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Autore: vero_leowonny3    05/10/2016    1 recensioni
Trovo incredibile come una robetta cilindrica lunga non più di cinque centimetri possa far sparire una persona.
E mentre ero nella vasca a fissare la parete, mi resi conto tristemente della verità: io ero al mondo e al mondo dovevo starci. E non sarebbe stata una semplice overdose a portarmi via dalla realtà.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: G-Dragon
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~ Overdose
 Rieccomi con una one shot. Nonostante non abbia ancora finito la storia precedente ho deciso di pubblicare lo stesso questo racconto perchè era da tanto che lo avevo in mente e, in attesa di ispirazione per il prossimo capitolo di Welcome To My Paradise, vi presento la mia seconda storia (Questa volta su GD ^^) Buona Lettura! (Ogni riferimento a date o luoghi è puramente casuale.)

A volte mi domando come facciano certe persone a vivere nonostante tutte le avversità che la vita gli pone davanti. Non gli viene mai voglia di fermare tutto? Non gli viene mai in mente di abbandonare tutto con una pastiglia di ecstasy? Non si fermano mai a pensare:-Ma che schifo di vita-? Beh, a me succede così.
È da ormai circa sette anni che sono una celebrità ma ancora non mi sono abituato a tutto questo. Sembrava una cosa facile. Niente di più falso. Per tutto il giorno, dalla mattina alla sera, sono costretto a indossare maschere diverse per piacere alla gente. Mi vesto come vuole la gente. Mi comporto come vuole la gente. Il regolamento di un idol è molto severo. Sono amato e conosciuto da tutti ma sono sempre solo. Alla fine dei concerti nessuno mi viene a chiedere:-Ehi Jiyong, tutto ok?- Quando ho finito di scrivere un album intero e lo consegno ai produttori nessuno mi dice:-Sei stato bravo. Ora vai a riposarti.- Mi ritrovo in ogni caso seduto in camera mia a fissare il vuoto. Solo. Così ho iniziato a fumare. Inizialmente sigarette normali, poi anche spinelli. Sono i miei unici compagni insieme a qualche pasticca ogni tanto. Almeno con loro posso essere me stesso.
Quando gli altri BigBang e tutto il personale lo è venuto a sapere ho rischiato di essere buttato fuori. Ma poi il presidente della casa discografica ha ritenuto “Troppo rischiosa la liquidazione di GD. In quanto idolo internazionale sarebbe uno scandalo.” Eh, già. Facevo fare loro troppi soldi per permettersi di lasciarmi andare via così. Ero la loro marionetta e dovevo restare in pista ancora per molto. Decisero di tenermi limitandosi a fare in modo che non si venga a sapere in giro. Così è stato. Fino a quella sera in cui tutto il mondo è venuto a sapere che mi facevo di marijuana.
Era il 26 novembre del 2013, me lo ricordo come fosse ieri. I BigBang erano a Seoul per un comeback. Quella sera ero particolarmente depresso e, un'ora prima dell'inizio del concerto, mi fumai quattro canne. Potevo fumare solo in camera dove nessuno mi vedeva. Non so come spiegare quella sensazione. Cominciai a vedere doppio e a ragionare sempre di meno. E intanto l'inizio del concerto si faceva ogni secondo più vicino. Ero sdraiato sul letto e osservavo le nuvole di fumo uscire dalla mia bocca e disperdersi nella stanza. Dopo due tiri l'aria era già satura di droga. A cinque minuti dall'entrata in scena il mio manager mi bussò alla porta per avvertirmi che tra poco avrei dovuto essere sul palco. Lo spettacolo iniziava con una prima intro che vedeva me come solista. avrei dovuto cantare Who you. Io uscii dalla mia stanza qualche minuto in ritardo. Quando sei fatto non ti accorgi del tempo che passa. Non ti accorgi di niente in realtà. Non appena mi videro  mi spinsero subito fuori. -Muoviti! La gente aspetta!-
Salii sul palco barcollando, acclamato da milioni di fan che urlavano il mio nome. Tutto quel rumore mi dava un mal di testa insopportabile. Tutto intorno a me si muoveva e roteava. Guardavo quello stadio strapieno di persone senza sapere cosa ci facevo lì sopra. E intanto la base partì. D'istinto avvicinai il microfono alla bocca. Non ero certamente in condizioni di cantare. Feci per affrontare la prima strofa ma quello che le mie corde vocali fecero uscire era tutt'altro che un inizio di canzone. Mi fermai subito perchè la testa mi stava esplodendo. Gli urli e le acclamazioni si esaurirono appena aprii bocca. Seguite da un silenzio di sconvolgimento e da successivi fischi e insulti. Volevano che io cantassi. Osservai il mare di gente che appena un attimo prima mi amava e ora mi avrebbe preso a schiaffi. Sorprendente come le persone cambino opinione nel giro di trenta secondi. Mi presi la testa tra le mani. Troppo casino, troppa pressione, troppo tutto. La base si era già fermata da un pezzo. Non si poteva andare avanti così. Alla fine i tecnici se ne uscirono con un po' di fumo e di luci abbassate. Il manager mi prese per le spalle e mi portò dentro. Io mi sedetti sul pavimento in attesa. Intanto però sentii la voce dei produttori infuriati per quel concerto andato a monte. -Si è drogato di nuovo quel bastardo! Ci è costato una fortuna affittare questo palco e ora dovremo restituire tutti i soldi delle vendite!- fui congedato immediatamente. Non vollero nemmeno vedermi. E intanto la folla continuava a fischiare.
Andai nel mio bagno privato e mi misi nella vasca. Quando il mondo sembra avercela con me vengo sempre qui. Da solo. Aprii il rubinetto e osservai l'acqua che riempiva la vasca e bagnava i miei vestiti. Ancora non mi ero ripreso dall'ecstasy, però potevo chiaramente capire che ora tutti mi avrebbero odiato. Senza neanche accorgermene incominciai a ridere. Risi e appoggiai la testa al bordo di ceramica. Chiusi gli occhi e provai a immaginare la mia vita senza la popolarità. Senza quel fottutissimo nome d'arte fin troppo stretto per me. Non avevo idea di come fosse vivere senza il fiato dello staff sul collo e un manager che mi segue ovunque vada. Non posso immaginare qualcosa che non conosco.
Restai ad occhi chiusi per un po' finchè non sentii il mio telefono vibrare dal comodino su cui lo avevo appoggiato. Mi sporsi e lo afferrai. Vidi un sacco di commenti sulla mia ultima foto di Instagram. Haters che avevano visto il concerto e avevano colto l'occasione per un po' di insulti. Come se i fischi non fossero bastati. Alcuni erano fortissimi e mi auguravano di morire. Fosse per me vi accontenterei anche subito, pensai. Altri profili minacciavano le haters e prendevano le mie difese. Si era scatenata una furiosa lotta sul web, argomento: GDragon e la sua droga. Spensi il telefono e lo rimisi dov'era. Non mi andava di leggere quei messaggi. Volevo solo fumare, e magari scomparire in una nuvola di fumo. Mi ricordai che tenevo un pacchetto nascosto anche nel mio bagno privato. Per fortuna era abbastanza vicino da poterlo prendere senza spostarmi troppo. Ne accesi una, tirai una boccata e la guardai. Trovo incredibile come una robetta cilindrica lunga non più di cinque centimetri possa far sparire una persona. Incredibile e triste. Ricominciai a vedere doppio e quella sensazione tornò. Mi sentii tutt'un tratto impotente. Ero dipendente da quella robetta cilindrica lunga non più di cinque centimetri che il mondo chiama sigaretta.
E mentre ero nella vasca a fissare la parete, tristemente mi resi conto della verità: io ero al mondo e al mondo dovevo starci. E non sarebbe stata una semplice overdose a portarmi via dalla realtà. 

   
 
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