Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: rora02L    04/10/2016    1 recensioni
Tratto dal testo: - Mi vennero in mente le parole di Sally che- anche se era ubriaca- restava molto saggia ed introspettiva. Come sarebbe se una ragazza entrasse nel corpo di un maschio? Potrebbe, in qualche modo, renderlo migliore? E se i ragazzi imparassero dalle ragazze come ci si sente ad essere femmina in questo mondo così maschilista? - Come sarebbe allora se una donna entrasse nel corpo e nella vita di un uomo? E se succedesse il contrario?
Userò come prestavolto molti attori famosi... scoprite con me quali. Spero che l'idea, anche se non così originale, piaccia. Penso di averla resa più interessante.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2.


Image and video hosting by TinyPic


 

P.O.V.: Jane

Mi svegliai, sbadigliando come un facocero della savana. La sveglia ormai era suonata e meccanicamente la spensi, per poi scendere dal mio letto. Mi bloccai un attimo, incredula. Quello non era il mio letto. E avevo dormito con… qualcuno.
Aggrottai la fronte, notando che non era nemmeno la mia stanza quella. Che razza di scherzo…?
Mi avvicinai all’intruso nel mio letto, notando che era una donna dai corti capelli biondi e mossi, che indossava un pigiamino bianco decorato con degli adorabili pinguini. Il problema era che non era Sally, né nessun’altra persona di mia conoscenza. Alzai il busto e mi portai la mano al mento, pensierosa. Un brivido mi colse, notando che c’era qualcosa di pungente sul mio viso. Il panico mi assalì e così fuori dalla mia camera, diretta in bagno. Anche il bagno non era più il mio, ma sul momento mi sembrò il problema minore: avevo dei dannatissimi peli strani sulla faccia!
L’immagine che mi riportò lo specchio mi fece trasalire ed urlai spaventata: quella non ero io, decisamente. Era un uomo mio coetaneo, dai corti capelli mori e l’ispida barba cresciuta da poco. Gli occhi erano bruni, dall’aria gentile e qualche ruga solcava il suo volto. Ma non ero io. Mi tirai uno schiaffo, gridandomi: “Sveglia, Jane! Sveglia!” Ma mi feci un male cane e solo allora notai che non solo il mio volto era quello di un uomo, ma anche il mio corpo.
Niente più mani affusolate, lunghi capelli bruni, la mia terza di seno e le mie gambe depilate. Solo un paio di mani villose, braccia e gambe abbastanza muscolose, pancetta da birra/marito pigrone e peli ovunque. Sgranai gli occhi e mi convinsi che doveva essere un incubo. In quel momento la donna, che non so come seppi essere mia moglie, entrò nel bagno, preoccupata dalle mie urla: “Amore, che succede?”
Restai senza parole, non sapevo che dirle, ma mi inventai una scusa: “Emh niente, tesoro, io… ho fatto un incubo- avevo una voce grave, da uomo- sì, ero… tu eri incinta di una bambina che avevamo chiamato Jane e lei non si voleva svegliare e…” Mia moglie mi guardò corrucciata e sospirò, per poi voltarsi: “Jim, vedi di farti qualche drink in meno quando esci coi tuoi amici. Santo cielo… adesso preparati, partiamo tra dieci minuti! Devi accompagnare Josh a scuola e poi andare a lavoro.”
Mi guardai ancora una volta allo specchio, accarezzandomi i corti capelli mossi e scuri. Non ero un adone, ma avevo una moglie bellissima, per quanto mi sembrasse già dispotica e rompicoglioni. Alzai un sopracciglio, chiedendomi da quando usavo certi termini. Alzai le spalle al mio riflesso, cercando di ricordare cosa faceva ogni mattina Jim. Mi guardai le gambe: sicuramente non andava in giro coi suoi boxer neri. Tornai allora in camera da letto e seguii l’istinto, trovando facilmente gli abiti da lavoro: ero il coach di una squadra di football del liceo. Infilai il mio berretto da baseball ed uscii dalla stanza, diretto alla cucina. Lì trovai mio figlio Josh. Un bellissimo ragazzo, moro come il padre e dagli occhi scuri, ma più palestrato: era come una sua versione giovane e migliorata. Stava mangiando una tazza di latte coi cereali. Mi sedetti davanti a lui e mia moglie, Catherine, mi portò a tavola la mia tazza.
“Grazie!” dissi in automatico, con un sorriso che forse le sembrò ebete. Infatti mia moglie rimase sorpresa da tale gentilezza e disse: “Forse dovrebbero venirti incubi più spesso, oggi sei così gentile…” Mi domandai allora come si comportava il vecchio Jim. Quando finì la mia colazione, Josh si alzò in fretta dal tavolo, senza degnarmi di una parola. “Ehi, ragazzo, non dici niente al tuo vecchio!?” lo sgridai, proprio come fa un padre col suo figlio disobbediente. Lui fece una smorfia e si limitò a dirmi: “Giorno”, seguito da un cenno della mano, per poi defilarsi in camera sua. Gli adolescenti di oggi! Mi venne voglia di tirargli un ceffone, quanto insolenza! Mi alzai anche io dalla tavola e presi il mio portafoglio e le chiavi della mia auto, un SUV.
Mi venne in mente solo allora che stavo per andare a fare il coach di una squadra di football: io non sapevo niente di quel dannato sport! Ma la voce di Catherine mi incitava a partire e Josh mi stava già aspettando fuori, con una sola bretella dello zaino nero sulla spalla. Indossava una t-shirt con una scritta nera ed una pelliccia di pelle scura. Gli lanciai le chiavi, dicendogli di entrare intanto in auto, mentre io salutavo sua madre.
Catherine rimase nuovamente sorpresa dal mio comportamento, mi avvicinai senza badarci e le lasciai un bacio sulla guancia, in modo molto istintivo ed affettuoso. Ma mia moglie non rispose, rimase di sasso, ferma sulla soglia. O meglio, la moglie di Jim, era davvero assurda come situazione. Quando mi sveglio, Sally riderà fino alla fine del mese prossimo dopo averle raccontato questo mio sogno pazzesco. Sentii poi la voce di Josh che mi chiamava, suonando il clacson. Va bene che ormai a diciassette anni i ragazzi sanno guidare, ma il SUV di Jim mi sembrava piuttosto pericoloso. Così lo fulminai con lo sguardo e, con un gesto della mano, gli feci intendere che doveva spostarsi sul sedile del passeggero. Josh fece una faccia amareggiata e scocciata, ma ubbidì al mio ordine.
Entrai allora nell’auto, congratulandomi con Jim per aver risparmiato a sufficienza per permettersi quel gioiello, una così bella casa ed una vita agiata, nonostante i costi di una famiglia, anche se sua moglie lavorava alla scuola elementare come insegnante di inglese. Partì a tavoletta, per un qualche misterioso motivo volevo la velocità.
Forse era la parte spericolata di Jim che mi esaltava, quella auto così grande oppure il fatto che volevo solo sentirmi libera come un uomo può fare. Pensateci: gli uomini possono fare un sacco di cose senza essere considerati maleducati. Ad esempio guidare a tavoletta, bere un paio di birre con gli amici e, da single, farsi qualsiasi ragazza che si mostri disponibile. Ciò non è possibile a noi donne, sia per la nostra natura romantica sia per una questione di visibilità.
Ma, in quel momento, su quel suv e in quella vita che non era mia, ma di Jim Silver, nessun problema della mia vita da donna mi sfiorava.

~

Guardai la mia squadra. O meglio, la squadra di Jim. Tutti i giocatori aspettavano delle direttive sull’allenamento di oggi. Ma, se Jim sapeva quello che era da fare, io invece non sapevo assolutamente nulla di sport. “Emh…” era l’unica cosa che usciva dalla mia bocca. Poi una idea mi balenò nella mente: mi metto in malattia, dopotutto Jim non è in sé… perché ci sono io nel suo corpo.
Così finsi una febbre improvvisa, che non mi permetteva di lavorare e dissi ai ragazzi di allenarsi come fanno di solito, rassicurandoli sul fatto che presto sarei tornato a lavorare con loro. Già, presto… pensai tra me e me che non avevo idea di quando avrei potuto riprendere il mio corpo né come.
Ero ancora confusa, non capivo se ero in un brutto sogno o se quello che mi stava accadendo era reale ed ero veramente nella vita di un uomo. Nel corpo di un uomo. Ero un maschio o la mia mente si stava immaginando ogni cosa in modo così dettagliato?
La cosa migliore da fare era indagare. Dopotutto scrivere per una rivista di gossip qualche dritta la dava, come sapere che il modo migliore per conoscere una persona era guardare il suo cellulare, la sua stanza, il suo armadio e le foto che tiene in casa. Così risalii sul SUV, ben sapendo che a casa non avrei trovato nessuno e che quindi potevo agire indisturbata. O indisturbato. No no, io sono ancora una donna. Mica perché ho un corpo da uomo adesso devo dimenticare chi sono realmente. Arrivata a casa, mi misi sul divano giallo paglierino slavato del soggiorno della famiglia Silver e presi il cellulare dalla tasca dei jeans: un normale samsung di chissà quale epoca preistorica, di colore nero.
Andai sulla galleria e vidi molte foto di famiglia: Josh da piccino, Catherine e lui da giovani, un gruppo di amici allo stadio tra cui c’era Jim. Niente di particolarmente allarmante. Capii solo che Jim era un uomo che adorava la sua famiglia, ma quella di un tempo, non quella attuale. Infatti non aveva foto recenti di lui ed il resto della famiglia. Le ultime erano solo di lui coi suoi amici al pub o allo stadio per vedere qualche partita. Mi chiesi come mai era avvenuto questo cambiamento, quando ebbi come una specie di ricordo non mio, ma di Jim: si stavano separando.
Lui e sua moglie litigavano continuamente, c’erano state urla e litigi per ogni cosa, soprattutto per il fatto che Jim trascurava la moglie ed il figlio per il lavoro, passando sempre meno tempo con loro. Mi sedetti sul divano, sentendo la tristezza e la disperazione che cresceva nel cuore di Jim. Mi venne da piangere. Jim non lo avrebbe fatto, ma io sì. Lo feci, piansi per la vita di quell’uomo, che non voleva perdere la sua amata famiglia. Ed allora capii che cosa dovevo fare.
Chi meglio di una donna sa come si riconquista una donna?

~

P.O.V: Sally

Odiavo le mattine, quella poi era una insopportabile. Allungai la mano per fari zittire la sveglia, che mi trapanava le orecchie col suo suono. Poi pensai che non avevo una sveglia in casa mia. E che le mie mani erano rosee, morbide, paffute, femminili e con lo smalto fucsia che avevo messo ieri durante la pausa caffè. Ma la mano che aveva spento la sveglia era una mano da uomo, un uomo di colore.
La guardai, ancora stordita dagli eventi, e saltai con un balzo dal mio letto. Il mio primo impulso fu di riempirmi di pizzicotti la guancia, per poi passare a poderosi schiaffi: non mi svegliai. Corsi allora fuori dalla camera, che non era di certo la mia. E poi chi è il pazzo che tiene un bilanciere nella sua stanza? Avevo il fiatone e cercai di capire cosa diavolo stava succedendo. Allora, non era un sogno.
Via una ipotesi. Ma non poteva mica essere che io… Decisi che dovevo controllare e cercai il bagno della casa, trovandolo libero. Allora mi abbassai i pantaloni e la cosa fu ovvia: ero un uomo. Ricaddi sul gabinetto, frastornata. Che razza di scherzo era? Pensai di essere stata rapita da alcuni scienziati folli di Manhattan, che mi avevano trasformata in un uomo di colore per divertimento.
Sospirai, sconsolata. Ma ero certa di poter fare qualcosa, rivolevo il mio aspetto dolce e femminile. Mi alzai e timidamente guardai verso lo specchio sopra il lavabo, preoccupata di avere una terribile faccia o la mia in versione nera e ricoperta di ispida barba. Vidi invece il volto di un bellissimo uomo, dai profondi occhi neri pieni di storie non dette e dalla mascella dura. Le sue guance erano appena ricoperte dalla barba nera, ma era un uomo invidiabile. Per farvi capire, sicuramente avrei sbavato vedendo un figo del genere nudo davanti a me. Ma pensai che non fosse solo per regalarmi la visione di uno splendido fisico che ero capitata in quel corpo. Dovevo scoprire il perché. Improvvisamente mi ricordai di cosa mi era capitato il giorno prima, durante il lavoro. Molly Anderson era venuta nel mio ufficio, con un nuovo elogio alla vita di coppia, che però stranamente riportava anche i suoi lati negativi.
Così, scherzando, le avevo detto che avrei voluto proprio vedere quanto fosse dura e difficile la vita di un uomo, specie se bello. Lei aveva sorriso come sempre, ribattendo: “Forse questa è una esperienza che potrai avere presto.” E così era stato.
Allora Molly era una strega o una specie di chirurgo pazzo in incognito?



Angolo autrice:
Ecco il secondo capitolo, spero lo troviate migliore del primo. La foto è della presta volto di Sally. Fatemi sapere che ne pensate!
Rora
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: rora02L