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Autore: _hell_inside_    06/10/2016    1 recensioni
"Le lame fendevano l’aria, la aprivano in due, prima di squarciare la carne degli innocenti. Gli ordini dei centurioni risuonavano secchi e truci nella notte, e il rumore di centinaia di armature e sandali chiodati battevano sulla terra del villaggio e delle capanne, mentre si mischiavano agli urli di chi stava venendo bruciato vivo nelle proprie case. Qualcuno pregava che la Dea li salvasse, ma quella notte, era cieca, bendata e oppressa dal dolore, esattamente come lo era il suo popolo. "
L'oppressione romana in Britannia, bardi, sacerdotesse, druidi, guerrieri e clan. Una storia d'amore e una guerra che sembra impossibile vincere
(Cambiamento di titolo: prima era "Resistono i frammenti")
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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CAPITOLO QUATTRO
 

Gwyn arrivò davanti alla capanna del bardo, incerto se entrare o no. Sapeva bene quanto quel uomo potesse essere suscettibile e indisponente e l’ultima cosa che avrebbe voluto sarebbe stata quella di farlo indisporre, fino a non farsi dire ciò per cui era arrivato fin lì.

-Guarda che ti sto aspettando, Gwyn ap nebb. Entri o vuoi farmi aspettare tutto il giorno- aveva ululato da dentro Aodh

-Come mai da qualche tempo, tutto il clan si è deciso a ricordarmi che io sono figlio di nessuno più frequentemente del solito?- borbottò Gwyn

-Desideri dell’infuso di salvia?- lo ignorò il più anziano

-No grazie. Mi hanno detto che volevi parlarmi?-

-Tieni, prova queste. Sono la mia specialità- gli allungò una ciotolina di legno con dentro delle piccole palline di colore verdastro

-Hai intenzione di avvelenarmi?-

-Perché dovrei avere interesse a ucciderti? Sei un bastardo, non hai nulla che possa avere valore per me. Mangia pure, c’è argilla, infuso di salvia e foglioline di menta selvatica- Gwyn allungò timidamente la mano, mettendo in bocca una delle palline e… Avevano un buon sapore! Ci affondò i denti dentro, mentre il bardo diceva:- Non masticarle, oppure sembra di mangiare terra-

Il moro fece una faccia schifata e, senza farsi vedere dal bardo, sputò l’ammasso a terra*.

-Ma di cosa volevi parlarmi?-

-Uh, giusto, giusto. Si è svegliata-

-La fanciulla?-

-No, mia nonna, la fanciulla, si-

-E ora dov’è? Come sta? Da quanto è sveglia?-

-Ehi, calmati. È a casa di Owain, e tu non ti ci avvicinerai. Non fare cose folli, Gwyn. Adesso è tempo di seguire la testa, poi verrà il momento di usare il cuore, come in battaglia-

-Cosa ne sai tu di battaglie?-

-So che tu, per essere ancora vivo, sei scaltro, usi la testa. Non sei un guerriero che segue l’istinto. Perché ora vuoi seguire così tanto il tuo cuore, Gwyn?-

-Sento qualcosa, come un filo che mi lega a lei. E ti assicuro che sarà mia-

-Se riuscirai a domare una bestia selvatica, sarà tua. Ma lei appartiene già a qualcuno-

-A chi?-

-A qualcuno a cui apparteniamo tutti-

 

-Fammi provare- una voce femminile interruppe il movimento di Gwyn, facendogli perdere la continuità del movimento e la spada scalfì solo leggermente la superficie dello scudo di Myrddin. Persino Idwal, impegnato a affilare la punta della spada alzò lo sguardo dalla lama. Davanti alla vista dei tre uomini, stava in piedi lei.

-Sei una donna, forse nemmeno, ancora. Non combatto contro le donne- disse Myrddin. In quegli occhi castani aveva visto un guizzo di vita che conosceva fin troppo bene, il guizzo di vita che aveva Nimue. La sua Nimue…

-Non desidero combattere contro di te. So che uno di voi tre mi ha salvato la vita…-

-Sono stato io. Gwyn ap nebb- la interruppe, quasi bruscamente, facendo un passo avanti. Lei sorrise.

-Grazie. Posso chiederti un duello?- chiese pacata. I capelli castani erano sciolti fino a ricadere sulle spalle e il vestito sembrava esserle stato riadattato da uno più largo. Era alta per essere una donna, seno prosperoso e fianchi larghi.

-Se mi assicuri che non hai paura di combattere si-

-Dammi una spada- Gwyn le porse la sua, e chiedendo silenziosamente la spada a Myrddin. Lei la afferrò e perse qualche attimo a soppesare la lama, controllarne il bilanciamento e infine a passare il filo tra le dita. Si incantò qualche istante a osservare l’arma, come persa tra i ricordi. Poi, si mise in posizione.

Gwyn, con un po’ di timore, mosse il primo attacco. Non era abituato al peso della spada e non era abituato a essere così vicino al suo avversario. E non era abituato a lei. Ad averla così vicina. Quasi non si accorse dell’affondo veloce della fanciulla e riuscì a parare solo all’ultimo.

Attacco, parata, contro attacco. Quello che lui non aveva in tecnica, lei non aveva in forza. Quello che lui aveva in furbizia, lei aveva in istinto. Poi, per sbaglio, un errore di valutazione, Gwyn non trovò la spada della sua avversaria, ma la pelle. La lama le si piantò sotto l’unghia del pollice e Gwen, sorpresa, non tenne il colpo che scalfì di taglio una nocca del moro. Gwyn ritrasse la mano e con essa la spalla, mentre Gwen, quasi come se non si fosse accorta di nulla, attaccava di nuovo. Questa volta, fu facile spezzare la guardia dell’avversario e frenare l’arma sulla gola dell’uomo. Poi abbassò lo sguardo sulla mano. Sangue.

-Ti ho fatto male?- chiese subito Gwyn. E solo allora, notò che anche la mano dell’altro sanguinava.

-Non penso più di quanto non te ne abbia fatto io- sorrise ingenuamente

-Non è nulla, davvero-

-Scusami-

-Tranquilla, vieni, siediti qui, adesso chiedo a Idwal se ha qualcosa per tamponare il sangue-

Gwen si fece guidare fino a un ceppo in legno. Osservava Gwyn, non le sembrava possibile che fosse stato lui a salvarla. Forse l’altro, quella specie di gigante… Gwyn le sembrava la classica persona praticamente invisibile…

-Tieni- la sua voce la distolse dai suoi pensieri. Le stava porgendo un pezzo di stoffa, mentre ne teneva in mano un’altra

-Grazie-

Gwen iniziò a tamponare il sangue che usciva copiosamente, osservando il moro fasciarsi l’indice, e la ferita colorare di rosso la stoffa.

-Faccio io- disse la fanciulla, mossa da non si sa cosa. Si inginocchiò accanto a Gwyn e con maestria, quasi non avesse fatto altro nella vita, fasciò la fasciatura.

-Mettici aglio selvatico, resina di pino e tienila bagnata con dell’idromele. Poi fascia tutto, almeno una volta al giorno. In poco tempo dovrebbe guarire.-

-Te l’ha insegnato il bardo?- chiese incuriosito Gwyn

-No, mia madre-

Lui la fissò fasciare anche la sua ferita, incantato.

-Combatti bene per essere una donna-

-Grazie-

-Chi è stato il tuo maestro?-

-Mia madre era una guerriera-






NOTE DELL'AUTRICE:chiedo perdono! Chiedo umilmente perdono! Ci ho messo secoli ad aggiornare, ma vi assicuro che sono stata un sacco presa tra scuola e tutto il resto. 
Allora, capitolo cortino, lo ammetto, ma davvero mi sono dovuta spremere come non so cosa per farlo. Essendo tutti i personaggi reali, compresa Gwen, sto cercando di non snaturarli troppo e mi costa una fatica immane, ve lo assicuro. In più, da scema quale sono, questo capitolo è quasi interamente su fatti reali accaduti alla sottoscritta, la quale sta cercando di ricordare cosa pensava in quei momenti.Ah, tra parentesi, ho ancora la cicatrice di quella spadata (e di altre), come l'alterego reale di Gwyn non ha più una nocca a causa mia eheheh...
*: quelle caramelle esistono davvero. In realtà sono fatte con argilla, argilla verde, oli essenziali di salvia e succo di arancia. Sono buonissime, ma (proprio come Gwyn) quando me le hanno offerte la prima volta ci ho affondato dentro i denti... E la sensazione non è stata piacevole!
A presto (spero)
Tenebra
   
 
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