questa è la risposta alla tua domanda, quella che avrei dovuto darti prima» gli rivelò, senza alcun timore.

Il ragazzo strinse i pugni «Vorrei che tu non te ne andassi più, vorrei che io non debba andarmene, vorrei che potessimo restare qui insieme, vorrei che non fosse tutto così complicato e non so cosa fare» ammise, mettendosi a nudo, fragile, confuso, mentre la sorreggeva e la aiutava a camminare con lui. Quella rabbia e impotenza che Ashley gli aveva confessato di provare, lui la conosceva più che bene.

«Lo so Matt, non c'è bisogno che tu dica altro – gli accarezzò dolcemente una guancia – ora che ne dici se andiamo a casa – gli propose, ancora aggrappata alla sua vita – insieme» aggiunse, sorridendo.

«Certo, però conviene che tu salga – si abbassò e gli indicò la sua schiena per invitarla a farsi trasportare – mi sembri messa maluccio e di questo passo arriveremo domani mattina!» la schernì bonariamente.

«Va bene» accettò Ashley, poi si adagiò sulla sua schiena e gli cinse le spalle con le braccia, poggiando la testa su di lui e socchiudendo gli occhi, lasciandosi cullare dal calore del suo corpo e dal ritmo dei suoi passi, finalmente serena.

 

  
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