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Autore: Aki_Saiko    05/10/2016    2 recensioni
[Lievi spoiler rigaurdo l'inizio di Bravely Second] [Song-fic ispirata a Start:DASH!! delle μ's] [Parte della serie: Music: Start]
Song-fic introspettiva che guarda agli esordi dei nostri sei protagonisti, raccontando come si sono sentiti, cosa hanno pensato, cosa hanno deciso. Tutti, però, vengono accomunati da una cosa: la frizzante eccitazione di un inizio, di un'avventura appena cominciata.
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Music: Start'
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Personaggi: Tiz, Agnès, Ringabel, Edea, Yew, Magnolia
Soundtrack: Start: DASH!! - μ's; QUI trovate il testo in inglese.
Note: ci tenevo a pubblicare questa piccola shot il prima possibile, dato che oggi è stato il mio primo giorno di università, ed anche per me inizia un nuovo percorso. Lo so, la canzone è in pieno stile idol/K-pop, che di norma non ci prenderebbe molto con i Bravely. Tuttavia il testo è particolarmente bello dal momento che tratta, appunto, di un inizio, seppur difficoltoso, carico di speranza verso il futuro, e, cosa più importante, questa canzone mi permette di creare un legame tra questa storia e un'altra che pubblicherò più in là c:
Buona lettura.





 
Even newborn baby birds
Will someday soar through the sky
They'll fly with great, strong wings

Don't ever give up
That day will definitely come
You can feel it too, can't you?

The beats of the beginning
 
 

Start: Dash

 
 
Il primo colpo al cuore, per Tiz, era stato svegliarsi dentro un letto sconosciuto, in una stanza sconosciuta e osservare un soffitto sconosciuto, ricordando a stento chi fosse, con la sensazione di essere scampato per poco alla morte. Ascoltare le parole di chi si era preso cura di lui e acquisire la consapevolezza di essere solo: non un altro abitante di Norende era sopravvissuto. E infine rivivere davanti agli occhi il momento in cui la mano di Til aveva lasciato la sua, il momento esatto in cui aveva osservato suo fratello venire risucchaito nella voragine. Senza poter fare nulla per evitarlo.
Il secondo colpo al cuore, invece, era stato, dopo averne trovato il coraggio, affacciarsi dal bordo del dirupo con un groppo in gola e gli occhi che pizzicavano ed osservare il cratere che aveva inghiottito la sua famiglia, il suo villaggio ed ogni sua certezza per il futuro. Si sentiva, in quel momento, come se la sua stessa vita fosse scomparsa, annichilita anch’essa dalla luce splendente che gli aveva sottratto ogni cosa.
Ma poi qualcosa –o meglio, qualcuno- aveva attirato la sua attenzione: una ragazza, probabilmente non più grande di lui, che aveva lo sguardo carico di una sofferenza forse pari alla sua e le spalle gravate da un peso senza dubbio più grande di lei.
Era Agnès Oblige, vestale del Cristallo del vento, e stringendo la sua mano per guidarla attraverso la Gola di Norende, mentre fuggivano dagli attacchi del Ducato, Tiz sentiva di aver ritrovato la speranza e la determinazione a vivere un’esistenza diversa: poteva cambiare materialmente qualcosa, e non lasciarsi prendere dalla disperazione. Poteva essere un nuovo inizio.
 
 
 
Il ricordo delle vestaline e delle donne che vivevano al Tempio, il pensiero che le persone che erano sempre state tutto il suo mondo erano morte per poter salvare lei tormentava Agnès da settimane, senza darle pace nemmeno durante il sonno. E fosse stato solo quello. La situazione era, per utilizzare un eufemismo, tragica: un attacco simile all’Ortodossia non aveva precedenti, e a causa delle gravi conseguenze dell’oscurità che possedeva i cristalli si era diffuso presso le persone comuni, e non solo, l’odio ed il disprezzo per le vestali. Tutto ciò in cui credeva ed in cui aveva sempre creduto era stato messo in discussione quella orribile notte, ogni sua certezza aveva iniziato a vacillare mentre, in fuga sotto il cupo cielo notturno, ogni tanto volgeva il capo dietro di sé e osservava il Tempio del vento, la sua casa, completamente devastato.
Le notizie origliate di nascosto le avevano infuso, al pari, una tristezza sconfinata e una nuova determinazione: le vestali dei Cristalli del fuoco e della terra erano state uccise, mentre quella del Cristallo dell’acqua, la sua cara Olivia, era scomparsa da tempo. Lei rimaneva, dunque, l’unica persona in grado di fare qualcosa per Luxendarc: decise quindi, prima di tutto, di recarsi a Caldisla, dove aveva sentito che una grande voragine aveva squarciato la terra poco tempo prima che le tenebre avvolgessero i Cristalli.
Aveva incontrato Airy, il che non aveva giovato molto al suo pessimo senso dell’orientamento, ma certamente la sua compagnia l’aveva rallegrata almeno un po’. E poi aveva conosciuto Tiz. E sebbene avesse rifiutato in tutti i modi possibilli l’aiuto del giovane, si era alla fine rassegnata a viaggiare insieme a lui: il suo modo di fare gentile, pacato e rassicurante dava ad Agnès la stessa piacevole sensazione che avvertiva dalla finestra della sua vecchia camera, quando il caldo vento estivo soffiava su Harena.
Era determinata: aveva una missione, e l’avrebbe portata a compimento ad ogni costo.
 
 
 
La logica avrebbe voluto che una persona la cui casa era appena stata incendiata fosse, nell’ordine: spaventata, preoccupata, arrabbiata. E Ringabel non era niente di tutto ciò. Il motivo era uno solo, chiaro e semplice: la ragazza bionda che stavo col mago e i due Cavalieri del Cielo, la stessa che gli aveva dato un profondo e insistente senso di deja-vu nonappena l’aveva osservata. Quando poi questa aveva a gran voce protestato contro quell’atto ingiusto ed era stata sul punto di ribellarsi apertamente contro il suo superiore, Ringabel era stato certo, senza alcun dubbio, di averla già incontrata da qualche parte. Il suo tono gli era familiare, così come la sua fierezza, il suo orgoglio. Ne era sicuro: quella ragazza non gli era estranea. E non riusciva a comprenderne il motivo, era solo una semplice intuizione. Del resto, da quando si era risvegliato senza uno straccio di ricordo, una settimana prima, quella era la prima volta che incontrava qualcosa o qualcuno di davvero, davvero familiare.
Per questo, appena aveva intravisto Tiz e Angès entrare nella locanda dopo averne letto sul Diaro di D, non aveva perso tempo e aveva chiesto loro di accompagnarli al Forte di centro. Sapeva che erano diretti lì, e sapeva che andare con loro poteva essere un buon modo per conoscere quella ragazza.
E anche se convincere Angès non era stato immediato, era felice di essersi unito al gruppo. Non sarebbe stato facile recuperare la memoria –sempre che ci fosse riuscito- ma decise di prendere quell’avventura come un modo molto particolare per ricominciare daccapo: magari sarebbe perfino diventato una persona completamente diversa da quella che era prima.
 
 
 
Edea Lee, figlia di Braev Lee il Templare, era abituata ad ottenere sempre ciò che voleva. E non perché il suo retaggio la rendesse una favorita agli occhi degli altri, ma perché, testarda com’era, se prendeva una decisone andava sino in fondo, e se intraprendeva una missione la portava a termine. Sempre. E questo era stato il suo lasciapassare per l’arruolamento nei Cavalieri del Cielo di Eternia: voleva servire il Ducato di cui andava orgogliosa, voleva adempire al compito assegnatole, ma soprattutto desiderava affermare se stessa: aveva promesso a suo padre che avrebbe fatto ritorno ad Eternia da guerriera.
Ma le cose non erano andate esattamente in quel modo. Edea era una persona caparbia, dal carattere forte, pronta a riconoscere gli errori ma inamovibile nelle sue posizioni quando sapeva di avere ragione: faceva fatica a sottostare agli ordini dei suoi superiori se questi in qualche modo non avevano il suo rispetto o infrangevano il suo ferreo codice morale. Ma nei Cavalieri nessuno era troppo indulgente nei suoi confronti: quante strigliate si era presa, quante minacce di congedo le erano arrivate nelle ultime settimane? Non lo sapeva più. E Ominas Crowe era stato la scintilla definitiva che aveva dato fuoco a quella cassa di dinamite che era il carattere orgoglioso e attacabrighe della ragazza.
“Basta così” si era detta Edea, ripensando alla crudeltà dei Cavalieri del Cielo, ai crimini perpretati dal Ducato e alla spietatezza di Ominas: non era quella la fazione per cui aveva intenzione di combattere. E quindi sì, aveva voltato le spalle al suo popolo: aveva combattuto il Mago Nero a fianco della Vestale del vento per poi fuggire con quello sgangherato gruppetto. Ora era ricercata anche lei. Se ne pentiva? No. In fondo, quel viaggio poteva essere un’occasione per conoscere, finalmente, il mondo che aveva sempre ignorato fino a quel giorno.
 
 
_
 
 
 
Yew Geneolgia, figlio di Avidus Geneolgia e ultimo –nonché unico- discendente di Primus Geneolgia, capo dei Tre Cavalieri alla guida della Guardia dei Cristalli.
Qualche ora prima, quei titoli altisonanti rappresentavano ciò in cui credeva, ogni sua certezza, il fardello trasmessogli dalla sua casata.
Ma ora? Ora Janne l’aveva tradito, e Nikolai non era stato da meno. La Papessa rapita, i vertici del comando di Eternia sbaragliati in un attimo, la Guardia dei Cristalli distrutta. Non gli restava nulla. La sua tenda gli sembrava ancora più grande del solito, ora che non aveva nessuno con cui condividerla, e ancora peggio, si trovava in un bosco, di notte, da solo e con il terrore dei fantasmi.
Incominciò a sentire delle voci.
No, probabilmente si stava solo illudendo.
Oh, no, erano delle voci eccome. Anzi, una voce. E proveniva… da una bambola? Che per qualche motivo sembrava avere vita propria?
Il ragazzo si precipitò fuori dalla tenda e prese a correre ancor prima di chiedersi cosa esattamente sperasse di ottenere. In ogni caso, la Maga che manovrava la bambola lo raggiunse, ingaggiando un combattimento, sebbene Yew fosse talmente terrorizzato da riuscire a stento a respirare.
Una figura celeste arrivò senza preavviso in suo soccorso, presentandosi come Edea Lee.
Quella Edea Lee?! Possibile?
No, giusto, non era il momento di esitare: doveva combattere.
I due riuscirono ad allontanare la strega, anche se solo momentaneamente. E Yew non poteva credere di essere appena stato salvato dalla figlia del Gran Maresciallo di Eternia.
Fecero ritorno in città, dove parlarono con un vecchio uomo a proposito di una profezia. Fu lì che decisero di compiere la loro nuova missione insieme: il giovane non era più solo, aveva di nuovo qualcuno su cui contare.
 

 
Il corpo di Magnolia era parecchio dolorante, e a stento riusciva a muovere gli arti. Del resto, per quel poco che ricordava, quello della sua navicella era stato un bell’impatto. Ma cosa era accaduto mentre lei era svenuta?
La dolce fragranza di candido fiore l’aveva risvegliata: di fronte a lei, un giovane dallo sguardo gentile e i capelli castani arruffati. Che le stava offrendo una mano… e un fiore.
Rimase paralizzata ancora per un attimo, mentre sentiva il sangue affluirle sulle gote e il cuore mancare un battito. Non, non, non, non andava affatto bene: Fort Lune, i Ba’al, la sua missione, non poteva pensare al matrimonio adesso. Eppure lui era così cortese, si era preoccupato per lei, le stava chiedendo come stesse. Forse era almeno il caso di rispondergli nella sua lingua.
La ragazza si presentò come Magnolia, lo stesso nome con cui Yew –così si chiamava il suo soccorritore- aveva chiamato il fiore che le aveva offerto in dono. Che sciocca, continuava ad avvertire il rossore sulle guance se solo ci pensava.
In ogni caso, quei due ragazzi avevano una missione: non sarebbe stato carino andarsene, ma a parte quello, non aveva comunque un posto in cui tornare viste le condizioni della sua astronave. In più doveva assolutamente assolvere al suo dovere di cacciatrice di Ba’al, e accompagnarli nel loro viaggio le sembrava la soluzione migliore. Certo c’era sempre da tenere presente la proposta che quel giovane le aveva fatto: che la sua vita stesse per cambiare in maniera drastica?
Di certo l’eccitazione per un nuovo inizio c’era, ed era grandissima.
  
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